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I nomi delle strade di Ovada (con note storiche sulla antica Parrocchia di San Sebastiano).


Articolo n. 6 - Pubblicato su "Voce Fraterna" del Settembre-Ottobre 1967

I nomi più noti attribuiti alle strade ovadesi, che sono poi anche le principali, non abbisognano di una particolare spiegazione, perchè tutti sanno e conoscono la loro derivazione. Abbiamo come esempio VIA SAN PAOLO DELLA CROCE che si intitola al nostro grande concittadino, VIA CAIROLI che ricorda il soggiorno in Ovada, in casa Torrielli, del patriota Benedetto Cairoli, che fu poi anche Presidente del Consiglio dei Ministri; CORSO SARACCO, riferentesi allo statista piemontese propugnatore della costruzione della ferrovia Genova-Ovada-Acqui-Asti; la piazza dedicata a BATTINA FRANZONI, la munifica marchesa genovese che donò l' Ospizio Lercaro, VIA GALLIERA , che ci rammenta il diritto di asilo (ormai sorpassato) che un tempo avevano gli ovadesi, sudditi della Repubblica Ligure, ad essere ospitati negli Ospizi Genovesi; e così via, tutte le altre, intitolate ad avvenimenti e personaggi storici o di risonanza locale ben conosciuti e ricordati, fino a CORSO ITALIA, CORSO DELLA LIBERTA', VIA XXV APRILE, VIA GEA E VIA VILLA, di più recente e nota intitolazione. Prima però di chiudere questa tornata dedicata alle strade, per riaprirne una seconda di diverso argomento storico locale, ed anche per tracciare un trait d'union tra l'etimologia stradale e le vicende storiche ovadesi, desidero soffermarmi con un breve cenno illustrativo su uno dei più antichi monumenti cittadini: l'antica Parrocchiale di San Sebastiano, che ha dato il nome all'omonima strada: VIA SAN SEBASTIANO.
Non sempre si chiamò così sebbene la chiesa ne portasse il titolo. Fu chiamata in tempi antichi 'Strada dello Stura' e, più recentemente, 'Strada di Borgo Vecchio'. L'attuale intitolazione fu data dopo che la chiesa fu sconsacrata e chiusa al culto. La strada, di per se stessa, non ha storia, ma, prendendo spunto dal suo nome, credo di fare cosa gradita agli ovadesi ricordando le vicende della loro antica Parrocchia (1).
Quello che ne resta oggi è ben poco, se non la struttura perimetrale che, sebbene riveli mutilazioni ed i danni arrecati sia dal tempo che dagli uomini, mantiene ancora ben visibile il suo stile romanico d'origine. Sorse piccola e venne ingrandita poi con l'aumentare della popolazione nel borgo. Ben poco si sa della sua primitiva erezione. La tradizione popolare vuole che in essa abbia predicato S. Ambrogio, Vescovo di Milano, durante un suo viaggio in Liguria e, pertanto, è da pensare che già nel IV secolo esistesse, sebbene con strutture e capienza diverse da quelle attuali, che furono ampliate e rinnovate nei secoli successivi.
La prima notizia certa che ne abbiamo è quella che ci è stata tramandata dalla lapide in pietra che troviamo murata alla base della torre campanaria. E' del 1391 e ci dice che in quell'anno, sotto il dogato di Antoniotto Adorno ed a cura del Notaro della Curia Ovadese e rappresentante di Genova in Ovada, Benedetto Borrobianco, furono fatti grandiosi lavori di rifacimento sia per la fabbrica della chiesa che per la sopraelevazione del campanile. " ... 1391... hoc opus fieri fecit providue vir Benedictus Borroblanchus de Portum auricio notarius et Curiae Vade scriba..." (2). Erano quelli i tempi in cui Genova, da poco più di un secolo padrona di Ovada, vi faceva grandi opere di ricostruzione, ammodernamento e difesa, ed è naturale che tra questi lavori vi fosse anche quello, ben necessario, di dotare il borgo di una parrocchia più adeguata ai tempi ed agli sviluppi demografici del paese. Per i tempi successivi non si hanno più notizie di rifacimenti che abbiano potuto lasciare una qualche traccia. La chiesa restò per centinaia di anni quella che era e resse le sue funzioni sempre bene nelle alterne vicende, buone o cattive, di Ovada. Ma con il passare dei secoli la decadenza della costruzione si rivelò sempre più inquietante e la necessità di avere una parrocchia più vasta e meno vetusta si fece sempre più impellente nella popolazione del borgo.
Nel 1791, quando già era in costruzione la nuova parrocchia, il Vescovo di Acqui, durante una visita pastorale in Ovadne rilevò la vetustà e la decadenza dell'edificio, e ne fu talmente impressionato che con sua ordinanza del 17 giugno 1791 deliberò che da quel giorno in poi, e fino a che non fosse aperta la chiesa nuova, le funzioni parrocchiali si facessero con lo stesso ordine di giorni e di ore nella chiesa dei Domenicani (3). Le parole del documento vescovile sono talmente chiare che mettono in impressionante evidenza lo stato dell'edificio: "...Veteri templo - squaliditate - vetustate - angustia - derelicto...."
La chiesa venne così chiusa al culto; e siccome la nuova parrocchiale non era ancora terminata, per circa sette anni il San Domenico funzionò da primaziale. Fu in quel periodo che la navata destra fu ceduta alla Confraternita di San Giovanni, che vi costruì lo scalone che oggi porta al piano dell'oratorio. Le varie suppellettili e gli arredi vennero acquistati dalla famiglia Spinola che, a sua volta, ne fece donazione alla nuova costruenda parrocchiale e ad altre chiese di Ovada. L'altare maggiore, pregevole opera in mosaico di marmo rosso e bianco, con lo stemma di Ovada ai due lati, trovasi attualmente nella chiesa di San Domenico (4). Un altro altare, di uguale stile ma di minore pregio artistico funziona oggi quale battistero in Parrocchia (5). Il resto dell'edificio, nel quale furono praticate tre ampie aperture ad arco, due laterali ed una frontale, fu adibito a pubblica loggia in sostituzione di quella vecchia che sorgeva nel bel mezzo dell'attuale PIAZZA MAZZINI (ancora una quarantina d'anni fa chiamata 'PIAZZA DELLA LOGGIA VECCHIA').
Quando le funzioni della pubblica loggia si dimostrarono superate dai tempi, il fabbricato fu usato come mercato coperto per frutta, verdura e bozzoli da seta. Oggi, chiuse in parte le arcate e ricavatine dei grandi finestroni, è usato per esposizione di una ditta di mobili (6).
Chi pensasse di trovare nel suo interno qualche vestigia dell'antica sua funzione, nulla vi troverebbe più, perchè il tutto è stato ricoperto da nuovi intonaci ed il vasto spazio di un tempo è stato suddiviso da paratie funzionali per l'uso espositivo. Ancora quando noi si era ragazzi si potevano notare sulle pareti tracce di vecchi affreschi stinti che oggi sono completamente spariti (7). Al suo esterno conserva ancora qualche parvenza della sua antica dignità, particolarmente nella parte absidale.
Restano ancora, scolpite sulla pietra viva, le antiche misure di raffronto ed una piccola acquasantiera in pietra rilevata posta ai lati di una porticina laterale.

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NOTE del curatore:

1) Su questo argomento l'Autore ritornerà ancora più volte nel corso della sua opera.
2) La lapide, ancora al suo posto, è ormai quasi completamente distrutta ed illeggibile a causa del tempo, degli agenti atmosferici e dell'incuria del Comune di Ovada, proprietario dell'edificio, che troppo tardi ne ha fatto preservare i resti. Per rendere ai posteri la possibilità di leggerla, una copia di tale lapide è stata fatta eseguire a proprie spese dall'Autore poco prima della sua morte ed è stata fatta apporre sulla parete di destra dello scalone di ingresso all' Oratorio di San Giovanni Battista.
3) Cfr. Articolo n. 2 - Ovada nel periodo domenicano.
4) Idem.
5) Trattasi del primo altare della navata di destra, ora non più utilizzato come battistero e ridedicato al Sacro Cuore.
6) Pochi anni dopo la pubblicazione di questo articolo il fabbricato rientrò in disponibilità del Comune, che lo ha via via utilizzato come sala da concerti, locale per esposizioni e mostre e sala di riunioni. Attualmente è stata attuata la prima parte di un piano di recupero che dovrebbe comportarne il totale restauro.
7) Negli anni seguenti alla pubblicazione di questo primo articolo, sono state eseguite ricerche che hanno portato al rinvenimento di alcune parti di antichi affreschi tra cui la figura di Sant' Ambrogio, a conferma della tradizione popolare di cui l'Autore fa cenno nell'articolo.

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