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Mons. Giovanni Battista Peruzzo di Molare: un grande Vescovo.


Articolo n. 81 - Pubblicato su "La Provincia di Alessandria" dell'Agosto-Settembre 1983

 Vescovo Peruzzo Chi volesse conoscere a fondo la personalità e l'opera del padre Passionista Mons. Giovanni Battista Peruzzo, molarese, Arcivescovo Vescovo di Agrigento, dovrebbe leggersi quella completa, interessante, diligente ed accurata biografia che ha scritto di lui Domenico De Gregorio. Il libro, oltre che opera letteraria di pregio, è una fonte inesauribile di informazioni che, con dovizia di particolari, mettono in luce fatti, awenimenti e personaggi tutti legati alla vita di questo Vescovo che ha lasciato di sè e delle sue opere in Agrigento un così imperituro ricordo. Tutto è rigorosamente basato su fonti documentarie autentiche d'archivio, dalle lettere ufficiali e private del Presule, dagli atti delle sue predicazioni e visite pastorali, da giudizi e ricordi di collaboratori, di confratelli, di personalità religiose, laiche e politiche, come da testimonianze di umili persone, di suoi diocesani e di tanta gente del popolo da lui beneficata. Parrebbero pertanto inutili queste nostre modeste note che non fanno che ripetere quanto è già stato detto. Ma non sappiamo quanti, oggi, nelle nostre zone e, particolarmente fuori del suo ambiente, conoscano, almeno a grandi linee, la vita e l'opera di questo prelato insigne, figlio della nostra terra, che ha illustrato così onorevolmente e dignitosamente ovunque sia stato e dove, dappertutto, ha portato la parola, la santità e l'esempio di Paolo della Croce, fondatore della sua Congregazione ed anche lui figlio di Ovada e della nostra provincia.
 Vescovo Peruzzo Nasce dunque il nostro futuro Arcivescovo il 16 luglio 1878 nella frazione Terio del Comune di Molare, quasi ai piedi di quel Santuario Mariano delle Rocche che così tanta influenza avrà sulla sua formazione religiosa, spirituale e sacerdotale. E' figlio di Luca e di Antonietta Ivaldi, gente sana, laboriosa, tenacemente attaccata alla propria terra ed al proprio lavoro di piccoli possidenti agricoli e permeata di quella religiosità ancestrale, radicata, profonda e semplice che, allora, caratterizzava ancora la nostra gente del contado.
Sarà battezzato nella Parrocchia della Pieve di Molare il giorno dopo la nascita con il nome di Giovanni e, nella stessa chiesa, riceverà la Cresima il 21 giugno 1884 da Mons. Sciandra, Vescovo di Acqui, avendo per padrino il Sindaco del paese, Matteo Pesce. La sua infanzia la trascorre nell'ambiente operoso e pulito di una famiglia all'antica nelle case dei Peruzzo. Sente però la vicinanza del Santuario delle Rocche ed è attratto dal misticismo di quella chiesa fra i boschi da tempo nota e frequentata da folle devote di pellegrini e penitenti. In essa operano, da non molto, i Padri Passionisti che, nel loro adiacente convento, cominciano a raccogliere i fanciulli della zona inclini alla vita ecclesiastica per impartire loro un' educazione religiosa e civile. Dopo le prime classi elementari, frequentate in Molare, entra infatti nel convento ed i suoi genitori, sebbene sia figlio unico, non ne sono turbati, ma contenti di secondarlo nella sua vocazione.
 Vescovo Peruzzo Nella prima infanzia di Mons. Peruzzo c'è un incontro che riteniamo sintomatico sulla sua futura vita pastorale; è quello con il grande santo della gioventù Don Giovanni Bosco. Tutti i biografi del vescovo ne accennano e lui stesso, già anziano ed all'apice della sua ascesa sacerdotale, si compiaceva di ricordarne i particolari. Non possiamo fissare con certezza la data di questo episodio; pensiamo possa collocarsi tra il 1882 ed il 1886 durante uno dei diversi passaggi che Don Bosco faceva transitando in Ovada per recarsi in Mornese dove si stava ultimando un nuovo collegio salesiano. Il padre del fanciullo, grande ammiratore di Don Bosco, volle portare il figlio in Ovada perchè vedesse il sant'uomo. In mezzo alla folla festante il piccolo Giovanni, sulle spalle del padre, si trovò vicinissimo al Santo che, trovandoselo a portata di mano, con uno dei suoi gesti abituali, gli pose una mano sul capo sorridendo.
Anche Ovada restò sempre nei ricordi giovanili di Mons. Peruzzo, non solo per questo fatto e perchè la città era stata la culla di San Paolo della Croce fondatore della sua Congregazione, ma anche come grosso paese che lo incuriosiva e lo interessava e dove, con il padre, durante le fiere, andava a mangiare la "panissa cun ja fuàssa" (farinata e focaccia) nella caratteristica vecchia trattoria, oggi scomparsa, di "Budandéin an te i carugiu d'ja Parochia", oggi Vico Madonnetta. Da Vescovo, in visita ufficiale in Ovada e parlando dal pulpito, Mons. Peruzzo ricordava queste piccole cose agli ovadesi che affollavano la chiesa e se ne compiaceva esprimendosi in dialetto.
 Vescovo Peruzzo Dal Santuario delle Rocche il ragazzo poco più che decenne si trasferirà nel convento Passionista di Cameri in provincia di Novara per terminare gli studi ginnasiali. Passato a Pianezza nel 1892 ottiene il privilegio di poter iniziare il noviziato prima dell'età canonica. Noviziato duro ed impegnativo sotto l'allora ancor ferrea disciplina della Congregazione, che plasmerà il suo spirito ed il suo carattere formandone la preparazione alla futura missione di figlio di San Paolo della Croce: "Homo Dei sub Crucis vexillo milites Christi congregavit, docuit eos ambulare cum Deo, et pugnare cum antiquo serpente: praedicare populis Jesum Christum et hunc Crucifixum.". La professione religiosa vera e propria la emetterà più tardi, nel 1894, assumendo anche definitivamente il nome di religione: Giovanni Battista dell'Addolorata. Infine sarà a Roma, nel ritiro dei SS. Giovanni e Paolo, casa madre della Congregazione, per il completamento degli studi teologici e dove si distinguerà per lo zelo religioso e la santità della vita. La sua consacrazione sacerdotale awerrà nella cappella dell'Arcivescovado torinese il 13 gennaio 1901, consacrante Mons. Bertagna, coadiutore del Cardinale Arcivescovo Richelmy. Sacerdote giovanissimo, ventitreenne premuroso, sollecito, attivo e, più che altro, profondamente fedele al suo credo, viene assegnato dai superiori al ministero della predicazione, dove si rivela oratore dall'eloquenza facile, convincente e trascinatrice. Le missioni da lui predicate, e saranno moltissime, faranno epoca e riempiranno le chiese e le piazze di ascoltatori attenti ed entusiasti di questo giovane frate che, con tanta passione e così bella oratoria, li farà partecipi del Mistero della Croce e toccherà sempre il più profondo dei loro cuori ottenendone conversioni e ritorni all'antica fede. Nel 1904, dopo avere conosciuto il beato Luigi Guanella, fonderà il ritiro di Caravate (Bg) dove sarà poi rettore dal 1909 al 1914 e dove costruirà la bella casa di esercizi spirituali per il clero. Eletto primo consultore provinciale, si trasferirà in Pianezza. Avrà la responsabilità di Vice Provinciale nel 1916 e, dal 1919 al 1922 ricoprirà l'alta carica di Provinciale Effettivo. Durante questo periodo aprirà, nel 1920, il nuovo seminario della Basella. Dal 1923 al 1924 è a Roma quale Consultore generale della Congregazione. Il 18 gennaio 1924 Papa Pio XI lo eleva alla dignità vescovile e lo promuove ad Ausiliare di Mantova.
 Vescovo Peruzzo Mons. Peruzzo del religioso passionista possedeva, per convinzione e per pratica costante, le virtù fondamentali e l'attaccamento alla dura regola della Congregazione. Come predicatore aveva il dono della parola, che sapeva adattare in ogni caso ed in ogni circostanza a coloro a cui si rivolgeva. Dalla dialettica discorsiva e convincente sapeva passare all'eloquenza signorile e finemente aristocratica fino all'oratoria forte e sicura del trascinatore e, diciamolo pure, anche del fustigatore di costumi e, come nota un suo biografo, usava l'arte del dire come una lama ottimamente temprata che lasciava sempre il suo segno. Il suo tirocinio predicatorio e le incombenze del suo ministero lo avevano portato poi a conoscere, contattare e discutere con un'infinità di personalità diverse del mondo religioso, politico, amministrativo e culturale del tempo che, oltre ad avergli procurato una svariata gamma di amicizie, avevano sviluppato in lui una notevole intuizione diplomatica. Nella multiforme attività della sua vita pastorale egli seppe fare di queste qualità un'arma potente al servizio della religione, della carità e della fede.
Vescovo ausiliare di Mantova, riesce con la sua fine diplomazia a superare alcuni contrasti con l'autorità politica del tempo e, per le Feste Centenarie di San Luigi Gonzaga, accomuna come patrocinatori delle celebrazioni l'allora Principe di Piemonte Umberto di Savoia, il Capo del Governo Mussolini ed il generale Principe Gonzaga, dando così all'avvenimento un carattere, oltrechè locale e religioso, anche quello di solennità di portata nazionale. Sono interessanti, a questo proposito, le sue memorie mantovane che ricordano con vivezza di particolari i colloqui avuti con le personalità citate. Organizza pellegrinaggi a Roma e a Lourdes ed opera particolarmente nel processo diocesano per la canonizzazione di San Pio X. Dal 1928 al 1932 è Vescovo Titolare di Oppido Mamertina in Calabria, dove agisce per la ricostruzione spirituale dell'Aspromonte, la rianimazione del Seminario Vescovile e la riorganizzazione della Diocesi. Tutte cose che un cronista del tempo, il prof. Vincenzo Frascà, così augurava al nuovo pastore al momento del suo ingresso in Diocesi: "Oratore valente, cuore nobile e mente eletta, attivo ed energico, sarà certamente predestinato dal Signore alla rinascita di Oppido, decaduta e negletta.". Nel 1932, il 24 febbraio, viene promosso alla cattedra Agrigentina. Saranno trentuno anni di intensa e fattiva opera pastorale che noi non possiamo riassumere che in poche righe, rifacendoci fedelmente alla scheda bibliografica compilata da Gustavo Maffeis e Cristoforo Chiari: "Celebra 21 congressi eucaristici, mariani e catechistici; crea ben 137 nuove parrocchie con congrua; provvede all'edificazione della casa di esercizi spirituali per il clero; restaura il Seminario maggiore, la Curia, la Cattedrale, l'Episcopio, costruisce il seminario minore; tiene sei visite pastorali; chiama in diocesi 50 comunità religiose; scrive settanta lettere pastorali; realizza innumerevoli opere sociali importanti; consacra 230 sacerdoti agrigentini.". Nel 1938 prende parte al Congresso Eucaristico Internazionale di Budapest.
 Vescovo Peruzzo Dal 1940 e per tutta la durata della guerra Mons. Peruzzo non si allontanerà più dalla sua diocesi. "Porrà a disposizione della Croce Rossa i locali del Seminario e del Palazzo Vescovile per trasformarli in ospedali. Visiterà le truppe in partenza per il fronte; le alloggerà in proprietà della curia per un loro soggiorno più confortevole; assisterà feriti e prigionieri e, allo sbarco degli Alleati (il territorio della sua diocesi sarà il primo in Italia ad essere toccato ed invaso dalle truppe Anglo-Americane), essendo l'unica autorità presente, verrà riconosciuto capo morale e civile di Agrigento.". Anche in questo tragico frangente la sua diplomazia, il grande ascendente morale e spirituale, la sua parola e la sua infinita carità eviteranno alla città, già martoriata dai bombardamenti aerei e terrestri, ulteriori rovine. Gli Alti Comandi alleati se lo troveranno davanti, solennemente avvolto nel suo mantellone rosso, dignitoso, fermo, imponente: "In quest'ora dolorosa per la mia Patria, a nome mio e della Chiesa agrigentina, porgo il saluto che i vinti debbono al vincitore. Sappiate però rispettare le vite dei cittadini, le nostre convinzioni religiose e morali e le tradizioni di severità famigliare.". Parole semplici ed ammonitrici che gli guadagnano la stima e la fiducia degli Alleati ed egli può così riprendere subito i contatti per iniziare quell'opera di assistenza, di pacificazione e di ricostruzione che, alla fine della guerra, gli varrà l'alto riconoscimento del Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi.
Nel luglio del 1945, mentre si trova in villeggiatura a Quisquina, quest uomo che tanto si è prodigato per il bene di tutti, subisce un vile attentato da parte di un ex eremita che, proditoriamente, lo colpisce con alcune fucilate. L'impressione e la costernazione in tutta la Diocesi è profonda e sentitissima. Riesce a guarire quasi miracolosamente ed a riprendere in pieno la sua attività pastorale. Nel 1952 Pio XII, in riconoscimento delle sue alte qualità di pastore e per l'opera svolta, gli conferisce il titolo di Arcivescovo "ad personam" per meriti personali. Al Concilio Vaticano II partecipa come membro della Commissione Teologica. Nel 1963, in luglio, ritorna a passare qualche settimana di riposo nel convento delle Rocche di Molare e, proprio qui, all'ombra di quel venerato Santuario Mariano che ha visto la sua nascita ed i suoi primi passi nella vita ecclesiastica, serenamente si spegne il 20 luglio, all'età di 85 anni, circondato dai suoi devoti confratelli della famiglia passionista. Le sue spoglie mortali saranno riportate in Agrigento, dove per sempre riposeranno tra il suo popolo riconoscente.
Come dice un suo biografo: "In trent' anni di episcopato ha svolto un'opera titanica che ha lievitato spiritualmente Agrigento elevandola a diocesi fiorente. Per questa sua multiforme attività clero e popolo lo hanno seguito ed amato appassionatamente e l'ammirazione per la sua figura di "grande Vescovo" è stata universale.".

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