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Angelo Vincenzo Dania tra luci ed ombre del suo tempo (parte seconda).


Articolo n. 64 - Pubblicato su "La Provincia di Alessandria" dell'Agosto-Settembre 1981

 Angelo Vincenzo Dania L'aggregazione della Liguria alla Francia ed all' Impero, voluta da Napoleone nel 1806, portò con se un ben difficile periodo per Mons. Dania. Dovette per intanto istituire la Festività di San Napoleone, un martire dei primi secoli cristiani, quasi sconosciuto, che venne appositamente tratto fuori dal Martirologio cattolico in ossequio al nome dell' Imperatore.Dobbiamo dire che oggi, alla luce dei documenti che il Rev. Canonico Borzacchiello ha pubblicato, l'istituzione di questa solennità non fu proprio un'iniziativa personale del Dania, ma che fu voluta dall'alto, dal Cardinale Caprara, Arcivescovo di Milano, Legato a Latere della Santa Sede Apostolica presso l' Imperatore e dall' Arcivescovo di Genova, Cardinale Spina, che con lettere pastorali e decreti congiunti, voluti e dettati da Parigi, in data 6 luglio 1806, invitavano gli Ordinari ed i Parroci a rendere solenne la festività con fastose funzioni, processioni e Te Deum: '..con tutta quella pompa e con tutte quelle sacre cerimonie che renderla possano più augusta e più adattata a partecipare di quei tesori di grazie che per la ricorrenza di tale festività a vantaggio dei fedeli sono stati specialmente dischiusi.'. (1). Il Vescovo, dunque, non fece altro che attenersi agli ordini dei suoi diretti superiori (2). Il Can. Borzacchiello, nel suo studio sul Seminario di Albenga, dice giustamente che il Dania fu uno di quei personaggi che piacciono agli storici per le ambigue congiunture dei tempi in cui vissero; bersaglio facile e di sicuro effetto. Ma dobbiamo tenere presente che egli dovette districarsi in un particolare momento nel quale era necessario fare buon viso a cattiva sorte per salvare il salvabile e mantenere in vita tutto ciò che, in un momento d'ira del potente, poteva essere spazzato via.
 Angelo Vincenzo Dania Il Dania apparirà, così, ad alcuni suoi biografi come un servile adulatore di Napoleone; l'essere stato creato Barone dell' Impero e Cavaliere della Legion d'Onore rincarerà poi la dose. Ma tenendosi buono l'Imperatore il Dania riuscirà ad evitare la coscrizione militare obbligatoria a centinaia di giovani della sua diocesi, a riempire il Seminario, a salvare i Monasteri di San Remo e di Taggia da sicura soppressione, a permettere che le Orsoline aprissero una pubblica scuola cche, sotto colore della pubblica istruzione, potè operare e conservarsi, che il Monastero delle Clarisse di Albenga fosse trasformato nell' indispensabile Ospedale della Misericordia, del quale fu anche primo Presidente. Nel 1811 farà adesione alle disposizioni del Capitolo di Parigi, ed interverrà al Sinodo Nazionale dei Vescovi, radunato da Napoleone, sostenendovi l' Ufficio di Sottosegretario e dove si batterà strenuamente per la liberazione del Pontefice. L'astro di Napoleone cadrà e, il 14 febbraio 1814, Pio VII, al rientro dalla sua quinquennale prigionia, transiterà e sosterà ad Albenga (3). Ci piace qui ricordare quanto scrive sull'avvenimento il già più volte citato Can. Borzacchiello: "Erano le tre pomeridiane del 14 febbraio 1814. Tutte le campane della città suonavano a festa. La banda militare precedeva l'augusto corteo. Gli spari rimbombavano ovunque. Fu allora che avvenne il grande, dolce abbraccio. Tra le lacrime. E' la parabola del Figliol Prodigo che si rinnova. Il Pontefice si avvia alla Cattedrale. Il percorso è ornato di damaschi. Una folla immensa inneggia commossa. 'Benedictus qui venit in nomine Domini!' grida il popolo. 'Sacerdos et Pontifex et virtutum opifex' canta il clero. 'Pastor bone in populo sic placuisti Domino....'.
 Angelo Vincenzo Dania Non so quando mai questa antifona sia stata cantata con più attinenza. Le parole della liturgia fatta melodia dal Canto Gregoriano avranno reso incomparabile l'istante della consegna del Crocifisso da parte del Vescovo al Santo Padre e, quando si ha il Crocifisso in mano, e ancor più nel cuore, come quel Grande Paziente, non si può non perdonare.". Al termine delle cerimonie liturgiche, nella quiete notturna del palazzo episcopale, avverrà il famoso colloquio dove, a detta del Rossi, il Vescovo venne severamente rimproverato dal Papa per le tante accondiscendenze verso il caduto Imperatore (4). Una frase di Pio VII riportata dal Grillo ed alludente allo strabismo del Dania, 'Voi pensate come guardate!', non sappiamo se venne veramente pronunziata, perchè non ne abbiamo che la versione di quello scrittore che, però, in polemica con il Rossi, aggiunge che quest'ultimo avrebbe dovuto altresì rammentare che il Dania, pur avendo ricevuto molti cospicui favori e donazioni anche per le prediche fatte in diverse Corti, compresa quella di Torino, non arricchì nè se stesso nè la propria famiglia, ma tutto profuse in costante e benefico soccorso alle più bisognose famiglie ed ai poveri della sua città e diocesi.
Era naturale che l'incontro con il Papa portasse all'atto solenne di ritrattazione (12 ottobre 1814) nel quale il Dania revocò la sua adesione alle dichiarazioni del Capitolo di Parigi, l'istituzione della festa di San Napoleone e l'accostamento alle tesi gallicane. Per intanto, la Liguria viene inglobata negli Stati del Regno di Sardegna. Il Vescovo cambierà così anche lo stemma, sostituendo alle democratiche ed incatenate iniziali A.V.D. l'anatra natante, un pò per affinità con il suo cognome ed anche quale simbolo di remissione acquiescente alle avversità.
Negli ultimi suoi anni si dedicherà alla cura della sua Diocesi e, soprattutto, alla carità benefattrice. Nel 1818, ammalato e stanco, si ritirerà nella villa vescovile di Lusignano, dove si spegnerà il 9 settembre 1818 settantaquattrenne. Anche i suoi ultimi travagliati giorni di malattia si tingeranno di giallo per le insinuazioni che si spargeranno su di un ipotetico e poco probabile avvelenamento.
Di lui, oltre al ricordo delle traversie della vita, resta luminosa la traccia della sua carità infinita, della sua sapienza, della sua opera pastorale. La lapide che trovasi sulla sua tomba nel Duomo di Albenga così lo ricorda ai posteri: 'Hic quiescit Angelus Vincentius Dania - Domo Ovada - Ord. Praedicatorum - qui virorum Italiae principum - suffragiis - doctrina lenitate eloquentia - mirifice comparatis - episcopatu albingaunensi - ann. XVI - pie prudenterque perfunctus - obit nonis sept. A. C. MDCCCXVIII - aetatis suae LXXIV - Adelais et Amalia - Patruo benemerenti P.C.'.

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NOTE del curatore:

1) Come si vede, non solo il Dania fu acquiescente nei confronti dell' Imperatore, ma ben altri e ben più importanti dignitari pontifici e cardinalizi non persero l'occasione per 'prostrarsi' ai piedi del potente di turno, così come sempre è stato e sempre, purtroppo, sarà nella Storia della Chiesa.
2) Con questa stessa argomentazione si sono difesi, al Processo di Norimberga, molti aguzzini germanici e, molto più recentemente, anche i macellai serbo-bosniaci che hanno fabbricato cadaveri in quantità 'industriale'... Ci pare un pochino deboluccia, come argomentazione.
3) Questo transito e questa sosta presso il Dania da parte di Pio VII non ci paiono casuali...
4) Sic transit gloria Mundi! D'altra parte, se 'Morto un Papa se ne fa sempre un altro', la stessa cosa non si può dire degli Imperatori.

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