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Presentazione dell'opera

(di Federico Borsari)

Quest' opera omnia è la raccolta, in ordine cronologico, di tutti gli scritti pubblicati da mio padre, dal primo articolo, apparso nel 1966, fino all'ultimo, pubblicato post-mortem in contemporanea al suo necrologio.
La prima cosa che salta agli occhi leggendo questa raccolta di scritti è il grande amore dell'autore per la sua città, di cui egli dimostra di conoscere tutti i segreti, ed il desiderio di rendere partecipi di questi segreti tutti gli Ovadesi. Questo è un pò il segreto del successo dei suoi libri: spiegare la storia senza farla cadere dall'alto, bensì parlando chiaramente, pianamente e semplicemente. E' proprio questa semplicità di linguaggio che, se da una parte lo espone a notevoli rischi sul piano stilistico, dall'altra è il grimaldello che gli consente l'accesso all'attenzione di un pubblico vastissimo. Ed è per questo che i suoi libri ed articoli sono sempre stati gradevoli anche per coloro che la storia non la potevano digerire, sottoscritto compreso.
Il suo scrivere, dunque, rispecchia il suo modo di esporre verbalmente i fatti, e questo lo possono agevolmente testimoniare tutti quanti lo conoscevano. Ma non bisogna dimenticare che dietro a quegli articoli così semplici e comprensibili c'era un'opera di ricerca e di studio di notevolissime dimensioni. Mio padre, infatti, ha operato in una realtà dove nessuno aveva mai effettuato ricerche storiche in modo serio. E' stato lui il primo a trascorrere intere giornate nell'Archivio Parrocchiale e nell' Archivio Comunale di Ovada, copiando con pazienza centinaia di antichi documenti; su quelle copie trascorreva poi, a casa, altre giornate per studiare, confrontare e collegare i fatti e stendere, infine, i suoi scritti che il più delle volte leggeva agli amici che lo frequentavano, perchè la sua grande preoccupazione era che non fossero troppo 'difficili'. Raramente sottoponeva i suoi scritti al mio giudizio, perchè immancabilmente gli avrei rimproverato la lunghezza e l'elaboratezza del periodare, spesso ricco di ripetizioni, ma egli soleva dire che le cose ripetute si imparano con più facilità.
Nella sua opera si possono distinguere tre aspetti. Il primo è la descrizione dei fatti storici. In questo campo la sua esposizione è chiarissima, articolata, accurata e molto precisa, confortata sempre da rigidi e ripetuti riscontri documentali.
Il secondo aspetto è il ricordo di personaggi del passato, in cui le figure vengono sempre circonfuse di un alone di virtù che non sempre, considerati i tempi e le circostanze in cui alcuni di questi personaggi vissero ed operarono, può essere accettata nella sua completezza. In questo, senz'altro, mio padre si dimostra figlio di quell'agiografica tardo-ottocentesca in cui tutti gli uomini di Chiesa erano santi e tutti gli uomini d'arme erano eroi. Ciononostante, le vicende storiche di questi personaggi vengono sempre descritte con la stessa rigorosa precisione usata per i fatti storici.
Infine c'è l'aspetto autobiografico, che emerge spesso sia nel ricordo di persone conosciute sia, soprattutto, in quelle poche pagine in cui egli racconta vicende realmente accadutegli durante la prigionia. Qui la narrazione si fa più sciolta e, se possibile, ancora più colloquiale, con spunti da navigato scrittore in alcuni paragrafi che non sfigurerebbero in qualche romanzo di guerra.
In definitiva, l'opera di mio padre non racchiude nessuna pretesa letteraria. Il suo scopo principale e quasi esclusivo è la divulgazione, nel modo più accessibile possibile, della storia di una città (e di alcuni paesi del circondario) ai suoi abitanti, esposta e raccontata come la si racconterebbe ad un gruppo di amici. E questo scopo mio padre lo raggiunge pienamente, soprattutto se si è consapevoli del fatto -e gli scrittori ben lo sanno- che non è per nulla facile riuscire a farsi comprendere da tutti. Ma in questo mio padre è stato molto aiutato dal libro del suo autore preferito, che teneva sempre sul comodino e che stava leggendo ancora la sera prima della sua scomparsa: 'I Promessi Sposi' di Alessandro Manzoni.

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