Benvenuti su www.nonsoloovada.it!

Cronache Ovadesi del XVI secolo - Parte I.


Articolo n. 39 - Pubblicato su "L'Ancora" del 5 Dicembre 1976.

Il Rossi, nel suo 'Paesi e Castelli dell' Alto Monferrato', nella parte che riguarda il XVI secolo accenna vagamente e brevemente a dissapori e contese che in quel periodo sorsero tra i Tagliolesi e gli Ovadesi per questioni di confini. I terreni contestati erano, in parte, quelli adiacenti e circostanti l'antico ospedale S.Antonio ed altri in località Ergini, sui quali i Tagliolesi vantavano dei diritti.
La questione era già controversa da lunga data e verteva insoluta fino dal 1583-84. Gli incidenti fra le due parti erano all'ordine del giorno e, talvolta, sfociavano in razzie di bestiame che quelli di Tagliolo ritenevano abusivamente pascolanti nel loro territorio e in incursioni di ritorsione che gli Ovadesi compivano nel territorio di Tagliolo.
A causa di queste vicende il Senato genovese, sollecitato dall'ambasciatore spagnolo in Genova, Don Pedro Mendoza (è da tenere presente che Tagliolo era allora feudo imperiale), inviò sui luoghi contestati, nell'autunno del 1586, il commissario Giambattista Senarega, affinchè esaminasse le differenze, perlustrando i confini, e ne riferisse al Governo della Repubblica.
Il Senarega vi andò, ma temendo violenze si fece accompagnare sui luoghi da molti uomini armati di Rossiglione e di Ovada. Certo si è che il commissario genovese, forte della sua scorta armata, non agì con quella prudenza e circospezione che avrebbe dovuto e, con il suo comportamento autoritario ed arrogante, dette modo a quelli di Tagliolo di elevare un'altra e ben più alta e risentita protesta direttamente al Governatore spagnolo di Milano, che era Don Carlo d' Aragon Duca di Terranova (1583-1592). In questa protesta gli abitanti di Tagliolo accusavano il Senarega e gli uomini di Ovada e Rossiglione d'avere violato la loro giurisdizione, d'avere usato atti possessori sul territorio controverso e, cosa ben più grave, di avere malmenato ed offeso gravemente il loro Podestà, che era di nomina spagnola.
Con i mezzi sbrigativi del tempo, il Governatore spagnolo di Milano, che non vedeva di buon occhio i Genovesi, non si contentò, questa volta, di protestare tramite il suo ambasciatore presso il Senato di Genova, ma ritenendo che i sudditi della Repubblica (ovadesi e rossiglionesi con il Senarega in testa) avessero invaso e depredato gli Stati di S.M.Cattolica il Re di Spagna, nei quali Tagliolo era integrato, avessero malmenato ed offeso inoltre un funzionario da lui nominato, ordinò al suo subordinato Matteo Marquina, comandante delle milizie spagnole di stanza in Alessandria, di spedire immantinente alla volta di Ovada alcune compagnie di soldati spagnoli a piedi ed a cavallo per sorprendere e saccheggiare il paese. A tale notizia gli ovadesi corsero alle armi e, con l'aiuto di soldati corsi, tedeschi e dei balestrieri genovesi dislocati al di qua del Giogo e che Genova aveva mandato in soccorso, organizzarono una valida difesa del borgo e riuscirono, dopo breve scaramuccia, a ricacciare gli invasori, che si ritirarono saccheggiando le cascine della campagna circostante. Gli assalitori non furono inseguiti, in quanto che le truppe della Repubblica avevano l'ordine di non violare il territorio spagnolo.
Fra i danni che gli spagnoli apportarono al borgo di Ovada vi fu la distruzione di una casa di certo Gio Vincenzo Mainero (che non vi risiedeva) situata nell'ultima parte del borgo fuori della Porta Genovese (oggi la si potrebbe ubicare nei pressi della Piazza Garibaldi). La casa fu data alle fiamme ed un famiglio del Mainero, certo Berengino dell' Elmo, che la custodiva, potè a stento salvarsi con la fuga. Il Duca di Terranova, inoltre, sdegnato di questi continui incidenti e sempre pronto a qualsiasi occasione per recar danno ai Genovesi, comandò fossero carcerati non solo alcuni sudditi della Repubblica che erano in Milano, bensì altri, mercanti e carrettieri, che transitassero in Alessandria per recarsi nell' astigiano e nel milanese con le loro ricche mercanzie.
Per intanto, gli armati di entrambe le parti restarono accampati sui luoghi, con grande disagio delle popolazioni locali che ne dovettero subire le continue vessazioni e soprusi.

|
|
|