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La "Spagnola" in Ovada (1916-1920)

di Federico Borsari - Marzo 2021


Premessa

Quando chi scrive era bambino (parliamo dei primi Anni Sessanta del secolo scorso), ricordiamo bene di quando, ogni volta che tornavamo a casa dopo un pomeriggio trascorso a giocare in strada (si, a quei tempi si giocava tutti in strada), la mamma ci diceva, immancabilmente, la stessa frase: "Làvati le mani!.. Vieni da fuori e chissà cos'hai toccato!". Lo stesso perentorio invito alla detersione delle mani si ripeteva poi sempre prima dei pasti e ci si poteva accostare al desco solamente dopo aver effettuato le necessarie abluzioni.

Lavati le mani!

Sempre sull'onda dei ricordi, qualcuno dei "ragazzi" più anziani come noi ricorderà di come a quei tempi erano attrezzati diversi uffici pubblici (poste, banche, ecc.), i cui funzionari ed impiegati erano ben separati dal "pubblico" da sportelli vetrati muniti di un foro tondo (anch'esso a sua volta protetto da un altro vetro) e sovente erano anche disposti su di un piano più elevato (mediante pedane di legno) da cui si rivolgevano agli utenti da una posizione più alta.
Nei decenni successivi, grazie alle esasperazioni socio-culturali del "Sessantotto", le imposizioni (ed i consigli) famigliari cominciarono ad essere malsopportate ed etichettate tout-court come residuati dittatoriali mentre, in effetti, erano vere e proprie "istruzioni sanitarie". Allo stesso modo, gli "sportelli" che separavano il pubblico dai funzionari vennero bollati come retaggio di una burocrazia ottusa, autoreferenziale ed "ostile" nei confronti di un "cittadino" che rivendicava sempre più "diritti" e perdeva sempre più di vista il fatto -fondamentale per la civile convivenza di una comunità- che per rivendicare diritti bisogna prima aver adempiuto ai doveri. Una delle più odiose conseguenze di quest'ottica individualistica ed asociale è che oggi, in moltissimi ambiti, coloro che aggirano le norme vengono considerati "furbi". Due esempi caratteristici sono, ad esempio, gli evasori fiscali e -in questo periodo molto triste- tutti quelli che, in nome di una parola -Libertà- di cui NON conoscono il significato e la vera valenza sociale, si oppongono ai vaccini e boicottano le iniziative messe in campo per arginare la pandemia Covid-19.

In effetti, i consigli delle nostre mamme non derivavano da una qualsivoglia volontà coercitiva ma, semplicemente, prendevano origine da quello che avevano dapprima imparato dalle loro madri, che avevano visto, vissuto e superato con molta fatica i disastri causati dalla cosidetta "Influenza Spagnola" del 1916-1919; le nostre mamme, inoltre, proprio in quegli anni (dal 1957 al 1960), avevano dovuto affrontare la cosidetta "Influenza Asiatica" adottando quelle direttive semplici ma efficaci ("Làvati le mani!") che proteggevano noi (e con noi anche gli altri) dall'epidemia.
Allo stesso modo, le "barriere" degli uffici pubblici non derivavano dall'intento di dimostrare una superiorità "di casta" ma, ben più semplicemente, erano anch'esse figlie e nipoti della "Spagnola" ed i vetri, gli sportelli e la distanza servivano per evitare i contagi. E non è certo un caso se negli stessi uffici, oggi, in piena pandemia mondiale, tali vetri (oggi plexiglass), sportelli e distanze sono stati rimessi in funzione per difendere tutti -esattamente come allora- da un virus oltremodo contagioso e mortale.

Già fin dall'inizio della pandemia Covid-19, circa un anno fa, sono stati fatti diversi tentativi di comparazione tra essa e la "Spagnola" e quello che è emerso nei mesi successivi è che anche oggi, come allora, ad una prima "ondata" è seguito un periodo di apparente calma a cui si sono succedute ulteriori ondate di contagi. Si potrebbe dedurre -ed è parzialmente vero- che, una volta di più, dimenticare il passato non è un buon metodo per affrontare il futuro, ma tra oggi e un secolo fa ci sono molte differenze.
La prima differenza è che nel 1916 (anno in cui iniziò ad espandersi la pandemia) tutto il Mondo stava vivendo la Prima Guerra Mondiale ed è stato accertato che fu proprio il massiccio movimento di truppe attraverso i continenti uno dei vettori principali dell'infezione. A differenza di oggi, ed a peggiorare la situazione, fu poi il fatto che nei Paesi belligeranti vigeva la "censura di guerra", cioè le disposizioni che i Governi avevano emanato per proibire che la stampa (che era allora l'unico veicolo di informazione) pubblicasse notizie che in qualche modo potessero "minare" lo spirito bellico e patriottico. In tal modo, fino alla fine del conflitto ed anche dopo, le notizie che avrebbero dovuto riguardare l'evoluzione del contagio, la sua diffusione ed il numero di vittime non vennero pubblicate (così come non dovevano essere pubblicate le notizie relative alle battaglie perdute, alle ritirate, al numero dei morti e dei feriti al fronte, et cætera). In questo panorama mondiale (neppure negli Stati Uniti venne mai affrontato l'argomento poichè, come si sa, anche quel Paese aveva mandato migliaia di soldati a combattere in Europa) la notizia della pandemia poteva essere resa nota all'opinione pubblica solo in quei Paesi che non erano coinvolti nel conflitto. E, poichè la Spagna non partecipava alla Guerra, fu proprio sulla stampa iberica che le notizie della pandemia iniziarono ad essere pubblicate. Le notizie della stampa spagnola iniziarono a circolare "informalmente" anche negli altri Paesi, diffondendo la convinzione che l'epidemia avesse avuto origine in quel Paese, cosa che portò a "battezzare" quell'influenza come "Spagnola" mentre, come si scoperse poi in seguito, le sue origini erano assai differenti (ne parleremo più avanti).
Una seconda, importante, differenza è che all'epoca della "Spagnola", la Scienza NON sapeva ancora cosa fossero e come fossero fatti i Virus, per il semplice motivo che non li aveva ancora "visti". Ovviamente li aveva cercati, poichè era palese che l'infezione derivava da qualche agente esterno che si "intrufolava" nel corpo umano (già nell'ultima decade dell'Ottocento si era arrivati ad accertarne l'esistenza) ma le dimensioni dei Virus erano troppo piccole per essere "viste" dai microscopi ottici di quel tempo (un Virus risulta mille volte più piccolo di una cellula). Sarà solamente dopo l'invenzione del Microscopio Elettronico (1931) che si riuscirà a "vedere" i virus e ad analizzarli, scoprendo un mondo di creature "semiviventi" che ci circonda con qualche milione di tipi diversi con i quali solitamente coabitiamo senza problemi ma che, quando succedono eventi particolari come -ad esempio- il "passaggio di specie" (cioè la trasmissione di un Virus dall'animale all'uomo o viceversa e la sua conseguente "mutazione" o, come si dice, "variante") creano disastri sanitari di proporzioni mondiali.

I Virus

Ma cosa sono i Virus, come vivono (si fa per dire) e quali sono le loro abitudini?
Non ce ne vogliano virologi, infettivologi ed esperti. Non siamo addetti ai lavori ed in queste righe cercheremo -da profani- di descrivere brevemente e molto, molto semplicemente, alcuni concetti basilari.

Come si sa, le cellule sono gli esseri viventi più semplici e piccoli in natura, e per "viventi" si intende che sono in grado di fare due cose fondamentali: produrre energia e riprodursi. I virus, invece, sono paragonabili a "scatole" che contengono un'informazione (che può essere di tipo DNA -Acido Desossiribonucleico- oppure RNA -Acido Ribonucleico). Tutti sappiamo com'è "fatto" il DNA, cioè quella struttura a doppia elica incrociata che contiene tutte le informazioni -risultanti da miliardi di anni di evoluzione- necessarie alla riproduzione. Dall'inizio della pandemia Covid-19 abbiamo anche fatto la conoscenza del RNA, che si differenzia dal DNA per il fatto di presentare un'elica singola e, soprattutto, per il fatto che esso NON contiene le informazioni necessarie alla riproduzione della vita, bensì una specie di "riassunto" che può essere usato per "trasmettere" le informazioni necessarie per "ricostruire" il Virus.

Virus Spagnola
Il Virus della "Spagnola"

Come si vede, i Virus -da soli- NON possono riprodursi. Per farlo devono "appoggiarsi" ad organismi più "evoluti", cioè le cellule. Il meccanismo per ottenere questo scopo è assai semplice: il Virus deve "entrare in contatto" con la cellula e trasferire al suo interno il DNA oppure il RNA. Fatto questo, è la cellula che -sulla base delle informazioni esterne ricevute dal virus- si incarica di "fabbricare" altri virus uguali a quello originario. Questi virus creati dalla cellula vanno poi a "contattare" altre cellule, moltiplicando la produzione del Virus ed "infettando" l'organismo.

Abbiamo detto che il Virus è come una scatola che contiene un'informazione genetica. Da un anno a questa parte abbiamo visto centinaia di foto, disegni (ed anche caricature) del Covid-19 (che, per la precisione, si chiama SARS-CoV-2) che ce lo rappresentano come una palla di colore rosso da cui fuoriescono tante "trombette" (che ufficialmente si chiamano "spikes", cioè "spilli" o "chiodi").

Virus Covid-19
Il Virus del Covid-19

Carictaura Virus Covid-19
Caricatura del Virus Covid-19

Il pallone rosso è costituito da due strati composti da proteine; quello più esterno ("involucro esterno") protegge un secondo strato più interno ("capside proteico") entro cui è contenuto il RNA. Le "trombette" esterne (gli "spikes") sono anch'esse costituite da glicoproteine (proteine HE, E, S ed M) e sono costruite appositamente per "agganciarsi" alle cellule. Semplificando molto, potremmo dire che questi spikes, dopo essersi "attaccati" alla cellula, funzionano come l'ago di una siringa che inietta il RNA del virus all'interno della cellula stessa.
Il fatto che tutti i Virus (e, quindi, anche il Covid-19) siano costituiti da proteine mette l'uomo in condizione di difendersi ESTERNAMENTE da essi con due semplici cosette: i detersivi e l'alcool.
Come tutti sanno, le proteine sono, chimicamente parlando, catene di amminoacidi, cioè -per dirla in una parola- grassi. E, come sempre ben tutti sanno, sia i detersivi che l'alcool "distruggono" (o, per meglio dire, "scompongono") i grassi. Ecco il motivo per cui tra le azioni raccomandate per la protezione dal Covid-19 (ma anche dagli altri Virus) ci sono il frequente lavaggio della mani e la loro sanificazione con prodotti disinfettanti a base alcoolica, che hanno la salutare caratteristica di "eliminare" i virus sciogliendoli (per la precisione: emulsionandone le proteine e rendendole solubili).

Ma, abbiamo detto, il virus fa una sola cosa: istruire le cellule a costruire altri virus, cosa che, di per se, nella maggioranza dei casi non è letale per un essere umano. In effetti anche il normale raffreddore (che non ci procura grossi problemi e si risolve in un paio di giorni) è causato da un Virus (il cosidetto "Rhinovirus"). E allora, perchè il Covid-19 ha procurato e sta procurando i disastri a cui stiamo assistendo da oltre un anno?
Il "trucco" per cui il Covid-19 si rivela così dannoso e spesso letale per l'organismo umano ha un nome ed un cognome: Sistema Immunitario.
Come tutti sappiamo, il Sistema Immunitario è la "Polizia" del corpo umano, cioè lo difende dagli attacchi nemici, attivando linee di difesa su differenti livelli (i cosidetti "Anticorpi") che hanno il compito di individuare e distruggere gli ospiti indesiderati. Solitamente i livelli di difesa sono proporzionati alla minaccia e, inoltre, tengono sempre aggiornato un "archivio" (paragonabile alle "schede segnaletiche" della Polizia o dei Carabinieri) di tutte le minacce che affrontano per poterle riconoscere e neutralizzare in eventuali futuri scenari di pericolo. In alcuni casi "particolari" e specifici come, ad esempio, il dover affrontare una minaccia mai affrontata prima (ed il Covid-19 è una minaccia di questo tipo) il Sistema Immunitario può però talvolta essere "preso di sorpresa" e produrre una risposta immunitaria sovradimensionata (o sottodimensionata) rispetto a quanto sarebbe effettivamente necessario. Se, poi, il sistema immunitario si trova in condizioni di ridotta funzionalità per qualche motivo (persone con patologie pregresse, immunodeficienza da malattia o da farmaci, altri motivi) accade che il livello di reazione all'infezione virale risulta (talora anche molto) inferiore a quanto necessario.
Per comprendere meglio come il sistema immunitario sia talvolta responsabile di una risposta "esagerata" ad un'infezione virale (e delle relative conseguenze) dobbiamo parlare delle "Citochine", che sono proteine che vengono create da un certo tipo di cellule e che funzionano, fondamentalmente, come "coordinatrici" della risposta immunitaria. Quando il Sistema Immunitario individua e localizza una "intrusione" virale e la localizza (ad esempio, per il Covid-19, nei polmoni), le cellule iniziano a produrre citochine, le quali iniziano ad indirizzare nella zona interessata un adeguato numero di Anticorpi (per rendere facile la comprensione, possiamo paragonare la Citochina ad una Centrale Operativa della Polizia ed un Anticorpo ad una pattuglia).
Nonostante gli studi in corso da circa un anno, non si è ancora scoperto il motivo per cui -nello specifico caso del Covid-19- la produzione di Citochine risulti esageratamente superiore rispetto ad una normale infezione virale. Sta di fatto che questa eccessiva secrezione di Citochine (che viene definita tecnicamente "Cytokine Storm" o "Tempesta di Citochine") va a creare un numero enorme di "centrali operative" ognuna delle quali provvede ad inviare sul "luogo del delitto" (cioè nei polmoni) le sue pattuglie di Anticorpi. Per rendere l'idea, possiamo provare ad immaginare cosa succederebbe se, per un banale furto in un negozio, venissero allertate contemporaneamente le Centrali Operative di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Carabinieri Forestali, Alpini, Artiglieria, Bersaglieri, Incursori, Aviazione, Marina e chi più ne ha più ne metta e che ognuna di queste centrali operative inviasse sul posto tre o quattro pattuglie.

Anticorpi-satira
(dal Film "The Blues Brothers" - 1980)

Ebbene, analogamente, nel caso della Tempesta di Citochine causata dal Covid-19 succede che viene inviato nei polmoni un numero enorme di Anticorpi i quali, ovviamente, cominciano a fare il loro lavoro (distruggere i virus). Ma, poichè ad ogni azione corrisponde una reazione, l'enorme "impatto" dell'azione di tutti questi Anticorpi sui Virus (che, ricordiamo, si trovano all'interno delle cellule dei tessuti dei polmoni) crea quello che in termini medici si chiama "fenomeno infiammatorio" che è, fondamentalmente, la reazione degli stessi tessuti alle lesioni dapprima create dal Virus e poi dalla "guerra" tra Virus ed Anticorpi. Non è il caso qui di fare una disamina scientifica delle diverse tipologie dei fenomeni infiammatori; ci basterà sapere che, nel Covid-19, il risultato è che si verificano due fenomeni importanti: la formazione di coàguli (addensamenti di fibrina, piastrine, globuli rossi e globuli bianchi) nei vasi sanguigni polmonari (i cosidetti "capillari", che all'interno degli alveoli provvedono allo scambio Ossigeno-Anidride Carbonica con l'aria e che in tale modo vengono "otturati") e la formazione di liquidi (un misto di sangue, acqua e pus) negli spazi in cui solitamente viene contenuta l'aria. Entrambi questi fenomeni provocano lo stesso risultato, cioè che gli spazi dei polmoni in cui dovrebbe essere contenuta l'aria si riducono e, con essi, anche la potenzialità di scambio gassoso.

Polmoni Covid-19
Radiografie di polmoni a confronto:
a sinistra polmoni sani, a destra polmoni affetti da Covid-19
Nei polmoni malati le vaste aree bianche (tecnicamente denominate come "vetro a smeriglio")
sono quelle occupate dai liquidi.

(Photo Credit: Hospitalnews.com)


Il risultato è che si verificano difficoltà respiratorie (mancanza d'aria, sensazione di soffocamento) che aumentano rapidamente e che in molti casi, nonostante l'adozione delle moderne tecnologie di ventilazione assistita come i caschi CPAP (Continuous Positive Airway Pressure) o, nei casi più gravi, forzata (Intubazione), portano alla morte per soffocamento.
Come si vede, si tratta -come suol dirsi- di una "brutta morte" ma che non si può neppure paragonare alla tragicità di quella che si verificava ai tempi della "Spagnola".
ATTENZIONE! Se si è sensibili, saltare le prossime righe!
In effetti, a quell'epoca non esistevano i metodi di drenaggio che la moderna medicina mette a disposizione e, pertanto, l'unico modo -per chi ci riusciva- di "eliminare" il miscuglio di liquido sanguinolento che si accumulava nei polmoni era attraverso la bocca tramite la tosse. I rapporti militari dell'epoca ci descrivono fin troppo bene gli immensi cameroni degli ospedali militari in cui medici ed infermieri erano costretti a camminare su pavimenti letteralmente ricoperti di sangue, pus e vomito (immaginiamo anche l'odore che aleggiava in quei locali) e capitava molto spesso che gli infermieri che si trovavano al capezzale dei malati venissero "irrorati" di questi liquidi a causa degli improvvisi e spasmodici colpi di tosse dei malati stessi.
FINE ATTENZIONE!
Per alleviare i fenomeni negativi dovuti alla "Tempesta di Citochine", nel corso dell'anno appena trascorso, su diversi pazienti affetti da Covid-19 si sono sperimentati gli effetti di alcuni farmaci "inibitori" o "immunosoppressori" come il "Tocilizumab" (che solitamente vengono impiegati nella cura di alcuni tipi di tumore o dell'artrite reumatoide) e si è notato che essi, utilizzati insieme ai farmaci antivirali (come il "Remdesivir"), agli antinfiammatori (il "Desametasone") ed agli anticorpali ("Plasma Iperimmune") hanno contribuito in modo significativo alla stabilizzazione e successiva risoluzione della malattia.
Il cammino è però ancora molto lungo e, attualmente, la lotta al Virus del Covid-19 è ancora in pieno corso ed è tutt'altro che vinta.

La "Spagnola"

Il periodo in cui la "Spagnola" infuriò nel Mondo si può circoscrivere tra gli anni 1916 e 1920 e, come abbiamo detto, di notizie ce ne sono assai poche per via della concomitanza con il Primo Conflitto Mondiale.
Le fotografie di quell'epoca ci presentano una società mondiale che, esattamente come oggi, cercava di prevenire il contagio con le mascherine. Il fatto che le precauzioni igieniche di quel tempo non erano certamente quelle di oggi e, soprattutto, il fatto che la Scienza non sapesse ancora di che tipo di infezione si trattasse (e, conseguentemente, non ci fosse alcuna cura specifica) furono i fattori per cui in tutto il Mondo ci furono oltre mezzo miliardo di casi e una sessantina di milioni di morti (stima peraltro assai approssimativa).

Influenza Spagnola
Foto di gruppo con mascherine (U.S.A. 1918).
Notare la scritta sul cartello: "Indossa la mascherina o vai in prigione".

(Photo Credit: SocialUp.it)


Un'altra similitudine della Spagnola con il Covid-19 fu che nessuna zona del Mondo fu risparmiata dalla malattia.
Gli studiosi iniziarono ad occuparsi sistematicamente della Spagnola solamente verso la metà degli Anni Venti del secolo scorso e le ricerche proseguirono fino al 2005, anno in cui si riuscì a "ricreare" il virus in laboratorio dopo aver analizzato tessuti polmonari ancora ben conservati (per via del freddo) di individui morti di Spagnola nella località di Brevig Mission in Alaska. Da queste ricerche è emerso che il Virus della Spagnola apparteneva alla stessa famiglia del normale Virus dell'Influenza (H1N1) e che, con molta probabilità, anch'esso -come il Covid-19- derivava da un "salto di specie" dall'animale (uccelli) all'uomo. Dagli studi effettuati si è anche accertato che tale Virus, dopo innumerevoli variazioni (varianti), abbia effettuato poi anche il doppio salto di specie, cioè dall'uomo agli animali, specificatamente ai maiali.
I sintomi della Spagnola erano praticamente identici a quelli del Covid-19, cioè tosse, febbre alta, mal di testa, dolori muscolari, diarrea, nausea ed insufficienza respiratoria. Il fatto che a quell'epoca non esistessero cure specifiche peggiorava la situazione, poichè la risposta sovradimensionata del sistema immunitario (la già citata "tempesta di citochine") peggiorava rapidamente la situazione e portava alla morte per insufficienza respiratoria (soffocamento) nel giro di pochissimi giorni.

Il "percorso" della Spagnola, dalla sua prima apparizione alla sua spontanea estinzione, non è mai stato precisamente accertato per via della mancanza di notizie ufficiali.
Le prime notizie, pubblicate -come abbiamo detto- dalla stampa iberica, risalgono al 1918 ma l'origine della pandemia è stata datata certamente a due anni prima, nel 1916, e la diffusione del morbo a livello mondiale fu fortemente accellerata dagli incessanti e massicci spostamenti di truppe sia all'interno dello scacchiere europeo che al suo esterno per via del grande afflusso -e deflusso- di soldati tra gli Stati Uniti d'America e l'Europa. Non si conosce, ovviamente, il cosidetto "paziente zero" che, a questo punto, potrebbe essere localizzato in qualsiasi parte del Mondo, ma diverse cronache individuano tra i primi malati "americani" di Spagnola un certo Albert Gitchell, che faceva il cuoco presso il campo di addestramento militare americano di Fort Riley in Kansas, campo che esiste tutt'oggi ed in cui venivano addestrati i soldati statunitensi che dovevano essere inviati in Europa per combattere.
Costui, la mattina dell'11 Marzo 1918, si sveglia con febbre alta, tosse, mal di gola e forte mal di testa. Subito dopo di lui almeno un altro centinaio di militari "marcano visita" in infermeria presentando gli stessi sintomi. Pochi giorni dopo i malati di Spagnola di Fort Riley sono migliaia e, ovviamente, risultano malati anche i civili che lavorano nel campo e che, per ovvi motivi (ritornando a casa la sera dopo il lavoro) infettano anche gli abitanti della cittadina.

Ospedale Militare Fort Riley
Ospedale del Campo Militare di Fort Riley (Kansas, U.S.A. 1918).
(Photo Credit: SocialUp.it)


Su chi abbia "passato" il virus a Gitchell non si hanno, ovviamente, notizie; un'ipotesi -mai accertata- è che il virus sia stato introdotto a Fort Riley (ma anche in altre località statunitensi) da un gruppo di Cinesi che erano da poco emigrati ed a cui erano stati affidati i servizi di lavanderia. Vera o falsa che sia, quest'ipotesi convince poco ma, in mancanza di certezze, può essere ascritta al grande numero di ipotesi (nessuna mai accertata) che sono state fatte.
Sta di fatto che, nel giro di pochi mesi, moltissime città e località statunitensi si ritrovarono preda della pandemia ed in certi casi si arrivò anche ad una mortalità del 50% della popolazione. Molti furono, ovviamente, anche i contagiati statunitensi "illustri", tra cui si possono annoverare Hemingway (che contrasse la Spagnola mentre era a combattere in Europa), Walt Disney (il creatore di Topolino) e, addirittura, due Presidenti degli Stati Uniti: quello in carica, Wilson, che -guarda caso- si becca la Spagnola mentre è in Francia per partecipare alla Conferenza di Pace del 1919, e quello futuro, Roosevelt, che invece contrae la malattia in Patria.

Una seconda testimonianza sul "trasferimento" della Spagnola dagli Stati Uniti all'Europa la troviamo nel tragico viaggio della "USS Leviathan", una nave dalla storia tremenda e dal nome quasi profetico.
Si trattava di una nave da crociera tedesca, originariamente varata con il nome di "Vaterland" ("Terra dei Padri" - "Patria") e che immediatamente prima della Grande Guerra effettuava servizio di linea tra l'Europa e gli Stati Uniti. Quando questi entrarono in guerra contro la Germania, la "Vaterland" si trovava nel porto di New York dove era appena arrivata e dove fu, ovviamente, fermata e confiscata poichè "appartenente al nemico". La nave fu, quindi, affidata alla Marina Militare Statunitense che la trasformò in un bastimento per trasporto truppe e la ribattezzò con il nome di "Leviathan".

USS Leviathan
La U.S.S. Leviathan nel 1918.

Questa nave, nel Settembre 1918, salpò da dal porto di Hoboken (New Jersey) con a bordo oltre diecimila soldati statunitensi destinati alle operazioni belliche in Europa. Non sappiamo da dove provenissero quei soldati ma è certo che alcuni di essi si imbarcarono già infetti (probabilmente in quella fase della malattia -primi 7-10 giorni- in cui si è ancora asintomatici). Nel giro di pochi giorni i malati sulla nave furono oltre duemila ed i morti (che vennero "sepolti in mare" -cioè gettati a mare- come da tradizione marinara) furono quasi cento. Preferiamo non scendere nei particolari -assai impressionanti- della vita -e della morte- a bordo dell' USS Leviathan durante la settimana di navigazione. Sta di fatto che quando essa arrivò a Brest fu denominata "La Nave della Morte".

Uno dei maggiori centri europei di diffusione del virus della Spagnola è stato, invece, localizzato nella città francese di Étaples, sulla Manica. Presso questa città si trovava un grande Campo-Ospedale Militare Alleato (franco-britannico-americano) dove venivano ricoverate le migliaia di feriti provenienti dai campi di battaglia europei e dove la movimentazione di persone e materiali era enorme.

Ospedale Militare Etaples
Campo-Ospedale Militare di Étaples (Francia 1918).
(Photo Credit: Geographicalimaginations.com)


In questo ospedale, a partire dalla Primavera del 1918 si registrarono decine di migliaia di malati e migliaia di morti e, sicuramente, fu da questo campo che la pandemia si estese non solo al resto dell'Europa ma, per via dei soldati apparentemente guariti ma probabilmente ancora contagiosi, in tanti altri Paesi tra cui Inghilterra, Canada, la stessa Francia e gli Stati Uniti (i "casi di ritorno" come Hemingway). Per quanto riguarda gli Stati Uniti, è importante notare come l'Alaska (in cui, come abbiamo detto, furono ritrovati settant'anni dopo i tessuti infetti conservati dal freddo da cui fu possibile riprodurre il virus della Spagnola) ne facesse già allora parte, poichè quella regione fu venduta dalla Russia agli Stati Uniti nel 1867. Non sappiamo se il virus in Alaska fu portato dai soldati di ritorno dall'Europa o dai commerci con gli altri Stati americani ma, sicuramente, il Virus là ritrovato era senz'altro una "variante americana" della Spagnola.
L'Ospedale Militare di Étaples è anche il maggior indiziato per il "passaggio" di ritorno del Virus dall'uomo agli animali poichè all'interno del campo esistevano anche diversi allevamenti di maiali che servivano per fornire cibo alle migliaia di ricoverati e personale. Gli studiosi ritengono quindi che sia stato proprio in quest'ambito che il Virus abbia effettuato il secondo "salto di specie" dall'uomo ad -appunto- i maiali.

La "Spagnola" nel Mondo e in Italia

Come abbiamo già accennato, la pandemia dell'Influenza Spagnola non risparmiò alcuna zona dell'orbe terracqueo e se ne trovano tracce non solo nella fredda Alaska ma, anche e massicciamente, in zone che apparentemente non avrebbero dovuto esserne interessate come il Medio Oriente, l'Indocina, le isole del Pacifico, le regioni più sperdute della Russia.
Sicuramente a favorire questa massiccia ed incontrollata espansione contribuì, oltre ai collegamenti commerciali, soprattutto il fatto che, come abbiamo già detto prima, a quell'epoca la Scienza, oltre a non essere attrezzata, non sapeva -e non poteva sapere- con che cosa si stava confrontando.
Le cure di allora consistevano essenzialmente nel chinino, negli onnipresenti salassi e, per le zone del Mondo più tecnicamente evolute, nell'Aspirina (Acido Acetilsalicilico) che era stata "scoperta" nel 1853, "sintetizzata" (cioè creata artificialmente in laboratorio) nel 1897 e messa in commercio nel 1899 dalla Bayer. Niente altro.

Metti la mascherina!

A questo proposito, per questa assoluta mancanza di terapie, si può ragionevolmente affermare che la pandemia di "Spagnola" si esaurì "naturalmente" a partire dal 1920 per raggiunta "immunità di gregge" a costo, lo abbiamo già detto, di mezzo miliardo di malati e sessanta milioni di morti.

In Italia i primi casi ufficialmente documentati di "Spagnola" li troviamo a partire dal Maggio 1918 ma è certo che l'influenza correva già da ben prima (almeno un anno) lungo lo Stivale. La censura di guerra impediva di pubblicare notizie in merito ma gli Alti Comandi Militari ricevevano i rapporti sulla situazione sanitaria dei vari Reparti schierati sia sul fronte che sul territorio nazionale e da questi si evince che tra le truppe i casi di "grippe" (con questo termine francese veniva allora denominata l'influenza) si moltiplicavano a ritmo molto preoccupante e dagli stessi rapporti si viene a sapere che i tempi di diffusione erano rapidissimi e, soprattutto, che la mortalità causata era molto alta.
A livello civile, a partire dal mese di Maggio 1918, vennero evidenziati diversi grandi focolai di infezione un po' in tutto il Paese, con una particolare incidenza nei territori del Nord-Est, specificatamente nel Veronese e nel Vicentino, ma ben presto l'epidemia si espanse a tutto il territorio nazionale. Sarà solamente con la fine della Guerra che inizieranno a circolare notizie più precise e, con esse, verranno "consigliate" ed adottate alcune precauzioni sanitarie molto simili -se non identiche- a quelle che sono state recentemente adottate per il Covid-19: uso delle mascherine, coprifuoco serale, evitare contatti ravvicinati (oggi si chiama "distanziamento sociale"), evitare di viaggiare sui treni se non strettamente necessario e, ovviamente, non salutarsi stringendosi la mano.
A proposito di quest'ultima prescrizione, è curioso notare come essa venne "sposata" in toto dall'allora ancora socialista (ala interventista) Mussolini che su "Il Popolo d'Italia" -giornale da lui fondato- bruscamente scrisse una delle sue lapidarie frasi: "Basta con questa sudicia abitudine della stretta di mano!". Ricordiamo che, dopo alcuni anni, il Regime Fascista abolì -appunto- la stretta di mano per sostituirla con il Saluto Romano anche se i primi a mantenere quella "sudicia abitudine" furono proprio gli alti Gerarchi del Regime i quali, quando si incontravano, dopo aver fatto il Saluto Romano di prammatica, si stringevano cordialmente la mano (vedi foto sotto).

Stretta di mano
Stretta di mano (proibita) tra Gerarchi Fascisti.
(Photo Credit: Istituto Luce)

Ma, sempre a proposito della stretta di mano, oltre al futuro Duce ci furono anche altri che si pronunciarono in favore dell'evitare tale tipo di saluto, soprattutto per le evidenti motivazioni sanitarie ma anche per altri motivi. Tra questi ci fu anche il famoso poeta dialettale romano Trilussa che alla sostituzione della stretta di mano col saluto romano dedicò addirittura un sonetto ("La stretta de mano") in cui diceva:

Quella de dà la mano a chicchessia,
nun è certo un'usanza troppo bella:
te pò succede ch'hai da strigne quella
d'un ladro, d'un ruffiano o d'una spia.

Deppiù la mano, asciutta o sudarella,
quann'ha toccato quarche porcheria,
contiè er bacillo d'una malatia,
che t'entra in bocca e va ne le budella
.

Invece a salutà romanamente,
ce se guadambia un tanto co l'iggiene,
eppoi nun c'è pericolo de gnente.

Perchè la mossa te viè a dì in sostanza:
"Semo amiconi... se volemo bene...
ma restamo a 'na debbita distanza".

Le precauzioni sanitarie consigliate dal Governo di allora non erano "obbligatorie" ma solo -come adesso- "consigliate" e, come oggi, furono ampiamente disattese dalla popolazione anche perchè anche allora -esattamente come oggi- non furono effettuati controlli da parte delle Autorità.
Anche nel nostro Paese quindi, complice la totale mancanza di cure mediche, la "Spagnola" andò poi ad esaurirsi nei 2-3 anni seguenti per conseguita immunità di gregge. Il prezzo pagato dall'Italia fu di quasi settecentomila morti ed un numero mai quantificato di malati su di un totale nazionale di abitanti di circa 40 milioni di persone.

La "Spagnola" in Ovada

Ovada nel 1918

L'influenza "Spagnola", ovviamente, raggiunse anche Ovada, che patì particolarmente la seconda ondata (quella del 1918-1919) ma che, tutto sommato, resse abbastanza bene al colpo e, in definitiva, ebbe un numero di deceduti abbastanza basso, tenendo conto del fatto che in quegli anni Ovada contava poco più di diecimila abitanti e che, a causa del periodo bellico, anche i caduti di guerra fecero la loro parte (in totale, dal 1915 al 1919, le vittime di guerra ovadesi furono centodieci).
Per saperne di più, siamo andati a consultare i cosidetti "Stati delle Anime", cioè l'anagrafe ecclesiastica, del periodo compreso tra gli anni 1916 e 1920, cioè i cinque anni durante i quali si sviluppò la pandemia di Spagnola e, più precisamente, abbiamo preso in esame gli Atti di Morte relativi a quel periodo esistenti presso la Parrocchia di Ovada. A tale proposito forniamo ai lettori alcuni importanti "disclaimer", necessari e propedeutici ad inquadrare bene l'argomento.

1 - E' importante sapere che i dati che riporteremo di seguito si riferiscono alla sola "Parrocchia di Ovada", che a quell'epoca comprendeva il centro abitato e le sue zone immediatamente periferiche.
Mentre oggi la Parrocchia ovadese comprende tutto il territorio del Comune, a quel tempo erano attive altre diverse parrocchie esterne (La Costa, San Lorenzo, Grillano, ecc.) che "coprivano" i territori frazionali. Non abbiamo consultato i registri di queste parrocchie frazionali (peraltro da tempo non più attive) ma partiamo dal presupposto che, fatta la debita proporzione, i loro dati dovrebbero essere percentualmente in linea con quelli della Parrocchia Centrale.


Atto di Morte
Atto di Morte di una persona di 34 anni
deceduta in Ovada l' 11 Agosto 1918.

(dal Registro Atti di Morte della Parrocchia di Ovada)
(Cognomi e Nomi occultati a norma delle disposizioni per la tutela della privacy)

2 - E' importante sapere che a quell'epoca negli Atti di Morte non veniva inserita la causa del decesso e, pertanto, i numeri totali dei defunti comprendono i decessi avvenuti per qualsiasi causa (morte naturale, morte procurata, malattia, incidente, ecc.). Pertanto NON sappiamo quanti dei deceduti siano effettivamente morti per causa diretta della "Spagnola".

3 - Siamo comunque riusciti a separare dai totali annuali il numero delle persone cadute in guerra (che, come abbiamo detto, furono in totale centodieci) e presentiamo quindi tale dato "disaggregato" dal totale generale.

Detto questo, andiamo a vedere i numeri:

Grafico Spagnola Ovada
Grafico Generale

In questo grafico abbiamo rappresentato 3 dati per ognuno degli anni presi in considerazione. Nella prima colonna (in grigio scuro) sono evidenziati i caduti in guerra. Nella seconda colonna (grigio medio) sono rappresentati i morti per altri motivi (influenza Spagnola compresa) e, infine, nella terza colonna (grigio chiaro) abbiamo indicato il numero totale dei deceduti. Ecco i dati specifici:

Anno 1916
- Deceduti totali 119 di cui 20 caduti in guerra e 99 deceduti per altri motivi;

Anno 1917
- Deceduti totali 139 di cui 37 caduti in guerra e 102 deceduti per altri motivi;

Anno 1918
- Deceduti totali 168 di cui 31 caduti in guerra e 137 deceduti per altri motivi;

Anno 1919
- Deceduti totali 141 di cui 1 caduto in guerra (probabilmente deceduto successivamente al termine del conflitto per ferite/lesioni riportate) e 140 deceduti per altri motivi;

Anno 1920
- Deceduti totali 95.

Come si può vedere, il "trend" dei morti per motivi diversi dal conflitto bellico parte da un minimo di 99 morti nel 1916 per arrivare ad un massimo di 140 nel 1919 per poi "crollare" a 95 nel 1920, ritornando entro i parametri iniziali.

Con questo secondo grafico:

Grafico Spagnola Ovada
Curve Decessi

abbiamo voluto evidenziare le curve delle due serie di dati che abbiamo sopra esplicato. Risulta assai evidente che mentre la curva dei morti in guerra, dopo aver raggiunto il suo massimo (37 decessi) nel 1917, va ad esaurirsi, nello stesso periodo, la curva dei decessi per altri motivi (compresa la "Spagnola") sale significativamente fino all'anno 1919 per poi ristabilirsi nella normalità durante l'anno 1920.

La "rimozione collettiva"

Un curioso fenomeno di "rimozione collettiva" ha caratterizzato la "Spagnola". In effetti, esauritasi la pandemia, fin da subito essa venne rimossa sia dalle singole persone che dall'intera comunità mondiale. Non staremo qui a scomodare Freud e Jung per andare a sondare l'inconscio collettivo; sta di fatto che già a partire dal 1921 di questa terribile esperienza mondiale nessuno parlò più nè in pubblico nè in privato. Cinque anni di malattia terribile, sofferenza, morte e dolore vennero "eliminati" dalla memoria collettiva, esattamente come se non fossero mai avvenuti. Vennero celebrati, con tutti gli onori dovuti, i quindici milioni di caduti della guerra (con l'istituzione, in tutti i Paesi, della figura del "Milite Ignoto") ma vennero totalmente dimenticati i sessanta milioni (quattro volte di più) di morti per l'epidemia.
In questo fenomeno sono abbastanza chiari i meccanismi per cui la "rimozione" riguarda prevalentemente gli episodi di cui si è portati (individualmente e/o collettivamente) a vergognarsi. In effetti, mentre la Guerra armata tra i popoli si era "combattuta" e tutti (vincitori e vinti) ne potevano trarre qualche motivo di orgoglio singolo e/o di gruppo (il cosidetto "orgoglio nazionale"), la guerra con la "Spagnola" non solo era stata malamente perduta da tutti ma, soprattutto, non era stato possibile neppure combatterla.

Virus conquista Europa
Il bacillo dell'Influenza conquistatore d'Europa
(Vignetta pubblicata su "L'Avanti" del 13 Ottobre 1918)

E così, la più catastrofica esperienza collettiva a livello mondiale del Novecento venne (consciamente ed inconsciamente) dimenticata e divenne campo di interesse e di indagine per i soli "addetti ai lavori" che, come abbiamo detto, proseguirono -in silenzio- a studiarla ed esaminarla fino a riuscire, nel 2005, a riprodurne in laboratorio il protagonista, quel Virus H1N1 che, nelle sue diverse mutazioni, ci rifece visita dapprima alla fine degli Anni Cinquanta (prima influenza "Asiatica" - Virus H2N2 - due milioni di morti), nel 1968 (seconda "Asiatica" - Virus H3N2 - un milione di morti), nel 2003 (SARS), nel 2009 ("Suina" - ancora Virus H1N1 (ricordate il "salto di specie" di Etaples del 1918 dagli uomini ai maiali?...)), nel 2012 (MERS) ed oggi (Covid-19 - finora quasi tre milioni di morti, in costante aumento).
Nel grafico seguente abbiamo messo a confronto, infine, il rapporto tra numero dei casi totali e numero dei morti sia della Spagnola che dell'attuale Covid-19. Da questo confronto (che NON è definitivo poiché la pandemia Covid-19 è tuttora in corso) risulta che la percentuale di morti causata dalla "Spagnola" rispetto al numero totale dei casi fu superiore al 9 percento mentre (al momento attuale) la percentuale dei morti causati dal Covid-19 è del 2,61 percento rispetto al totale dei casi accertati.
Questo dato sembrerebbe apparentemente positivo ma, per certi versi, non lo è. In effetti, se consideriamo che cent'anni fa non si sapeva neppure cosa fosse un Virus e se teniamo conto delle talora spettacolari evoluzioni che la scienza medica ha fatto negli ultimi cinquant'anni anche nel campo della virologia, una mortalità del 2,61 percento su un totale di casi che supera i centoquindici milioni è abbastanza difficile da digerire. Qualcosa non ha funzionato e continua a non funzionare, ma questo è un altro discorso.

Grafico Confronto Rapporti
Confronto Rapporto Casi/Decessi tra Spagnola e Covid-19

Conclusioni

Come abbiamo visto, la "rimozione collettiva" ha pressochè cancellato il ricordo comune della "Spagnola", che abbiamo però dovuto "rispolverare" durante quest'ultimo anno trascorso in compagnia (assai indesiderata, per la verità) del Covid-19. Fino ad allora, in effetti, della terribile epidemia del 1916-1920 erano rimaste solo le raccomandazioni sanitarie dei nostri genitori.
Ovviamente, rispetto ad allora, è cambiato molto ed oggi la Scienza, oltre a conoscere abbastanza bene sia i Virus che le loro abitudini, riesce a proporci anche molte soluzioni che non solo possono proteggerci dalla loro azione in modo abbastanza efficace (i vaccini, i farmaci antivirali, ecc.) ma, anche, ha sviluppato terapie che riescono a mitigare quelle risposte anomale del Sistema Immunitario di cui abbiamo parlato in precedenza. Ciò non toglie che anche oggi un attacco improvviso e proditorio (come è stato quello del Covid-19) possa riuscire a mettere in grave crisi un sistema socio-sanitario mondiale che non è più "allenato" a fronteggiare tale tipo di minaccia. E non è un caso se un anno fa, quando è esplosa la pandemia, le prime tre cose che sono state "raccomandate" alla popolazione sono state l'uso della mascherina, il lavaggio delle mani e il distanziamento interpersonale. Esattamente le stesse tre cose che erano state raccomandate un secolo fa.
Chi si occupa di Storia sa che essa si ripete ciclicamente e bisogna studiarla a fondo per affrontare meglio il futuro. Ma, tra uno studio ed un ripasso, ricordiamoci sempre di usare bene la mascherina, tenere le debite distanze e lavarci bene le mani perchè, come ben dicevano le nostre mamme sessant'anni fa, "... arrivi da fuori e chissà cos'hai toccato!".

Si ringrazia il Parroco di Ovada, MM.RR. Sac. Maurizio Benzi, per aver gentilmente concesso l'accesso alla consultazione dei registri parrocchiali.

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