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L' antica Parrocchia di S. Sebastiano.


Articolo n. 31 - Collaborazione al Numero Unico edito in occasione del ripristino della Loggia di San Sebastiano - Assessorato al Turismo Comune di Ovada - 1971.

 Antica Parrocchia San Sebastiano Quella che noi chiamiamo oggi comunemente e semplicemente 'La Loggia' fu in passato l'antica parrocchiale di Ovada (1).
La definizione di 'loggia' fu data a questo edificio verso la fine del 1700, quando ormai la chiesa era stata sconsacrata e chiusa al culto e così pure era stata demolita la vera loggia pretoria, antichissima costruzione medioevale che sorgeva nel bel mezzo dell'attuale Piazza Mazzini, e che serviva alla proclamazione dei bandi comunali ed all'amministrazione della giustizia. Infatti, se noi osserviamo questa antica chiesa, vediamo che su due delle pareti perimetrali, una frontale e l'altra laterale, furono ricavate tre vaste aperture ad arco per ridurre l'edificio ad una sua funzionalità di pubblico ritrovo, con possibilità di vasto accesso al popolo, appunto dai grandi archi appositamente aperti. A questo scopo furono allora altresì applicati, tutto intorno alle pareti interne, dei lunghi sedili di pietra affinchè la popolazione potesse avere modo di sedersi. Sulla storia di questa antica chiesa i documenti non ci dicono molto.
La tradizione popolare ci ha tramandato che in essa predicò S. Ambrogio Vescovo di Milano durante un suo viaggio in Liguria. Di certo vi sono le vestigia di costruzione romanica che si rilevano chiaramente nella parte absidale e che ci dimostrano essere stata la fabbrica primaria molto più piccola di quella che ci appare oggi. La lapide in pietra viva, murata in uno dei pilastri della navata destra e che ci ricorda la peste del 1348, ci pare troppo ben conservata per risalire all'epoca di quella peste e fu forse posta a ricordo di quel flagello... '...quod de quinque remansit nisi unus...' in epoca più recente, sebbene lontana da noi.
Uno storico locale, il Don Campastro, che visse nella prima metà del secolo scorso, opina che forse la chiesa, nell'alto medioevo, fosse sede di un monastero.
L'unico vero e primo documento che ci parla di questa chiesa e che ci conferma che essa era preesistente è la lapide in pietra arenaria posta alla base esterna del campanile. Questa lapide porta la data dell' 8 settembre 1391 nel tempo del secondo dogato di Antoniotto Adorno e ci conferma che... '...hoc opus fieri fecit providue vir Benedictus Berroblanchus de Portum auricio notarius et curie Vade scriba...'. L'essere tale lapide posta alla base del campanile ha fatto pensare ad alcuni che essa si riferisse alla sola sopraelevazione della torre, anche perchè è ancora oggi ben visibile il punto di attacco e la differenza di struttura tra la più antica fabbrica e la nuova. Ma da un'analisi storica più approfondita e rileggendo meglio tutta l'iscrizione latina, dove non si parla di campanile, ma di opera in modo generico, se ne può dedurre che, più che alla sola sopraelevazione, ci si riferisca ad un lavoro più vasto e di più completo rifacimento di tutta la fabbrica della chiesa sia all'interno che all'esterno.
Un'altra testimonianza della preesistenza della chiesa l'abbiamo dai resti di antichi affreschi, uno dei quali portava la data del XIV secolo, sulla parete interna absidale sotto la torre campanaria. Tali affreschi, ora ancora coperti da intonaci che vi furono sovrapposti in tempi non troppo lontani da noi, sono stati ritrovati e localizzati dalla Sovrintendenza di Torino e, forse col tempo, potranno essere rimessi in luce.
Uno Stato della Parrocchia risalente verso la fine del 1600 ci informa che la chiesa aveva otto altari oltre a quello maggiore e già fino da allora la sua capienza non era più sufficiente alla necessità della popolazione. Inoltre dobbiamo tenere presente lo stato di decadenza della costruzione che, dal rifacimento del 1391, non era stata più toccata.
Questa situazione si rivelò sempre più inquietante col passare degli anni e la necessità di avere una nuova Parrocchia più vasta e meno vetusta si fece sempre più impellente nella popolazione del Borgo di Ovada.
Nel 1791, quando era già in costruzione la nuova parrocchia, il Vescovo di Acqui, che si era recato in Ovada in visita pastorale, rilevò la decadenza e la vetustà dell'edificio e ne fu talmente impressionato che, con sua ordinanza del 17 giugno 1791, deliberò che da quel giorno in poi, e fino a che non fosse aperta la chiesa nuova le funzioni si facessero in altra chiesa. Le parole del documento vescovile sono talmente chiare che mettono in impressionante evidenza lo stato dell'edificio: ... '...veteri templo, squaliditate, vetustade, angustia, derelicto....'.
E così, da allora, la chiesa fu chiusa al culto, l'edificio sconsacrato e la navata destra fu ceduta alla Confraternita di S. Giovanni Battista che vi costruì lo scalone che oggi porta al piano dell'oratorio. Gli altari furono ceduti in parte alla nuova chiesa ed in parte alla chiesa di S. Domenico dove ancora sono esistenti.
Il resto del fabbricato fu, come già detto, adibito a pubblica loggia. In epoca più recente (70-80 anni or sono) venne usato quale mercato coperto di frutta, verdura e bozzoli da seta. Chiuse poi in parte le arcate e ricavatine dei grandi finestroni, fu usato come esposizione di una ditta di mobili.
Oggi si spera possa essere, se non del tutto ripristinato, almeno risollevato dall'abbandono nel quale è stato lasciato in questi ultimi tempi, e riportato ad una dignità più consona alla funzione che svolse nei secoli trascorsi.

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NOTE del curatore:

Il presente articolo è una riproposizione di notizie già pubblicate sull'argomento. In proposito si rimanda all'articolo n. 6 ed a quanto scritto su "La Nostra Ovada".

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