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Famiglie e persone nella storia di Ovada - I Buffa, i Siri e i Pesce (o Pesci)


I Buffa

 Buffa Già nel 1599, nel più antico Registro parrocchiale dei Battesimi, troviamo segnati i Buffa. Nel 1619 essi sono presenti e firmatari nella Convenzione stipulata nella Chiesa dell'Annunziata tra la Comunità ovadese e la Repubblica di Genova con ben quattro nuclei familiari capeggiati da: Jo Christophorus, Geronimus, Gregorius et Stephanus Buffa, il che fa pensare ad un casato Buffa ovadese che comprendeva fino da allora una ventina circa di componenti almeno.
Non si conosce la provenienza di questa progenie, anche perchè oggi il casato Buffa lo troviamo sparso nell'Alessandrino, nel Genovesato, in Piemonte, nel Milanese e financo nell'Urbinate. Quello che è certo è che, nel 1500, erano già bene stanziati in Ovada, dove si distinsero per la loro posizione quasi sempre eminente.
I Buffa ebbero diritto di Ius-patronato nella Cappella a destra dell'Altar maggiore nella Chiesa di S. Domenico, cosa che li qualificava, in quel tempo, di censo abbastanza ragguardevole.
Uomini insigni della famiglia ovadese furono: Ignazio Benedetto (1738-1784), letterato, poeta e pittore, fu il fondatore dell'Accademia Urbense. Il Padre Tomaso Buffa dei Predicatori, fecondo scrittore ed oratore. Francesco Buffa, medico, fu uno dei primi assertori della vaccinazione jenneriana in Liguria. Ignazio, Domenicano, valentissimo oratore sacro. Pier Francesco, celebre medico, direttore del manicomio di Genova, pubblicò una interessante opera sulla filosofia medica. Gian Domenico (1818-1858), patriota, uomo politico e ministro del Re di Sardegna, Commissario regio in Genova, dove si prodigò moltissimo a favore degli ammalati durante l'epidemia di colera e dove, nella sua qualità di Intendente generale, si distinse per le sue alte doti amministrative e di governo. Ovada gli ha dedicato una strada.
Lo stemma dei Buffa ovadesi era, fino a non molto tempo fa, affrescato su un muro del cortile interno della casa natale di S. Paolo della Croce, casa che era stata in tempi passati proprietà della famiglia.

I Siri

Il casato Siri è originario della località "Urbe" sita nel Savonese, sull'Appennino ligure-piemontese. Dalla linea principale - ancora fiorente nell'Orbasco - si sono staccate, nei secoli, le svariate diramazioni che hanno poi formato i numerosi rami stanziati a Savona, a Genova, nel Monferrato, in Ovada ed altrove.
I Siri della linea di Ovada si stabilirono in questa città sul finire del secolo XVII. Già nel 1695 troviamo nei Registri parrocchiali un Nicola, un Alberto ed un Giovanni Siri de locu Urbarum, probabilmente fratelli. Il fatto che nessun altro Siri possa reperirsi negli anni e nei secoli precedenti in Ovada, e la precisa localizzazione del luogo d'origine, sottolineato negli Atti parrocchiali, ci conferma la immigrazione, in quegli anni, di questo primo nucleo nella nostra zona. Di Nicola e di Giovanni non si trova più traccia in seguito. Il solo Alberto, sposato con una tale Geronima, risulta padre di numerosi figli nati qui in Ovada. Pertanto tale Alberto Siri può considerarsi il capostipite delle diverse famiglie che prosperarono ed ancora esistono in Ovada.
I Siri ovadesi non mancarono di distinguersi con la mercatura e con il commercio delle sete. Nel tardo 1700 avevano il diritto di Ius-patronato per le sepolture nelle chiese di S. Maria delle Grazie e della Concezione; ciò conferma la loro distinzione quasi nobiliare in Ovada. Diversi componenti la famiglia si distinsero quali militari, letterati e sacerdoti. Giovanni Siri dei Predicatori, insigne filosofo, fu Dottore in Teologia in Bologna dove morì nel 1742. Sempre nel 1700, Giuseppe Siri servì la Repubblica di Genova con il grado di Capitano contro i Corsi in rivolta; era detto "il Galantuomo". Il Padre Giacinto Siri mori in odore di santità in Genova nel Convento di S. Nicolò. Rocco Giacinto Siri, Generale napoleonico, decorato della Legion d'Onore, Governatore di Roma, Aiutante di Campo di S.M. Gioacchino Murat re di Napoli, mori a Parigi nel 1826; Ovada gli ha dedicato una strada. Giovanni Battista Siri, Maggiore dello S.M. Generale del R. Esercito Sardo, fu precettore dei Duchi di Savoia e di Genova e godette la stima di re Carlo Alberto. Scrisse diversi trattati di fortificazioni militari e morì immaturamente nel 1835.
La famiglia è tuttora fiorente in Ovada ed è anche onorevolmente rappresentata nell'America centrale, in El Salvador, da Carlos Alberto Siri, nato da un emigrato ovadese nel 1905, Ambasciatore all'O.N.U., scrittore di chiara fama, sociologo, filosofo, uomo politico e decorato della Commenda di S. Gregorio Magno e del Grande Ufficialato della Repubblica Italiana.

I Pesce (o Pesci)

 Siri Il Rossi colloca i Pesce o Pesci di Ovada come una propagazione di una delle sette famiglie consortili di Rossiglione inferiore che erano, a loro volta, discendenti degli antichi "Signori di Tiglieto", di cui è memoria fino dal XIII secolo.
Il cognome si ritrova in Ovada fino dal 1600 ed è rappresentato oggi da numerosi nuclei familiari tutti discendenti di quegli undici capi-famiglia di tale nome che, nel 1619, firmarono la convenzione con Genova. Alcuni rami di questo casato ovadese hanno da tempo assunto la loro cognominazione al plurale come derivante dai Piscis de Astis o delle Aste (antica località in quel di Tiglieto) che si identifica con i sopraddetti Signori di Tiglieto. L'Ambrogio Pesce, insigne studioso di questo casato, ci conferma questa versione.
Di questa stirpe ricordiamo Guglielmo Pesce che fu nel 1644 rappresentante della Comunità di Ovada nelle controversie di confine con Tagliolo. Giovanni Battista prese parte alla guerra di Genova contro i Franco-Savoiardi nel 1625. Un altro Giovanni Battista, notaio, fu raccomandato dal Senato genovese per un cancellierato in Corsica nella prima metà del 1700 ed è probabilmente il medesimo che nel 1723 sigla, autentificandole, le antiche franchigie degli uomini di Ovada e Rossiglione. Angelo Pesce (1810-1855) fu Ufficiale del Genio dell'Esercito Sardo, insegnò nel Real Collegio di Racconigi e prese parte al X Congresso degli Scienziati italiani tenutosi in Genova nel 1846. Il di lui nipote Angelo (1838-1903) combattè a Custoza come ufficiale dei Granatieri dove fu decorato di medaglia al valore. Combattè pure in Africa e comandò il Presidio di Trapani durante i moti di Sicilia e morì con il grado di Maggior Generale della Riserva. Luigia Pesci fu sposa del ministro Guardasigilli di re Umberto I, Giacomo Costa. Diversi membri di questa famiglia ricoprirono, per svariate volte, cariche importanti nella Municipalità ovadese, dove si distinsero per attività e probità amministrativa.
I Pesci ebbero sacello nella Chiesa di S. Domenico e una lapide con stemma li ricorda nella Chiesa della Guardia in frazione Grillano. Un'altra arma di questo casato è scolpita sul portale del loro antico palazzo di Ovada in Piazza Assunta.

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