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Famiglie e persone nella storia di Ovada - I Lanzavecchia, gli Oddini, i Beraldi e i Cervellara


Di appartenenti alle quattro famiglie sopracitate, ne troviamo alcuni nominati negli Statuti del 1327, nelle vertenze delle Franchigie, nonchè in cronache relative ad avvenimenti che si svolsero in quel tempo in Ovada e che, con lieve traccia, rimangono documentate in qualche archivio.

Come abbiamo già visto, un Antonio Lanzavecchia rappresentante degli uomini di Ovada, prende parte, assieme a Mainerio de Mainerii, alla stipulazione del trattato di pace del 1447. Questi Lanzavecchia ovadesi erano certamente appartenenti ad un ramo della omonima famiglia alessandrina stabilitosi in Ovada nel secolo XIV. Gli antichi stemmi ancora esistenti in Ovada sono simili a quello della linea principale.
Nel 1751, Giacomo Lanzavecchia, facoltoso benestante ovadese, dona alla Parrocchia tutti i proventi di un anno dei suoi numerosi poderi, affinchè sia rimesso in pristino l'altare, ricomprati gli arredi e solennizzata con l'antico splendore la festività della Provvidenza. Una lapide dell'epoca, ma murata nella nuova parrocchiale ovadese, ne ricorda il munifico gesto e l'altare, ripristinato, esiste ancora oggi, trasportato nella Chiesa di S. Domenico (il secondo della navata sinistra entrando). Sul petto marmoreo di un putto che sorregge la mensa di questo altare, si ritrova scolpita l'arma di questa famiglia. Un altro bell'esemplare in pietra di questo stemma antico è stato ritrovato, riparato e conservato dal signor Attilio Ratto che lo ha fatto murare all'apice di una scala della sua abitazione in fondo all'attuale Via Roma (antica Via Castello), dove un tempo esistevano proprietà dei Lanzavecchia. Sia la lapide, che gli stemmi, portano i segni tangibili della furia distruggitrice rivoluzionaria del 1797: nella lapide sono state scalpellate le intitolazioni di nobiltà dei Lanzavecchia, nello stemma in S. Domenico è stata cancellata l'aquila e quello di casa Ratto è stato spaccato letteralmente in due parti con un colpo di mazza.
Oggi la famiglia è assente in Ovada; il suo stemma viene così descritto dagli araldisti: "d'azzurro a tre lancie, banderuolate, di oro poste una accanto all'altra; col capo del secondo carico di un'aquila bicipite di nero".

 Oddini Un Pietro de Odini è citato una prima volta nella convenzione del 3 gennaio 1368 tra gli uomini di Ovada e Rossiglione. Questa circostanza evidenzia che già in quell'epoca gli Oddini si erano stanziati nelle nostre zone e nel genovesato. L'Ambrogio Pesce ed altri con lui affermano che in atti delle Compere di Genova sono nominati come laneri un Lanfranco de Odino nel 1347 ed un Bartolomeo de Odino nel 1352. Questi ricercatori ci riportano inoltre un detto popolare che noi trascriviamo fedelmente come da essi redatto: "La tradizione di famiglia di questo illustre casato vuole che sia ramo degli Oddi di Perugia che nelle guerre fratricide del medioevo fra i Baglioni e gli Oddi, vinti questi, furono obbligati ad espatriare. Un cadetto di questa famiglia, venuto in Ovada, fu detto (per l'essere piccolo di statura) l'Oddino, ma vi fu chi ascriveva il diminutivo del cognome alla pochezza delle sue ricchezze in proporzione dei suoi affini".
Detto popolare e tradizione a parte, certo è che nella storia di Ovada gli Oddini sono sempre presenti e, quel Pietro che nel 1368 firma la convenzione con i Rossiglionesi è forse il più antico antenato ovadese documentato degli attuali discendenti di tale nome.
Nel 1528 la famiglia viene ascritta al nobile albergo Pinelli di Genova con Obertus q. Joannis. Nella prima metà del XVII secolo questo casato sarà illustrato dal colonnello Michele Odino, abile e prode condottiero che combattè in favore della Repubblica contro il Duca di Savoia nel 1625 e si distinse nella difesa di Ventimiglia e di Novi. Fratello di Michele fu il capitano Stefano Odino governatore per Genova di Capraia. Questo Stefano lo troviamo nel 1631 in Ovada a rappresentare il governo genovese nella formulazione del voto per la costruzione della Chiesa dei Cappuccini. Nel 1798, durante il governo della Repubblica Democratica Ligure un altro membro della famiglia farà parte del Consiglio dei sessanta e, più vicino a noi e più noto agli ovadesi, l'ing. Michele Oddini, realizzerà nel 1855-1860 quella bella strada della Circonvallazione dello Stura che ancora oggi ne porta il nome. Nipote di quest'ultimo e con lo stesso nome sarà Michele Oddini (1882-1964). Membro dell'Accademia Ligustica di Belle Arti, provetto ingegnere ed estroso architetto, costruirà ville, palazzi, monumenti e scuole in Ovada, Genova ed in tutta la Liguria. A Colleferro, l'intero nucleo industriale ed urbanistico della città porterà la sua impronta.  Oddini A Roma dirigerà i lavori di costruzione del grandioso Palazzo dei Marescialli, ora sede del Consiglio Superiore della Magistratura, integrandone con progettazione personale i disegni di massima. Acquarellista e disegnatore di squisita sensibilità, ci tramanderà significative documentazioni artistiche dei più bei paesaggi ovadesi. Uno dei suoi tre figli: Giancarlo Oddini (1914-1943), Tenente degli Alpini, cadrà eroicamente in Russia e sarà decorato di Medaglia d'argento al Valor militare.
La famiglia è tuttora rappresentata in Ovada dall'avv. Mario, insigne professore dell'Università di Genova e dall'arch. Giorgio, a loro volta padri di Serena e Stefano che sono i continuatori del nome di questo illustre casato ovadese.
Gli Oddini ebbero un Jus-patronato nella Cappella a sinistra dell'altar maggiore della Chiesa di S. Domenico, dove esiste tuttora l'antico sacello di famiglia e dove su un quadro si possono ancora osservare le armi attribuite agli Oddini che sono una sirena fluttuante nel mare con il capo di tre colonne poste in palo. Dobbiamo però, a questo proposito, far osservare che quest'arma non ha alcuna affinità araldica con gli stemmi degli Oddi di Perugia, nè con quelli degli Oddini che in Genova furono ascritti, nel 1528, all'albergo Pinelli.

Come gli Oddini, anche i Beraldi sono sempre presenti nelle antiche cronache ovadesi. Ad essi si deve la costruzione, nel secolo XVI, della piccola Chiesa di S. Bernardino, oggi ridotta ad abitazione civile ed incorporata nell'edificio dove trovasi il Bar delle corriere in Piazza XX Settembre. Nel 1635, Dorotea Beraldi donerà un vasto appezzamento di terreno di sua proprietà con relativa fonte per la costruzione del convento cappuccino e sua chiesa. Il 9 agosto del 1658 Pier Francesco Beraldo, ambasciatore degli uomini di Ovada e Rossiglione, unitamente a Giacinto Maria Mainerio, presenterà al Senato genovese la supplica per la definizione della secolare vertenza delle Franchigie.
Gli appartenenti a questo casato si distingueranno sempre in Ovada per la loro savia amministrazione della cosa pubblica, per la loro probità e riservatezza.
Il loro stemma, come ci appare da un esemplare conservato dagli attuali discendenti, è così effigiato: "troncato, nel primo d'oro all'aquila di nero, nel secondo di verde al montone al naturale accostato da due gigli d'oro".

Dei Cervellara abbiamo ben poche notizie. Un'iscrizione incisa su un riquadro a stucco forte a forma di lapide, esistente sulla tribunetta a sinistra sovrastante l'altare maggiore della chiesa dell'Annunziata, ci riporta il nome di un Cervellaria che, nel 1471, fu benefattore o contribuì alla ristrutturazione della chiesa stessa (in quei tempi molto più piccola), cedendo alla Confraternita alcuni suoi fondi o terreni esistenti sul luogo. Questo graffito, passato sempre inosservato e sconosciuto, ci appare molto consunto e con molte sue parti illeggibili ed incomprensibili oggi. Ci conferma però due cose: la prima, molto importante, che ci permette di dire che già nel 1471 la Confraternita dell'Annunziata o dei Turchini era già viva e fiorente in Ovada e sita in quella stessa località extra muros; la seconda, che comprova l'esistenza della famiglia Cervellara nel XV secolo in Ovada e ce ne fa conoscere lo stemma.
Il nome di questa famiglia ci riappare soltanto ancora due volte circa due secoli dopo: nell'elenco dei capi-famiglia radunati nella stessa chiesa per il rinnovo delle cariche pubbliche, nel 1619, con Marcus Cerveleria e in un rogito di legati per S. Messe portante la data 1 ottobre 1667, rogato dal notaio Serravalle e nel quale Cervellara signor Bartolomeo, lega una sua terra posta in località "sotto gli Ergini".
Lo stemma di questa antica famiglia, oggi del tutto estinta in Ovada, ci si presenta come uno scudo ovale caricato di una banda e con il capo attraversato da una fascia: ne sono sconosciuti i colori, mancando nell'esemplare il tratteggio.

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