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Gli Aleramici primi Signori di Ovada.


Articolo n. 42 - Pubblicato su "L'Ancora" del 16 Gennaio 1977.

Scorrendo il manoscritto degli "Statuti di Ovada e delle Franchigie degli Uomini di Ovada e Rossiglione con l'Eccelso Comune di Genova" (1) si trovano soventi, numerose e ricorrenti denominazioni di famiglie, personaggi e casate che, per la loro partecipazione storica alle vicende di questi luoghi, hanno tramandato fino a noi il loro ricordo. Non voglio certamente qui farne uno studio genealogico particolareggiato nè, tanto meno elencarle una per una, che sarebbe cosa impossibile (2). Mi limiterò a dare qualche notizia con brevi cenni storici sulle famiglie ed i personaggi più importanti per completarne, se pur vagamente, la conoscenza.
La prima dinastia che ebbe signoria feudale in Ovada fu quella Aleramica. Sebbene questo casato abbia signoreggiato sul nostro borgo almeno tre secoli prima della codificazione degli Statuti e delle Franchigie e la sua dominazione sia durata meno di mezzo secolo, non possiamo ignorarlo perchè da esso derivarono quei rami collaterali od indiretti (come i Marchesi del Bosco, quelli di Ponzone ed i Malaspina) che troveremo più tardi direttamente interessati nelle cessioni dei loro territori ovadesi al Comune di Genova.
Non ci sembra il caso qui di ricordare la nota e romantica leggenda di Aleramo, scritta da Fra Jacopo d'Acqui, riportata dal Moriondo e da tanti altri cronisti successivi; questa leggenda non fa che ammantare di affettazione patetica e fantastica il realismo di una vicenda storica che si riduce all'investitura fatta da un Imperatore straniero, Ottone I, di un vasto territorio italiano, il Monferrato e buona parte delle Langhe e della Liguria, ad un suo fido Conte palatino tedesco di nome "Aledramus".
Per quanto riguarda Ovada, se per essa intendiamo la località "Gruaglia" citata nel Diploma di Ravenna del 967, Aleramo ed i suoi figli la tennero per ben poco tempo perchè nel 991 uno di questi, Anselmo, la cedette con altri beni al Monastero di San Quintino di Spigno (3). Pensiamo pertanto che sia stata quindi incamerata nei beni dei Vescovi di Acqui ed indi, per altre vicende a noi sconosciute e che si protraggono fino ai primi anni del 1200, sia ritornata ai pronipoti degli Aleramici che furono i Marchesi del Bosco. La discendenza aleramica di questi marchesi è provata non soltanto dalla loro genealogia che c'informa essere essi discendenti di Bonifacio, quarto figlio di Aleramo, ma anche dallo stemma che è identico per entrambe le casate. La denominazione "Del Bosco" pervenne a questa famiglia dalla possessione di quel vastissimo territorio boschivo chiamato in quel tempo "Bosco di Ovada": "...nemus quod dicitur et appellatur nemus de Uvada videlicet ab Uvada usque ad Jugum Vulturis....". Di stirpe aleramica furono pure i Marchesi di Ponzone che vendettero una loro piccola parte di Ovada ai Genovesi nel secolo XIII.
L'arma araldica degli Aleramici e dei Del Bosco è: "d'argento con il capo di rosso". L'unica differenza che possiamo riscontrare tra le due famiglie è negli ornamenti esteriori dello stemma: mentre nel ramo principale troviamo lo scudo accollato dall'aquila dell'Impero, nei Del Bosco lo scudo è cimato da un San Giorgio a piedi che uccide un dragone di nero e dal grido di guerra "San Giorgio". Pur non avendo reperito araldicamente nulla, si presume che anche lo stemma degli antichi Marchesi di Ponzone sia stato uguale a quello dei loro ascendenti Aleramici.

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NOTE del curatore:

1) Si veda in proposito il volume "Ovada nel Medioevo";
2) L'idea di dedicare una trattazione di tipo storico-genealogico alle famiglie che ebbero un qualche ruolo di rilievo nella storia di Ovada troverà poi realizzazione nell'apparizione del libro "Famiglie e Persone nella storia di Ovada" che l'Autore pubblicherà l'anno seguente;
3) Il fatto che il documento su cui è annotata questa cessione sia, presumibilmente, il primo scritto su cui appare il nome di Ovada è stato il pretesto per i nuovi "depositari" della storia ovadese per organizzare, nel 1991, il "Millenario di Ovada", che, a fronte di enormi spese di denaro pubblico, si è ridotto ad una serie di manifestazioni assolutamente inadeguate ad una ricorrenza di siffatta importanza. Ovada, comunque, esisteva molto tempo prima e, pertanto, è lecito ritenere che, piuttosto che un millenario, si sia festeggiato un normale, anche se più che millenario, compleanno.

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