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La Nostra Ovada - Parte Seconda
III - L'antica Parrocchia di S.Sebastiano


Di costruzione prettamente romanica, risale, nella sua attuale struttura, con tutta probabilità agli anni intorno al mille. Si trattava in origine di una costruzione più piccola che venne ingrandita poi con l'aumentare della popolazione del borgo.
Ben poco si sa della sua primitiva erezione. La tradizione popolare vuole che in essa abbia predicato S. Ambrogio Vescovo di Milano durante un suo viaggio in Liguria e pertanto è da pensare che già nel IV secolo la Chiesa esistesse, sebbene con strutture e capienza diverse da quelle attuali, che furono rinnovate ed ampliate nei secoli successivi.
La prima, vera e certa notizia su tale chiesa, ci è stata tramandata da una lapide in pietra, ancora oggi ben conservata e che trovasi murata alla base della torre campanaria. Porta la data dell'8 settembre 1391 e ci dice:

MCCCLXXXXI die VIII Septembris ad honorem Dei et Beate Marie
hoc opus fieri fecit providue vir Benedictus Berroblanchus de Portum auricio
notarius et curie Vade scriba tempore secundi ducatus
illustris et magnifici domini domini Anthonioti Adurni
Dei gratia Januensis ducis et populi defensoris

 Parrocchia S.Sebastiano - Disegno L'essere tale lapide posta alla base del campanile, ha fatto pensare ad alcuni che essa si riferisse alla sola sopraelevazione della torre, anche perché è ancor oggi molto ben visibile il punto di attacco e la differenza di struttura tra la più antica fabbrica e la nuova. Ma da una analisi storica più approfondita e rileggendo meglio l'iscrizione latina, dove non si parla di campanile, ma di opera in modo generico, se ne può dedurre che, più che alla sola sopraelevazione, ci si riferisca ad un lavoro più vasto e di più completo rifacimento ed abbellimento di tutta la fabbrica della Chiesa sia all'interno che all'esterno.
Si deve ricordare a tale proposito che l'epoca è quella dei grandi lavori che Genova stava facendo in Ovada. Il borgo era stato ceduto ai genovesi da poco più di un secolo; si stava proprio allora ripristinando e rafforzando il castello, si fortificavano le mura e le difese, si costruivano nuove case, si riparavano danni, si migliorava e si ricostruiva.
L'Antoniotto Adorno, per la seconda volta Doge di Genova, aveva, anche per diritto feudale di famiglia, la signoria di Ovada, aveva possessioni, terreni, interessi nel borgo e nel contado; ed è più che logico che favorisse al massimo tutte queste innovazioni e lavori che, oltre a portare un vero benessere materiale ed economico nel borgo, e rafforzarlo quale difesa avanzata della Repubblica, lo avvantaggiasse anche nei suoi interessi privati e di feudatario.
Per i tempi successivi non si hanno più notizie dì rifacimenti che abbiano potuto lasciare una traccia. La Chiesa restò per centinaia di anni quella che era e funzionò sempre da parrocchia nelle alterne vicende, buone o cattive, di Ovada.
Ma con il passare dei secoli, la decadenza della costruzione si rivelò sempre più inquietante e la necessità di avere una parrocchia più vasta e meno vetusta, si fece sempre più impellente nella popolazione del borgo.
Nel 1791, quando già era in costruzione la nuova parrocchia, il Vescovo di Acqui che si era recato in Ovada in visita pastorale, rilevò la decadenza e la vetustà dell'edificio e ne fu talmente impressionato che, con sua ordinanza del 17 giugno 1791, deliberò che da quel giorno in poi, e fino a che non fosse aperta la chiesa nuova, le funzioni parrocchiali si facessero, con lo stesso ordine di giorni e di ore, nella chiesa dei Domenicani.
Le parole del documento vescovile sono talmente chiare che mettono in impressionante evidenza lo stato dell'edificio:

Veteri tempio - squaliditate - vetustade - angustia - derelicto

 Lapide Parrocchia S.Sebastiano - Disegno E così, da allora, la chiesa fu chiusa al culto; e siccome la nuova sede non era ancora terminata, per circa sette anni l'antico San Domenico funzionò da primaziale fino al 1797. L'edificio venne sconsacrato e la navata destra fu ceduta alla Confraternita della SS. Trinità che vi costruì lo scalone che oggi porta al piano dell'Oratorio della Confraternita stessa. Le suppellettili e gli arredi vennero acquistati dalla famiglia Spinola che, a sua volta, ne fece donazione alla nuova costruenda chiesa e alle altre chiese di Ovada. L'altare maggiore, pregevole opera in mosaico di marmo rosso e bianco, con lo stemma di Ovada ai due lati, si trova attualmente nella chiesa di S. Domenico. Un altro altare, di uguale stile ma di minor pregio artistico, funziona oggi quale battistero nell'attuale parrocchia.
Il resto del fabbricato, nel quale furono praticate tre ampie aperture ad arco, due laterali ed una frontale, fu adibito a pubblica loggia in sostituzione di quella vecchia che sorgeva nel bel mezzo dell'attuale Piazza Mazzini (ancora quaranta anni fa chiamata Piazza della Loggia Vecchia).
In epoca più recente (70-80 anni or sono) venne usata quale mercato coperto di frutta, verdura e bozzoli da seta; oggi, chiuse in parte le arcate e ricavatine dei grandi finestroni, è usata per l'esposizione di una ditta di mobili.
Chi volesse cercare nel suo interno qualche vestigia dell'antica sua funzione, nulla più vi troverebbe, perché tutto è stato ricoperto da nuovi intonaci e il vasto spazio di un tempo è stato suddiviso da paratie funzionali per l'uso. Ancora quando noi si era ragazzi, si potevano notare sulle pareti tracce di vecchi affreschi stinti che oggi sono completamente spariti. Al suo esterno conserva ancora qualche parvenza dell'antica sua dignità particolarmente nella parte absidale. Restano ancora, scolpite nella pietra viva, le antiche misure di raffronto e una piccola rozza acquasantiera in pietra rilevata posta ai lati di una porticina laterale.

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NOTE del curatore:

La lapide esterna, ancora al suo posto, è ormai quasi completamente distrutta ed illeggibile a causa del tempo, degli agenti atmosferici e dell'incuria del Comune di Ovada, proprietario dell'edificio, che troppo tardi ne ha fatto preservare i resti. Per rendere ai posteri la possibilità di leggerla, una copia di tale lapide è stata fatta eseguire a proprie spese dall'Autore poco prima della sua morte ed è stata fatta apporre sulla parete di destra dello scalone di ingresso all' Oratorio di San Giovanni Battista.
Pochi anni dopo la pubblicazione del libro, il fabbricato rientrò in disponibilità del Comune, che lo ha via via utilizzato come sala da concerti, locale per esposizioni e mostre e sala di riunioni. Attualmente è stata attuata la prima parte di un piano di recupero che dovrebbe comportarne il totale restauro i cui tempi, però, sono per ora ignoti.
Negli anni seguenti alla pubblicazione di questo libro, sono state eseguite ricerche che hanno portato al rinvenimento di alcune parti di antichi affreschi tra cui la figura di Sant' Ambrogio, a conferma della tradizione popolare di cui l'Autore fa cenno nell'articolo.
Una curiosità: all'interno del locale, in alto sulla parete absidale di destra, è visibile una porzione ogivale che sembra presentare la struttura in pietra originaria. In effetti tale porzione è solamente un espediente pittorico attuato quando la "Loggia" era sede dell'esposizione di mobili (personalmente -ancora bambino- ho visitato più volte tale esposizione insieme a mio padre ai tempi della scrittura del libro) e serviva a fornire il "fondale" adatto per l'esposizione di una "cucina rustica".


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