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Prima Messa ad Ovada..


Articolo n. 27 - Pubblicato su "L'Ancora" del 3 Gennaio 1971.

 Don Ferrando Domenica 20 dicembre, nella nostra chiesa parrocchiale ha celebrato la sua prima messa il novello sacerdote Don Giovanni Ferrando. Era stato ordinato il giorno precedente, 19 dicembre, nella Chiesa Metropolitana di San Lorenzo in Genova dall' Eminentissimo Cardinale Arcivescovo Giuseppe Siri.
Proveniente da Genova e giunto in Piazza Assunta, Don Nino, al quale i tocchi sonori e vibranti delle campane ovadesi porgevano il primo saluto, veniva accolto dall'ovazione corale di una folla commossa e plaudente che, malgrado il freddo intenso, lo aveva voluto attendere sul sagrato.
Uno dei più giovani chierichetti della Parrocchia, il bimbo Alberto Rossi, gli ha offerto un mazzo di fiori ed ha recitato una breve e gentile poesia di benvenuto. Sul portale del tempio il Clero in paramenti solenni, guidato dal Prevosto Canonico Francesco Ramognini in cappa d'ermellino e da Monsignor Fiorello Cavanna in piviale, ha accolto il giovane confratello al canto del Tu es Sacerdos in Aeternum.
Indossati i paramenti liturgici, Don Ferrando è stato processionalmente accompagnato all'Altare per la sua prima celebrazione del Divin Sacrificio, mentre la piccola corale femminile, così abilmente diretta dalla RR.ma Madre Emilia Grassi delle Madri Pie e accompagnata all'organo dal Chierico Mike Papa, seminarista australiano, intonava il melodico e solenne canto d'ingresso Cantate al Signore un canto nuovo. Vicini a lui, all'Altare, quattro suoi giovani compagni di studi neo ordinati anch'essi: il Diacono Rapetti Pier Giacomo, il Suddiacono Ronco Stefano, il Lettore Martini Pier Luigi ed il Turiferario indonesiano Franz Halim Firmansiah; testimoniavano con la loro giovanile presenza l'eterna, sempre rinnovata, ecumenica e fiorente vitalità della Chiesa militante.
Al Vangelo, dopo la lettura del telegramma inviato da S.Santità al novello levita, il Canonico Ramognini, con quelle parole che egli sempre sa trovare nella spontaneità del suo animo, ha tracciato brevemente ma incisivamente il curriculum di questo giovane che, così nobilmente e tenacemente, ha voluto portare a compimento l'aspirazione ad una vocazione sacerdotale alla quale si sentiva predestinato e che santificava la sua umile se pur dignitosa condizione di operaio meccanico, trasmutandola nella forse più dura, più impegnata, più responsabile ma più sublime dignità di Operaio di Cristo.
E c'erano tutti in chiesa i suoi compagni di lavoro; tutti coloro che avevano imparato a stimarlo ed a volergli bene già in fabbrica quando, in tuta, condivideva con essi le fatiche del quotidiano lavoro.
E c'era la sua cara mamma, le sorelle, gli zii, i conoscenti, gli amici; e la presenza in chiesa di gran parte della popolazione (la chiesa era zeppa) testimoniava l'affetto degli ovadesi a questo loro concittadino di adozione, che aveva saputo e voluto elevarsi dal nulla alla dignità sacerdotale, come testimoniava altresì l'attaccamento di tutti gli ovadesi alla loro Chiesa, al loro Pastore ed ai suoi Sacerdoti.
Dobbiamo dire che è stata una funzione che ci ha toccati veramente nel profondo dell'animo, che ci ha fatto capire quanta fede ci sia ancora nella nostra terra, nella nostra società e nel nostro popolo, sebbene le apparenze e la superficialità di osservazione possano farci credere erroneamente il contrario.
Ed era commosso il nostro Don Nino, tanto commosso che le lacrime gli sgorgavano copiose ed incontenibili e gli rompevano le parole del Sacro Rito. Si, l'abbiamo visto piangere, e noi che lo conosciamo bene sappiamo che queste lacrime erano il distillato della sua intensa, profonda ed umana sensibilità e che il suo animo buono ed emotivo esultava, piangendo, offrendo al Signore le sue lacrime in ringraziamento ed in offerta della grazia che Egli gli aveva concessa elevandolo a suo Ministro.
Siamo grati a Don Nino della sua commozione perchè era anche la nostra commozione, la commozione di tutto un popolo, di una comunità parrocchiale riunita intorno al suo pastore ed al suo più giovane agnello.

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NOTE del curatore:

In questo articolo, forse eccessivamente ridondante ma certamente sincero e molto sentito, l' Autore esprime il suo attaccamento alla figura del nuovo sacerdote, che aveva seguito nel cammino verso l'Altare già da diversi anni. Don Ferrando, infatti, era legato da amicizia alla nostra famiglia già da tempo e mio padre lo aveva seguito, incoraggiato e consigliato più di una volta. E' pertanto naturale che la sua ordinazione sacerdotale venisse sentita dall' Autore come una cosa "anche" sua ed alla quale partecipasse con atteggiamento tutt'altro che distaccato.

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