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Un secolo di variazioni toponomastiche stradali

di Federico Borsari - Novembre 2021


Premessa

La "Toponomastica" è quella parte della linguistica che si occupa di assegnare i nomi alle varie entità geografiche (città, paesi, località, laghi, fiumi, mari, monti, valli, eccetera). Una sottocategoria di questo procedimento linguistico è la "Toponomastica stradale", che si occupa specificatamente di assegnare i nomi alle aree pubbliche (strade, piazze, parchi pubblici, monumenti, giardini, eccetera).
La prassi di "intitolare" un'area pubblica a qualcuno o a qualcosa (avvenimento storico, fatto di importanza locale o nazionale, ecc.) è antichissima e coniuga l'esigenza di fornire alle persone di una comunità riferimenti per "localizzare" (anche con precisione, mediante la cosidetta "numerazione civica") una specifica entità territoriale con il desiderio da parte delle varie entità nazionali e/o locali di ricordare ai posteri persone, fatti ed avvenimenti che abbiano avuto una rilevanza dal punto di vista storico, civile, militare e/o sociale.
Quest'ultimo aspetto della toponomastica ha avuto, nel corso dei secoli, diverse interpretazioni ed ha visto i criteri di assegnazione dei nomi variare congiuntamente alle variazioni socio-politiche dei vari Paesi, in un susseguirsi di cambi di denominazione talvolta assai radicali ed anche "altalenanti". Un tipico esempio ne è la città di San Pietroburgo ("Sankt-Peterburg"), in Russia, che fu fondata il 27 Maggio 1703 dallo Zar Pietro il Grande e che cambiò una prima volta il nome nel 1914 (diventando "Petrograd") per poi cambiarlo nuovamente nel 1924 (diventò "Leningrad") ed, infine, per riassumere poi il suo nome originale nel 1991.
Come si vede, le variazioni storico-socio-politiche di una comunità influiscono inevitabilmente sulla toponomastica ed anche qui in Ovada questo procedimento ha causato diverse variazioni, soprattutto nell'immediato secondo dopoguerra quando, a seguito della Liberazione e dell'avvento della Repubblica, tutte le strade che erano intitolate a membri della Dinastia Savoia vennero rinominate. Ma lo vedremo più avanti.
Oggi tutti gli Ovadesi sanno dov'è Piazza Mazzini, Corso della Libertà, via Torino e la Piazza Rossa (che risponde al vero nome di "Piazza Martiri della Benedicta" ma che è stata popolarmente definita come "Piazza Rossa" per motivi che spiegheremo più avanti). Ma, ci siamo chiesti, quali erano i nomi delle strade ovadesi cent'anni fa?
Per soddisfare questa nostra curiosità abbiamo fatto ricorso al vecchio "Catasto", quello che fu redatto e compilato esattamente un secolo fa e che è attualmente custodito presso l'Ufficio Tecnico Comunale. Dall'esame di quelle vecchie planimetrie abbiamo compilato un elenco di variazioni che vi proponiamo di seguito. Gli Ovadesi più anziani di noi ricorderanno ancora questi vecchi nomi stradali; per i giovani li andiamo ad illustrare qui di seguito, specificando che la nostra ricerca ha considerato solo alcune delle strade che hanno cambiato nome.

Centro Storico "vecchio"

Centro Storico


Nel Centro Storico "vecchio", cioè nella parte più antica della città, quella racchiusa entro le mura (che finivano in Piazza Assunta, all'altezza dell'attuale via Giacomo Costa), sono tre le variazioni più appariscenti.

La prima riguarda la stessa Piazza Assunta, che a quei tempi si chiamava "Piazza Parrocchiale". Il cambio di denominazione va ad individuare non più il "luogo ove sorge la chiesa parrocchiale", bensì il Santo (Nostra Signora Assunta) a cui tale chiesa è dedicata. Potremmo definirlo un cambio "tecnico".

La seconda variazione, più sostanziale, riguarda l'attuale Piazza Mazzini, che un secolo fa si chiamava "Piazza della Loggia Vecchia", e qui il discorso si fa più complesso.

Piazza Loggia Vecchia


Sulla figura di Giuseppe Mazzini non riteniamo di dover spendere alcuna spiegazione poichè il Padre del Risorgimento Italiano viene ben studiato (almeno lo si spera) a scuola. Ma cos'era la "Loggia Vecchia"?
In architettura la parola "Loggia" definisce una costruzione, solitamente rialzata, che possiede almeno uno o più lati aperti verso l'esterno e sormontata da una copertura abitualmente sorretta da archi o colonne. A partire dal Medioevo fu consuetudine realizzare tale tipo di costruzioni (che presero il nome di "Logge Pretorie") nella piazze principali delle città con uno scopo di pubblica utilità, cioè rendere informata la popolazione delle disposizioni che le autorità di volta in volta emanavano e, ovviamente, per informare sulle sanzioni che si rischiavano contravvenendo a tali disposizioni. In Ovada, a quei tempi, il palazzo del "governo" (ora lo chiameremmo "Municipio") era ubicato proprio in quella piazza (nel fabbricato che trovate tra il vicolo del "Ristorante da Pietro" e Vico dell'Ancora sulla cui facciata, se guardate bene, potete ancora intravvedere i resti di antichi affreschi) e lì operava il Podestà, che amministrava la vita pubblica della nostra piccola città per conto della Serenissima Repubblica di Genova. Proprio di fronte a quel palazzo, nella piazza, era stata realizzata la Loggia Pretoria, dalla quale i "banditori" della municipalità, dopo aver convocata la popolazione con il suono delle campane (che allora svolgevano anche un ruolo "civico"), illustravano urlando ad alta voce (le cosidette "grida" citate anche dal Manzoni) i vari editti e provvedimenti a cui gli Ovadesi di quel tempo (nella pressoché totalita incapaci di leggere e scrivere) dovevano sottostare. Ai giorni nostri, l'antica attività dei banditori e della loggia pretoria viene svolta dall'Albo Pretorio Comunale, che si può consultare comodamente da casa per via telematica tramite Internet.
Il fabbricato della loggia fu demolito verso la fine del Settecento ma il suo perimetro rimase indicato in alcune vecchie planimetrie ed oggi, quando transitate nella piazza, lo potete vedere nell'area delimitata da una pavimentazione di colore rosso.
Ma, adesso vi chiederete, perchè Piazza della Loggia "Vecchia"?
Qui le risposte possono essere due. La prima è che con la parola "vecchia" si andasse a significare che quella loggia, appunto, era esistita nei secoli precedenti. La seconda risposta è che si utilizzasse la parola "vecchia" per distinguere quella che era stata la loggia dei secoli passati dalla "Loggia Nuova", che in quegli anni era ubicata all'interno della vecchia chiesa parrocchiale di San Sebastiano a cui erano state aperte le arcate laterali e che veniva utilizzata per lo svolgimento dei mercati e per riunioni e manifestazioni pubbliche. Non è quindi un caso se ancora oggi tale edificio è denominato "Loggia di San Sebastiano", riunendo in tale denominazione il fatto di avere ospitato dapprima l'antica Parrocchia di San Sebastiano e, con destinazione successiva, la pubblica loggia.
Per un breve periodo, durante il Regime Fascista, la piazza prese anche il nome di "Piazza Impero", che fu poi mutato nell'attuale intitolazione a Mazzini.

Loggia Nuova
La "Loggia Nuova" di via San Sebastiano


La terza variazione è anch'essa di tipo "storico" e riguarda l'attuale Via Roma, che cent'anni fa si chiamava ancora "Via Castello" nonostante quest'ultimo non esistesse più da quasi un secolo. La nuova denominazione, con ogni probabilità, fu adottata in riferimento alla nomina di Roma a Capitale del Regno d'Italia (3 Febbraio 1871).

Centro Storico attuale

Per Centro Storico attuale si intende quella zona della città compresa nel perimetro formato da Piazza Castello, Lung'Orba Mazzini, Piazza XX Settembre, via Torino e via Gramsci. Si tratta di una zona che ancora cent'anni fa vedeva due direttrici (via Cairoli e via San Paolo della Croce) caratterizzate da un'espansione edilizia assai concreta di carattere "borghese" mentre le zone rimanenti, a parte il rione delle "Aie" che rappresentava un nucleo "popolare" di insediamento più antico, erano ancora abbondantemente "rurali".

Centro Storico 2


In quest'area, dal Catasto del secolo scorso, si possono notare, a parte diverse strade che non recavano denominazione, alcune differenze tra cui ci pare degna di nota quella dell'attuale Piazza Cereseto, che a quell'epoca si chiamava "Piazza Municipio" poiché il Palazzo Comunale di quell'epoca era ubicato nel palazzo dove oggi si trova la Biblioteca Civica e solo in seguito verrà trasferito nell'odierna sede di Palazzo Delfino nell'attuale Via Torino. Questa piazza, dopo il trasferimento degli uffici comunali presso la nuova sede, fu poi intitolata a Padre Giovan Battista Cereseto (1816-1858), operando una "traslazione" toponomastica da un tratto dell'attuale Via Piave (il primo, quello ove è ubicata la S.O.M.S.) che a quei tempi era intitolata a questo Padre Scolopio, assai noto per la sua attività teologica e letteraria, che lo vide autore di testi, poesie, narrazioni e traduzioni apprezzate in tutta Europa.
Tra le strade di questa zona non denominate nel catasto di un secolo fa troviamo anche quella che verrà poi denominata "Via Bisagno", che nella sua struttura originale conduceva da Piazzetta Cereseto a Via San Paolo della Croce e che da qualche decennio è stata "sezionata", denominandone il primo tratto (da P.za Cereseto a Via G.D.Buffa) come "Via Don Salvi mentre lo slargo iniziale della via G.D.Buffa è stato anch'esso intitolato a Don Giuseppe Salvi con il nome di "Largo Don Salvi". Sulla figura di Don Salvi non riteniamo di dover spendere parole poichè la sua opera di educatore è nota a tutti ed i suoi frutti ("Ricreatorio Don Salvi" e "Teatro Splendor") li abbiamo davanti agli occhi ogni volta che transitiamo da quelle parti.

Uscendo dal Centro Storico

Dal Centro Storico, percorrendo la Via G.D.Buffa ed oltrepassando l'incrocio con Via Torino, ci trasferiamo in una zona che, ancora cent'anni fa, poteva essere definita "campagna", poichè era caratterizzata dall'ampia presenza di campi e da poche case rurali. L'unico gruppo di fabbricati degno di nota (e di entrare nella toponomastica) era formato dall'Ospedale di S.Antonio (inaugurato nel 1867) e da un gruppo di case circostanti tra cui la sede della "Società Operaia di Mutuo Soccorso" (fondata nel 1871).

Oltre Centro Storico


In effetti, dalla planimetria catastale si nota subito che gli unici due tratti di strade dotati di intitolazione sono quello di fronte all'ingresso del vecchio Ospedale S,Antonio (denominato "Via Ospedale" ed oggi compreso nella Via XXV Aprile) e quello di fronte alla S.O.M.S., che era stato intitolato (lo abbiamo già accennato in precedenza) come "Via P. Cereseto" (oggi facente parte della Via Piave). Ecco di seguito una fotografia di come questo tratto di strada si presentava a quell'epoca:

Via Padre Cereseto SOMS


Tutti gli altri tratti di strada di questa zona non recavano denominazioni toponomastiche per il semplice fatto che quasi non presentavano case di abitazione o fabbricati ma, solamente, campi.

Un caso assai interessante è invece fornito da questa fotografia, che risale proprio ai primi anni del secolo scorso:

Piazza Franzoni prima


Non è facile individuare la posizione di questa piazza, che è erroneamente denominata in foto come Piazza Mercato ma, con il piccolo aiuto dell'indicazione che individua il palazzo sullo sfondo come il vecchio ospedale S.Antonio, possiamo proporvi qui di seguito cosa verrebbe fuori se il fotografo scattasse oggi una fotografia dalla stessa posizione:

Piazza Franzoni Oggi


Si, sono proprio le Scuole Elementari di Via Fiume, che a quell'epoca non erano ancora state costruite (verranno realizzate qualche anno dopo) e la piazza che nella foto viene definita come Piazza Mercato, in realtà era "Piazza Battina Franzoni".
L'intitolazione di quest'area (allora priva di fabbricati) si riferisce alla Marchesa Battina Franzoni Lercaro Nossardi, discendente della prestigiosa ed importante famiglia genovese dei Lercaro, che avevano eretto un castello nei pressi di Ovada come "residenza di campagna". Questa nobildonna, nel 1872, aveva donato alla città di Ovada il castello (che è tuttora denominato "Castello Lercaro") affinchè vi fosse istituito un "Ospizio", cioè un ricovero per gli anziani della città di Ovada, di Silvano d'Orba e di Roccagrimalda. Tale "Ospizio" è tuttora attivo in strutture adiacenti al castello mentre la struttura principale è in stato di forte degrado.
In questa piazza, negli anni immediatamenti seguenti alla foto che abbiamo mostrato sopra, venne costruito l'edificio delle Scuole Elementari ma la denominazione della piazza non andò perduta poichè ancora oggi la parte retrostante al fabbricato delle scuole si chiama Piazza Battina Franzoni mentre la parte antistante è stata da una ventina d'anni intitolata al noto filosofo ovadese Adriano Bausola.
Sulla particolarità che nella foto di apertura questa piazza fosse denominata come Piazza Mercato possiamo ipotizzare che questa denominazione non ufficiale derivasse dal fatto che in questa piazza si svolgessero a quei tempi i mercati del bestiame (risulta evidente dalla fotografia) e le tradizionali fiere annuali (fiere che ancora oggi si svolgono nelle strade adiacenti alla piazza).

Facciamo qualche passo, attraversiamo la Via Fiume ed andiamo a vedere cosa c'era davanti alle Scuole Elementari.

Piazza Benedicta


C'era, come in tutta la zona circostante, una cascina ed i suoi terreni coltivati. La cascina verrà demolita dopo il secondo conflitto mondiale e tutta l'area acquisita dal Comune che la intitolerà come Piazza Martiri della Benedicta, in onore dei caduti della strage nazi-fascista avvenuta nell'Aprile 1944 presso l'omonimo monastero in territorio del Comune di Bosio.
La piazza, dopo essere stata utilizzata per diversi anni come campo di calcio e di bocce, verrà poi (metà degli Anni Sessanta del secolo scorso) adibita a parcheggio pubblico, verranno realizzati gli ampi marciapiedi e, infine, verso la fine degli Anni Ottanta del secolo scorso, verrà completamente pavimentata utilizzando blocchetti in cemento di colore rosso, che daranno origine alla denominazione popolare di Piazza Rossa con cui è conosciuta oggi. E' assai singolare come, ancora oggi, non vi siano targhe toponomastiche con l'indicazione della denominazione ufficiale di questa piazza e che moltissimi Ovadesi, soprattutto i giovani, non ne conoscano la vera intitolazione.

... sempre più avanti (Savoia)!

I (pochi) monarchici ovadesi ci perdoneranno questo titolo, leggermente ironico, che coniuga il fatto che noi amplieremo ulteriormente la nostra ricerca a zone più esterne della città e, nel contempo (citando il famoso motto savoiardo), tratteremo le tre grandi strade che negli anni della redazione del Catasto erano intitolate a membri della dinastia regnante in Italia a quell'epoca.

Inizieremo da una delle strade più note e "trafficate" di Ovada: via Torino.

Via Torino


Questa strada, che oggi è uno degli assi viari più importanti della nostra città, a quei tempi era denominata "Corso Vittorio Emanuele", e per Vittorio Emanuele si intendeva anche "Secondo di Savoia", che fu il primo Re d'Italia (dal 1861 al 1878) dopo aver operato sia politicamente che bellicamente nell'ambito del Risorgimento in collaborazione (alquanto forzata, per la verità) con Cavour. Anche per questo personaggio (a cui fu poi dedicato anche il Vittoriano di Roma, meglio conosciuto come Altare della Patria) riteniamo di non dover spendere ulteriori parole per illustrarne la figura storica; gli studi scolastici dovrebbero bastare.
Il nome di questa strada venne cambiato (come per le altre che vedremo in seguito) in Via Torino dopo la proclamazione della Repubblica Italiana in seguito ai risultati del referendum popolare del 2 Giugno 1946. A quell'epoca, la strada si presentava così:

Via Torino vecchia


La seconda strada che trattiamo è questa:

Corso Italia


Si tratta dell'attuale Corso Italia in tutta la sua lunghezza (dalla cosiddetta Rotonda di Melone alla cosidetta Rotonda della Stazione), che a quei tempi si chiamava "Corso Umberto Primo" ed era intitolato al "secondo" Re d'Italia, quell'Umberto I che regnò dal 1878 al 1900, quando fu assassinato dall'anarchico Bresci a Monza e la cui figura ha suscitato (oltre a ben tre attentati, di cui l'ultimo riuscito) svariate e contrastanti interpretazioni da parte degli storici. Sta di fatto, comunque, che la figura di questo Monarca ebbe una notorietà "mediatica" per quei tempi assai notevole e, addirittura, influenzò la nascita di uno stile artistico (Stile Umbertino) che, prendendo le mosse dal Neobarocco, caratterizzò architettura e design italiani per oltre un ventennio prima dell'avvento del cosidetto Stile Floreale o "Liberty".

Corso Italia vecchio


Come si può vedere dalla foto (scattata dal cavalcavia ferroviario), la strada a quei tempi era un largo viale su cui si affacciavano ben poche abitazioni e, a parte qualche villa di famiglia borghese e rari fabbricati, per lo più era affiancata da campi. Nei decenni seguenti si svilupparono alcuni insediamenti residenziali con la realizzazione di una serie di villette di ex-emigranti che erano ritornati in Ovada e di alcuni palazzi multifamigliari.
Anche questa strada, come Via Torino, cambiò il suo nome in Corso Italia dopo la proclamazione della Repubblica nel 1946. Negli stessi anni furono anche intitolate due strade che dal Corso Italia si dipartono: la Via Giovanni Villa, intitolata all'omonimo partigiano ovadese caduto nel 1944, e Via Fittaria, che prende il nome da un vicino insediamento rurale.

Ma si poteva dedicare una strada al Re senza dedicarne un'altra a sua moglie? Evidentemente no. Ecco quindi l'ultima strada che andremo a vedere:

Corso Libertà


Si tratta dell'oggi frequentatissimo e trafficatissimo Corso Martiri della Libertà (più comunemente detto Corso Libertà), che un secolo or sono era denominato "Corso Regina Margherita", che era la moglie di Umberto I ed a cui si deve, tra l'altro, anche l'ispirazione (durante il periodo in cui i Reali risiedettero a Napoli) della Pizza Margherita, la tradizionale pizza con i colori della bandiera italiana.
Margherita Maria Teresa Giovanna di Savoia sposò Umberto I nel 1868, fu Regina Consorte dal 1878 al 1900 e poi, dalla morte di Umberto al 1926 (quando morì) fu Regina Madre. In ogni caso, ella fu la Prima Regina del novello Stato Italiano. Anch'ella, come il marito, ebbe una notevole risonanza mediatica che, oltre ad interessare le sue svariate iniziative benefiche, riguardò anche -iniziava l'era del "Gossip"- i suoi rapporti coniugali, che non furono sempre segnati da serenità e letizia e spesso si fecero anche illazioni sui periodi di "riposo" che la Regina trascorreva -senza il marito- nella sua villa di Bordighera.
La strada, ai tempi in cui fu redatto il Catasto, ricalcava esattamente il percorso attuale, dalla Piazza XX Settembre fino al crocevia con Via Voltri (che allora si chiamava Strada Provinciale per Genova) e già allora presentava un'ampia sede stradale e due spaziosi marciapiedi con alberature. Ai lati si trovavano ville private e campi.

Corso Libertà


Un cenno particolare lo dedichiamo, infine, a quella che attualmente si chiama Piazza Martiri della Libertà, sulla cui area sorge oggi il fabbricato delle Scuole Medie (denominazione ufficiale: Scuola Secondaria di Primo Grado).
A quell'epoca la piazza non aveva denominazione, non vi erano costruzioni (le Scuole Medie saranno costruite quarant'anni dopo) e l'area veniva utilizzata come campo sportivo per le partite di calcio delle squadre ovadesi. Qui una foto, presumibilmente risalente agli Anni Cinquanta del secolo scorso:

Piazza Libertà vecchia


La piazza venne dapprima denominata, durante il periodo fascista, come Piazza XXVIII Ottobre (per celebrare l'anniversario della "Marcia su Roma") e, dopo la Liberazione, con la denominazione attuale. Proseguì ancora per circa un decennio ad essere utilizzata come campo di calcio per poi, alla fine degli Anni Cinquanta del secolo scorso, essere destinata alla costruzione della scuola. Di seguito possiamo vedere la piazza dalla stessa angolazione prima e dopo la costruzione delle scuole.

Piazza Libertà vecchia

Piazza Libertà vecchia


Il tratto di strada laterale (che collega il Corso Libertà con la Via Marconi) venutosi a formare dopo la realizzazione dell'edificio scolastico è stato abbastanza recentemente intitolato a Mons. Fiorello Cavanna, che fu Parroco di Ovada dal 1939 al 1968, operò per la salvaguardia della città e dei suoi abitanti durante il periodo dell'occupazione tedesca e della Resistenza e fondò l'"Oratorio Votivo" (Oggi "Casa di Carità Arti e Mestieri") con annesse scuole professionali e campi sportivi.

Concludendo

Come avevamo già detto in premessa, in questo articolo abbiamo trattato solamente alcune delle variazioni toponomastiche stradali ovadesi dell'ultimo secolo, scegliendo quelle che più abbiamo ritenuto significative.
Durante le ricerche abbiamo anche trovato diverse altre curiosità che riguardano sia le strade che la toponomastica, ma per questo vi rimandiamo ad un eventuale prossimo articolo.


- Le fotografie e l'elaborazione grafica delle planimetrie sono dell'autore.
- Le altre fotografie sono tratte dal Gruppo Facebook "Le belle foto di Ovada" di Giuseppe "Puddu" Ferrari.
Si ringrazia l'Ufficio Tecnico del Comune di Ovada per la preziosa collaborazione.