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I Bonelli - Porpore alessandrine, Cavalieri Aurati e di Malta.


Articolo n. 128 - Pubblicato su "La Provincia di Alessandria" del Luglio-Dicembre 1990
(Approfondimento ed ampliamento del precedente Art.n. 123)

 Bonelli di Alessandria Molte stirpi, nobiliari in origini, oggi oscure e sconosciute, debbono la loro decadenza in notorietà perchè i secoli trascorsi hanno irrimediabilmente sconvolto le situazioni originarie. Vi sono stati trasferimenti di individui e di famiglie in luoghi lontani dalla loro sede primitiva, sono stati consumati patrimoni considerevoli, come altri se ne sono formati ex novo, si è affievolito il ricordo delle generazioni precedenti, si sono lasciati decadere oltre i termini riconoscimenti e diritti acquisiti in tempi lontani e, più che altro, le parentele si sono estremamente dilatate si da rendere fra loro sconosciuti gli appartenenti ad uno stesso cognome. E' questo un discorso lungo e complicato che non si può svolgere nello spazio di un semplice articolo di nozionismo araldico e genealogico.
I Bonelli (la derivazione è da Bono-Boni con alterazione diminutiva in Bonello-Bonelli) sono un'antichissima prosapia che ha radici accertate fin dall'Alto Medioevo. Troviamo questo cognome sparso per tutta l'Italia e non è nemmeno pensabile che tutti discendano da uno stesso ceppo. E' un cognome derivato da una qualità e da un carattere, talvolta come soprannome di persona di buoni sentimenti affermatasi anche nell' ambito sociale, si da caratterizzare tutto un gruppo di nuclei famigliari in zone o località anche vaste, se pur di spazio circoscritto, entro le quali si segnalarono e si distinsero per questa loro prerogativa. G.B. di Crollalanza, nella sua ponderosa opera araldica sulle famiglie italiane, ci segnala ben sei casati di Bonelli: quello di Barletta, del quale si hanno notizie fin dal X secolo; di Tolentino, ascritto al Patriziato tolentinese dal 1272; di Saluzzo, risalente al 1270; di Lodi; di Sicilia ed infine di Alessandria e di Roma, che sono i più noti. I Bonelli liguri, poi, li troviamo già presenti nel Genovesato fin dal 1171 ed i Bonelli sono anche nobili di S. Marino. Lo Spreti, più moderno e recente, che scrive quando l'ordinamento araldico ed i riconoscimenti dello Stato Unitario sono ormai ben definiti, ci segnala soltanto un paio di casati di questo cognome: quelli di Barletta e di Lodi, entrambi con diramazioni in Napoli. Gli stemmi di queste famiglie hanno in comune la banda, che può essere ondata o meno. Le figure araldiche sono diverse e particolari per ogni singola famiglia, ma il bue passante di rosso è l'immagine che maggiormente si distingue nelle casate più note. I Bonelli di Bosco e di Alessandria, dai quali discesero poi quelli di Roma, erano già, prima di essere illustrati dal Cardinale Michele e da altre figure notevoli, un casato conosciuto, distinto ed abbastanza ragguardevole nella sua terra originaria di Bosco. L'avere avuto dei personaggi così insigni ed eminenti alla Corte romana fu cosa che oltremodo li nobilitò e li inserì nel novero delle famiglie più importanti dell' epoca.
 Bonelli di Alessandria Michele Bonelli, nato con il nome battesimale di Antonio, lo mutò in quello di religione quando, giovanissimo, vestì l'abito bianco e nero dei Predicatori. Nato a Bosco, allora Diocesi di Tortona, il 25 novembre 1541 (qualcuno dice anche 25 dicembre), era figlio del Capitano Marco Bonelli e di Domenica Manlio, figlia della sorella dell'allora Cardinale alessandrino Michele Ghislieri, poi Pio V, Gardina Ghislieri in Manlio. Pertanto era pronipote del futuro Papa. Entrando nell' ordine Domenicano assunse il nome di Michele, forse in omaggio al prozio già allora insigne e dottissimo frate domenicano, grande inquisitore ed alto prelato romano. Quando il Papa lo chiamò a Roma per imporgli il Cappello il 6 marzo 1566, fra Michele erasi già distinto, sebbene appena venticinquenne, fra i Domenicani della Minerva e del Collegio Germanico di Roma per dottrina ed erudizione. Aveva insegnato teologia all'Università di Perugia (le sue lezioni manoscritte si trovano ancora oggi nella Laurenziana di Firenze) ed era stimato per la sua vita di religioso integerrimo e sapiente. Non fu pertanto una chiamata di puro egoismo famigliare perchè Pio V aborriva qualsiasi forma di nepotismo e se chiamò a Roma il pronipote e lo elevò alla porpora cardinalizia fu, più che altro, perchè spinto da ragioni contingenti, da necessità consuetudinarie e, come ben dice il Pastor: "si vide costretto a tirarsi vicino a suo scarico un parente, nel quale credeva di potere assolutamente fidare.". Di questa avversione del Papa ad elevare persone della sua famiglia alle cariche vaticane fanno fede alcune lettere, che il Bruzzone riporta, indirizzate alle nipoti e nelle quali, ancora Cardinale, le dissuade a mirare troppo in alto. E significativa inoltre l'esortazione che, già Papa, indirizza a Domenica, madre del Cardinale Michele: "Direte ancora (alla Domenica) che non s'innalzi tanto d'avere un figlio Cardinale, che potria essere di poco più lunga durata, di quanto sarà d'aver un suo zio Papa, ma che vogli mettere i suoi pensieri nell'altra vita, e che non si lasci empier di vento.". Ciò non toglie però che una certa accondiscendenza e benevolenza verso i suoi il Ghisleri l'abbia messa in atto fin da quando era ancora Vescovo e Cardinale, perchè di suoi nipoti o pronipoti in Roma, durante il suo cardinalato ve ne erano già due che erano convittori e studiavano presso il Collegio Germanico e, pertanto, potremmo dire che erano suoi protetti. Entrambi erano fratelli del nostro domenicano fra Michele Bonelli, futuro Cardinale. Non erano sacerdoti, e verso di loro lo zio, prima Cardinale e poi Papa, non era rigido ed attento come si prefisse di essere, almeno nei primi tempi, con il Cardinale Michele da poco elevato alla porpora. Uno sfogo di quest'ultimo lo abbiamo, riportato dal Pastor, nelle relazioni degli ambasciatori, dove pare che il Bonelli si lagnasse dicendo 'che gli altri (nipoti) havevano autorità dal Papa et io non n'ho alcuna.'. Certamente in quei primi momenti il Papa sorvegliava il nipote e teneva d'occhio il suo comportamento. Gli 'Avvisi di Roma' del 26.6.1566, a poco più di tre mesi dalla nomina di Michele a Cardinale, ci dicono che "havendo il papa inteso che il Card. alessandrino andava troppo spesso alle vigne et parendoli vita troppo licentiosa, gli ha commesso che non parta più di Palazzo e che piglia esempio della vita di S.S.tà quando ancora era giovane.". Non solo questo, ma lo zio Papa, affichè il giovane porporato non si montasse troppo la testa, gli inibiva di indossare la porpora ed il cappello rosso, ordinandogli di continuare a vestire l'abito bianco e nero del suo Ordine: "Ordinis sui vestibus utatur, pauperem vitam vivat.". Pio V conosceva bene la Roma del suo tempo e gli usi e costumi di tanti componenti la Corte papale e, da rigido inquisitore e moralizzatore che era stato e che era, correva, nel limite del possibile e almeno nella cerchia dei suoi famigliari, ai ripari. Pertanto il novello cardinale dell' Ordine dei Preti inizia la sua carriera vestito dell'umile tonaca domenicana e continuerà ancora ad indossarla per anni. Ne vediamo la conferma nel quadro esistente nella Cappella del Rosario in Santa Croce di Bosco, dove il Bonelli è ritratto vicino al Papa e dove indossa il semplice abito bianco e nero dei Predicatori.
 Bonelli di Alessandria Chiamò subito a Roma il proprio padre, Capitano Marco Bonelli, forse nella speranza di poterlo fare elevare a qualche importante carica vaticana, ma il Papa non volle sentire ragioni ed ingiunse al nipote di ritornarsene immediatamente alla sua terra di Bosco e, per levare ai parenti ogni speranza di altri concetti, emise una bolla che vietava loro ogni infeudazione. Non sarà sempre così perchè, come vedremo, in seguito ammorbidì questo suo atteggiamento e permise ai nipoti di ricevere titoli e feudi, sebbene concessi da altri Sovrani e che non implicarono mai i possedimenti e le risorse della Chiesa. Questo a differenza di altri Papi che, con il nepotismo, impinguarono coi beni ecclesiastici figli, fratelli, nipoti e pronipoti. La colonia boschese in Roma era già ben rappresentata in quel tempo e divenne in seguito più numerosa perchè tra i parenti diretti Ghislieri, i collaterali Bonelli ed altri di svariate estrazioni, tutti ricorrevano a questo loro grande conterraneo per impetrare favori e presentare suppliche. Come abbiamo già detto, Pio V era molto ristretto nelle concessioni e se amava soccorrere i parenti e gli amici nella vera necessità e nel reale e contingente bisogno non voleva però esaltare le loro ambizioni. Abbiamo visto la prudenza e la parsimonia usata verso il Cardinale alessandrino che pur era, sebbene giovane, di grande saviezza e rara sagacia, qualità che gli guadagnarono in seguito le confidenze e l'attenzione del prozio e di tutti gli altri Papi che vennero dopo, fino a Clemente VIII. Nel 1568 fu fatto Camerlengo di S.R.E. e soprintendente di tutto lo Stato Ecclesiastico. Nel 1571 ebbe l'Abbazia di San Michele della Chiusa in Valle Susa con una rendita molto cospicua. In pari tempo svolse la missione diplomatica in qualità di legato 'a latere' presso i Re di Spagna, di Portogallo e di Francia per appianare le difficoltà che in quei Regni si incontravano per l'adempimento del Concilio di Trento e, in pari tempo, per ottenere soccorsi ed associare quei Sovrani nella Lega contro i Turchi. I Principi con cui trattò il Bonelli in questa sua Legazione lo stimarono assai perchè, come dice il Moroni nella sua vasta opera di Erudizione Ecclesiastica di ben 105 volumi, il Bonelli trattava con i Grandi senza bassezza, con gli inferiori senza fasto, sicchè rendevasi a tutti amabile e degno della eminente dignità di cui era rivestito. Filippo II lo prese così a ben volere che gli conferì una pensione di settemila scudi annui e gli donò il Marchesato di Bosco sua patria e molti privilegi di giurisdizione ecclesiastica nello Stato di Milano e nel Regno di Napoli. Carlo IX lo regalò di un diamante pregevolissimo che si trasse dal dito. La sua missione fu coronata da tale successo che si potrebbe dire che la fortunata vittoria di Lepanto fu anche un poco dovuta alla sua missione diplomatica. Ebbe a compagni in quella Legazione: Ippolito Aldobrandini, uditore di Rota, poi Pontefice con il nome di Clemente VIII; Alessandro Riario; Matteo Contarelli; Francesco Maria Tarugi, che furono poi tutti Cardinali e San Francesco Borgia, Generale dei Gesuiti. In questa spedizione non mancò nemmeno un boschese della colonia romana: Guglielmo Bastone, prelato della Segnatura che Pio V designò più volte ad accompagnare il Cardinale alessandrino nelle sue legazioni. Questo Bastone fu in seguito creato Vescovo di Pavia da Clemente VIII e Nunzio Apostolico a Napoli. Fu gran protettore della Religione Gerosolimitana di Malta, dei Canonici di San Giorgio in Alga, del Regno d'Ungheria e del Ducato di Savoia. Aiutò molto, anche finanziariamente i suoi fratelli e non si dimenticò mai della sua terra natale di Bosco, dove tornò da Cardinale ben sei volte: nel 1572, quando vi acquistò un sito per costruirvi una grandiosa casa per la sua famiglia, nel 1574, quando comperò pure un palazzo in Alessandria, nel 1578, nel 1582 e nel 1596 quando vi si trattenne per oltre sei mesi e dove fece abbellire la parrocchia di S.Pietro, porre le balaustre e cancelli alle cappelle ed impreziosire e rinnovare l'altare maggiore.
Curava molto in quel tempo i lavori di costruzione del grande convento domenicano voluto da Pio V in Bosco e donò alla chiesa di Santa Croce il bellissimo altare della Cappella del Rosario che porta le sue armi, quelle dell'Ordine Domenicano e di Malta. Il vasto quadro del pittore Cossali, che ancora oggi trovasi in detta cappella sopra l'altare, in ottime condizioni di conservazione, porta la data del 1597 e ci tramanda i ritratti dei più importanti fautori della vittoria di Lepanto: Pio V in atto di benedire lo stendardo, il Re Filippo di Spagna, il Doge di Venezia Mocenigo e lo stesso Cardinale Michele in abito domenicano. Anche questo quadro fu da lui commissionato e donato alla chiesa. Quando Pio V morì nel 1572 egli era presente, gli somministrò i Sacramenti e ne raccolse l'ultimo respiro.
 Bonelli di Alessandria Gregorio XIII, che venne dopo Pio V. lo deputò sopra la Congregazione della Riforma Apostolica e lo invitò a vestire l'abito ed il cappello rosso con tutte le altre prerogative cardinalizie che gli spettavano di diritto e che, per rispetto alla volontà dello zio Ghislieri il Bonelli non aveva fino ad allora mai usate. Ebbe molta influenza sulla fondazione del Collegio di S.Tomaso d'Aquino alla Minerva e fu grande elettore di Sisto V (Peretti), del quale fu sempre amico e consigliere. Questo Papa lo elesse a suo Vicario Generale in Roma ed in tutto lo Stato Ecclesiastico con pienissime facoltà per la disciplina e la giustizia, con la possibilità di riformare giudizi e sentenze, con illimitata autorità di concedere grazie e stabilire pene senza sottomettere ad alcuno la sua maniera di operare, salvo al Pontefice. Di queste amplissime facoltà si servì il Bonelli con tale moderazione e prudenza da soddisfare a tutti, essendo egli più propenso a fare grazie e favori che ad imporre castighi e supplizi. Si impegnò assai nella canonizzazione di S. Giacinto, domenicano, e di San Diego e fu tra i Cardinali che opinarono a favore della riconciliazione di Enrico IV Re di Francia. Clemente VIII lo deputò a capo della novella Congregazione per l'esame dei Vescovi e lo elesse Vescovo di Albano. Si deve a lui la fondazione di un seminario nei Grigioni per 34 alunni al fine di mantenere la religione cattolica in quelle regioni. La scelta nepotista di Papa Ghislieri si era rivelata eccellente e fruttuosa di opere, di compimenti e di realizzazioni.
Dopo aver servito ben sette Papi: Pio V, Gregorio XIII, Sisto V, Urbano VII, Gregorio XIV, Innocenzo IX e Clemente VIII, dei quali era stato conclavista ed elettore, dopo trentadue anni di cardinalato, volle compiere ancora una visita alla sua terra natale e fu l'ultima, perchè appena ritornato a Roma si ammalò 'morbo quem medici Perermian vocant' ed in sette giorni, il 4 aprile 1598, passò ad altra vita. Aveva 57 anni. Fu sepolto in Santa Maria sopra Minerva ove il Cardinale Pietro Aldobrandini eresse, a memoria di lui, un mausoleo sontuoso. 'Strenue ac feliciter perfuncto religionis,prudentiae integritatis eximiaeque virtus laude prestantissimo.' (1)
Teodoro Amayden, storiografo del XVII secolo, nella sua interessante 'Storia delle famiglie romane' alla voce Bonelli crea un poco di confusione. In quell'epoca (prima metà del 1600) era Prelato votante della Segnatura, il giovane Carlo Bonelli, pronipote del grande Cardinale Michele. A questo Monsignore di così nobile casa l'Amayden, per l'usuale cortigianeria del tempo, augura il cardinalato, cosa che si avvererà nel 1663. Scrivendo poi di questa famiglia, dopo la morte dei primi grandi Bonelli lo storico ci riporta testualmente le epigrafi sepolcrali di quelli sepolti nelle varie chiese di Roma ma, a causa dell' omonimia tra i due fratelli Michele, il Cardinale e il laico, ci crea una mescolanza d' informazioni che può trarre in inganno il lettore. Il vero nome battesimale del Cardinale, come già abbiamo detto, era Antonio, cambiato poi in quello religioso di Michele. L'autentico Michele era fratello minore del Cardinale, essendo nato in Bosco nel 1551. Anche lui era sceso a Roma e studiava al Collegio Germanico sotto l'alta protezione dello zio. Pio V gli assegnò una entrata annua di 400 scudi con divieto di chiedere maggiori cose. Nel 1569, a soli 18 anni, ebbe dal Papa l'onorifica missione di portare a Cosimo de Medici il titolo di Granduca di Toscana conferitogli dallo stesso Pontefice. Nell'anno seguente fu inviato presso Don Giovanni d'Austria e con lui partecipò alla vittoriosa battaglia di Lepanto il 7 ottobre 1571. Nel 1572 fu nominato Generale della Infanteria Pontificia ed ispettore delle fortificazioni. Nel 1573 Gregorio XIII lo inviò a Torino presso il Duca di Savoia, Emanuele Filiberto, a consegnare il Breve Pontificio che stabiliva la confermazione dell' Ordine Equestre dei SS. Maurizio e Lazzaro e le sue insegne. Di questo Ordine il Sovrano piemontese lo insignì con la Gran Croce e lo creò Commendatore di Piemonte e Comandante dei Cavalieri dell'ordine, che avrebbero dovuto militare sulle navi destinate a combattere contro i Turchi. Accompagnò nel 1585 Carlo Emanuele I di Savoia in Spagna per le nozze con l' Infanta Caterina d'Austria e, in questa occasione, fu creato Cavaliere del Supremo Ordine dell' Annunziata.
Aveva sposato Livia della nobile stirpe romana dei Capranica dalla quale ebbe due figli: Giovanni Domenico, che fu Cavaliere di Malta e che morì giovanissimo all'età di 20 anni e fu sepolto in S. Maria sull'Aventino dove una lapide, fatta porre dallo zio Cardinale alessandrino, ancora oggi lo ricorda, ed Elisabetta, che fu monaca in Roma nel convento dei Santi Domenico e Sisto. Michele Bonelli, Cavaliere, morì in Roma nel 1604 all'età di 53 anni e fu sepolto in San Lorenzo fuori le mura, dove tuttora una bella lapide, fatta apporre dalla moglie Livia Capranica, lo ricorda ai discendenti.
Altro fratello del Cardinale Michele fu Gerolamo Bonelli, che era nato al Bosco nel 1540 e, pertanto, di un anno maggiore e primogenito. Anche lui, come tanti, scese a Roma e studiò al Collegio Germanico. Quando Pio V fu Papa non gli fissò che un appannaggio annuo di 500 scudi malgrado le molte istanze e suppliche per ottenere di più. Fu Ufficiale della Guardia Svizzera ed il Pastor lo nomina una sola volta, con il fratello Michele, fra i personaggi che compongono il corteo all' entrata trionfale di Marcantonio Colonna in Roma dopo la battaglia di Lepanto. Alla morte dello zio Pio V fu nominato custode del Conclave che elesse Gregorio XIII nel 1572. Postosi al servizio degli Spagnoli fu nominato Capitano di una delle quattro compagnie di uomini d'arme e generale della Cavalleria del Ducato di Milano. Il Re di Spagna lo fece Cavaliere di S. Jago. lo arricchì di molte entrate e lo investì del Marchesato di Cassano nel 1573. Molti di questi benefici erano dovuti alla benevolenza che il Re di Spagna manifestò sempre verso i nipoti di Pio V ed in particolar modo al Cardinale Michele. Per le necessità del suo ufficio, il Gerolamo dimorava a Milano più che a Roma. In Milano era reputato arrogante e prepotente. Nel 1582 fu implicato in un fatto di sangue, per vendetta privata, avvenuto in Cassano dove perse la vita un certo Giulio d' Adda. Ristette qualche tempo trattenuto nella cittadella di Alessandria, ma le alte protezioni lo resero impune e libero da pena. Ritornato a Roma, vi morì il 29 agosto 1593 primo dei tre fratelli Bonelli. Aveva sposato una gentildonna toscana, Adamante Peruzzi, dalla quale ebbe cinque figli, tra i quali Antonino Pio che, sposato a Maria Grimaldi genovese, fu il continuatore della famiglia e del nome e che fu padre dell' ultimo Cardinale Alessandrino, Carlo Bonelli.
Antonino Pio ereditò dallo zio Michele il feudo di Bosco e dal padre il Marchesato di Cassano con tutti gli altri diritti feudali ed i beni di primogenitura stabiliti a suo tempo dal Cardinale Michele, comprese le disposizioni per prelature agli ultrageniti ed il diritto per le femmine di succedere nei titoli e nei beni. Acquisì la Signoria di Salce ed il Ducato di Montanara. Dimorava sovente in Bosco dove la casa Bonelli brillava e teneva gran coorte di livree, di carrozze, di cavalli, cacce e tornei. Le livree di casa Bonelli sia a Roma che a Bosco sono descritte dal Padiglione nella sua importante opera sull'argomento.
Il casato restò importante, particolarmente in Roma, dove nel 1756 il Papa Benedetto XIV, in considerazione che i Bonelli erano congiunti di sangue di San Pio V, li dichiarò Principi Romani di Primo Rango, autorizzandoli a cimare il capo del loro blasone gentilizio con il padiglione e le chiavi pontificie.
Chiudiamo questa già lunga rassegna di Bonelli storici con il terzo ed ultimo Cardinale alessandrino che fu Carlo, figlio di Antonino Pio e di Maria Grimaldi. Nato in Roma nel 1612 fu fatto Cameriere Segreto da Urbano VIII ed annoverato tra i Prelati della Congregazione del Buon Governo. Dopo aver governato alcune città dello Stato fu richiamato a Roma da Alessandro VII che lo fece Governatore della città e lo consacrò Arcivescovo di Corinto. Fu inviato poi come Nunzio presso il Re di Spagna Filippo IV e rimase ben otto anni a Madrid. Fu creato Cardinale dal titolo di S. Anastasia nel 1664. Venne ascritto alle Congregazioni della Consulta, delle Immunità ed ebbe la protettoria dei Padri Cappuccini di dove proveniva. Fu presente ai conclavi dei due Clementi IX e X e, durante il conclave del 1676 per l'elezione di Innocenzo XI Odescalchi si ammalò gravemente e morì il 27 agosto di 65 anni. Anche lui come lo zio Michele è sepolto in S. Maria sopra Minerva dove un bel mausoleo lo ricorda ancora ai posteri.

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NOTE del curatore:

1) Il nostro Cardinale visse in un periodo molto difficile per la Chiesa. Si era infatti in piena Controriforma, quella Controriforma che ebbe in Sisto V il suo maggiore artefice ed esponente. La durezza dei tempi è testimoniata ampiamente ed il fatto che il 'Papa Tosto' (così era definito Sisto V per la sua determinazione, che rasentava il cinismo) abbia dato così ampi poteri in materia di ordine e giustizia al Bonelli ce la dice lunga sulle qualità che quest'ultimo doveva avere. A parte ogni discorso di convenienza ed agiografico, per mantenere l'ordine nella Roma di quei tempi, dove di giorno si riversavano turbe di pellegrini, dove le 'cortigiane' erano adulate e protette da cardinali che in quanto a pelo sullo stomaco non avevano da imparare nulla da nessuno, dove calavano a centinaia i questuanti, i derelitti, i finti ammalati e tutta quella fauna eterogenea che finiva sui sagrati delle basiliche a mendicare, dove di notte si aggiravano solo le bande dei sicari assoldati da questo o quel potente e dove avvelenare un Papa per farne un altro era gioco da ragazzi, mantenere l'ordine ed amministrare la giustizia era veramente difficile. D'altra parte il Papa Sisto aveva già le sue beghe famigliari e le sue vendette personali da consumare e, pertanto, non aveva certo molto tempo per occuparsi anche del resto. Da tutto questo emerge sicuramente la personalità forte ed autoritaria ma nel contempo equilibrata e giusta del nostro Cardinale che, a quanto pare, riuscì molto bene nel suo compito, dimostrando di avere, come suol dirsi, due palle così..... e a quei tempi ed in quei frangenti ce n'era di bisogno!

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