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Tabula Peutingeriana ovvero:
Le strade tra Liguria e Piemonte ai tempi dei Romani

di Federico Borsari - Febbraio 2022


Se noi, oggi e con mezzi propri, desideriamo andare da Ovada a Torino abbiamo diverse possibilità.
Se viaggiamo per lavoro ed abbiamo fretta, imbocchiamo l'autostrada A26, la percorriamo in direzione Nord e poco dopo Alessandria ci immettiamo sulla Autostrada A21 in direzione Ovest e proseguiamo fino a Torino. Centoventicinque chilometri, poco meno di un'ora e mezza di tempo e, tra benzina e pedaggi, venticinque Euro di spesa.
Se fossimo invece "viaggiatori" (non "turisti", che ha un significato differente) e desiderassimo godere delle bellezze, anche enogastronomiche, del viaggio, potremmo "prendercela comoda" e, utilizzando le cosidette "strade basse" (cioè le strade statali e provinciali), fare qualche tappa come, ad esempio, ad Alessandria, dove potremmo gustarci un bel "Pollo alla Marengo" (detto anche "il pollo di Napoleone") corredato da un buon vino Barbera oppure ad Asti, dove assaporeremmo un "Gran Bollito Misto alla Piemontese" con annesso vino Grignolino o Freisa. Giungendo infine a Torino, non potrebbe certo mancare un "Bicerìn" (la bevanda, non il liquore omonimo), da centellinare -rigorosamente e con tutta la calma possibile- seduti ai tavolini dell'omonimo caffè di Piazza della Consolata, caffè a cui è attribuita storicamente la creazione di questa bevanda la cui ricetta è tuttora segreta. Percorreremmo qualche chilometro in più ed impiegheremmo certamente molto più tempo ma si tratterebbe, in questo caso, di una gita e, per il "viaggiatore" curioso, la fretta non deve esistere.

Duemila anni fa

Immaginiamo adesso, con l'ausilio di una "macchina del tempo" virtuale, di tornare indietro di circa duemila anni, ai tempi dell'Impero Romano, e di voler intraprendere lo stesso viaggio.
Premesso che a quell'epoca i "viaggi di piacere" esistevano solo per l'Imperatore e pochi altri suoi accoliti mentre la "gente" normale solitamente trascorreva la sua intera -e quasi sempre grama- vita senza mai oltrepassare le cinta murarie della propria città, anche in questo caso avremmo un paio di possibilità che in questo articolo proveremo ad immaginare. Prima di farlo, però, dobbiamo approfondire alcuni aspetti importanti sui mezzi di trasporto e sulle strade di quell'epoca.

Mezzi di trasporto

Bisogna sottolineare che duemila anni fa ci si spostava essenzialmente a piedi. A piedi si muovevano anche i militari, le cui legioni procedevano mediante le cosidette "tappe forzate" che consentivano loro di percorrere in una sola giornata anche distanze ragguardevoli (una cinquantina di chilometri). Quando si doveva fare un viaggio "lungo", si potevano noleggiare animali (solitamente muli oppure, più costosi, i cavalli) oppure veicoli adatti sia per i viaggi brevi (ad esempio il "birotum", carro con due ruote destinato al trasporto di sole persone - da cui deriva la moderna parola "biroccio") che per i viaggi lunghi (la "carruca", veicolo a quattro ruote destinato al trasporto di persone e bagagli - da cui deriva la moderna parola "carrozza").
Bisogna comunque dire che la velocità "di crociera" di questi veicoli non era poi così maggiore rispetto ad un trasferimento a piedi (molto dipendeva anche dalle condizioni delle strade) ma nel caso di un viaggio lungo, almeno, si aveva la grande (per quei tempi) comodità di stare seduti.

Carruca Romana
"Carruca" romana
(Credit: dizionaripiu.zanichelli.it)


Strade

Ai tempi dell'Impero Romano esistevano cinque tipologie di strade diverse a seconda del loro uso e delle loro metodologie costruttive e servivano principalmente al transito dei soldati. Caratteristica fondamentale delle strade romane era che venivano progettate e costruite dagli stessi soldati; non esistevano enti "civili" deputati alla progettazione e costruzione delle vie di comunicazione.
Le tipologie di strada romana erano queste:

- la "Via", dove si poteva transitare sia a piedi che con i carri e la cui larghezza consentiva il transito di due carri in senso opposto (da qui deriva il moderno termine "carreggiata");
- l' "Actus", largo circa la metà della via e su cui si poteva transitare solo a piedi o a cavallo; non era consentito il transito dei carri.
- l' "Iter", in cui si poteva transitare solo a piedi (o a bordo delle lettighe portate a braccia); non era consentito il transito degli animali;
- il "Semita" (Semi-Iter), che aveva le stesse caratteristiche dell'Iter ma era più stretto;
- il "Callis", nome che indicava le strade nei monti.

Le "traverse" di una strada erano denominate "Trames", le strade secondarie che dalle principali si dirigevano verso località meno importanti erano chiamate "Diverticula" mentre gli incroci, a seconda del numero di strade che vi convergevano, prendevano i nomi di "Bivium", "Trivium" e "Quadrivium".

Tra le curiosità della circolazione stradale della capitale ai tempi dell'Impero possiamo citare il fatto che nel centro di Roma era tassativamente vietata la circolazione dei carri (si tratta della prima isola pedonale nella storia del Mondo) e che già a quell'epoca esisteva il Grande Raccordo Anulare, la tangenziale circolare che consentiva (e consente tuttora, traffico permettendo) di entrare ed uscire dalle varie zone del centro senza dover attraversare tutta la città.

Le strade romane erano costruite in modo impeccabile ed ancora oggi quei tratti che rimangono rappresentano molto bene la perizia dei costruttori di quell'epoca. Esse erano di norma realizzate sovrapponendo strati di materiali vari (pietre, pietrisco, sabbia, frammenti di mattoni, ecc.). Il primo strato, il più profondo, era detto "Statumen" ed era costituito da pietre di grandi dimensioni e terra. Il secondo strato si chiamava "Rudus" ed era una specie di "gettata" di un impasto di pietre più piccole, frammenti di mattone, sabbia e calce (il Calcestruzzo romano). Il terzo strato ("Nucleus") era anch'esso formato da calcestruzzo ma di grana più fine. Sopra a tutto questo veniva poi sistemata la pavimentazione in lastre di pietra, chiamato "Summa Crusta"; queste pietre venivano sistemate non in piano ma, come si dice, a "schiena d'asino", cioè con il centro strada rialzato, in modo che l'acqua piovana defluisse verso i lati della strada.

Strada Romana
Ricostruzione di una strada romana (sezione)
(Credit: romanoimpero.com)


Questo tipo di lavorazione caratterizzava tutte le strade più importanti, quelle che da Roma, tramite opportuni incroci e collegamenti, conducevano le legioni romane fino ai confini dell'Impero (e viceversa, da qui il detto che "Tutte le strade portano a Roma"). Si è calcolato che -dalla Spagna fino ai confini con l'Estremo Oriente e dall'Inghilterra all'Africa settentrionale- i Romani abbiano realizzato oltre centomila chilometri di queste strade.
Per le strade "minori" o secondarie, la tecnica di costruzione era fondamentalmente la stessa, con la differenza che poteva essere omesso l'ultimo strato (o anche gli ultimi due) e si transitava direttamente sul calcestruzzo compattato. L'estensione chilometrica della rete delle strade minori è stata calcolata pressochè equivalente a quella delle strade principali e, pertanto, ai tempi dell'Impero Romano, la rete stradale "ufficiale" complessiva si estendeva per una lunghezza totale di oltre duecentomila chilometri.

Ma, in questa grande rete di strade, come si potevano "orientare" i viaggiatori, non esistendo ancora le mappe, gli atlanti, le guide stradali e -men che meno- i navigatori satellitari?.

La Tabula Peutingeriana

Ai tempi dell'Impero Romano esisteva a Roma, vicino all'Ara Pacis, una grande lapide in cui erano schematicamrente rappresentate tutte le maggiori strade che da Roma conducevano a tutte le Provincie dell'Impero. Poichè l'utilità "pratica" di tale lapide era minima, di essa ne venivano fatte molte copie su papiro o pergamena, copie che servivano poi per dare le giuste indicazioni e tutti coloro che avevano necessità di mettersi in viaggio. Solitamente si copiava la parte di itinerario che serviva, ma di questa lapide ne vennero fatte anche diverse copie integrali che nel corso dei secoli vennero conservate e a loro volta copiate.
La "Tabula Peutingeriana" è, appunto, una copia di una copia di quella lapide e la sua datazione risale alla fine del XII secolo. Essa prende il nome dallo storico ed umanista Konrad Peutinger (1465-1547), che la ottenne, all'inizio del XVI secolo, da Conrad Pickel (altro umanista dell'epoca) con l'intenzione di pubblicarla. Purtroppo Peutinger morì prima di riuscire ad effettuarne la pubblicazione e la pergamena rimase a Vienna, dove è tuttora custodita presso la Biblioteca di Stato. Sulla base di essa (e di altre copie nel frattempo ritrovate), ne fu stampata una prima versione ad Anversa nel 1591 e fin da subito divenne una testimonianza fondamentale per la conoscenza della rete viaria dell'Impero Romano.

La Tabula è composta da undici pergamene (manca la prima (o le prime due), che riguardava la penisola iberica) cucite tra di loro che formano un documento lungo sei metri e settantacinque centimetri con un'altezza di trentaquattro centimetri, in pratica una "striscia" su cui sono rappresentate schematicamente tutte le strade più importanti, le maggiori città (corredate da "vignette" indicative) e le distanze espresse in Miglia romane (un Miglio romano equivale, circa, ad un chilometro e mezzo) o, per i territori esterni, anche nelle unità di misura locali (ed es. le Leghe, equivalenti a circa due chilometri e trecento metri).

Tabula Peutingeriana
Tabula Peutingeriana (ed. Miller 1887)
divisa in tre segmenti
(Credit: Wikipedia)


Come si può vedere, si tratta di una striscia in cui, oggi, sembrerebbe molto difficile capire qualcosa. In effetti, invece, si tratta di uno "schema" che rappresenta un'amplissima parte del continente eurasiatico "condensata" in modo da fornire tutte le indicazioni necessarie al viaggiatore.
Essa rappresentata la seguente parte del mondo:

Impero Romano
Parte del Mondo rappresentata nella Tabula Peutingeriana
(Credit: antropocene.it)


Se noi prendiamo questa fotografia e la "stiriamo" in lunghezza riducendone di conseguenza l'altezza fino alle dimensioni delle pergamene della Tabula, otteniamo questo risultato:

Impero Romano
La stessa fotografia "adattata" al rapporto della Tabula
divisa in tre segmenti
(Elab.grafica: F.Borsari)


che, come si può ben vedere, è molto simile a quanto disegnato sulla Tabula stessa.

Il sistema adottato dagli antichi Romani per la redazione della Tabula è, sostanzialmente, quello che si utilizza oggi, ad esempio, per raffigurare graficamente le linee degli autobus o della metropolitana secondo schemi che non ricalcano l'esatto tragitto di un itinerario ma che ne raffigurano l'andamento in modo direzionale. In effetti, se noi oggi dovessimo rappresentare in modo grafico "moderno" le strade dell'Impero Romano, otterremmo questo risultato:

Grafico Moderno Strade Impero Romano
Grafico moderno delle strade principali dell'Impero Romano
(Credit: romanoimpero.com)


Organizzazione e Simbologia della Tabula Peutingeriana

Ipotizzando, come abbiamo detto in apertura, di dover pianificare un viaggio da Ovada a Torino sulle strade dell'Impero Romano, a questo punto la prima cosa da fare è procurarci la parte della Tabula Peutingeriana che ci serve, cioè quella parte in cui sono raffigurati i territori corrispondenti all'attuale Piemonte ed alla Liguria (che già allora si chiamava così). Eccola qui:

Piemonte-Liguria
Piemonte e Liguria sulla Tabula Peutingeriana
(Credit: digital.onb.ac.at)


Osservando questa raffigurazione grafica e tenendo conto del fatto che essa è estremamente "stirata" orizzontalmente, possiamo vedere che:
- la striscia verde/azzurro in basso rappresenta il Mar Tirreno; la parte di terra in basso a sinistra è la costa dell'Africa, la parte superiore è una parte della Liguria e tutto il Piemonte mentre le due isole (Sardegna e Corsica) sono notevolmente spostate ad Est rispetto alla città di Genova (Genua). Si può notare, inoltre, come i fiumi (anch'essi dello stesso colore del mare) sono posizionati "a caso", così come la catena montuosa (che sarebbe l'Appennino Ligure) è posizionata senza alcuna cognizione di causa e risulta disegnata nel bel mezzo della Pianura Padana.
Entrando però nel merito delle informazioni "di viaggio", possiamo constatare che esse sono invece assai precise.
Le strade sono raffigurate dalle linee rosse ed ogni segmento di queste linee riporta, in numeri romani, la distanza espressa in Miglia romane. Nella carta sono riportati i nomi (romani) delle varie città o località di "tappa" e sosta, cioè quelle località dove si poteva allora trovare ristoro, riposo e cambio dei cavalli (o dei muli); per le località "importanti" e degne di considerazione, infine, vengono utilizzati anche disegni grafici ("vignette") che ne sottolineano l'importanza in modo differenziato.
Andiamo adesso ad analizzare i "percorsi" che sono rappresentati in questa parte della Tabula prendendo come punto di partenza la città di Genua (Genova).

Da Genua (Genova), procedendo verso Est (Levante) lungo la costa ligure troviamo, di seguito:
- Ricina (Recco)
- Ad Solaria (Chiavari)
- Ad Monilia (Moneglia)

Da Genua (Genova), procedendo verso Ovest (Ponente) lungo la costa ligure troviamo, di seguito:
- Ad Figlinas (Fegino)
- Hasta (Voltri)
- Ad Navalia (Cogoleto)
- Alba Docilia (Albisola)
- Vico Virginis (Savona)
- Vadis Sabates (Vado Ligure)

Da Genua (Genova), procedendo verso Nord troviamo (dopo aver valicato l'Appennino Ligure):
- Libarnum (Libarna, antico insediamento vicino a Novi Ligure)
- Dertona (Tortona)

Un'altra strada che collegava la Liguria con il Piemonte la troviamo partendo da Vadis Sabates (Vado Ligure) e che, dopo aver valicato l'Appennino, ci porta a:
- Calanico (Carcare)
- Crixia (Piana Crixia)
- Aquis Tatelis (Acqui Terme)

Come si vede, questi itinerari sono ancora oggi utilizzati e percorribili attraverso le strade statali che ne ricalcano l'antico percorso.

Nella parte "piemontese" della carta, troviamo altri itinerari:

da Dertona (Tortona) verso Est, dove troviamo:
- Iria (Voghera)
- Comeli Magus (Ca' del Piano, tra Redavalle e Broni)

da Dertona (Tortona) verso Sud-Ovest troviamo una strada che conduce a:
- Aquis Tatelis (Acqui Terme)

da Dertona (Tortona) verso Ovest, dove troviamo:
- Forum Fulvi (Villa del Foro)
- Hasta (Asti)

da Hasta (Asti) verso Sud-Ovest troviamo una strada che conduce a:
- Polentia (Pollenzo)

da Polentia (Pollenzo) verso Sud-Ovest, dove troviamo:
- Alba Pompeia (Alba)
- Aquis Tatelis (Acqui Terme)

da Polentia (Pollenzo) verso Nord troviamo una strada che conduce a:
- Augusta Taurinorum (Torino)

da Augusta Taurinorum (Torino) verso Nord troviamo una strada che conduce a:
- Eporedia (Ivrea)

da Eporedia (Ivrea) verso Ovest troviamo una strada che conduce a:
- Vergellis (Vercelli)
(e prosegue poi verso Pavia)

da Eporedia (Ivrea) verso Nord dove troviamo:
- Utricio (Verrès)
- Augusta Pretoria (Aosta)
(da cui poi si dipartono due strade verso la Gallia (Francia))

Da questa lunga lista di strade e località si può agevolmente constatare l'estrema funzionalità della Tabula Peutingeriana poichè in qualche decimetro quadro di pergamena sono chiaramente indicati oltre cinquecento chilometri di strade.

Il lettore attento alla Storia avrà notato che molti dei nomi di località indicati sulla Tabula sono "storpiature" degli originali nomi latini. Due esempi sono Asti (che viene chiamata "Hasia" invece di "Hasta Pompeia" ed Acqui Terme, che viene denominata "Aquis Tatelis" invece che "Aquæ Statiellæ". Tali storpiature toponomastiche (ne troviamo centinaia in tutta la Tabula) sono certamente dovute ad errori di lettura, interpretazione e trascrizione dei nomi nel corso delle numerose copiature della Tabula effettuate nei secoli.

Adesso però, prima di utilizzare queste indicazioni per pianificare il nostro ipotetico viaggio verso Augusta Taurinorum, dobbiamo necessariamente fare una considerazione sulle rappresentazioni grafiche che accompagnano i nomi delle località.
Nella Tabula si vede chiaramente che solamente quattro località sono "accompagnate" da una "vignetta": Genova, Torino, Aosta e... Acqui Terme. Ciò sta a significare che queste quattro città ai tempi dell'Impero Romano avevano una particolare importanza. Se Genova ed Aosta sono gratificate dalle due torri che indicavano una "città fortificata", Torino oltre alle due torri ne presenta una terza rossa, il che starebbe a significare (dagli studi condotti in proposito da esperti della materia) che in questa città era presente un alto comando militare e/o amministrativo. Ma com'è possibile che la vignetta che rappresenta Acqui Terme (che anche a quell'epoca non aveva certo l'importanza militare e civile delle altre) sia la più grande ed articolata di tutte?

Aqui Terme Vignetta

La risposta è assai semplice: ad Aquæ Statiellæ c'erano -appunto- le Acque, cioè LE TERME e gli antichi Romani avevano -letteralmente- una vera e propria smodata passione per le Terme, che consideravano, oltre che luogo di benessere e relax, un vero e proprio luogo di socialità e di aggregazione. Alle Terme la gente si conosceva, chiacchierava e spettegolava, si scambiava opinioni, faceva affari e commerci, tramava complotti politici ed organizzava la vita sociale della città e della popolazione. In una parola: dove c'erano le Terme c'era il cuore pulsante dell'Impero Romano. Ed è per questo motivo che sulla Tabula Peutingeriana la città di Acqui Terme (così come tutte le altre località dell'Impero dotate di Thermæ) viene evidenziata in questo modo graficamente assai enfatico.

Pianificando il viaggio

A questo punto, con tutte le informazioni necessarie, possiamo decidere l'itinerario del nostro ipotetico viaggio da Ovada a Torino.
Con la nostra macchina del tempo virtuale, ricordate, siamo tornati ai tempi degli antichi Romani e nella Tabula la località di Guà (Ovada), ovviamente, non compare poiché risulta abbastanza lontana dalle strade più importanti ed è servita da poche strade secondarie. In particolare, le strade "importanti" che collegano Guà sono solo tre, di cui due sono "Callis", cioè strade attraverso i monti (una mulattiera verso Genua ed un'altra verso Aquis Tatelis); la terza, più "comoda", dirige verso la pianura ed arriva poi fino a Libarnum.
Dobbiamo quindi scegliere se raggiungere Aquis Tatelis attraverso la mulattiera oppure Libarnum mediante l'altra strada di pianura. Per fare questa scelta dobbiamo però sapere qual'è la via più breve (e meno costosa) per arrivare ad Augusta Taurinorum da queste due località. Per risolvere questo quesito ci viene in soccorso -appunto- la Tabula Peutingeriana che noi, venendo dal futuro, possiamo trasformare ipso facto in un moderno navigatore e che possiamo utilizzare sul nostro tablet che ci siamo portati appresso dal futuro:

Navigatore Romano
Navigatore strade Impero Romano
(Credit: omnesviae.org)


Inseriamo i dati di partenza ed arrivo per i due itinerari e, dopo aver elaborato le informazioni, il nostro navigatore ci darà questa risposta:

Navigatore Romano
Navigatore strade Impero Romano - Itinerario Migliore
(Credit: omnesviae.org)


Forti di queste indicazioni, decidiamo che per effettuare il nostro viaggio dovremo dapprima raggiungere Aquis Tatelis lungo la mulattiera attraverso i monti, da lì noleggiare una carruca e raggiungere, dopo un paio di soste per il ristoro nostro e dei cavalli, Augusta Taurinorum.

Immaginare il viaggio

A questo punto, essendo la nostra macchina del tempo solamente "virtuale", possiamo solamente immaginare come potrebbe svolgersi il nostro ipotetico viaggio da Guà verso Augusta Taurinorum.

Possiamo immaginare di partire bene mane, cioè all'alba.
Possiamo immaginare il faticoso e problematico percorso a dorso di mulo lungo il callis che ci porta ad Aquis Tatelis.
Possiamo immaginare l'allucinante, infinito e sconvolgente viaggio sui ruvidi sedili in legno della carruca che ci porta ad Augusta Taurinorum.
Possiamo immaginare i pasti durante le soste; pasti a base di pane, formaggio e verdure accompagnate dall'onnipresente "garum" (la vomitevole salsa liquida ottenuta dalla macerazione di pesci, interiora ed erbe aromatiche) e dal vinum (una specie di spesso mosto diluito con acqua e pressoché imbevibile).
Possiamo immaginare di dover trascorrere la notte dormendo su di una culcita (sacco di tela imbottito di paglia) in una sporca camera di un'altrettanto lurida insula (casa popolare romana).
Possiamo immaginare tante altre cose e situazioni ma, sinceramente, per noi del XXI secolo, tutto questo altro non è che un incubo da cui ridestarsi al più presto.

Conclusione

L'ipotesi di immaginare un viaggio da Ovada a Torino ai tempi dell'Impero Romano è stato, ovviamente, un pretesto per andare a dare un'occhiata a quella che duemila anni fa era la rete di strade che collegava le varie città e località di un territorio veramente enorme.
Come abbiamo potuto vedere dall'analisi della Tabula Peutingeriana, le strade di quel tempo, pur essendo di tipo essenzialmente "militare", permettevano a chiunque (allora non esistevano nazionalità nè frontiere; tutti, dalla Spagna all'Asia Centrale, erano cittadini romani ("Cives Romanus sum")) di partire, ad esempio, da "Bremenio", ultimo avamposto romano in Britannia (attuale Rochester) per arrivare a "Magaris", ultimo avamposto dalla parte opposta in India (attuale Bhubaneshwar) percorrendo oltre diecimila chilometri senza dover mostrare alcun documento nè passare alcuna dogana e trovando in ogni luogo le stesse leggi e le stesse regole. Oggi tutto questo è solo un bel sogno.
Ancora oggi in tutto questo territorio, nonostante aerei, ferrovie ed autostrade, molte delle grandi strade dell'Impero Romano sono ancora presenti e -opportunamente ammodernate- rappresentano tuttora gli assi viari principali sia all'interno delle diverse nazioni europee che di collegamento tra di esse.

Il lettore attento avrà notato, nel capitolo relativo alla pianificazione del viaggio, le immagini di un "navigatore romano". Non si tratta di una finzione; questo navigatore esiste davvero ed è basato -appunto- sulla Tabula Peutingeriana. Utilizzandolo si può cercare -e trovare- qualsiasi collegamento viario tra qualsiasi località segnata sulla Tabula come, ad esempio, il caso precedente da Rochester a Bhubaneshwar, che prevede 221 "tappe" per oltre sei mesi di viaggio. Questo navigatore, se volete divertirvi a provarlo, lo trovate qui:

Omnes Viæ

Per chi, invece, fosse interessato a consultare approfonditamente la Tabula Peutingeriana, la potete trovare e consultare presso i seguenti due siti:

Biblioteca Nazionale Austriaca
Euratlas