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Ricordo di Gino Recagno.


Articolo n. 32 - Pubblicato su "L'Ancora" del 15 Ottobre 1972.
(in occasione del ritorno in Ovada dei resti mortali del Serg. Maggiore Pilota Gino Recagno)

Mercoledì 27 settembre sono tornate nella natìa Ovada le spoglie mortali di Gino Recagno. Sono tornate dall'Africa dove, da oltre trent'anni riposavano in un cimitero di guerra. Gino era uno di noi che, appena ventenni, fummo chiamati a servire la Patria in armi. Ma, più di noi, egli, con l'entusiasmo della sua esuberante gioventù, volle e chiese di servirla nell'Arma Azzurra, quell'arma i cui appartenenti sapevano tutto osare e tutto dare. Ed egli tutto ha dato, tutto se stesso fino all'olocausto della sua venticinquenne primavera di vita.
Noi lo ricordiamo compagno di giochi e di scuola; lo ricordiamo Lupetto del Riparto A.S.C.I. Ovada I, dove i ragazzi imparavano a forgiare la loro tempra sana e virile nell'insegnamento degli immutabili valori spirituali, morali e civili. Lo ricordiamo Soldato d'Italia, orgoglioso e conscio del suo alto senso del dovere.
La motivazione della Medaglia di Bronzo al Valor Militare conferitagli sul campo nel Settembre del 1940 ne illumina la figura: "Ardito ed abile pilota, partecipava a numerose azioni di bombardamento, di ricognizione e di mitragliamento a bassa quota, dimostrando in ogni occasione combattività, perizia ed alto spirito militare. In un'azione di bombardamento contro navi da guerra nemiche, sebbene il velivolo fosse rimasto staccato dalla formazione per difettoso funzionamento dei motori, con encomiabile fermezza e sprezzo del pericolo, noncurante della violenta reazione antiaerea, conduceva l'attacco di un incrociatore di grosso tonnellaggio che veniva colpito e danneggiato. - Cielo di Marmarica e del Mediterraneo Orientale - Giugno-Settembre 1940.". Questi era Gino Recagno, Sergente Maggiore Pilota, che sarebbe poi caduto combattendo nel cielo di Bengasi il 13 gennaio 1941. Ovada, che tutta era rappresentata con le sue Autorità Civili, Militari e Religiose, ha salutato in Lui il cittadino, l'amico fraterno e l'uomo.
L'Arma Azzurra, che lo ha portato, che lo ha scortato e che gli ha reso gli onori militari, ha salutato in Lui il soldato, il compagno d'armi ed il caduto valoroso.
Noi, che gli fummo amici, vogliamo ricordarlo recitando per Lui, soldato d'Italia che chiuse i suoi occhi per sempre con l'ultima visione degli azzurri ed infuocati cieli di Tripolitania, la Sua preghiera, quella degli Aviatori:
"O Dio grande e potente, a Te leviamo il nostro pensiero e Ti invochiamo: Proteggi e sostieni noi che, in alto dei Cieli, lanciamo il cuore sulla fragile ala e a Te più vicini, vegliamo in armi per la libertà e la grandezza d'Italia. Sia, per Grazia tua, pari all'ardire la fortuna dei nostri voli, più tenace dell'acciaio delle nostre armi la nostra volontà, più alto delle nostre ascensioni ogni nostro ideale. Fa che l'ala nostra sempre più agile e franca, vibri nello Spazio Infinito. E se l'ala si spezza e se il motore falla, fa Tu, Dio Onnipotente, che noi possiamo vincere anche il rischio di morte. Ma se l'ora da Te segnata fosse giunta, fa che nell'ultima visione la Terra non sia la nostra feroce nemica, ma la culla dolce per l'ultimo sonno.".

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