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Collaborazione alla pubblicazione "Il gruppo ligneo del Maragliano nella chiesa della Confraternita di San Giovanni Battista di Ovada" a cura della Pro Loco di Ovada.


Articolo n. 16 - Pubblicato nel Maggio 1969.
(Riproposizione parziale con varianti del precedente articolo n. 10)


Particolari inediti dell'acquisto e trasferimento in Ovada del Gruppo ligneo raffigurante la Decollazione del Precursore - opera di Anton Maria Maragliano.

 La Cassa di San Giovanni E' interessante conoscere le vicende dell'acquisto e del trasferimento in Ovada, presso l'Oratorio di San Giovanni Battista, dell' Opera statuaria del Maragliano.
Il gruppo ligneo rimase per molti anni in proprietà dell'antica Confraternita, "Casaccia", di San Giovanni Battista che aveva Oratorio in Genova, vicino alla Porta dell' Acquasola.
Nel 1826 la "Cassa" di San Giovanni Battista, pur figurando di proprietà della suddetta Confraternita, non era più in Genova, ma a Savona presso un commerciante di legnami o, se vogliamo meglio dire, presso un mediatore di opere statuarie in legno, certo Tomaso Lardone, che aveva incarico di venderla al migliore offerente (1).
L'iniziatore del contratto d'acquisto e appassionato propugnatore di abbellimento e di decoro della Ven.da Confraternita di San Giovanni Battista di Ovada, della quale era anche Primo Guardiano, fu il Signor Gio Batta Torrielli.
Signore di antica famiglia ovadese, cultore di cose belle ed artistiche, mecenate e ricco commerciante di sete con numerose conoscenze nell'ambiente mercantile savonese.
Il Torrielli fu informato dell'occasione che si presentava e, da buon conoscitore d'arte e buon cittadino ovadese, ne mise subito al corrente l'allora Priore della Confraternita, Lodovico Rossi, funzionario del Governo Sardo e Insinuatore della Tappa di Ovada (oggi si direbbe Direttore dei Servizi Postali), ed il Secondo Guardiano G.B. Mongiardini che, unitamente a lui, formavano la direzione amministrativa del sodalizio (bisogna riconoscere a questi tre signori del buon tempo antico tutto il merito di aver portato in Ovada un'opera di così grande valore). Riunita d'urgenza I'Amministrazione, sotto I'egida dell'autorità Ecclesiastica rappresentata dall'allora Prevosto Rev. Don Francesco Antonio Compalati, cognato del Torrielli, che ne aveva sposato la sorella Francisca, fu deciso con unanime deliberazione di iniziare subito le trattative con il mediatore. Trattative che avrebbero dovuto svolgersi nel più assoluto riserbo e che furono demandate al Rossi, sia per la sua qualità di Priore, sia perchè nella sua veste di insinuatore di tappa e pertanto sovrintendente al movimento dei corrieri, avrebbe avuto modo più facile, più comodo e più riservato di portarle felicemente a termine.

Testo della Deliberazione (Atti Ven.da Confraternita di San Giovanni Battista)

"Li Superiori di questa Confraternita intenti a promuovere il maggior decoro della Chiesa loro ed a far si che, per quanto in loro sta, ogni cosa in essa corrisponda alla Santità e rispetto del Tempio, propongono la compra di una bella cassa di S. Gio Batta rappresentante la Decolazione di un celebre autore, composta di varie statue, del valore di Lire dieci mille e più quale però si può acquistare colla tenue somma di L. 2500. Ma non trovandosi la Confraternita in grado di suplire a tale spesa pregano tutti li buoni Confratelli a voler contribuire colle loro elemosine ed offerte ciascheduno secondo la loro facoltà per la compra di detta Cassa onde non lasciare fugire una così favorevolissima circostanza che forse non si presenterà mai più.".

Ci si trova così di fronte ad un nutrito epistolario tra il Rossi e il Lardone; epistolario all'antica, fatto di convenevoli, di buone maniere, di precisazioni, di offerte e controfferte, di sperticate affermazioni di stima e devozione sia dall'una che dall'altra parte, di inviti e di trasmissione di saluti e conoscenze reciproche; ma nel quale si rileva la schermaglia affaristica latente ben decisa del mercante savonese a mantenere il prezzo sulla base delle lire 2.500 da versarsi subito. Cifra enorme per quei tempi, enorme non solo dal lato valore, ma più che altro perchè la Confraternita non la possedeva. Vedremo poi come fu coperta.
Arrivati a questo punto di stasi, subentra l'abilità quasi diplomatica e il mecenatismo del Torrielli.
Egli parte con il Mongiardini e si reca a Savona a trattare direttamente con il Lardone riuscendo, il 6 giugno 1826, a stipulare un contratto nel quale il prezzo è ridotto a lire 2.300, con pagamento di L. 1.300 subito e le restanti L. 1.000 dilazionate a dodici mesi, garantendole egli stesso con la firma di una cambiale.
 La Cambiale del Torrielli Si può supporre che le prime 1.300 lire le abbia versate il Torrielli di tasca sua perchè, come detto prima, la Confraternita non possedeva tale somma.
Ebbe certamente buon giuoco, anche sulle più favorevoli condizioni ottenute, il fatto che il Torrielli era conosciuto e stimato sulla piazza di Savona e pertanto potè strappare al venditore quel buon lasso di tempo di dodici mesi che forse altri non avrebbero ottenuto. Concluso I'affare, si dovette pensare al trasporto delle statue da Savona ad Ovada.
Durante il periodo delle trattative sorsero difficoltà: Malgrado I'assoluto riserbo raccomandato dal Torrielli, (ed abbiamo una lettera del Torrielli stesso spedita da Savona al Priore Rossi, dove fra le tante altre raccomandazioni, vi è questa postilla in calce: "...P.S. quantunque il latore della presente sia stato da me seriamente avvertito di tenere segreto il seguito contratto fino a che non si sia raccolto tutte le offerte dei Confratelli, dubbitando però della sua fattami promessa prego V.S.Ill.ma a rinnovarle tale interessantissimo avvertimento..."), qualche cosa delle trattative dovette trapelare.
Esiste infatti agli atti un'altra lettera molto significativa scritta da un certo Casareggio a qualcuno interessato nell'affare. Tale missiva è mancante del nominativo del destinatario e da essa affiora tutto un gioco di pressioni e sollecitazioni, nonchè blandizie da farsi al venditore affinchè il gruppo non venga venduto alla Confraternita di Ovada. E' interessantissimo il tenore della lettera che svela i retroscena di questa compravendita e nello stesso tempo fa risaltare il valore artistico già fin da allora attribuito all'oggetto trattato: "...l'opera è tanto grande che merita un gran sacrifizio, e sarebbe un peccato che questa andasse a morire in Ovada... ".
Come detto più avanti, quando le trattative furono concluse, si pose il problema del trasporto che doveva svolgersi in due tempi: da Savona a Voltri via mare, e da Voltri ad Ovada per la "via dei monti" (a quel tempo non esisteva la strada del Turchino). Il trasporto via mare fu di gran lunga più facile di quello via terra. Quando il gruppo smontato arrivò a Voltri, fu ancora il Torrielli a dover organizzare una vera e propria corvée di uomini e muli che, partiti da Ovada a piedi, ben muniti di cordami, materassi, materiale da imballo, viveri ecc.. ecc.. formarono una specie di carovana che, tra le impervie balze dell'Appennino, trasportarono, pezzo per pezzo, il gruppo in Ovada.
Bisogna tener conto che la Cassa, completa di basamento, pesa oggi quattordici quintali e, pur considerando che il basamento di allora, più semplice e leggero, fu sostituito in Ovada con altro più massiccio e più bello, l'opera di trasporto non fu certo delle più facili.
Così, finalmente, il gruppo pervenne in Ovada e tutti i Confratelli dovettero pensare a coprirne il pagamento, sia per quanto il Torrielli aveva di suo anticipato, sia per il resto che lo stesso Torrielli aveva garantito firmando una cambiale.
Fu aperta una sottoscrizione e dai ruolini che sono agli atti si rileva che, non solo i confratelli, ma tutta la popolazione ovadese concorse con generosità grande, si da poter dire che il Gruppo fu pagato da tutta Ovada. Nei suddetti ruolini si possono leggere gli autografi di personalità ovadesi oggi ricordate e celebrate quali il G.B. Cereseto, il G.D. Buffa, il Dott. Buffa, il musicista Emanuele Borgatta, il Maestro Antonio Rebora e di tanti altri dei quali il ricordo in Ovada è perenne.
L'anno seguente, il 24 giugno 1827, il Gruppo statuario percorreva, portato a spalla, per la prima volta le vie di Ovada in un tripudio di popolo festante ed acclamante.
Da centoquarant'anni la bellissima opera, custodita nell'Oratorio della Confraternita, orna e decora con il suo artistico splendore una delle più interessanti Chiese di Ovada e ricorda a noi tutti ovadesi di oggi la devozione e I'amore degli ovadesi antichi per la loro Città e per le sue istituzioni.

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NOTE del curatore:

1) Qui l'Autore contraddice quanto detto nel precedente articolo n. 10, in cui asseriva che la "Cassa" risultava, per certo, di proprietà del Lardone. Poichè questa nuova versione dei fatti è, molto probabilmente, da attribuirsi ad un approfondimento delle vicende a seguito di acquisizione di nuove testimonianze documentali, riteniamo che possa essere ritenuta la più rispondente alla verità.

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