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Tagliolo da San Vito a San Carlo - Le chiese principali


 Tagliolo - Tabula Pacis Le origini di molte chiese, cappelle o edicole di culto che troviamo sparse nel territorio di Tagliolo dobbiamo ricercarle ben lontano nei secoli ed in periodi nei quali certe manifestazioni di devozione erano unicamente tramandate oralmente di padre in figlio e di esse non ci rimane che la tradizione antica. I dati precisi della loro edificazione non ci sono noti perchè esse sorsero per volontà e pietà popolare in conseguenza di fatti e avvenimenti a noi non noti ma che spinsero quegli antichi fedeli a costruirle, in ringraziamento di qualche grazia ricevuta o per impetrare la protezione di qualche Santo.
Alcuni di questi edifici sono lutt'ora esistenti, se pur negletti, disadorni o quasi del tutto abbandonati.
Non vogliamo fare qui la storia completa di queste cappelle -cosa d'altronde quasi impossibile per carenza di documentazione - ma soltanto accennare ad alcune di esse cbe abbiamo trovato menzionate in antichi documenti e dire qualche cosa in generale sulle chiese tagliolesi.
Dobbiamo innanzi tutto fare presente che la prima chiesa eretta in Tagliolo fu, con tutta probabilità, quella di San Vito, che fu anche la prima parrocchiale del paese.
Anticamente le chiese parrocchiali erano localizzate fuori dei borghi. Soltanto nel 1500 si cominciò a trasportarle alla periferia, ma non ancora al centro dell'abitato. Pertanto non ci deve meravigliare il trovare questa chiesa in una località alquanto distante dal borgo.
Essa è detta comunemente, ancora oggi, di San Vito, ma la sua vera intitolazione e dedicazione è ai Santi Vito, Modesto e Crescenzia, Martiri.
Una delle prime notizie documentate su questa chiesa la troviamo in Archivio Vescovile di Tortona, dove nel "Catalogo delle Chiese e dei Benefici compilato per ordine del Vescovo Mons. De Zazii nel 1523" essa è nominata come: "Ecclesia Parochialis S. Viti mart. loci Talioli", il beneficio della quale è per Don Beltramo Bottazzi che ne era, quasi certamente, il rettore residente.
 Tagliolo - San Vito Con titolo di Parrocchiale o Rettoria è ancora segnalata nel 1576 durante la visita apostolica di Mons. Ragazzoni e nel 1595 negli Atti sinodali di Mons. Maffeo Gambara. Dopo di che, essendo ormai già in costruzione la chiesa nuova dentro il borgo murato, essa decàde pian piano dalle sue preminenti funzioni rettorali e diventerà poi una dipendenza della parrocchia nuova.
Nella visita pastorale di Mons. Settala del 15 Settembre 1670 nel luogo di "Tagliuolo" è scritto: "Chiesa al titolo de S.S. Vito, Modesto e Crescentia alias Parochiale di questa terra contiguo alla quale è il Cimitero" con questa disposizione: "Si mantenghi questa chiesa con di molto decoro". Come vediamo, in questo atto si parla espressamente del cimitero contiguo alla chiesa e questo perchè negli antichi tempi ogni parrocchia o rettoria aveva il proprio cimitero che si trovava o davanti o difianco all'edificio della chiesa. In molti casi, però, ed anche in alcune parrocchie i cadaveri si seppellivano dentro la chiesa stessa sotto il pavimento. San Vito, pertanto, anche quando non fu più parrocchia, mantenne sempre la prerogativa antica di avere il proprio cimitero.
Ed ora chiediamoci perchè quell'intitolazione -che nelle nostre zone è piuttosto rara- a San Vito. Dobbiamo, a questo proposito, tener presente che Tagliolo fu sempre e fino al 1803 incardinata alla Diocesi di Tortona. Diocesi delle più antiche, sorta nei primissimi tempi del Cristianesimo e che osservava un culto strettissimo nella venerazione di quella infinità di vittime della propria fede che furono i primi martiri cristiani. San Vito era uno dei tanti che la chiesa tortonese venerava; nell'antica cattedrale di Tortona vi erano conservate le sue reliquie, il suo nome veniva invocato nella liturgia delle Rogazioni ed è pertanto probabilissimo che questa antica chiesa, dovendosi dare una intitolazione, sia stata dedicata a questo Santo così sentitamente devozionato nella Diocesi.
San Vito oggi è ridotta a cappella cimiteriale. L'edificio pur risentendo delle molte manipolazioni avvenute nei secoli, mantiene ancora oggi, nelle sue semplici linee architettoniche, l'antica dignità del primitivo stile nel quale fu primieramente edificato.

SANTA MARIA DI TAGLIOLO (già parrocchiale)

 Tagliolo - Diocesi Tortona Nell'anno 1575, il 15 Maggio, il Papa Gregorio XIII nominava Visitatore Apostolico delle Diocesi di Milano, Tortona, Alessandria, Alba, Casale ed Acqui Mons. Gerolamo Ragazzoni, Vescovo di Famagosta. Il presule, che aveva partecipato alle ultime sessioni del Concilio di Trento, aveva il delicato incarico di seguire e coordinare quella vasta e profonda opera di rinnovamento che comportava l'attuazione dei nuovi canoni dettati dal Concilio tridentino.
Quando, nell'autunno del 1576, visita le parrocchie della Diocesi tortonese, trova in Tagliolo questa nuova chiesa che è in via di costruzione.
La sua prima disposizione è: "Si consacri questa chiesa fra due anni al più". Questo ci dimostra che i lavori non dovevano essere molto avanti e che procedevano anche a rilento. L'edificio era ormai eretto e coperto, ma ancora non era pavimentato. Mancava la sacrestia, gli altari non avevano ornamenti, non vi era fonte battesimale, era sprovvisto di suppellettili e di tutto quanto fosse necessario al culto ed alla liturgia.
Malgrado tutte queste carenze la chiesa funzionava già, anche perchè la popolazione del paese trovava ormai scomodo servirsi della vecchia chiesa di San Vito, distante dal borgo, poco capiente e forse già in condizioni di precarietà statica e di abbandono.
Era assente puranco da moltissimi mesi il Rettore titolare, certo Prete Agostino Vergano e ne era temporaneamente curatore un non meglio identificato Prete Biasio.
Il Visitatore Apostolico ordina perentoriamente che sia provveduto a quello che manca, dispone la privazione del beneficio al rettore assente, intima di provvedere subito per il fonte battesimale, concede sei mesi di tempo perchè tutto sia sistemato affinchè le sacre funzioni possano essere celebrate con dignità e decoro. Commina inoltre trenta scudi di multa in solido agli uomini del luogo se ciò non sarà fatto, riservandosi altre eventuali sanzioni canoniche, da demandarsi al Vescov diocesano, in caso di inadempienza.
 Tagliolo - Monsignor Ragazzoni Queste penalità comminate e previste da Mons. Ragazzoni dovettero certamente fare il loro effetto perchè non abbiamo notizia e documentazione di ulteriori interventi dell'Ordinario diocesano in materia.
Pian piano la chiesa andò sistemandosi e ornandosi di tutto quanto era necessario per il suo buon funzionamento. Il popolo tagliolese concorse a questo abbellimento con lavoro proprio e con lasciti ed elemosine. Il feudatario che aveva, a suo tempo, già concessa l'area per la costruzione, non mancò di intervenire con le sue sostanze per aiutare la comunità in questo compito.
Erano quelli tempi calamitosi e difficilissimi; guerre, invasioni, carestie e pestilenze tormentavano queste nostre zone ed infierivano sulle popolazioni locali. Nel 1630 una gravissima epidemia di peste spopolò le campagne ed i borghi ed è appunto in quell'epoca che la popolazione tagliolese si votò a San Carlo e gli eresse un altare nella nuova chiesa.
Nel 1670, il 15 Settembre, avviene la seconda visita pastorale del Vescovo diocesano Mons. Carlo Settala. In quel tempo la chiesa ha già acquisito l'antico titolo di San Vito accanto al nuovo di Santa Maria. Negli atti della visita pastorale è così descritta: "Chiesa parochiale Retoria nuncupata al titolo de SS. Vito, Modesto, Crescentia MM; et Annuntiat.e della B.V. Maria della Terra di Tagliolo Diocesi di Tortona, Pieve di Silvano d'Adorno, Feudo Imperiale, Stato di Milano, dell'Ill.mo Sig. Conte Gio Batta Gentile, di cui è rettore titolare il M.R. Pompeo Marchelli oriondo di Rossiglione Genovesato".
In complesso e da quanto si deduce dai documenti, la visita pastorale risulta abbastanza soddisfacente. L'Ordinario si sbilancia financo a fare dei complimenti: "Lodiamo perciò l'accuratezza del Sig. Rettore e la pietà di questo Popolo, quale esortiamo a continuare nell'avvenire in hinnovar questa chiesa e renderla sempre più qualificata".
La cbiesa, pur mancando ancora di una adeguata sacrestia, aveva cinque altari: il Maggiore, quello del Suffragio, quello della B.V. Maria uno dedicato per voto e voluto dal popolo a San Carlo e l'altro di San Filippo Neri che era stato edificato dai feudatari Gentile. A questo proposito il Vescovo complimentando lo stesso feudatario, lo invitava affinchè intervenisse perchè in chiesa fosse posto anche un grande crocefisso ligneo e scolpito.
Un poco diversa è invece la situazione una ottantina di anni dopo, nel 1751, al tempo di Mons. Frà Giuseppe Luigi de Anduxar, Domenicano. I tempi, ormai cambiati, denotano verso la fine del XVIII secolo, un affievolimento del fervore religioso che ha caratterizzato il precedente secolo ed anche un notevole rilassamento nella pratica e nell'osservanza dei precetti da parte della popolazione tagliolese.
 Tagliolo - Stemma Settala In Archivio Diocesano di Tortona esiste una relazione molto dettagliata, sullo stato della parrocchia tagliolese, stilata dall'allora parroco, Prete Francesco Coscia, nell'anno 1751. in essa vediamo che a Tagliolo, su una popolazione totale di 1314 anime (suddivise in circa 300 fuochi o famiglie) soltanto 881 vengono considerate da comunione. Le altre 433 sono considerate non da Comunione. In quell'anno e su tale popolazione vi sono bem 563 persone ancora da cresimare. Bisogna tener presente a questo proposito che allora le visite pastorali avvenivano a distanza di lunghissimi periodi di tempo le une dalle altre, in quanto agli Ordinari Diocesani non era facile - con lo stato delle comunicazioni e delle strade, particolarmente per una diocesi vastissima come quella di Tortona - spostarsi rapidamente e poter visitare almeno una volta tutte le parrocchie di loro competenza.
I sacerdoti di tagliolo sono in quell'anno ben dieci, dei quali nove abitanti sul posto ed uno assente perchè Rettore della chiesa di S.Pietro di Novi. Eccone l'elenco: Francesco Coscia, Parroco - Sebastiano Coppa di Tagliolo - Pompeo Marchelli - Giuseppe Bardazza, Confessore - Frate Andrea Ferrari dell'Ordine di S. Benedetto, Confessore - Carlo Ferrari - Giuseppe Ferrari - Gio Carlo Camera - Girolamo Massari - Simone Bardazza - Domenico Maria Ferrari, Rettore in Novi della chiesa di San Pietro. Vi sono inoltre un Diacono Lorenzo Massari, un chierico tonsurato Pietro Antonio De Primi e uno studente con la sola licenza di vestire l'abito talare Lorenzo Coppa. Le famiglie tagliolesi vi sono, in questo elenco, abbondantemente rappresentate.
Il titolo rettorale antico lo manteneva ancora la chiesa di San Vito sebbene le funzioni parrocchiali si esercissero in Santa Maria nuova che era dentro il borgo, più comoda e più capiente per le necessità della popolazione.
Malgrado il numero elevatissimo dei sacerdoti presenti in paese la situazione parrocchiale non è certamente facile per il parroco che la sintetizza con queste sue osservazioni in calce al documento:
"Il popolo, o meglio dire la maggior parte di esso, non interviene nei giorni festivi alla Dottrina Cristiana, di modo che di mille trecento anime cui è composta questa mia Parochia, appena vi intervengono duecento persone tra ragazzi e uomini, quantonque da me spesse volte ammonito dall'altare.
In tempo d'estate e specialmente nel tempo della vendemmia e castagne non sono santificate le feste, mentre appena sentono la Messa ed il restante della giornata l'impiegano a portare uve fori e raccoglier castagne senza necessità.
I Sacerdoti, quantonque ogni giorno provveduti di cera, apparati della Chiesa con grave suo pregiudizio per essere povera, di vino ed ostie dal parroco, per non sofrire ne giorni feriati un minimo incomodo, mentre ne giorni festivi di buon mattino vanno a gara a chi più presto può cellebrare e cellebrano a due alla volta, vanno a cellebrare a loro talento fori nelle chiese campestri della Parochia onde che il popolo non resta servito, ed accade talvolta che il Paroco convien si levi dal confessionario per communicare, e mai intervenendo alle Messe parochiali, viene il coro ad esser composto di secolari.
Nell'Oratorio de disciplinanti si tengono congressi di popolo numeroso per affari della Comunità, e talvolta succedono altercazioni con grave irriverenza del luogo.
A latere sinistro dell'Altar Maggiore della parochia vi è una porta di cui ha cura di chiudere e aprire il Sbirro del Castello, lo quale introducendo molto popolo in Sancta Sanctoru, impedisce l'esercire in libertà le Sacre fonzioni e cagion varie irriverenze al S.mo Sacramento, e soffiendo il vento per il continuo ingresso e regresso del popolo, corre rischio venghi portata via la Sacra Ostia, come per verità già è accaduto."

 Tagliolo - Stemma Gambara E qui, il nostro buon parroco Don Francesco Coscia, continua amareggiato le sue osservazioni che elenca sotto il titolo improprio di "Abbusi" nei quali sottolinea pure quello del Feudatario che dalla sua tribuna personale può discendere immediatamente e direttamente in chiesa.
Pochi mesi dopo, in autunno, avviene la visita pastorale di Mons. Anduxar. Ci spiace non aver reperito -salvo alcune descrizioni di carattere generale della chiesa e degli oratori- alcun documento riportante l'impressione avuta dal Vescovo (che era un Domenicano molto rigido ed osservante) sulla situazione pastorale tagliolese, nè su quanto da lui disposto per migliorarla.
Le rendite e i benefici della chiesa di Tagliolo in quella seconda metà del XVIII secolo ci appaiono, alla luce dei documenti, abbastanza sostanziose. L'elenco che ne fa il parroco alla Curia, parla chiaro in proposito. Trattasi di una lunga distinta, molto ordinata di case, terreni, vigne, boschi, prati e orti sparsi un poco per tutto il territorio agricolo tagliolese: ai Cherli, al Varo, a S. Bernardino, a Roccaforte, a S.Vito, alle Case Sottane, alla Vignazza, in Grascoi, alla Gabbera, in Pescino, in Roncomarino, a San Rocco che, tra affitti, barili di vino bianco e nero, mine di grano e cesti di castagne, frutta al Parroco la bella somma di 564 lire e 15 centesimi l'anno. Tutto ciò senza contare le entrate dirette e funzionali della chiesa che il parroco mette sotto la voce "Incerti" e dove troviamo che: "per cadun cadavere da 7 anni in su" la spesa di funzione è di lire tre ed invece: "da sette anni a basso" costa soltanto centesimi trenta con l'annotazione sottolineata: "ma interransi in qualche parte gratis per essere poveri come si può vedere dal notulario". Con questa precisazione il parroco intende dire che, a causa della povertà, parecchia gente non pagava nulla per i funerali.
I matrimoni costavano meno; soltanto due lire tra Messa e offerta. I battesimi rendevano pochissimo; una piccola offerta di poco più di due soldi.
Da questo bilancio si devono però dedurre le spese per la manutenzione della chiesa, i paramenti, gli addobbi ed in particolare quelle molto alte per la cera normale e per quella straordinaria che il parroco deve dare ai sacerdoti, ai massari, ai priori della chiesa e delle confraternite il giorno della Candelora e che da sole assommano a ben lire trentasei annue.
Facendo una comparazione fra le rendite della Confraternita di San Nicolò e quelle della Parrocchia, in quello stesso anno, se ne può dedurre che questa era meno abbiente dell'oratorio sebbene le sue cifre di bilancio ne siano superiori, in quanto che la confraternita ha ben poche spese di gestione e le sue rendite sono più nette.
Il passaggio di Tagliolo dalla Diocesi di Tortona a quella di Acqui non porta novità e questa chiesa mantiene il titolo parrocchiale fino a che, per vetustà dell'edificio e per comodità della popolazione, il suo titolo di parrocchia viene traslato, nel 1947 con Decreto Vescovile, nell'Oratorio di San Nicolò che sarà, per questo scopo, quasi del tutto rinnovato.

L'ORATORIO DI SAN NICOLO' (attuale Parrocchia)

 Tagliolo - Parrocchia Anche per questa chiesa non abbiamo notizie prima del 1576. La visita Apostolica di Mons. Ragazzoni, in tale anno, trova questo oratorio in condizioni trasandatissime, tanto è vero che vi sospende le funzioni: "Non si celebri in questo 0ratorio che è troppo indecente infino a tanto a judicio di Mons. Rev.mo Ordinario o d'altro deputato da S.S.Rev.ma non si riduca a forma conveniente".
Il Visitatore Apostolico trova altresì delle gravi irregolarità amministrative da parte dei priori che gli fanno dire ed intimare: "et quielli che hanno maneggiato queste intrate rendino, sotto pena di scudi 25 et della interdizione della chiesa, fra tre mesi prossimij conto legale della sua administratione per li cinque anni passati al Vicario Foraneo, et così di anno in anno et sijno questi fratelli più diligenti nell'osservanza della sua regola."
Anche qui, come per tutto, all'inizio della Controriforma, le cose non procedevano per nulla bene. Gli Ordinari si dettero da fare - e di lavoro ce n'era molto - per riportare l'ordine e la disciplina.
Un secolo dopo, la visita pastorale di Mons. Settala, nel 1670, trova le cose molto più a posto. I documenti ci dicono che la Confraternita di San Nicolò, che vestiva la cappa bianca, era composta di ben 300 ascritti che recitavano ogni giorno festivo il regolare officio.
L'oratorio aveva un buon reddito annuo di lire quarantasei, moneta di Genova. Le sue proprietà, affittate a diversi particolari, fruttavano una trentina di barili di vino e tre quarte di castagne. Vi erano molti legati per un buon numero di Messe, l'Altare e la chiesa erano ben tenuti e tutto procedeva per il meglio.
 Tagliolo - La volta della Parrocchia Ciononostante Mons. Settala a cui piacevano le cose a posto e ben fatte e che conosceva la vivacità e la insofferenza che animava in quei tempi molte confraternite particolarmente di matrice ligure - non manca di esortare: "Ogni anno si rinnovino gli Officiali alla presenzza del Rettore. Subito dopo fatta l'elezione, gli Officiali vecchi rendano i conti e i contanti a quelli nuovi. Non si elegga a Officiale nessuna persona scandalosa, viziosa, rissosa, dedita al vino, poco religiosa o debitrice della chiesa. Che i confratelli rispettino scrupolosamente i precetti, intervengano alle processioni generali ed abbiano ognuno la cappa bianca ben tenuata e di loro proprietà. Il priore deve mandare due di essi - i più habili - ad insegnare la Dottrina Cristiana nella Parrocchiale ogni domenica o festa comandata".
Le rendite di questo oratorio nel 1752, durante la visita pastorale di Mons. Anduxar, ci risultano ammontanti ad oltre 500 lire annue provenienti da beni stabili, questue, elemosine, decime, ecc..
Da una descrizione della chiesa, fatta in quell'anno, ci risulta che allora si presentava, nelle sue linee architettoniche generali, più o meno come la vediamo oggi. Allora non c'erano pitture, salvo sul muro del presbiterio e il pavimento era "lastricato con pianelle".
La confraternita ci pare funzionasse e fosse amministrata abbastanza bene, malgrado che il parroco del tempo si lamentasse che i confratelli fossero alquanto turbolenti, parlassero poco di cose religiose e discutessero un po' troppo di cose temporali all'interno dell'oratorio stesso. Questo non ci deve meravigliare perché, in quell'epoca, questo avveniva non soltanto in Tagliolo ma anche altrove.
 Tagliolo - San Nicola di Bari Non sappiamo né quando, né per quali motivi la Confraternita di questo oratorio si sia intitolata a San Nicola o Nicolò di Bari.
I documenti più antichi che, come abbiamo visto, non risalgono oltre il 1576, la descrivono già con quel titolo. Siamo del parere che la confraternita sia di ispirazione ligure e sia sorta nel XIV secolo quando Tagliolo trovavasi sotto la Repubblica di Genova e l'esempio associazionale religioso dei genovesi aveva fatto sorgere anche in Ovada e altri paesi vicini, nuclei abbastanza consistenti di "Confratres".
Le confraternite, in quei tempi, e particolarmente quelle di osservanza ligure, furono fondate, oltre che per lo scopo prettamente religioso e di culto, anche per quello della misericordia, dell'assistenza e del mutuo soccorso. Si reggevano con amministrazione propria, avevano i loro oratori in proprietà, possedevano beni immobili e potevano ricevere donazioni, lasciti testamentari e offerte, che andavano ad inserirsi e ad aumentare il patrimonio del sodalizio stesso. Nella associazione i confratelli trovavano inoltre tutte quelle garanzie di carattere mutualistico, di assistenza reciproca, di solidarietà talvolta finanziaria che facevano dell'oratorio uno dei punti di riferimento essenziali nella vita sociale del tempo.
E' ovvio che tutte queste "Domus" avessero un loro Santo protettore al quale la confraternita si intitolava, ne celebrava la festività con solenni funzioni e se ne distingueva per i colori delle cappe processionali.
 Tagliolo - Parrocchia - Vetrata Nel tardo 1700 le condizioni economiche di questi gruppi laicali, sempre un poco in contrasto con il clero secolare, erano talvolta di molto più floride di quelle delle parrocchie e ne abbiamo un esempio per la nostra di Tagliolo. Questo rendeva i "fratelli" piuttosto autonomi e indisciplinati, cosa per cui non rare volte essi ricevevano solenni richiami dall'Autorità diocesana.
Ciononostante, per la loro forza associativa, esse sopravvissero anche alle spogliazioni della Rivoluzione francese, alle soppressioni napoleoniche e alle leggi del 1866. Oggi in Liguria sono ancora abbastanza fiorenti, in altre zone vivacchiano e, come a Tagliolo, sono quasi del tutto assorbite nell'àmbito parrocchiale, tanto è vero che il loro antico oratorio è diventato ora la nuova parrocchia del paese.
La necessità in Tagliolo di una parrocchia nuova era già sentita nei primi anni del 1600: San Vito era troppo vecchia, scomoda e lontana, quella funzionante di N.S. Annunziata era troppo dipendente dalla proprietà comitale e dalle sue non poche servitù. L'esigenza di un edificio completamente autonomo e più funzionale si manifestava impellente nella popolazione e nella autorità religiosa. Il voto a S. Carlo ne prospettava appunto la costruzione. Qualche lavoro si era già fatto allora rinforzando ed ampliando la parte absìdale dell'oratorio ma per motivi diversi - e la confraternita di S. Nicolò avrà avuto le sue buone ragioni per non rinunziare alla propria chiesa - i lavori erano stati sospesi e tutto era rimasto allo stato di progetto.
 Tagliolo - Parrocchia - Vetrata dell'Assunta Sarebbero passati ancora molti anni e si doveva arrivare al 1947 quando, per la vetustà dell'edificio antico e comodità della popolazione, avveniva, per Decreto Vescovile, la traslazione del titolo parrocchiale in San Nicolò.
L'oneroso carico di questa traslazione lo ebbe il M.R. Don Mario Badino, parroco in quel tempo di Tagliolo. Egli affrontò questo onere con la vivacità che lo distingue nelle sue iniziative. Si dette da fare, lottò, ma, con l'aiuto della Provvidenza e quello della popolazione tagliolese, portò a termine felicemente questo gravame.
L'oratorio fu praticamente rimesso a nuovo, ristrutturato e reso agibile per la sua nuova destinazione. La chiesa fu affrescata con vera maestria dal pittore Clemente Salsa di Omegna ma abitante a Serravalle Scrivia; l'abside fu decorato nel 1964-1965 e la bellissima volta nel 1966-1967. Al centro spiccano le figure di S. Benedetto, S. Defendente, S. Carlo Borromeo, S. Giuseppe, S. Vito, S. Pietro, S. Nicolò e S. Rocco che proteggono Tagliolo, visto dall'artista in una suggestiva panoramica. Il vecchio pavimento fu rimosso e rifatto in quarzite nel 1968. Le appariscenti vetrate policrome, eseguite dalla Ditta Ducati di Torino, illuminano la chiesa con i loro colori caldi e splendenti.
L'impegno del 1630 si può dire compiuto. La nuova parrocchia è oggi una realtà.
L'esortazione che il buon parroco Pizzorni, nel lontano 1894, inserì nel suo Inno a San Carlo: "Infidi non siamo - i figli a quel patto - se i padri giurarono - il tempio sia fatto", spronando i tagliolesi a mantenere la promessa, è stata ascoltata e ha dato i suoi frutti.

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