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Ovada nel Medioevo- Premessa


In "Bibliografia degli Statuti dei Comuni dell'Italia superiore" di Leone Fontana, edita a Torino da Bocca Editori nel 1907, nel Vol. II a pag. 322, sotto la voce "OVADA" troviamo elencati otto esemplari noti di Statuti ovadesi: uno cartaceo del secolo XVI presso la Biblioteca Brignole Sale di Genova; una sua copia presso il Prof. Girolamo Rossi di Ventimiglia; altri dute cartacei del secolo XVII, uno dei quali presso la Biblioteca della Soc. Ligure di Storia Patria e l'altro presso la Civica Berio di Genova; due copie del secolo XVIII, una nell'Archivio Comunale di Ovada e l'altra presso il Marchese Marcello Staglieno di Genova: ed infine una copia ottocentesca nell'Archivio di Stato di Roma ed una simile, però con i soli primi diciassette capitoli, nell'Archivio dì Stato di Torino. Il Fontana aggiunge che, fino al 1835, nell'Archivio Comunale di Ovada esisteva un codice menubranaceo contenente gli Statuti del 1327.
Bisogna subito fare osservare che oggi, nell'Archivio Comunale ovadese, non esiste più alcuna copia di tali Statuti.
La copia settecentesca chc noi andremo via via analizzando in questo lavoro è quella di proprietà dell'Archivio Parrocchiale di Ovada, non menzionata dal Fontana e da lui sconosciuta.
Trattasi di un volume rilegato in pergamena di cm. 13,4x20,5 e composto di 195 fogli doppi. La rilegatura non è l'originale perchè la raccolta di detti Statuti è stata curata e fatta rilegare negli anni 1935-1936 dal Rev. Sac. Don Alessandro Buffa, Archivista e Bibliotecario Parrocchiale con l'aiuto dello scrivente.
Il lavoro di raccolta e riordinamento fatto allora dal Rev. Don Buffa fu certamente rimarchevole, perchè si trattava di riassettare un grosso fascicolo slegato, scompigliato ed in buona parte bruciacchiato, intaccato da rosicchiature di topi e consunto, allegandovi ìnoltre tutti i fogli sparsi e ritrovati riguardanti le Franchigie. Dopo il riordino, la nuova rilegatura fu affidata a quel valente artigiano del libro rilegato che fu Paolo Ballati.
Dobbiamo dare atto al buon senso di conservazione del Don Buffa ed al suo aunore per le memorie patrie se oggi Ovada possiede quell'unico esemplare di Statuti (con annesse Franchigie) che è testimonianza di storia e vita sociale ovadese.
Il volume ci si presenta oggi in buono stato di conservazione e inizia con due fogli bianchi di risguardo; seguono sei fogli di indici, fuori formato e ripiegati, con riferimenti alle pagine ed agli articoli. Il primo foglio è bollato da cinque soldi di Genova, con bollo per esteso della Eccellentissima Camera Genovese e porta come intestazione la dicitura: "Capitula communis Uvadae ab anno MCCCXXVII citra". Indi seguono tutti i 221 articoli con i singoli fogli numerati da 1 a 112. Una diecina di pagine, pur dopo la restaurazione, portano tracce ancora visibili di bruciature abbastanza estese. Al piede di ogni foglio, sia nel verso che nel retro, vi è la firma autentica del Notaio "Joannes Baptista Piscius Notarius".
A pagina 113 iniziano le "Franchixiae hominum Uvadae et Ruxilioni cum Excelso Comune Janue" numerate sino a pag. 173. Devesi notare che i fogli delle Franchigie non sono autenticati con firma, pagina per pagina, come quelli degli Statuti e questo ci conferma che, in origine, facessero parte di un corpo a se stante.
La calligrafia usata sia negli Statuti come nelle Franchigie è una non bella corsiva notarile settecentesca e gli indici sono di scrittura diversa.
L'interpretazione grafica di questo manoscritto è stata ardua e difficile e ci ha impegnato non poco per la sua attuale quasi incomprensibilità del segno tracciato.
La lingua latina usata nella stesura di questi "Capitula" non è la classica, ma una specie di latino curialesco, per la sua maggior parte quasi incomprensibile perchè formato da termini oggi ormai in disuso, da vocaboli di origine dialettale e talvolta persino barbara e da non pochi errori di ortografia e trascrizione imputabili agli amanuensi impegnati in detta ricopiatura.
Per l'interpretazione e traduzione di molti di detti vocaboli si è dovuto ricorrere al "Glossario medioevale ligure" di Gerolamo Rossi, edito a Torino nel 1896, ma a molte di queste voci non si è riusciti a dare chiara interpretazione, perchè mancanti nel Glossario consultato o che lo stesso Rossi, pur riportandole, non chiarisce. Si è invece riusciti a tradurre ed interpretare molti di questi termnini servendoci del vecchio dialetto ovadese, oggi ormai in disuso e notevolmente modificato.
Lo stesso discorso si deve fare per molte località topografiche citate che sono state assorbite dall'espandersi del comprensorio edilizio ovadese moderno, e per gli innumerevoli toponimi completamente scomparsi dalla parlata comune odierna.
Allo scopo di rendere questo studio in forma chiara ed accessibile, non abbiamo voluto limitarci alla sola letterale traduzione di ogni singolo articolo che, oltre tutto, avrebbe dato al lavoro un andamento tedioso e monotono.
Ci è parso di fare cosa migliore compiendo una analisi completa di tutto l'assieme del corpo statutario ponendo in evidenza tutte quelle norme, quelle disposiziomii, quegli atti, quelle consuetudini e quegli usi che, in quei secoli lontani, caratterizzarono la vita amministrativa, sociale, economica, morale e religiosa della Comunità medioevale ovadese; ne sarebbe venuto fuori un quadro abbastanza fedele della realtà storica di quel tempo.
E così abbiamo fatto, con la speranza di avere un poco contribuito a migliorare la conoscenza della nostra storia locale.

Gino Borsari

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