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Mornese - Spunti di Storia - I più antichi cognomi di Mornese
(Considerazioni su di un registro parrocchiale)



 Mornese I romani furono i primi a generalizzare i cognomi, e questo lo fecero per poter avere una designazione ben precisa degli appartenenti alle diverse famiglie che, continuando di padre i figlio, di generazione in generazione, rimase in comune a tutti i suoi rami ben distinguendo una famiglia da tutte le altre.
Come metodo di indicazione cognomizzante si avvalsero e presero dalle gesta, dalle dignità, dalle arti e dai mestieri, dal luogo di nascita o di dimora, dalle virtù e perfino dai vizi e dalle imperfezioni degli individui.
Con la caduta dell'Impero romano cadde anche l'uso latino del cognome e le persone si ritrovarono con il solo nome senza un particolare appellativo che distinguesse le famiglie. Questa diffusione di soli nomi e la loro troppa frequenza crearono tante ambiguità e confusioni che si rese necessario un ritorno all'antico sistema romano che servisse a distinguere ogni persona da qualunque altra avesse lo stesso nome.
I barbari invasori portarono con sè nuovi nomi che, in buona parte, con l'andare dei secoli, si tramutarono poi in cognomi.
Solo verso il Mille l'uso vero e proprio dei cognomi cominciò lentamente a riapparire, a rendersi comune a tutti i membri di una stessa famiglia, a trasmettersi di padre in figlio e, radicandosi fino a fissarsi definitivamente - nell'età rinascimentale - per la necessità dei singoli casati ad avere una propria particolare distinzione onomastica.
Ma, il contributo più prevalente alla stabilizzazione dei cognomi in Italia lo dette la Chiesa che dovette, obbligatoriamente ed in base alle norme precise del Concilio di Trento, nel 1563, impiantare e tenere aggiornati sempre i "Registri Parrocchiali" che furono i progenitori dei nostri attuali "Registri dello Stato Civile".
Anche in Mornese, come in tutte le altre Rettorie, Pievi e Parrocchie, i Registri dei battesimi, dei matrimoni e delle morti, hanno inizio nella seconda metà del XVI secolo. Il più antico di questi Registri, conservato nell'Archivio Parrocchiale mornesino, risale al 1592 e cioè pochi anni dopo l'emanazione delle norme del Concilio trentino. Difficilmente, pensiamo, che ne sia esistito uno precedente perchè, in quei tempi, le disposizioni curiali per l'impianto degli Atti andavano molto lentamente e la via gerarchica seguita era tortuosa e difficile.
Trattasi di un piccolo libretto di cm. 18 per 24, su carta dell'epoca, alquanto consunto, con macchie di umidità e non pochi danni provocati dalle tarme e dai topi e di difficile lettura perchè l'inchiostro risulta in buona parte sbiadito dal tempo. Affinchè i fogli non andassero dispersi, vi è stata applicata, nella seconda metà del XIX secolo a cura di un parroco previdente, una copertina di carta azzurra con etichetta e qualche tentativo di modesto restauro vi si riscontra.
Questo primo registro è stato impiantato dal Prete Paolo Cassina di Ovada, Rettore mercenario di San Silvestro di Mornese. Vi sono segnati battesimi, matrimoni e morti un poco alla rinfusa dal 1592 al 1614, sebbene sia rispettato un certo ordine cronologico.
Da questo libro noi possiamo conoscere con certezza i primi cognomi registrati, in ventidue anni, degli antichi abitanti del paese. I più ricorrenti e cioè i più comunemente usati nella tradizione popolare e, pertanto, i più anticamente locali sono: Pestarino, d'Arecho (Arecco), Fertino (Ferrettino), Bodraro, poi Bodrato, Quartero, Mazzarello, Machagno. Altri, come Repetto, Scagliono, Borda, Carega, Gastaldo, Bilia, Chiodi, Basso, Garrone, Mancino, Cangino, Chichero, Scortella, Bernardi, che ricorrono con meno frequenza e che si dimostrano di origine extrapaesana, molte volte patronimica ed anche soprannominale, ci fanno pensare ad un non indifferente movimento immigratorio ed emigratorio della gente di quel tempo.
L'arco di tempo che abbiamo considerato - dal 1592 al 1614 - ci conferma questo movimento ma, in esso, restano dominanti i cognomi più antichi e primitivi con i quali le non molte famiglie di Mornese si distinguevano e che forse furono quelle che, dal 1033, per prime popolarono il paese.
Volendo fare una brevissima analisi etimologica di alcuni di questi cognomi, con qualche breve esempio ed avvalendoci di quanto afferma il De Felice nel suo "Dizionario dei cognomi italiani" il cognome:

PESTARINO - diffuso in Piemonte e con alta frequenza in Liguria con le sue varianti in Pistarino - Pistarini - ha alla base un soprannome ed un originario nome di mestiere derivato, con il suffisso -ino- che indica appunto il mestiere o la professione, da "pestare" nella variante ligure moderna "pistà o pestà" (schiacciare, frantumare, macinare) riferito quindi a chi esercitava il mestiere di macinare il grano, le olive o altri prodotti. Per illazione si potrebbe pensare che i primi di questo nome siano venuti in Mornese al seguito dei monaci, oppure chiamati da questi ultimi per essere adibiti - come famigli o salariati - alla macinazione del grano o altri prodotti della terra e, da questo lavoro, abbiano tratto il soprannome "Pestagin o Pistagin" dialettale (pestatori, frantumatori, macinatori) che, con l'andare del tempo, si trasformò in cognome.

Per gli ARECCO - cognome ligure formato dal toponimo "Recco" con la agglutinazione della "a" di "da" che, nell'originario etnico, esprimeva l'origine o la provenienza (Da Recco, d'Arecco); la primitiva grafia del Registro parrocchiale che ce li presenta "d'Arecho" conferma questa tesi. Si può dedurre che un primo individuo o nucleo familiare immigrato, nei primi decenni dopo il Mille, in Mornese dalla Riviera di Levante per motivi a noi sconosciuti, abbia dato origine a questo casato, radicandosi ed espandendosi nel territorio.

Anche per i FERRETTINO o FERTINO vi è alla base un soprannome o nome di mestiere formato o derivato da "ferro" (Ferretus - Ferrettus) già documentato e comune nel Medio Evo nel significato di "chi lavora il ferro" o nel diminutivo "piccolo lavoratore del ferro".

Uguale discorso dobbiamo fare per i GASTALDO. E' la cognominizzazione di un nome e soprannome medioevale formato dal titolo di carica e d'ufficio e poi nome professionale "Castaldo o Gastaldo" dal longobardico "Gastald(us)" che indicò dapprima l'amministratore della "curtis" del re, poi dei beni fondiari di duchi e conti longobardi o di enti ecclesiastici, quindi con i Franchi un funzionario statale ed infine, dall'ultimo Medioevo all'età moderna, l'amministratore di beni fondiari e di aziende agricole demaniali, di enti laici e religiosi o di privati.
Secondo il nostro modesto modo di vedere, possiamo pensare che come cognome sia più antico degli altri e risalga ad ancor prima della donazione del territorio mornesino ai Monaci di Castiglione, oppure derivi da qualche funzionario civile preposto dai monaci stessi all'amministrazione civile dei loro benefizi.

Ci è molto più difficile, anzi impossibile, dare una spiegazione del cognome MAZZARELLO che nella sua prima trascrizione grafica che troviamo sul Registro parrocchiale di Mornese, alla data del 3 Maggio 1595, ci riporta un Atto di matrimonio fra: "Matheo figlio del Gregorio MAZARE' con Batestina del Dominicho de Areccho". Nel 1596, il 2 Gennaio, un Atto di morte ci informa che: "è manchata di questa vita presente Anthonina figlia di Agustino MAZAREE'". Nel 1597 invece la grafia del cognome è riportata nella identica e precisa versione attuale: MAZZARELLO.
Siccome in Mornese esiste una frazione chiamata i Mazzarelli e, inoltre, questo casato ha dato i natali ad una Santa, senza contare gli innumerevoli abitanti di Mornese che portano questo cognome, non ci è possibile - e ce ne dispiace - darne una interpretazione accettabile per la complessità degli elementi di origine e perchè in essi possono avere concorso ed essersi intrecciati, specialmente per gli alterati e derivati della base "Mazza" vari etimi e processi di formazione.
Altrettanto negativa è la risposta che possiamo dare alla domanda se furono i Mazzarello che presero il nome dalla frazione dove abitavano, oppure se furono essi stessi che, insediandovisi e popolandola, la designarono duraturamente con tale appellativo.
I documenti sparsi, non pochi ed incompleti che abbiamo visionato in Archivi e Biblioteche non ce lo dicono. Auguriamoci che altri, più fortunati di noi, rispondano a questa domanda.

Un'altra stranezza ritroviamo nell'esaminare il primo registro parrocchiale ed è quella che, in quel tempo, molte famiglie imponevano ai loro figli o avevano come nomi proprii quello stesso del paese e cioè: Moronese o Mornese; e particolarmente questo lo ritroviamo nelle famiglie dei Quartero, degli Arecco, dei Pestarino, dei Dal Fossato e nei Berrino.
L'economia di questo libro non ci consente di dilungarci oltre su questo argomento. Desideriamo però aggiungere ancora alcune osservazioni che abbiamo potuto rilevare dallo "Stato delle Anime" che il Rettore Cassina annota - in osservanza alle disposizioni del Concilio di Trento - nel 1597 in fondo al registro.
Innanzi tutto questa prima stesura dello "Status animarum" si limita agli abitanti di Mornese paese, con esclusione delle case sparse, della campagna e delle frazioni. Questo lo si deduce da una differenza che si riscontra fra il numero complessivo degli abitanti che nello "Stato" sono 432 e, in una Relazione sulla Parrocchia dello stesso anno e stilata dallo stesso Cassina per il Vescovo di Tortona, dove sono dichiarati complessivamente gli abitanti di Mornese in numero di 700.
Ma, a parte questa discordanza, lo "Status animarum" ci dà delle informazioni interessantissime sui componenti la Comunità mornesina del tempo.
I "fuochi" o nuclei familiari in paese erano 82 suddivisi in soli venti casati che elenchiamo:

PESTARINO con 15 nuclei familiari dello stesso cognome per un totale di n. 91 individui. (E' il più numeroso casato di Mornese per individui).

FERRETTINO o FERTINO con 10 nuclei familiari con 78 individui.

D'ARECHO con 13 nuclei e 56 individui (malgrado i 3 nuclei in più ha meno individui dei Fertino).

BODRARO con 10 nuclei e 49 componenti.

QUARTERO con 5 nuclei e 20 persone.

MAZZARELLO con 4 nuclei e 24 componenti.

MACCAGNO con 4 nuclei e 16 individui.

BERRINO con 4 nuclei e 20 individui.

GASTALDO con 4 nuclei e 19 persone.

FAVA con 2 nuclei e Il componenti.

COZZO - DEL FOSSATO - CASTIGLIONE - SOLARO - BODRATO - DEL MORO - BARRA - BALLERA - LANZA - CALCAGNO e DE BRUNO hanno tutti un solo nucleo familiare e, con una media di 4/5 individui per famiglia completano il numero degli abitanti del paese.

Infine, per completare questa carrellata di persone, cose e avvenimenti fatta su di un antico registro parrocchiale, dobbiamo dire che in tale libro, impiantato dal Rettore Cassina nel 1592, ci mettono poi le mani altri due Sacerdoti: dal 1598 al 1600 un Prete Giovanni Costa che talvolta si qualifica Curatore e talvolta Rettore di S. Silvestro di Mornese e, dal 1600 in poi, il Prete Giacomo Antonio Forti (che resterà parroco del paese per moltissimi anni) che nei primi suoi atti si sottoscrive ancora Curatore ed in seguito Parroco.
Gli atti matrimoniali del Cassina sono però i più completi e i più ben scritti e da essi possiamo anche farci una pallida idea della pompa e del fasto usato in quei tempi nella celebrazione religiosa, particolarmente se gli sposi erano di ceto sociale elevato. Un esempio: Il 29 Luglio del 1595 si sposa la figlia del Podestà di Mornese "Madona Catharineta Castiglione figlia del Magnifico Miser (messere) Josepho Castiglione Podestà di questo Luocho e di Madona Francha sua moglie, con il Magnifico Miser Francesco figlio del Capitaneo Miser Aloisio Merlo del luocho della Spesia (Spezia)". Presenziano alla cerimonia tutti e quattro i Sindaci del paese (che ne sono poi i maggiorenti) e che, per combinazione, appartengono tutti alle famiglie più in vista e più facoltose quali i Pestarino, i Quartero, i Ferrettino ed anche un Solaro, i quali vengono tutti citati con il titolo di "Maestro".
Lasciamo immaginare al lettore tutto lo splendore folkloristico della cavalcata che si snoda fra il castello e l'antica chiesa di San Silvestro, con dame, cavalieri, valletti, soldati e popolo nei costumi dell'epoca.
Ma dobbiamo dire che - per quanto ci appare dagli atti - anche i matrimoni di più bassa estrazione e di ceti meno abbienti, mantenevano una tonalità elevata e molto decorosa nell'ambito della cerimonia religiosa alla quale presenziava sempre il Podestà ed almeno due dei Sindaci in carica.
Chiudiamo questo lungo e forse noioso capitolo dicendo che, nel 1610, quando era già Rettore titolare Don Forti, Podestà di Mornese non era più il Castiglione, trasferito altrove, ma il Magnifico Signore Honorato Carbone, genovese. I Sindaci erano scelti sempre tra le famiglie più facoltose e già nominate che si tramandavano la carica di padre in figlio e, in ultimo e cosa abbastanza strana per un paese che aveva la chiesa parrocchiale intitolata a San Silvestro, gli individui che portano questo nome e che ritroviamo nel libro parrocchiale sono pochissimi, due o tre al massimo nell'arco di ventidue anni.

 Mornese

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