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La Nostra Ovada - Prima Parte
Panoramica di Storia Ovadese


«Vada - Vadum - Guà - Uvadae - Uvada»; con questi diversi e svariati nomi, dalla remota antichità ad oggi, venne designata la nostra bella cittadina e, ora con l'uno, ora con l'altro, la troviamo citata in molti documenti di epoche diverse.
Lo stesso nostro dialetto dice: «Uà» - derivazione certa del medioevale «Guà» - che può intendersi per «Guado»; ed è forse questa la interpretazione più naturale, che d'altronde molti storici confermano; per giustificare l'ipotesi che, in questi luoghi, in tempi remoti, si trovassero dei guadi obbligati.
Il nome di «Vada» per Ovada, ricorre la prima volta nelle lettere di Decimo Bruto a Cicerone, là dove dice che Marco Antonio da lui sconfitto a Modena ed inseguito; a «Vada» erasi ridotto e rafforzato di nuove milizie: «.... ad Vada inter Apenninum et Alpes, locus impeditissimus ad iter faciendum... ».
Gli impedimenti di cui parla il Console romano, - sempre che per «Vada» possa intendersi la nostra Ovada - erano probabilmente le foltissime selve che allora coprivano le pendici dei monti e le due vallate dell'Orba e dello Stura, nonché le paludi e gli stagni che erano formati dai frequenti corsi d'acqua.
Un'altra citazione latina dello storico Ferrari ci precisa: « ... Vadum, oppidulum medium inter Genuam et Aquas Statiellas ad XXIX M.P. - Guà - vulgo, emporium frumenti... ».
Se la prima citazione può forse lasciarci un pochettino scettici nel riconoscere la nostra Ovada nella «Vada» delle lettere consolari; la seconda, non vi è dubbio, ci convince completamente perché il riferimento geografico è quanto mai preciso ed inequivocabile sia sulla posizione, quanto sulla distanza che intercorre tra le due Città, come, in ultima analisi, nella precisazione etimologica posta ben chiara tra due virgole: Guà - vulgo, - (che intende chiaro; volgarmente chiamata Guà) e che per noi ovadesi dice più di tutto.
D'altra parte, qualsiasi ovadese che abbia visitato i Musei Vaticani in Roma, non può aver mancato di notare, nella Galleria delle antiche carte geografiche, ben segnato, su quella raffigurante la Liguria e il Piemonte, il piccolo borgo e castello di «Guà», al termine del versante nord dell'Appennino tra Genova ed Acqui.
Indipendentemente da tutto ciò, con tutta probabilità Ovada, nell'epoca romana era un piccolo borgo di popoli liguri posto in zona di passaggio e di guado, che poteva benissimo servire come tappa obbligata alle legioni romane in transito Un esempio consimile, ma con più certi riferimenti e vestigia storiche, lo abbiamo nelle vicine Libarna e Rondinaria.
 Pianta di Ovada nel 1840 - Disegno Pertanto essa, con la caduta dell'Impero romano, decadde e non andò certamente immune dalle innumerevoli invasioni barbariche che devastarono e rasero al suolo tutti i paesi della Vai d'Orba; e se si pensa che non è più ricordata per ben sei o sette secoli (con precisione fino al 967), si può ben immaginare quanto poco sia stata risparmiata dalla furia delle orde, prima barbariche e poi saracene che, spingendosi queste ultime, dal mare fino oltre Acqui e Tortona, distrussero del tutto quel poco che ancora poteva essere rimasto.
Certamente il territorio ovadese, in quei tempi oscuri, fu incorporato nei possedimenti dei Monasteri che numerosi erano stati fondati dai Longobardi e dai Carolingi; i quali Monasteri cominciavano con la cultura, con la religione e con la virtù a far rifiorire il paese che già altre volte era stato desolato dalle invasioni dei barbari e dei saraceni.
Eredi dei numerosi latifondi dei monasteri - in parte distrutti o decaduti poi anch'essi - furono i Vescovadi e i Marchesati; e Ovada che con molti altri paesi aveva già appartenuto alla Abbazia di Giusvalla, pervenne con gli altri beni di quella al Vescovado Milanese e da questo per permuta, agli Aleramici.
E' appunto del 967 (anno di fondazione del Marchesato Aleramico di Monferrato), la donazione da parte di Ottone I al Marchese Aleramo di una villa (Gruaglia) in territorio di Ovada.
Nel 991 il figlio di Aleramo, Anselmo, fondando il Monastero di San Quintino in Spigno, gli sottomette tutto quanto era da lui posseduto nel territorio di «Ovaga in comitato Aquensi» (Ed ecco un'altra variazione etimologica del nome).
Confusisi poi i confini delle Signorie feudali, Ovada passò dagli Aleramici ai Marchesi di Gavi e da questi, nuovamente al ramo aleramico dei Marchesi di Bosco. Infine, dopo altri passaggi tra l'uno e l'altro dei grandi feudatari e svariate cessioni e conquiste, pervenne ai Malaspina che, nella seconda metà del secolo XIII, la cedettero definitivamente, in parte per permuta e in parte per vendita, alla Repubblica di Genova.
A questo proposito, riporto qui di seguito quanto dice una annotazione latina posta in testa agli Statuti di Ovada convenzionati nel 1327 con la Repubblica di Genova:

«Anno Domini Millesimo Duecentesimo Septuagesimo Septimo - 1277 - Thomas Malaspina Marchio medietate.m Uvade opidi vendidit Reip.ce Januensis, una cu.e Iurisdict.ne qua.e habebat super nunullas allias terras, pro pretio lirartim decen-milium tunc temporis, per acta not.y Lanfranci à Valario, recepta anno predicto 1277, quibus & c. ».

E' certo che già sotto gli Aleramici il borgo aveva corte e castello; possedeva statuti, privilegi, franchigie sue e si reggeva per consoli. Condizioni queste che non possono risalire anteriormente alla signoria aleramica stessa. Possedeva già la Parrocchiale di S. Sebastiano che dal suo stile stesso, romanico di costruzione, dimostra che la sua erezione è di quel tempo. La tradizione popolare che dice vi abbia predicato S. Ambrogio Vescovo di Milano, durante un suo viaggio in Liguria conferma l'ipotesi.
Il passaggio a Genova risale alla seconda metà del secolo XIII. Avvenne per vendita fattane a diverse riprese dai suoi feudatari; e i cittadini del borgo devono certamente avere avuto la loro buona parte nel fare pressione sui vicini reggitori della Serenissima, affinche' ciò avvenisse. La Signoria stessa feudale che aveva permesso agli ovadesi di reggersi con statuti proprii, non poté impedire che si scegliessero essi stessi liberamente un'altra signoria, che forse dava al borgo un maggiore affidamento di benessere, di tranquillità e di protezione.
 Stemma dei De Uvada - Disegno E' appurato che gli statuti e i privilegi che già godeva vennero conservati dai genovesi a Ovada mediante convenzioni e conferme posteriori; come d'altra parte è provato che vi furono tentativi da parte di Genova di violare poi le convenzioni pattuite, dando corso a liti che si protrassero per anni. Dobbiamo però dare atto che gli ovadesi difesero sempre strenuamente le loro prerogative statutarie e, se riconobbero l'alta signoria della Repubblica e ad essa si affidarono, lo fecero per loro buona convenienza ed a Genova non si sentirono mai completamente asserviti. In altri termini, si riconobbero più alleati che vassalli. Ed anche questo a Genova sarà convenuto per i suoi buoni motivi.
Ovada era un territorio fertilissimo vicino a Genova, dove quest'ultima poteva provvedersi abbondantemente; il commercio si avvicendava tra la Liguria, il Piemonte e la Lombardia, passando per strade note in territorio amico; il borgo con il suo potente castello ed in posizione strategicamente perfetta era un centro di difesa avanzato e fedele che, all'occorrenza, poteva fermare i nemici della Repubblica e ritardarne la penetrazione nel suo territorio. I prò erano molti, e il «do ut des» era certamente di molta convenienza alla Serenissima per non doverne tenere il debito conto.
Naturalmente, come già accennato, non sempre le cose andarono liscie e vi furono vertenze e liti innumerevoli finché, per fatti più gravi, si addivenne ad una convenzione per gli Statuti di Ovada che porta la data del 1447 (uno stralcio di tale atto è inserito per sunto negli Statuti ovadesi trascritti in anni seguenti). In tale accordo Ovada, per mezzo dei suoi rappresentanti, si diede spontaneamente quale suddita alla Repubblica, sulla base di alcuni capitoli di pace che le erano favorevoli, confermandosi tra l'altro tutti i suoi antichi diritti, ossia statuti, usi, privilegi, consuetudini, franchigie ed immunità.
Tale atto pare non sia stato più violato per un lungo periodo di tempo e i privilegi di Ovada rispettati fino al 1621, anno nel quale ricominciò la serie delle contestazioni perché il Banco di S. Giorgio, incaricato delle riscossioni delle gabelle, avrebbe preteso dagli ovadesi delle gravezze da cui le loro franchigie li dispensavano. E pertanto, altra lite con Genova durata innumerevoli anni.
Ma i tempi erano ormai mutati. Lo spirito degli Stati moderni più accentratore, doveva avere per naturale conseguenza la cessazione e l'assorbimento, a vantaggio del potere centrale, di quei privilegi di luoghi o di famiglie su cui si andava estendendo e rafforzando man mano il dominio degli stati stessi. Ed a questa sorte andò soggetto anche il nostro borgo. Ma non si deve dire che questo sia avvenuto per atto di duro arbitrio della Serenissima e senza intervento dell'altra contraente. La Comunità di Ovada elesse deputati proprii che trattarono la cosa nel 1741, ed in pieno accordo delle parti, per reciproche concessioni, con atto rogato dal Cancelliere del Banco di S. Giorgio, cessavano per evoluzione naturale dei tempi ed in modo onorevole per Ovada, tutti quei privilegi ed immunità che essa aveva goduto per secoli e la cui origine si perdeva nell'oscurità dei tempi.
Si è parlato vastamente qui del periodo genovese, soffermandoci più che altro sulle relazioni più o meno amichevoli intercorse tra il borgo e la Serenissima e trascurando forse un poco la cronologia di avvenimenti che, più che storici potrebbero definirsi di carattere locale.
Ma la storia di Ovada, almeno dalla sua annessione e fino al passaggio al Piemonte, è storia genovese.
Le liti o i piccoli fatti di cronaca locale, sono cose ben poco importanti sul luminoso sfondo della storia genovese; ed è per questo che non abbiamo creduto opportuno puntualizzarli se non nelle loro linee generali e dandone una visione di assieme storica ed anche un po' politica.

Ovada fu sempre e per secoli fedele a Genova. Parteggiò naturalmente con le diverse fazioni che allora si disputavano il governo della Repubblica, ed ora con l'una, ora con l'altra, ne subì le sorti nell'ascesa e nella sfortuna; ebbe lotte intestine interne pro o contro questo o quel reggitore, ma sempre con Genova e per Genova. Per brevi periodi fu conquistata da altre Signorie; combatté, subì assedi, si difese, e ritornò immancabilmente alla Serenissima. I suoi figli migliori servirono Genova, combattendo per essa in armi, o sedendo sugli scanni del governo quali legislatori o uomini di toga. La sostennero e la difesero sempre, riconoscendo in essa la Patria.
Questa, in sintesi, la storia di Ovada in tale periodo.

Nei sei secoli circa di influenza genovese, il borgo rifiorì pian piano, si ingrandì, si ornò di belle Chiese, ebbe un commercio molto attivo e fiorente. Subito dopo la cessione venne rinforzato e rinnovato il castello ed il borgo iniziò subito ad espandersi. Famiglie cospicue e potenti genovesi vi costruirono i loro palazzi, le loro ville in collina; concorsero alla edificazione di Chiese e di case. Sorsero Confraternite di ispirazione tutta ligure che avevano, oltre i compiti di carattere prettamente religioso, anche il precipuo scopo sociale dell'assistenza, della misericordia e del mutuo soccorso. Gli usi, i costumi, le consuetudini, la stessa parlata del volgo si affinò e si rispecchiò nell'ambiente genovese ed ancor oggi, noi ovadesi moderni, ci sentiamo tuttora per usi, tradizione, costumi e dialetto più liguri che piemontesi.
Ovada, in quel tempo, non andò certamente immune dalle numerose calamità che afflissero in quei secoli buona parte d'italia. Posta in una fiorente zona di facile transito, subì un po' sempre le vessazioni di quei capitani di ventura che, con i loro eserciti, vi transitavano per le innumerevoli guerre.
Fu decimata nel 1348 da una tremenda pestilenza (quella ricordata dal Boccaccio) che lasciò il borgo praticamente spopolato. Soffrì di una spaventosa carestia nel 1625 e, sei anni dopo, nel 1631, un'altra epidemia di peste fece gran numero di vittime. Ma la buona razza degli ovadesi superò sempre tutto.
Anni veramente difficili furono poi quelli che precedettero il periodo napoleonico. Dal 1794 l'esercito austriaco aveva occupato il borgo per formare quel cordone di difesa che avrebbe dovuto far fronte ad una eventuale avanzata degli eserciti francesi che si temeva, e che avvenne nel 1796. In quei due anni gli ovadesi fecero le prime esperienze di quanto fosse duro il tallone tedesco.
 Pianta di Ovada nel 1648 - Disegno Le vittorie napoleoniche di Montenotte e di Dego, riportarono Ovada a Genova, ma ben presto, nel 1800, la battaglia di Marengo riservò al borgo altri passaggi di truppe, altri lutti, spogliazioni, rovine e tutto quanto gli eserciti stranieri in movimento sanno portare sulle terre dove transitano.
Quando Napoleone incorporò Genova e la Liguria all'impero dividendo la zona in tre dipartimenti, Ovada rimase compresa in quello di Genova. Caduto Napoleone, il borgo seguì le vicende del Ducato di Genova, e con esso fu aggregato agli Stati del Re di Sardegna.
E questa è già storia moderna e storia d'Italia.
Al Risorgimento, Ovada diede i suoi figli come tutte le città italiane che aspiravano all'unità; situata in Piemonte, diede asilo agli esuli ed ai fuorusciti che da altre zone d'Italia, ancora oppresse, fuggivano per accorrere in Piemonte ad ingrossare le schiere di quei patrioti che formarono l'unità della Patria. Offrì il suo olocausto di caduti e di combattenti in Crimea e in tutte le guerre del Risorgimento.
E fu appunto in quegli anni che Ovada andò via via prendendo quella fisionomia moderna che ne ha fatto la bella cittadina di oggi.
Già nei primi anni del 1800 era stata aperta al culto la nuova parrocchiale, che veniva a trovarsi ormai al centro della cittadina che erasì espansa, con i suoi fabbricati, fino all'attuale Piazza XX Settembre. Verso il 1860 fu dato corso alla demolizione del vecchio castello che erasi ridotto a due torri smantellate e qualche rudere, ed ai lavori di sterramento della collinetta sùlla quale il castello sorgeva. Con l'immenso materiale di sterro ricavato, si costruì poi, su progetto dell'Ing. Michele Oddini, la prima circonvallazione sullo Stura che oggi porta il nome del suo progettista, e parte dell'altra, oggi intitolata a Mazzini. Sul grande spiazzo ricavato dalla demolizione e dallo sterramento, sorge oggi la bella Piazza Castello.
Negli ultimi decenni del secolo furono costruite le due ferrovie di Genova - Asti e Ovada - Alessandria, nonché la Tramvia di collegamento con Novi Ligure. Queste moderne vie di comunicazione, diedero un incremento notevolissimo al commercio, agli scambi ed alla prosperità della Città. Sorsero diversi stabilimenti per la filatura della seta (oggi spariti) che diedero lavoro e benessere a tutta la popolazione.
Le vicende del XX secolo, sono ai più, note.
Vogliamo ricordare ai giovani che Ovada diede un contributo altissimo di combattenti e di caduti in tutte le guerre di questo secolo; da quelle d'Africa alla seconda guerra mondiale. Subì per un'altra volta il peso dell'occupazione tedesca dal 1943 al 1945, e i suoi cittadini scrissero pagine di eroismo e di gloria nella lotta per la libertà.
Non dobbiamo dimenticare la tremenda catastrofe del crollo della diga di Molare nel 1935 che causò la distruzione completa del Borgo oltre Orba e ben 111 vittime.

 Stemmi delle Famiglie Feudatarie in Ovada - Disegno Sorge Ovada in Provincia di Alessandria, al termine delle valli preappenniniche dei torrenti Orba e Stura ed alla loro confluenza.
Si eleva sul mare di 192 metri e dista dal capoluogo di provincia solo 34 Km. E' sulla statale che congiunge Genova con Acqui Terme e Alessandria e dista dal mare 37 Km. (a Voltri per il Passo del Turchino), e da Genova - centro 52 Km.
Importante centro ferroviario sulle linee Genova - Asti e Ovada - Alessandria, ha pure un efficiente servizio di autocorriere di linea che la collegano direttamente con le città di Genova - Alessandria - Novi Ligure e Acqui Terme. Questo servizio che ha più corse giornaliere è in coincidenza con linee minori di congiunzione con tutti i centri della zona vicinale.
I dintorni della Città presentano non poche attrattive panoramiche e turistiche. Nelle vicinanze si possono effettuare comode e riposanti passeggiate sia sulle colline coltivate a vigneto, che sui monti preappenninici che, con i loro boschi di castani e faggi offrono particolare spunto ad interessanti escursioni; senza contare le visite che si possono fare ai medioevali castelli sparsi nei paesi vicini e tutti di notevole interesse storico.
I torrenti sono molto pescosi e una abbondante e svariata fauna venatoria, fanno sì che molti forestieri accorrano, anche da zone lontane, a soddisfare qui la loro passione sportiva.

Data la sua posizione geografica, alla confluenza delle grandi strade che collegano Genova con Milano e Torino, le comodità di facile e veloce raggiungimento sia stradale che ferroviario con queste tre grandi città, Ovada è oggi una fiorente cittadina industriale che può vantare una delle medie più basse di disoccupazione della Provincia.
La città, che ancora una ventina di anni or sono aveva una economia prevalentemente agricola ed una estensione edilizia necessariamente limitata alle possibilità dell'epoca, si è andata, via via, estendendo in questi trascorsi anni, e oggi può ben annoverare una popolazione di oltre 11.500 abitanti.
A questo proposito è interessante riportare alcuni dati statistici relativi al movimento della popolazione ovadese negli antichi tempi e oggi:
Nel 1798, anno primo della Libertà ligure, la popolazione di Ovada era composta di 2.054 maschi e 2.076 femmine, con un totale complessivo di 4.130 abitanti. Questa cifra è presumibile che sia stata sempre più o meno costante anche nei secoli precedenti, sebbene non si abbiano dati precisi in proposito.
In quarantasei anni, dal 1798 al 1844, si era già saliti di 2.000 unità; infatti in quell'anno gli abitanti risultano 6.177. Quindici anni dopo, nel 1859, in pieno periodo risorgimentale, gli abitanti sono 6.519.
Il primo censimento del Regno d'Italia nel 1861 ci informa che il numero complessivo dei residenti è di 6.594; sale a 7.053 nel 1871 e a 8.293 nel 1881. Nei seguenti venti anni che ci portano al 1901 il balzo è rimarchevole: circa 2.000 abitanti in più (10.284 per la precisione), che si mantengono più o meno sulla stessa cifra per altri dieci anni: 10.198 nel 1911.
Dal 1911 al 1951, il numero degli abitanti diminuisce leggermente a 9.806 per riprendere poi a risalire ai 10.266 del 1961 e agli 11.500 circa di oggi.
Il fenomeno dell'imponente sviluppo edilizio è invece tutto di questi ultimi venti anni, nei quali si può affermare che in Ovada, dal 1946 ad oggi, sono stati costruiti e resi abitabili non meno di 15.000 nuovi vani.
Questo incremento di carattere positivamente sociale ed economico, è dovuto, oltre che alla evoluzione interna locale, anche alla immigrazione di numerosi nuclei familiari da altre zone e comuni, che hanno trovato in Ovada una sistemazione lavorativa tale che ha loro dato modo di poter fare, di questa cittadina, la loro patria di adozione.
Infatti, numerosi sono gli stabilimenti industriali impiantati in questi anni nella zona. Essi immettono sul mercato nazionale ed estero una vasta gamma di prodotti che vanno dalle macchine di precisione, alle attrezzature perfezionatissime dì completi macchinari per l'industria dolciaria; dalle apparecchiature elettriche, fino alle autogrù di grande portata che vengono esportate su buona parte del mercato mondiale.
 Ovada nel XVII Secolo - Disegno Non va dimenticata l'industria del legno e del mobile che in Ovada vanta tradizioni antiche e che è ben rappresentata in questa città da diversi mobilifici tutti importanti e conosciuti.
Intorno a questi vasti complessi che danno lavoro ad una numerosa rappresentanza operaia, ed in collaborazione con essi, sorgono numerosissime le più piccole imprese padronali e artigiane che impiegano maestranze attive ed efficienti, con non indifferenti doti di iniziativa e capacità.
L'industria dolciaria, particolarmente i biscottifici, immette sul mercato dell'Alta Italia prodotti ottimi e molto quotati. Un fiorente pastificio ed alcune filature e tessiture cotoniere completano il quadro dell'industria ovadese.
E' doveroso altresì ricordare che la nostra zona è rinomatissima per la vasta produzione di vini tipici pregiati e da pasto, quali il dolcetto, il barbera, il cortese, e per i quali esiste in loco una funzionante attrezzatura, più di carattere artigianale, che ne cura la lavorazione e lo smercio in buona parte del territorio nazionale.
Ovada è anche un fiorente centro commerciale e mercantile dove convergono tutti i paesi del circondario. Si svolgono due importanti mercati settimanali e due grandi fiere - mercato annuali: alla fine di ottobre (San Simone) e alla fine di novembre (Sant'Andrea); apportano alla città un vasto movimento commerciale e finanziario particolarmente nel settore della compravendita del bestiame, delle uve e del vino.
Nel campo della attrezzatura ricettiva e turistica, in città esistono diversi buoni alberghi e locande, l'attrezzatura dei quali si dimostra abbastanza soddisfacente.
Un ottimo campo sportivo in Via Gramsci, provvede alle esigenze sportive della cittadinanza e degli appassionati, con campi singoli per Foot-Ball, Tennis, Tamburello, Bocce e Pista. Nella stagione estiva si svolgono tornei notturni di calcio tra le squadre locali e quelle dei paesi del circondario. Abbastanza importante è l'attività sportiva tamburellistica, dove una ottima squadra locale tiene alti i suoi colori in competizioni di carattere regionale e nazionale.
 Stemmi di Famiglie Ovadesi estinte - Disegno Il folklore ovadese si manifesta particolarmente nelle sue festività religiose con relative processioni, dove la nota di colore è data dalle ricchissime ed artistiche cappe indossate dai componenti le Confraternite locali e dai gruppi statuari lignei che vengono portati a spalla per le vie della città.
Dal lato artistico e culturale, non si può tralasciare di ricordare la secolare Civica Scuola di Musica A. Rebora, complesso bandistico di alte e nobili doti artistiche e di insegnamento. Questo complesso, fondato alla fine del XVIII secolo, ha sempre svolto una intensa ed operosa attività, sia per quanto concerne la formazione di giovani portati alla dolce arte dei suoni, sia svolgendo una attività concertistica di grande rilievo e che ha riscosso notevoli successi in molte città d'Italia.
L'Accademia Urbense, sotto l'egida del Comune, di recente costituzione ma di antica tradizione, raccoglie nella sua sede intellettuali e studiosi che si interessano di problemi artistici e letterari e indicono sovente celebrazioni, commemorazioni e interessantissime mostre d'arte.
L'Associazione «Pro Loco», sotto la capace presidenza della N.D. Marie Ighina, svolge opera veramente encomiabile nel campo turistico - commerciale e in tutto quanto concerne il miglioramento e la conoscenza della nostra bella cittadina; promuovendo manifestazioni, conferenze, mostre e convegni che trattano problemi di notevole interesse locale e del circondario.
La P.A. Croce Verde con annessa Sezione Donatori Sangue, merita il riconoscimento particolare di tutta la popolazione ovadese per il suo esemplare e meritorio servizio.
L'Associazione Sportiva, svolge una alacre attività in tutte le discipline dello sport; ed infine il Ricreatorio Don Salvi che porta il nome dell'indimenticabile Sacerdote-Educatore, raccoglie i più giovani, curandone la formazione sia nel campo scolastico che in quello educativo, morale e civico.

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Annotazione del curatore:

Molte cose sono cambiate, ovviamente, dal 1968 ai giorni nostri in Ovada. Le vicende storiche, però, non mutano. Dalle pagine che seguono emerge l'immagine di un'Ovada che forse non era ancora frenetica e complicata come quella di oggi. Comunque, se qualche aggiornamento è da farsi, esso riguarda soprattutto:

Le comunicazioni: con la costruzione dell' autostrada dei Trafori (A26), le comunicazioni con i centri maggiori e, di conseguenza, con tutta la penisola, sono diventate molto più facili. Altrettanto non si può dire per i collegamenti ferroviari poiché la linea per Alessandria è stata dismessa per il trasporto dei passeggeri mentre continue difficoltà affliggono il collegamento ferroviario con Genova ed Acqui Terme.
Gli abitanti: Il loro numero si aggira oggi intorno alle 12.000 unità, considerando solo i residenti, a cui vanno aggiunti i dimoranti e le diverse centinaia di persone che in Ovada trascorrono le loro vacanze.
Le Fiere: che sono diventate tre, essendo stata ripristinata l'antica Fiera della S.Croce, che si svolge in Primavera.
Gli Impianti Sportivi, che con la costruzione del Centro Polisportivo del Geirino, completo di Palazzetto dello Sport, Campi di Calcio e Tennis e Pista di Atletica, forniscono ai giovani tutto quanto occorre per la pratica sportiva a tutti i livelli; a questi nuovi impianti vanno poi aggiunte le numerose palestre private, che offrono ormai ogni possibilità in ogni disciplina sportiva e, non ultimo, nel campo del benessere fisico.
Lo stemma civico: che è stato recentemente riportato all'antica composizione.
Gli Istituti Scolastici, che da allora si sono moltiplicati, con la costruzione di nuove scuole materne ed elementari e di Istituti professionali, tecnici e scientifici che coprono ormai quasi per intero il fabbisogno della popolazione scolastica locale e dei paesi limitrofi.

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