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Circonvallazioni, tangenziali et similia

di Federico Borsari - Settembre 2022


Premessa

Il giorno di Ferragosto scorso, in un periodo di ferie estive che non ne ha favorito la lettura, sulle pagine di un noto quotidiano locale online è apparso un articolo che parlava della Via Gilardini e dal cui titolo poteva sembrare che detta via fosse, in passato, la "circonvallazione" di Ovada. Dalla lettura dell'articolo, invece, risultava piuttosto che fosse la via Bisagno (attualmente divisa in due tratti: Via Don Salvi e Via Bisagno) ad avere le caratteristiche di una, seppur primitiva, "circonvallazione".
Quando chi scrive era fanciullo (stiamo parlando dei primi Anni Sessanta del secolo scorso), il giorno del transito della corsa ciclistica "Milano-Sanremo", per noi che abitavamo in Via Cairoli era consuetudine scendere "àn circunvalasiòun" (Lung'Orba Mazzini, che alcuni antichi Ovadesi chiamavano anche "u stradòun" -la strada grande-) per assistere al passaggio della corsa.
Per chi abita invece in Via San Paolo, la "circonvallazione" più vicina è, senza ombra di dubbio, via Gramsci.
Da queste premesse trae origine questo scritto, in cui approfondiremo l'argomento delle "circonvallazioni" e delle "tangenziali" ovadesi, cercando di chiarire meglio di che cosa si tratta cominciando dalle definizioni.

Etimologia

Premesso che in una piccola cittadina come Ovada i termini "circonvallazione" e "tangenziale" perdono molto del loro significato rispetto alle stesse parole utilizzate per analoghe strutture presenti nelle grandi città, andiamo a vedere il significato di queste due parole.

La parola "circonvallazione" deriva dall'unione di due parole latine: "circum", che significa "intorno a" e "vallum", che significa "muro", qui inteso come "mura o fortificazioni della città".
Letteralmente, la parola circonvallazione va a definire una strada che segue esternamente il percorso delle mura di una città o di un borgo ad una distanza potenzialmente superiore alla "gittata" delle armi del nemico che eventualmente la volesse assediare (stiamo parlando di situazioni risalenti a centinaia di anni fa, ovviamente).

La parola "tangenziale" deriva anch'essa dal latino e, precisamente, dal verbo "tangere", che significa "toccare", precisamente dal Participio Presente "tangens" ("che tocca") da cui l'italiano "tangente" in senso lato e "tangenziale" in senso stradale.
In questo caso, la parola va a significare una strada che "tocca" esternamente un centro abitato e che, tramite strade di ingresso e di uscita, consente di evitare il transito dei veicoli all'interno di esso, consentendo anche, in molti casi, la creazione di isole pedonali.
Sotto questo punto di vista, storicamente parlando, possiamo dire che le due parole sono "quasi" sinonimi ed il più antico esempio di circonvallazione/tangenziale della penisola italiana lo possiamo trovare nella Roma antica, dove una serie di circonvallazioni e tangenziali "circondava" la cerchia delle mura più esterne mentre il "centro città" era già a quell'epoca (a differenza di oggi) completamente pedonalizzato.

Bisogna dire che le due parole sono abbastanza "giovani" nel linguaggio corrente. La "circonvallazione" è entrata nel linguaggio tecnico verso la metà dell'Ottocento ed uno dei maggiori esponenti di queste realizzazioni fu sicuramente il francese Georges Eugène Haussmann, a cui si deve la progettazione e la realizzazione dei Grands Boulevards di Parigi, che altro non erano -e sono tuttora- che una serie di enormi circonvallazioni destinate a "scaricare" il traffico dalle piccole strade dei vari "arrondissements" della città e che, guarda caso, furono realizzati esattamente dove sorgevano le varie cinte murarie della città (e la parola "boulevard" deriva dalla parola fiamminga "bolwerc", che nei secoli passati significava, appunto, bastione o mura fortificate).
Il termine "tangenziale" è ancora più giovane e risale alla metà del secolo scorso, quando con l'enorme aumento del traffico veicolare si resero necessarie strutture in grado di "deviare" il transito dei veicoli, soprattutto commerciali, dai centri delle città che non erano in grado di sopportarlo. A questo scopo si progettarono e realizzarono (soprattutto intorno alle grandi metropoli) grandi strutture viarie che, in pratica, "circondavano" (e circondano tuttora) i centri abitati e che non consistevano solo in normali "strade" ma che, grazie a ponti, viadotti, gallerie ed appositi "svincoli", consentivano ai veicoli di "girare attorno" alla città entrando ed uscendo dalla stessa nei punti più adatti. L'evoluzione di queste "tangenziali" ha portato le stesse ad assumere, oggi, le caratteristiche di vere e proprie "autostrade" a più corsie (talvolta anche a pagamento) in cui il flusso del traffico risulta abbastanza fluido.

Via Bisagno era una circonvallazione? (spoiler: Sì)

Via Bisagno
(Elaborazione Grafica: F.Borsari)


La planimetria che vedete qui sopra fu elaborata nel 1773 da Matteo Vinzoni, che era il cartografo militare ufficiale della Repubblica di Genova (a cui in quell'epoca Ovada apparteneva). In essa abbiamo evidenziato con il colore rosso il percorso delle mura della città in quel periodo e con il colore giallo la Via Bisagno (che a quei tempi non aveva alcun nome).
Si può notare, nella cartografia, la presenza di due cinte murarie, la prima -più antica e più interna- contraddistinta dalla lettera A, la seconda più esterna contraddistinta dalla lettera B.
Come si può vedere, la strada che oggi è chiamata Via Bisagno ricalcava, internamente a ridosso della seconda cinta muraria ed esternamente a debita distanza (oltre la gittata possibile dei cannoni dell'epoca) dalla prima, l'andamento delle mura della città. Per questa sua caratteristica, come abbiamo esplicato nel capitolo precedente, quella strada può essere definita "circonvallazione". Inoltre, tale strada aveva un'importanza viaria anche come collegamento interno tra le due "contrade nuove", cioè collegava direttamente -attraverso i campi- la "Contrada dei Cappuccini" (corrispondente all'attuale Via Cairoli) e la "Contrada di San Domenico" (corrispondente all'attuale Via San Paolo della Croce) favorendo gli spostamenti sia pedonali che veicolari tra le due zone della città che stavano prendendo forma proprio in quel periodo.

La prima Tangenziale di Ovada

Fino alla metà del Sec. XIX (Milleottocento) chi proveniva da Genova (e da Molare) e da Grillano, e desiderava andare a Roccagrimalda oppure a Silvano doveva forzatamente transitare all'interno del centro "storico" di Ovada.
Nella planimetria qui sotto, che risale al 1840, abbiamo evidenziato in colore rosso i due itinerari.

Ovada 1840
(Credit: Ufficio Tecnico Comune Ovada - Elaborazione Grafica: F.Borsari)


Come si vede (usiamo la toponomastica attuale), una volta arrivati in Piazza Assunta, si doveva proseguire attraverso la Piazza Mazzini e la via Roma per poi scendere la salita Roma. Da qui, si scendeva verso sinistra fino al ponte sul torrente Orba per poi proseguire verso Roccagrimalda oppure si scendeva (seguendo il tracciato ancora esistente ed utilizzato) verso destra -passando sotto al ponte levatoio del castello- per arrivare al ponte sul torrente Stura e proseguire verso Silvano d'Orba.
Ovviamente, lo stesso itinerario valeva anche nella direzione inversa e, anche se il "traffico" veicolare di quei tempi non era certo quello di oggi, possiamo immaginare cosa succedeva, ad esempio, in Salita Roma quando i carri che "scendevano" verso la Piazza Castello incontravano analoghi trasporti che "salivano" nella direzione opposta.
Nella planimetria si nota ancora la presenza del castello o, per meglio dire, dei suoi ruderi, che verranno demoliti definitivamente una decina di anni dopo.
A proposito della demolizione di quel poco che rimaneva del castello, bisogna dire che in quell'occasione fu effettuato anche un consistente "sbancamento" per "abbassare" il terreno al livello dei due ponti ed ottenere quella che oggi si chiama "Piazza Castello". Contrariamente a quello che molti credono, con il materiale di risulta dello sbancamento NON si costruì la via Lung'Orba Mazzini (il materiale non sarebbe stato sufficiente), bensì si realizzò il terrapieno su cui scorre quella che oggi si chiama Lungo Stura Oddini, cioè la strada che da Via San Sebastiano scende -appunto- fino alla Piazza Castello.
Nella planimetria abbiamo anche segnato in colore verde la futura (verrà realizzata oltre mezzo secolo dopo) prima circonvallazione (o tangenziale) di Ovada, cioè Via Lung'Orba Mazzini.

La costruzione di Via Lung'Orba Mazzini iniziò alla fine dell'Ottocento e durò qualche decina di anni, poichè l'opera comportava diverse notevoli difficoltà, la prima delle quali era la "messa in sicurezza" del versante che digradava verso il torrente, che presentava una particolare caratteristica di elevata franosità, tanto che l'intera zona (che si può attualmente delimitare tra l'incrocio con la via Oddone e la Piazza Castello) era stata popolarmente denominata "i slìgge", dal vocabolo dialettale "slìggia", che significa "frana", messo al plurale poichè in quella zona i movimenti franosi erano molteplici e molto frequenti. A questo proposito dobbiamo ricordare che oltre un secolo prima, negli anni in cui era in costruzione la nuova chiesa parrocchiale, precisamente nel 1771, una di queste frane interessò la parte absidale -appena realizzata- della costruenda chiesa, facendo precipitare nel fiume buona parte della costruzione. Il vocabolo "sligge" negli anni seguenti andò poi a definire, italianizzato ed ufficialmente inserito nella toponomastica, l'attuale "Via delle Sligge" e l'adiacente "scalinata delle Sligge".
Per "mettere in sicurezza" il versante, quindi, si dovette provvedere per prima cosa alla progettazione ed alla realizzazione di importanti muri di contenimento (tuttora esistenti ed in alcuni tratti ancora visibili) che eliminarono l'inconveniente e che consentirono di realizzare le strutture viarie dell'attuale via Capitano Oddone, il cui percorso ricalca la vecchia strada che dalla "Porta delle Sligge" (che era situata ove oggi c'è la confluenza del Vico Madonnetta e della Via Voltegna) scendeva al torrente; analogamente, fu possibile realizzare anche la "Scalinata delle Sligge".
A proposito di questi muri di contenimento, nella foto sotto vediamo -indicato dalle frecce rosse- quello più "importante" e più "alto", che fu realizzato dietro l'abside della chiesa parrocchiale e che "contiene" la parte più consistente del versante franoso. Come si può vedere, a valle di esso è stata praticamente "appiccicata" una casa di civile abitazione:

Ovada 1840
(Foto: F.Borsari)


Personalmente, a lume di naso, non ci pare che sia stata una buona idea e, altrettanto personalmente, possiamo dire -con tutto il rispetto per i proprietari e gli abitanti che la occupano- che in quella casa non abiteremmo tanto tranquilli, anche perché verso la metà degli Anni Sessanta del secolo scorso, una porzione del muro di contenimento era franata e vi si era abbattuta sopra, causando gravi danni (ma, per fortuna, nessun ferito):

Ovada 1840
(Credit: Accademia Urbense Ovada)


La seconda operazione fu la realizzazione del terrapieno su cui doveva "scorrere" la nuova strada. Si trattava di un'operazione di "riempimento" assai impegnativa per quei tempi, poichè la lunghezza del terrapieno era di quasi 400 metri metri per una larghezza media di 30 metri; l'andamento altimetrico della struttura passava dal livello dell'attuale Piazza XX Settembre (191 m.s.l.m -metri sul livello del mare-) fino al livello della Piazza Castello (174 m.s.l.m.) con un dislivello di 17 metri.
Come si vede si trattò di un'opera per quell'epoca assai considerevole e la sua realizzazione si completò solo nei primi anni del Novecento. Completata la strada, nelle aree laterali ottenute lato monte (cioè a ridosso dei muri di contenimento creati in precedenza) furono realizzate case di civile abitazione ed insediamenti commerciali.
Nella foto qui sotto vediamo la nuova strada alcuni anni dopo il suo completamento:

Lung'Orba
(Credit: Accademia Urbense Ovada)


Qui sotto vediamo lo stesso tratto come si presenta oggi:

Lung'Orba
(Foto: F.Borsari)


Come si può vedere, nell'arco di oltre un secolo sono stati effettuati alcuni riempimenti lato fiume che hanno consentito l'allargamento della carreggiata e la realizzazione di ampi marciapiedi. Negli ultimi trent'anni sono poi state realizzate nuove protezioni spondali per evitare l'erosione da parte delle piene del torrente ed una definitiva sistemazione del terreno di scarpata che hanno portato alla realizzazione di una gradevole "passeggiata a fiume" (esattamente nello stesso posto dove i nostri antenati passeggiavano nella vecchia fotografia).
Qui sotto, infine, vediamo Lung'Orba Mazzini nella sua pressoché completa estensione attuale:

Lung'Orba
(Foto: F.Borsari)


La seconda Tangenziale

La seconda "tangenziale" ovadese è, come avevamo accennato all'inizio, la Via Gramsci, integrata una trentina d'anni fa dalla "bretella" via Voltri-via Gramsci.
La nascita di quella che ora si chiama via Gramsci risale agli Anni Trenta del secolo scorso e deriva da un paio di fattori storici assai importanti, il primo dei quali è stata la realizzazione, alla fine dell'Ottocento, della nuova strada per Genova (la cosidetta "Strada del Turchino"). A partire dal 1871, infatti, tutto il traffico veicolare da e per Genova che in precedenza transitava per la "via dei monti" (ne abbiamo parlato in un precedente articolo) si trasferì sulla nuova strada, che divenne l'arteria principale di comunicazione con il capoluogo ligure e su cui gravitava -e gravita tuttora- la maggior parte degli scambi commerciali ovadesi. L'entrata in funzione della nuova strada per Genova, molto più comoda, veloce, sicura e "diretta" rispetto alla precedente, contribuì in modo significativo all'incremento dei commerci e dei trasferimenti di persone e merci verso quella che era stata la "Capitale" politica, economica e commerciale a cui Ovada, pur essendo passata nel 1815 al Piemonte, continuava (e continua ancora oggi) a fare riferimento. Con l'Unità d'Italia, avvenuta negli stessi anni di costruzione della strada del Turchino, si intensificarono anche i commerci tra le varie regioni ed Ovada, per la sua posizione "strategica", divenne un punto di interscambio importante per i commerci tra il Piemonte e la Liguria.
Il secondo fattore fu, a partire dai primi anni del Novecento, "l'avvento dell'automobile", cioè dei veicoli a motore endotermico e, con essi, dei veicoli commerciali (autocarri) che anche qui in Italia, come in tutta Europa, presero il nome di "càmion", italianizzando l'identica parola francese "camiòn" spostando semplicemente l'accento dalla "o" finale alla "a" iniziale. Con l'avvento e lo sviluppo dei trasporti commerciali su càmion, la quantità di traffico veicolare sulle strade che mettevano in comunicazione l'Italia Nord-Occidentale (Lombardia e Piemonte) con la Liguria si moltiplicò a dismisura creando la necessità della costruzione di nuove strade, alcune alternative ed altre sostitutive delle strade che già esistevano. Il caso più conosciuto di nuova strada di comunicazione tra Liguria e Pianura Padana fu la realizzazione, tra il 1930 ed il 1935, di quella che a quei tempi si chiamava "Autocamionale Genova-Valle del Po" che, su di una distanza di circa 50 chilometri, metteva in comunicazione Genova con Serravalle Scrivia. Questa "camionale", prolungata dapprima verso Tortona e poi verso Milano ed adeguatamente ampliata, è denominata "Autostrada A7" o, anche, "Autostrada dei Giovi", poiché il suo percorso attraverso l'Appennino Ligure segue l'andamento dell'omonima strada statale.

La seconda "tangenziale" di Ovada, oggi denominata Via Gramsci (ma comprende anche l'attuale "bretella" di via Voltri-via Gramsci), fu realizzata a partire dai primi decenni del Novecento e fu realizzata "a pezzi", cioè un tratto alla volta.
La planimetria che vedete qui sotto fa parte del Catasto Ovadese redatto negli Anni Venti del secolo scorso (questa tavola risale, precisamente, al 1923):

Gramsci 01
(Credit: Ufficio Tecnico Comune Ovada - Elaborazione Grafica: F.Borsari)


In questa planimetria si vede chiaramente la "prima tangenziale" (Lung'Orba Mazzini) già completamente ultimata (evidenziata in colore verde) e, dall'altra parte della città, nel riquadro in basso a sinistra ed evidenziato in rosso, il primo tratto della seconda, che era stato da poco ultimato.
Si tratta del tratto di strada che attualmente è compreso tra la "rotonda del Cimitero" e la "rotonda di Via Ripa Molino", cioè questo:

Gramsci 01a
(Foto: F.Borsari)


Questo primo tratto era "molto facile" da realizzare. In effetti si dovette solamente "tracciare" la strada su di un terreno che già era "quasi pronto", poichè si trattava di un terrapieno naturale che già digradava verso via Ripa ed abbisognava solamente di un minimo lavoro di sbancamento e livellamento. Questo tratto, che è lungo poco più di 200 metri, presenta un dislivello (dalla rotonda del cimitero a quella di via Ripa) di 6 metri.

Il secondo tratto che fu realizzato è quello che, per capirci, va dalla rotonda di Via Ripa Molino alla Piazza Castello, che vediamo evidenziato in rosso nella planimetria qui sotto:

Gramsci 02
(Credit: Ufficio Tecnico Comune Ovada - Elaborazione Grafica: F.Borsari)


La progettazione (e la conseguente realizzazione) di questo tratto si rivelò molto più "problematica" rispetto al tratto precedente, poichè -come era avvenuto in precedenza con Lung'Orba Mazzini- si dovette realizzare un terrapieno che "riempiva" una parte della "piana del mulino" e, nella parte terminale verso Piazza Castello, una parte del letto del torrente (che venne "spostato" verso Est di una decina di metri). A complicare le cose c'era anche la presenza del canale di deflusso dell'acqua dal mulino, canale che, inoltre, faceva funzionare le macchine di un paio di opifici a quell'epoca ancora attivi.
Il canale fu "tombato", cioè "messo in galleria" sotto il terrapieno (ne abbiamo già parlato nel precedente articolo relativo ai canali di Ovada) mentre la parte finale del terrapieno venne "protetta" dall'erosione del torrente mediante la realizzazione di alti muri in cemento. Li vediamo nella fotografia qui sotto, dove possiamo notare anche (indicato dalla freccia gialla) lo sbocco del canale del mulino (ora non più funzionante):

Gramsci 02a
(Foto: F.Borsari)


I lavori per la costruzione di questo tratto iniziarono negli Anni Trenta del secolo scorso e durarono a lungo non solo per la loro complessità, ma anche per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, che fermò i lavori per quasi dieci anni. Nella fotografia qui sotto, che risale ai primi Anni Cinquanta del Novecento, possiamo vedere come si presentava allora il terrapieno (ormai completato) nella sua parte finale alla confluenza con Lungo Stura Oddini:

Gramsci 02b
(Credit: Accademia Urbense Ovada)


Questo tratto ha una lunghezza di 351 metri ed oggi si presenta così:

Gramsci 02c
(Foto: F.Borsari)


Il terzo tratto della nostra seconda tangenziale (segnato in rosso nella planimetria qui sotto) è quello che collega la "Rotonda del Cimitero" con la Via Cavour e che comprende anche il tratto di strada che costeggia il vecchio Ospedale S.Antonio:

Gramsci 03
(Credit: Google Maps - Elaborazione Grafica: F.Borsari)


La progettazione di questo tratto, che è lungo 381 metri, fu fatta quasi contemporaneamente a quella del secondo tratto ma la gran parte dei lavori, a parte un abbozzo iniziale prima della guerra, fu effettuata negli Anni Cinquanta del secolo scorso.
Anche qui si trattò di realizzare un terrapieno che andava ad "alzare" il livello dei terreni (allora campi coltivati) che dalla Via Sant'Antonio digradavano verso il torrente e di realizzare adeguati muri di contenimento. Nell'area -fortemente digradante verso il torrente- così ottenuta, nei seguenti Anni Sessanta, furono realizzati diversi palazzi di civile abitazione. Questa parte del terzo tratto si presenta oggi così:

Gramsci 03a
(Foto: F.Borsari)


La parte più "impegnativa" dei lavori riguardò però il tratto di strada che costeggiava l'Ospedale, che era troppo stretta e, soprattutto, "a strapiombo" sul torrente Stura e non c'era nulla da "riempire" con un terrapieno. Si scelse quindi la soluzione di "contraffortare" la parete tufacea costruendo una serie di contrafforti in cemento armato sopra i quali far scorrere "l'allargamento" della strada:

Gramsci 03b
(Credit: Gruppo Facebook "Le belle foto di Ovada")


Questa parte del terzo tratto, che è stato recentissimamente (anno 2021) interessato da lavori di consolidamento e rafforzamento, si presenta oggi così:

Gramsci 03c
(Foto: F.Borsari)


L'ultimo tratto (in ordine di tempo) che è stato realizzato risale ai primi anni Novanta del secolo scorso e la sua costruzione rispondeva (e risponde tuttora) alla necessità di "deviare" totalmente l'enorme mole di traffico commerciale (autotreni, TIR, autoarticolati, ecc.) che si era venuta ad innestare sulla viabilità ovadese dopo l'apertura (nel 1975), presso Belforte, del casello dell'autostrada A26. Sulla questione della localizzazione di tale casello (che era originariamente previsto nella "piana di Silvano") e delle forti pressioni che vennero esercitate (anche a livello politico) per modificarne la posizione, non intendiamo parlare. Sta di fatto, però, che la conseguenza diretta ed immediata di questa localizzazione fu che tutto il traffico, sia "leggero" che "pesante" in uscita dal casello e diretto verso Alessandria e Novi Ligure (e viceversa), si trovava a transitare attraverso le strade della nostra città e la direttrice di quest'enorme mole di transito veicolare era: Casello A26-via Voltri-Corso Libertà-Lung'Orba Mazzini-Piazza Castello. Gli Ovadesi ricordano bene, negli Anni Ottanta del secolo scorso, le lunghe file di autotreni ed autocarri (ma anche, soprattutto la domenica pomeriggio, di automobili) che si incolonnavano lungo questa direttrice e che "intasavano" la viabilità cittadina, rendendola caotica, confusionaria e di difficilissima gestione.
Il quarto tratto della seconda tangenziale di Ovada lo vediamo, evidenziato in rosso, nella planimetria qui sotto:

Gramsci 04
(Credit: Google Maps - Elaborazione Grafica: F.Borsari)


Esso collega la Via Voltri, in fondo alla discesa del percorso originale della strada statale, con l'inizio del terzo tratto della via Gramsci di cui abbiamo appena parlato. Si tratta di una strada di ampie dimensioni, perfettamente adatta al transito del traffico commerciale anche pesante e che segue con andamento curvilineo ascensionale (o discensionale se si proviene dalla parte opposta), l'orografia della zona. Questo tratto di strada risponde pienamente alle caratteristiche di una moderna tangenziale ed è fiancheggiato da ampi marciapiedi e da gradevoli zone di verde. Ecco come si presenta oggi:

Gramsci 04a
(Foto: F.Borsari)


Per chiudere l'argomento di questa seconda "tangenziale" ovadese, facciamo il riassunto dei suoi numeri.
La sua lunghezza complessiva è di 1 chilometro e 290 metri. Il suo andamento altimetrico parte dalla Via Voltri e sale di 12 metri fino al livello di Via Gramsci/Cavour. Da qui la strada scende poi di 18 metri fino all'altezza della Piazza Castello.

Concludendo

Circonvallazioni Ovada
(Credit: Google Maps - Elaborazione Grafica: F.Borsari)


Concludendo questa lunga trattazione, come si vede nella planimetria qui sopra, possiamo dire che in Ovada esistono tuttora tre strade che rivestono le caratteristiche di "circonvallazione" o di "tangenziale".
La più antica (e storica), che risponde pienamente ai requisiti di "circonvallazione" (strada attorno alle mura), è l'attuale strada che da via Cairoli conduce a via San Paolo della Croce ed è attualmente denominata, nel primo tratto, Via Don Salvi e, nel secondo, Via Bisagno.
Le altre due, che invece possono essere considerate a tutti gli effetti delle "tangenziali", corrispondono, sul versante del torrente Orba, alla Via Lung'Orba Mazzini e, sul versante del torrente Stura, alla Via Gramsci.
Se consideriamo che sono passati solo 180 anni da quando per recarsi da Molare a Silvano d'Orba si doveva transitare con i carri trainati dai buoi o dai muli nelle anguste e strette strade del centro storico, possiamo renderci conto di come l'evoluzione della tecnologia (sia dei trasporti che delle costruzioni stradali) abbia vorticosamente accelerato la sua corsa.
Oggi, con le nuovissime tecnologie di trasporto (anche aereo come, ad esempio, i droni) e l'avvento della propulsione totalmente elettrica (proprio in questi giorni, in Svizzera, si sta sperimentando un aeroplano per trasporto di persone a propulsione totalmente elettrica), vediamo aprirsi di fronte a noi un futuro che (se non verrà fermato dalle conseguenze delle tragiche vicende di questi mesi) porterà i nostri nipoti a considerare le strade di cui abbiamo appena parlato allo stesso modo in cui noi abbiamo trattato l'antica "circonvallazione" ovadese, cioè come un banale e poco significativo reperto storico.

Si ringrazia l'Ufficio Tecnico del Comune di Ovada per la preziosa collaborazione.