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Cronache Ovadesi del XVI secolo - Parte II.


Articolo n. 40 - Pubblicato su "L'Ancora" del 19 Dicembre 1976.

Nel 1588, per fare cosa grata a Gian Andrea Doria Almirante di Spagna e pronipote del grande Andrea Doria, che appoggiava l'operato del governatore di Milano, nell'aprile di quell'anno vennero ritirati i soldati spagnoli che presidiavano Tagliolo e parimenti, per parte della Repubblica, quelli tedeschi e corsi che accampavano in Ovada. I confini restarono più o meno immutati e sebbene in un atto del notaio Sebastiano Oddino del 20 luglio 1587 si legga che "....il termine (teimu) dividente li confini di Ovada da quei di Tagliolo posto nel luogo (vulgo Ergini) è piantato in un bosco che framezza le terre di Montano e Sebastiano Coppa..." e, successivamente, alli 24 di marzo del 1588, lo stesso suddetto notaio Oddino, deputato dalla Comunità di Ovada per comporre le differenze dei confini tra Ovada e Tagliolo, riceva dai rappresentanti della stessa Comunità, Sigg. Guglielmo Beraldo, Antonio Sciorato, Gio Batta Ganduzio e Simone Volponio, un attestato di lode al "...prelodato notaio perchè col compenso d'ambi le parti aveva sedate ed aggiustate le istesse differenze con diligentia assidua, buone maniere e prudenza...", la faccenda non si risolse per nulla, dando ancora luogo a dispute e contestazioni, sì da far dire all' Antonio Roccatagliata nei suoi "Annali della Repubblica di Genova dall' anno 1581 all'anno 1607", che "...andando in lungo questa pratica restò per giunta senza aggiustamento alcuno...". Questa è la cronaca dei fatti nel contesto della vicenda storica generale. Chi scrive queste note ha avuto modo di consultare documenti d'epoca e cronache locali posteriori, sì che ha potuto ritrovare una certa documentazione dei fatti più sopra narrati. Non solo, ma lo scrivente ha voluto consultare gli antichi registri parrocchiali per accertarsi della veridicità sui protagonisti ovadesi della vicenda e citati nelle suddette cronache.
Per curiosità di chi legge queste note ed anche perchè il lettore possa farsi un'idea dei fatti di costume e di mentalità di quei tempi lontani, si riporta integralmente, da un manoscritto di anonimo di epoca posteriore, un resoconto degli eventi accaduti e suffragato dal racconto fattone da un certo Simonino di Rossiglione, carrettiere che fu incarcerato in Alessandria insieme ad altri suoi paesani che, con alcuni ovadesi, si trovavano in quei giorni in detta città di ritorno da uno dei loro soliti viaggi di trasporto in Lombardia. Eccone il testo nella sua stesura originale:
"... Nell'assalto dato a Ovada nel 1586 dagli Spagnuoli eranvi gli uomini di Tagliolo, i quali tenevano una lista bianca sul berretto a cappello. Gli oggetti catturati vennero portati a Tagliolo, il bestiame in Alessandria. Non avendo cannoni non trassero contro il paese che archibugiate dalle quali rimase ferito Nicola Barbero in una spalla; gli assalitori portarono anch'essi alcune ferite in tre o cinque soldati. Abbruciarono alcune case nei sobborghi, altre in campagna e le cattivarono quasi tutte. Da poi, parte della cavalleria si ritrasse alla Rocca Grimalda nel quale luogo aveva posto il suo quartiere il governatore di Alessandria; alcuni erano a Tagliolo. Pare che quivi siensi fermati sino alla mattina.
Alcuni giorni prima si era osservato che Spagnuoli e Tagliolesi convenivano a Silvano, ciò aveva posto in guardia gli ovadesi. Un mese prima gli uomini di Tagliolo che andavano da casa loro in Lombardia e di Lombardia in Tagliolo si fermavano sempre in Silvano in casa del Signor Camillo Carile.
Il sabato dinanzi erano stati catturati in Alessandria: Enrico Odone, Bernardino Cannonero e Benedetto Tribone; i primi di Rossiglione, l'altro di Ovada, denunciati dal Governatore da un di Tagliolo forse come spie e furono in prigione per otto giorni...."
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