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Due righe di storia sulla nostra Parrocchia.


Articolo n. 33 - Pubblicato su "Voce Fraterna" del Marzo 1974.

Fra le chiese di Ovada si erge maestosa la nostra Parrocchia. D'ordine composito, con due alti campanili svettanti nel cielo e l'armonica cupola, è uno dei più bei monumenti ovadesi. Sovrasta e domina la città con la sua grandiosa mole e ci ricorda la volontà e l'attività operosa degli Ovadesi antichi che la vollero e la costruirono.
Verso la fine del 1700 la popolazione del borgo era di molto aumentata ed il borgo stesso andava via via espandendosi. La vecchia Parrocchia di S. Sebastiano, vetusta di circa dodici secoli, non poteva più rispondere convenientemente alle necessità della popolazione, nè si dimostrava altresì più atta al suo scopo, sia per la capienza che per la decadenza dell'edificio stesso. Date le circostanze, i reggenti della Cosa Pubblica pensarono alla costruzione di una nuova chiesa che rispondesse meglio alle nuove necessità, e l'idea venne accolta con giubilo dal popolo, per cui non fu difficile porre in atto tale deliberazione che, sottoposta al Serenissimo Senato della Repubblica di Genova, ne ebbe la piena approvazione ed incoraggiamento. Lo stesso Doge di allora, Giambattista Cambiaso, in segno di sua particolare benevolenza, inviava al Prevosto di Ovada, Gio Guido Perrando, una cospicua somma con lettera autografa di incitamento e di lode.
Venne così approvato un progetto presentato da Gio Antonio Delfrate di Campagnano (Como), valente disegnatore, che si ispirò sul tipo della chiesa di N.S. delle Vigne in Genova.
Iniziati gli scavi per le fondamenta nel 1771, essi vennero sospesi per causa di un franamento che avvenne nella rocca sottostante l'abside. Ripresi i lavori un anno dopo, venne posta la prima pietra il 2 settembre 1772 dal M.R.P. Gerolamo Durazzo S.J. che si trovava nel borgo in missione.
Ben 25 anni durarono i lavori di costruzione ed in questo lungo periodo gli Ovadesi, ripetendo quanto i loro antenati avevano fatto in tempi più lontani per la costruzione della chiesa dei Cappuccini, tutti concorsero, a seconda delle loro possibilità, fornendo gratuitamente materiali, legname, denaro e, più che altro, mano d'opera, rinnovando così gli spettacoli di lunghe schiere di uomini e donne di ogni ceto e condizione sociale che, attaccati a funi e cantando inni sacri, trasportavano materiale dal greto dei fiumi per convogliarlo sull'area della costruzione, dove altri volonterosi lavoravano alle fondazioni ed all'elevazione dei muri perimetrali. Questa dimostrazione di buona volontà e di fede si ripeterà ancora circa mezzo secolo dopo per la costruzione dell' Ospedale di S. Antonio.
Nel 1797 il tempio fu benedetto e consacrato ed aperto al culto nel 1801 da Mons. Della Torre Vescovo di Acqui. La dedicazione fu a N.S. Assunta e a San Gaudenzio, che era l'antica.
In poco più di 170 anni dalla sua costruzione si sono susseguiti 8 parroci, se non vogliamo contare Gio Guido Perrando, che ne fu il propugnatore, ne gettò le fondamenta, iniziò la fabbrica e lasciò, alla sua morte, una ben cospicua somma per la continuazione dei lavori.
Francesco Antonio Compalati, ovadese, fu il primo parroco dalla sua apertura fino al 1836. Egli fu l'uomo che ne terminò la costruzione ed iniziò la pavimentazione in marmo. Anch'egli, come il suo predecessore, dedicò l'intera sua vita e le sue sostanze famigliari nell'opera di arredamento, abbellimento e decorazione. Ferdinando Bracco provvide alla sistemazione interna con le pitture della volta, elevò il secondo campanile (quello, cosidetto, delle ore), fornendolo dell'orologio che ancora oggi ottimamente funziona (1) e completò il frontone della facciata. Con Vittorio Binelli, sacerdote di preclare virtù e di ineffabile carità, furono poste in opera le quattro campane. Mons. Emanuele Mignone, elevato poi ad Arcivescovo di Arezzo, dotò il tempio delle bellissime vetrate colorate, vi costruì l'impianto di riscaldamento, provvide a rinforzare la cupola ed alla sua decorazione con quei bellissimi angeli cantori, oggi purtroppo ricoperti, dipinti dal pittore Viazzi. A Mons. Mignone dobbiamo pure l'arredamento delle due sacrestie con i monumentali armadi. Dopo Mons. Mignone venne il Rev. Teologo Luigi Leoncini, che la resse fino al 1932 con oculata e sapiente amministrazione e cura pastorale.
Mons. Felice Beccaro, che fu poi Vescovo di Nuoro e di S. Miniato, indì e celebrò nella nostra Parrocchia il Congresso Eucaristico Diocesano del 1937, provvide a restauri interni e della facciata e sistemò il sagrato in lastroni di pietra come oggi si vede. Mons. Fiorello Cavanna dovette reggerla nei momenti difficili della seconda guerra mondiale e dell'occupazione tedesca ed a lui va il merito di averla salvaguardata, come salvaguardò la nostra città e tutti i suoi parrocchiani in quei perigliosi e tragici avvenimenti. A lui si deve anche l'edificazione dell' Opera Parrocchiale per il Centro Addestramento Professionale (2).
Ed è con filiale rimpianto che ricordiamo il Rev. Canonico Don Francesco Ramognini, così immaturamente scomparso (3). Uomo di infinita bontà, sorretto da una purissima, semplice ed antica fede, sacerdote e pastore essenzialmente dedicato alla cura della sua Chiesa e del suo popolo, amico e consolatore di tutti e che tutti sinceramente hanno pianto. Anch'egli, come i suoi predecessori, aveva a cuore la conservazione dell'edificio parrocchiale e, malgrado tutti i suoi innumerevoli e faticosi impegni del suo ministero parrocchiale, aveva aggiunto a questi anche quello veramente gravoso ed oneroso dei restauri della chiesa. Aveva già completato il concerto delle campane e si proponeva il necessario ed impellente rifacimento del tetto, la sistemazione statica della cupola, la riparazione dell'organo ed il restauro della casa canonica. Un' opera impegnativa, che oggi resta incompiuta (4).Auguriamoci che gli ovadesi, sempre sensibili ed attaccati ai problemi della loro chiesa, non manchino, continuando una tradizione storica che fa onore ad essi tutti, di venire incontro tangibilmente a coloro che ne saranno i continuatori (5).

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NOTE del curatore:

1) Quest'orologio da torre, a pendolo ed azionato da due poderosi pesi in pietra che correvano lungo il campanile, ha svolto la sua funzione con precisione fino a un decennio or sono, quando, in occasione della totale elettrificazione del sistema campanario, è stato, non solo metaforicamente, messo da parte.

2) Il Centro Addestramento Professionale, voluto da Mons. Cavanna per dare ai giovani ovadesi, e non solo ovadesi, una preparazione per l'ingresso nel mondo del lavoro, è oggi gestito totalmente da un Ente assolutamente estraneo alla realtà ovadese e della zona.

3) Don Ramognini, che ricordo personalmente con grande affetto, aveva accusato un malore la sera del 18 ottobre 1973, al termine delle celebrazioni della Festa di San Paolo della Croce. Ricoverato in Ospedale, vi decedeva il 22 ottobre, lasciando un grande vuoto in Ovada. Il numero di 'Voce Fraterna' su cui appariva questo articolo era quasi interamente dedicato alla sua figura ed al suo ricordo.

4) Negli anni seguenti verrà restaurata la Casa Canonica, verranno restaurati totalmente gli affreschi della chiesa, verrà rifatto l'impianto elettrico, rifatto il tetto per ben due volte, elettrificate totalmente le campane e l'orologio, rifatto (male) l'impianto di riscaldamento e restaurate le vetrate danneggiate dai bombardamenti dell'ultima guerra. Rimane da fare il restauro dell'organo. Su quest'ultimo punto, visto che l'organo e la musica sacra non godono di un buon periodo all'interno della Chiesa Cattolica, sostituiti spesso da surrogati di musica afro-ritmico-banal-popolare e da strumenti che di sacro o mistico ben poco hanno, si prospettano, purtroppo, tempi molto lunghi.

5) Dopo Don Ramognini, la Parrocchia è stata retta per un breve periodo dall'allora Viceparroco Don Severino De Faveri, in seguito trasferito in quel di Canelli e poi prematuramente deceduto. Sono stati poi nominati quattro sacerdoti per reggere la Parrocchia, sotto la responsabilità di Don Giovanni Valorio. Di questi quattro sacerdoti, due, Don Pino e Don Paolino, sono poi stati trasferiti presso altre parrocchie mentre Don Rino e Don Valorio sono mancati. A loro è succeduto Don Giorgio Santi, che ha amministrato la Parrocchia per oltre un decennio. Attualmente svolge la sua opera pastorale Don Maurizio Benzi, a cui auguriamo di saper continuare al meglio l'opera dei suoi predecessori per il bene della Parrocchia e di Ovada.

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