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Mornese - Spunti di Storia - Antiche descrizioni di Mornese



Durante le nostre ricerche per poter fare questa pubblicazione, ci siamo imbattuti, non poche volte, in descrizioni di Mornese fatte da persone varie ed in epoche diverse.
Ne riportiamo alcune che ci sembrano molto fedeli - alla luce dei moltissimi documenti che abbiamo visionato - ed anche abbastanza interessanti perchè i Mornesini possano ricavarne oggi il giudizio che alcuni visitatori dei tempi passati davano del loro paese.
La più antica ed anche la più breve di queste descrizioni risale al 1660, al tempo del Vescovo Settala ed è conservata in Archivio Curia Vescovile di Tortona. Essa ci dice: "E' questo borgo posto in collina molto comoda, fertile et delitiosa, ben poco discosta dalla montagna. Si raccolgono quivi d'ogni sorta di frutti, vino et altro. E' qui un castello assai commodo per l'habitatione del signor Feudatario.".
Lo Chabrol de Volvic, circa 150 anni dopo, nella sua imponente opera statistica in lingua francese eseguita per conto dell'Impero Napoleonico, è molto più preciso e dovizioso di particolari. Ecco come ci descrive il paese nel 1808: "Il suolo è piantato a vigna, boschi cedui, castagneti, campi e praterie. Vi è produzione di grano, di granone, di castagne, di bozzoli da seta e di parecchio vino, le raspe del quale si distillano.
Il clima è temperato, l'aria salubre, gli uomini robusti e di buona costituzione. Vi si ritrovano molti centenari.
Oltre che agricoltori e pastori vi si ritrovano molti mulattieri che si dedicano al trasporto delle merci e che scambiano il vino con altre derrate provenienti di Liguria e di Lombardia.
I terrazzani vanno talvolta a lavorare negli Stati vicini, riportando alle loro famiglie denaro e generi commestibili.
Mornese ha una Parrocchia che ha una rendita media di 500 franchi annui ed un Monte di Pietà che è dotato di un capitale di circa 1280 franchi, legati nel 1755, dal Parroco Gazzi. Si ritrovano in questo territorio dei reperti geologici con molte conchiglie, coralli pietrificati e cristalli di roccia.
Si esercitavano, in altri tempi, in Mornese diversi generi di piccole industrie quali una piccola cartiera sul Gorzente, una vetreria in paese, una manifattura di tabacco, un'altra di polveri da sparo e diversi tessitori di tela, lino e canapa, e qualche artigiano lavoratore di vasi di terra cotta. Tutto è stato distrutto durante le guerre del 1664 e del 1702.
La popolaziomie è composta di 1020 abitamiti che sono per la maggior parte agricoltori e boscaioli. Vi esiste un antico castello mal conservato. Nei tempi antichi passava per Mornese una strada che portava da Alessandria a Genova, ma al giorno d'oggi non se ne ritrova che qualche debole traccia."
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Nel 1840, il Casalis, - che scriveva quando già era nata in Mornese S. Maria Mazzarello - ci descrive il paese quale era in quel tempo, dandoci inoltre una piacevole figurazione del suo territorio:
"Giace a scirocco da Acqui. Delle sue strade comunali una, verso mezzodì, scorge a Voltaggio; un'altra, da levante, conduce a Parodi; una terza, da tramontana si rivolge a Montaldeo; una infine, verso ponente, si dirige a Lerma.
Il comune è discosto un'ora di cammino da Lerma, Parodi e Montaldeo, due ore da Voltaggio, e quattro da Novi.
Vi passa il Gorsente, che proviene dal territorio di Voltaggio: non è valicato da verun ponte: si scarica in esso il rivo detto Reverno: è povero di pesci.
Vi sorgono due alti monti; uno è denominato Brisco, e si può tragittare con bestie da soma nella bella stagione; nell'inverno è per lo più coperto da molta neve; si passa da questi abitanti per andare a Voltaggio: l'altro chiamasi Bricco: sovr'esso serpeggia la via per andare al molino del comune distante due ore dal villaggio. Entrambi que' monti presentano selve di roveri e di castagni.
Il maggior prodotto del territorio è quello delle uve; si fanno scarse raccolte di cereali, di marzuoli, e di castagne: non abbonda il fieno. I cacciatori vi trovano, ma in poco numero, pernici, aceggie e lepri.
La chiesa parrocclmiale è sotto l'invocazione di S.Silvestro: le principali feste che vi si celebrano sono quelle del Santo titolare, di S.Rocco, di S.Nicolò e di N.D. del Rosario.
A favore dei poveri evvi un opera pia, di cui per altro è tenuissima la rendita. Il cimiterio giace a mezzodì in sufficiente distanza dall'abitato. L'antico castello di Mornese trovasi in cattivo stato, e non serve che di privata abitazione. Vi esiste una piazza, ma ben poco spaziosa.
I cereali si misurano a sacco di rubbi 12 genovesi; il vino misurasi a barili; ogni barile corrisponde a boccali 50.
Gli abitanti per la più parte attendono all'agricoltura; sono eglino generalmente di complessione robusta e di buona indole. Popolazione 1102."
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Ancora una nota del Canonico Legè, in un suo scritto sulla Pieve di Silvano del 1910 ci conferma che, in quell'anno, l'antica chiesa di San Silvestro era ancora esistente.
Infine, un caratteristico appunto di colore sui Mornesini del secolo scorso ci viene sottolineato da Alfonso L'Arco nel suo recente libro su Don Pestarino.
Per la consacrazione del Tempio di Maria Ausiliatrice in Torino, avvenuta nel Giugno 1868, un numeroso gruppo di Mornesini guidati da Don Pestarino, fu a Torino per partecipare alle solenni celebrazioni.
Don Bosco aveva ottenuto dalla Società Ferroviaria che fossero messe a disposizione dei suoi amici di Mornese cinque vetture con partenza da Novi al prezzo ridottissimo di lire due a testa per andata e ritorno.
Don Lemoyne, cronista salesiano di quelle celebrazioni, ci ha trasmesso una immagine vivissima dì questi pellegrini:
"La loro comparsa destò non poca meraviglia. Alcuni avevano in capo un berretto rosso ed alto; altri un cappello a larghe falde; altri erano in brachette e farsetti e in altri abiti all'antica; e tutti cortesi e garbati.".
Il L'Arco, nella sua bella prosa, non può fare a meno di commentare questo passo con le seguenti parole: "Non erano certo rappresentanti dell'ultima moda, ma nella loro semplicità, quei vignaioli erano capolavori di saggezza umana e ardenti di fede divina.".
Il che non è un complimento da poco.

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