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Il Sacco di Ovada.


Articolo n. 84 - Pubblicato su "La Provincia di Alessandria" del Gennaio-Febbraio 1984

 Sacco di Ovada La pagina di cronaca ovadese che ricordiamo in queste note ha avuto, in epoche posteriori e nella tradizione orale popolare tramandata fino ad oggi, non poche versioni, tutte più o meno addomesticate ed imprecise. Soltanto oggi, alla luce di documentazioni d'epoca, possiamo darne l'interpretazione esatta correggendola dalle fantasticherie che nel passato l'avevano incorniciata e che attribuivano la responsabilità della razzia agli Austro-Russi che in quell'epoca circondavano Ovada. In questa tradizione si inseriva anche l'episodio della nobildonna ovadese che, per evitare la devastazione, avrebbe portato le chiavi della città al Comandante austriaco allo scopo di evitarne le rappresaglie. Un manoscritto che lo scrivente in altri suoi articoli ha più volte citato e che esiste presso l'Archivio Comunale di Ovada, ci racconta i fatti nella loto realtà. Tale fascicolo raccoglie una serie di lettere e rapporti ufficiali che la Municipalità di Ovada inviava, quasi giornalmente, a Genova al Governo della Repubblica Democratica Ligure ragguagliandolo sugli avvenimenti ovadesi. Da esso possiamo avere il quadre diligente di quanto realmente accadde.
Dobbiamo premettere che il momento storico era confuso e molto critico per il nostro borgo che, pur facendo parte integrante della Repubblica Ligure, si trovava strategicamente situato in una zona di estremo confine che lo rendeva vulnerabile a tutte le offese ed a tutti i soprusi sia dei nemici che degli alleati. Si era alla vigilia della battaglia di Novi (che avvenne il 15 agosto 1799) e Ovada era circondata dalle truppe Austro-Russe che chiudevano il cerchio intorno a Genova. Nella zona agivano pure non poche bande di paesani monferrini antifrancesi che, con le loro razzie ed incursioni, aggravavano in sovrappiù la situazione già estremamente disagiata di queste nostre zone e delle nostre genti.
 Sacco di Ovada Gli Austriaci ed i Russi, stando a quanto ci dicono i documenti, non ebbero parte alcuna nei fatti che avvennero in quel giorno, anzi tentarono, per quanto loro possibile e, aggiungiamo noi, in maniera molto blanda, di evitare che un gruppo di monferrini, in certo qual modo loro alleati e fiancheggiatori, compissero quell'atto di rapina che, purtroppo, avvenne e che, sul momento, rimase impunito. Essi non entrarono nel borgo che, completamente privo di difesa e disarmato, era praticamente alla loro mercè. Si accampareno oltre i ponti e, a titolo precauzionale, fecere requisire tutte le armi sia da caccia che da guerra esistenti, facendole depositare nella Casa Municipale sotto la garanzia dei reggitori del Comune che si rendevano mallevadori della custodia e del non uso da parte della popolazione.
 Sacco di Ovada La requisizione delle armi ed il lore deposito in Comune era venuto a conoscenza di un certo Guerrina che agiva nella zona a capo di una numeresa banda di irregolari antifrancesi. Il Guerrina, che teneva il suo comando nei pressi di Roccagrimalda, operava con azioni di guerriglia e di disturbo nella zona di confine, spingendosi fin dentro il territorio genovese per razziare bestiami, vettovaglie, armi e per recar danno e molestia a quelle poche ed isolate forze militari francesi che facevano quello che potevano ed agli sparuti reparti della Milizia Ligure che presidiavano i paesi. Dobbiamo tener presente che in quei tristi momenti sia i Francesi che i Liguri che gli Austro-Russi vivevano tutti sulle spalle delle popolazioni e delle povere risorse dei territori che occupavano, creando così un ben miserevole stato di disagio e di sofferenza per gli abitanti della zona. Nella prima mattinata di quel 5 giugno il Guerrina, alla testa del suo numereso gruppo di armati, si presentò ai Comandanti Austro-Russi "domandando e pretendendo più degli altri di poter dare un saccheggio generale al borgo di Ovada, assieme agli altri suoi compagni'" (le frasi tra virgoletta sono tratte integralmente dai rapporti citati). Sapendo con chi avevano a che fare e non volendo crearsi ulteriori complicazioni, gli Ufficiali che comandavano quei reparti si opposere a tale richiesta ma ciononostante non poterono o vollero impedire che la banda entrasse ugualmente nel borgo e, con intimidazioni, minacce e peicosse, si impadronisse dell'ingente carico d'armi e munizioni che era stato depositato nella Casa Comunale. Certamente gli Austro-Russi, dopo avere negata la loro collaborazione al Guerrina, si disinteressarono completamente della faccenda che, secondo la loro mentalità, doveva regolarsi tra liguri e monferrini e, perciò, tra italiani. Il relatore del rapporto non dà giudizi in merito, si limita a raccontare i fatti e noi, con lui, facciamo altrettanto. Ci pare però che il trafugamento delle armi agli Ovadesi che erano liguri e per di più alleati dei Francesi, non sia stato affatto sgradito a quelli che la guerra la facevano proprio ai Francesi. In ogni caso la rapina avvenne e, contemporaneamente, i Monferrini si abbandonarono a soprusi, violenze e saccheggi che gli abitanti, disarmati ed inermi, dovettere subire "con la più grande desolazione di questa Commune.". Il Guerrina con i suoi non era nuovo a queste gesta: "Dal suo postamento della Roccagrimalda mostrò sempre il suo mal'animo contro queste popolazioni diportandosi con molta ostilità nel blocco della Liguria contro il nostro paese, effettuando saccheggi in molte cassine di questo territorio, specialmente alla Villa della Costa di questo Cantone, ridotta all'ultima miseria dai detti monferrini sotto gli ordini del Guerrina.". Come abbiamo detto più sopra, il fatto restò momentaneamente impunito ma l'anno seguente 1800, dopo la battaglia di Marengo ed il ritorno della supremazia francese in Liguria, venne per Guerrina il tempo di rendere conto dei suoi atti.
 Sacco di Ovada Il 17 agosto del 1800, Festa Patronale di San Giacinto (erano ormai trascorsi 14 mesi dalla razzia) il Guerrina, forse sperando che le sue gesta fossero ormai dimenticate dagli Ovadesi, venne in Ovada. Riconosciuto da molti, fu prelevato dall'abitazione dei suoi conoscenti dove erasi rifugiato e trascinato sulla strada per essere linciato. L' intervento della Gendarmeria Francese lo salvò dal furore popolare. Trattenuto prigioniero nel castello, fu tradotto alcuni giorni dopo sotto buona scorta a Voltri per esservi giudicato. Ma meglio di noi lasciamo parlare la relazione ufficiale della Municipalità di Ovada alle Autorità Genovesi che riportiamo fedelmente qui di seguito.
"Rapporto della Municipalità di Ovada al Capitano Pietri Comandante la Piazza di Voltri - Arresto del Guerrina responsabile del sacco di Ovada del 5 giugno 1799. - Li 17 agosto corrente, giorno della Festa del Santo Pretettore, comparve in questo paese il Guerrina, quale fu subito avvertito da qualche cittadino di non trattenersi qui stante l'odio quasi generale che andava ad incontrare. Malgrado tale avviso egli si fermò prendendo alloggio in casa Particolare. Allora una moltitudine di persone corse alla suddetta casa per arrestarlo. Dei membri della Municipalità hanno fatto il possibile in quell'occasione per calmare le effervescenze ed il tumulto, ma non riuscendo, il Capo Battaglione Manthone vi accorse con quattro Communi Francesi e scortò il Guerrina prigione in questo castello per sottrarlo a maggior male e soddisfare anche in parte alla indignazione popolare. Strada facendo per detto castello, l'insensatezza di un monferrino che tentò con coltello alla mano di dar soccorso al Guerrina finì d'irritare la moltitudine per cui il Guerrina ed il Monferrino ebbero qualche percosse. Al riparo di questo però, il Capo battaglione ordinò agli accorrenti di ritirarsi in nome della Repubblica Francese e ciò bastò per ovviare maggiori disordini, Non mancò in questa occasione il Presidente stesso della Municipalità d'interporsi nella folla per riparare, come fece, anche a suo rischio, le percosse ed insulti all'arrestato. In seguito il Capo battaglione ha stimato opportuno di tramandare l'arrestato costì o dove meglio. - 28 agosto 1800 - Buffa, Presidente della Municipalità Definitiva.".
Non sappiamo quale fu la sorte che gli venne riservata, nè notizie di lui appaiono in carteggi di epoca più tarda da noi visionati. E' probabile che, dati i tempi che correvano e le aderenze che egli aveva in certi ambienti, sia riuscito ad evitare il peggio, cavandosela e magari arruolandosi nelle file napoleoniche.

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