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Jacek Odrowacz, Patrono della Magnifica Comunità di Ovada

di Federico Borsari - 17 Agosto 2023


Oggi, 17 Agosto 2023, in Ovada (ma anche in Polonia) cade la ricorrenza differita della morte di San Giacinto che, come tutti gli Ovadesi ben sanno (o dovrebbero sapere), è tuttora il Patrono della Magnifica Comunità di Ovada. Ricorrenza differita poichè San Giacinto morì il 15 Agosto 1257 ma, come ben sappiamo, in tale data si celebra l'Assunzione di Maria Vergine (che, tra l'altro, è la titolare della nostra nuova chiesa Parrocchiale). Poiché anche nell'àmbito dei Santi vale il principio dell' "ubi maior minor cessat", dapprima la ricorrenza di S.Giacinto fu "spostata" di un giorno al 16 di Agosto ed, infine, il Papa Pio X, nei primi anni del Novecento, ne determinò definitivamente la data nel 17 Agosto.
Ma perchè nel titolo abbiamo citato il nostro Santo Patrono con il nome di "Jacek" che, come è evidente, significa "Giacomo" e non Giacinto?... E poi, cosa ne sappiamo oggi noi Ovadesi del nostro Santo Protettore "Civico"?... Ed, infine, perchè un Santo Polacco, che non ha alcun riferimento né con la nostra città né con la nostra zona (in Italia trascorse solo un brevissimo periodo a Bologna) divenne Patrono del nostro borgo e fu talmente importante da far conseguire ad Ovada il titolo di "Città" (titolo che rimane tuttora)?

Anche per San Giacinto, come per tutti i Santi che vissero ed operarono molti secoli fa, le notizie certe e documentate sono poche. Si sa che il suo nome era Jacek ma non è certo che egli appartenesse alla famiglia degli Odrowacz. Nacque (anno più, anno meno) nel 1183, probabilmente a Kamien (oggi Kamien Slaski) nell'attuale Polonia del Sud. Nulla si conosce della sua infanzia; si sa che studiò Teologia a Cracovia, dove prese i Voti e divenne dapprima Sacerdote e poi Canonico presso la cattedrale. Si sa che aveva un fratello (di cui si ignora tutto) e che era il nipote dell'Arcivescovo di Cracovia, Iwon Odrowacz (da qui si suppone che portasse lo stesso cognome ma, per ovvii motivi, non è certo). Nel 1221 lo troviamo, insieme allo zio Arcivescovo, a Bologna dove, in occasione del Secondo Capitolo (i "Capitoli" sono, per dirla semplice, le riunioni dei "Capi" degli Ordini Monastici) dell'Ordine Domenicano (che era stato riconosciuto dal Papa Onorio III solo cinque anni prima, nel 1216), ne conosce personalmente il fondatore, San Domenico de Guzman. Affascinato da questo nuovo Ordine Monastico, Jacek decide di aderirvi e, nello stesso anno, veste il saio bianco e nero dei "Dòmini Canes", cioè dei "Cani di Dio", come erano allora popolarmente (ed un po' spregevolmente) denominati questi monaci.
Da questo momento inizia la "carriera" di Jacek, che viene mandato in "missione" personalmente da San Domenico, il quale gli affida un compito per quei tempi difficilissimo: l'evangelizzazione dei Pagani in Prussia ed il contemporaneo ampliamento dell'Ordine in quei territori. A fargli "compagnia" in quella missione un altro giovane Domenicano, Fra Enrico di Moravia.
Non è questa la sede per esplicitare tutte le tappe del lunghissimo viaggio di Jacek e le vicende, spesso anche avventurose, che egli dovette affrontare. Diremo solo che per prima cosa egli "mise a posto" (cioè regolò severamente) il convento di Friesach per poi tradursi a Cracovia dove edificò una nuova chiesa. Da lì pose le basi per la fondazione di cinque nuovi conventi domenicani in Polonia e si trasferì poi a Gdansk (Danzica), che a quei tempi era una città assai "difficile", dove fondò una nuova comunità. Venne poi chiamato a Parigi nel 1228 per partecipare al Capitolo Generale, durante il quale ottenne una incondizionata approvazione per le sue attività e gli venne affidato un compito ancora più difficile ed impegnativo: evangelizzare (e portare la presenza dell'Ordine Domenicano) in Russia. Molti storici ipotizzano che a Jacek fosse stato affidato anche un compito "coperto", cioè quello di contattare gli esponenti della Chiesa Ortodossa di quei territori per ottenerne la "conversione" al Cattolicesimo, ma non ci sono documenti e/o testimonianze che confermino questa ipotesi.
Ritornato per breve tempo a Danzica, Jacek parte quindi per la Russia e giunge a Kiev (oggi in Ucraina) dove dapprima si stabilisce nel vecchio convento abbandonato dei Benedettini e, poi, ne fonda uno nuovo costruendo anche una nuova chiesa dedicata alla Madonna. In breve tempo la presenza Domenicana a Kiev si fa massiccia ed i risultati dell'evangelizzazione producono risultati che vanno oltre le più rosee aspettative. Jacek diventa ben presto un "eroe" presso l'Ordine Domenicano, che nel 1230 lo convoca a Danzica per un nuovo, delicato incarico. Bisogna sottolineare, a proposito della "missione" a Kiev, che Jacek lavorò talmente bene (e, probabilmente, la sua missione "coperta" riuscì perfettamente) che nel 1233 il Principe di Kiev, Vladimir Rurikovic, giudicando l'opera dei Domenicani come "fortemente nociva agli interessi della Chiesa Ortodossa", fece forzatamente sloggiare i Domenicani da Kiev, rimandandoli ai loro Paesi d'origine. La chiesa ed il convento vennero distrutti.

Ed è proprio in questo periodo che Jacek diventa Giacinto.
In effetti Jacek era diventato ormai talmente famoso nell'Ordine Domenicano che alcuni suoi confratelli ne descrissero (ovviamente il lingua latina) le gesta in biografie, ammantandole peraltro di un'aura di eroismo assolutamente gratuita, che ne perpetueranno il ricordo e che contribuiranno, trecento anni dopo, alla sua canonizzazione. In particolare, uno di costoro, Frate Stanislao di Cracovia, nella sua agiografia a lui dedicata, lo paragonò al Giacinto, che in questo caso non è il fiore omonimo, bensì l'omonima pietra preziosa, appartenente ai silicati di zirconio, che si trova abbastanza raramente, presenta un colore rosso vivo e viene solitamente lavorata con lo stesso sistema di taglio dei diamanti. Quella biografia ebbe fin da subito un grande successo e ne furono effettuate diverse trascrizioni in cui il nome Hyacintus venne erroneamente interpretato come il nome del futuro santo. Da quel momento, per tutti, Jacek divenne Giacinto, e così è tuttora.

Ma la storia di Giacinto (ex Jacek) non finisce qui. Ormai considerato come la personalità religiosa più influente e "potente" dell'intera regione polacca, nel 1230 gli viene affidata, personalmente dal Papa Gregorio IX, la missione forse più importante (e per quei tempi pericolosa) della sua carriera.
Era allora in atto un'offensiva militare "cristiana" nei confronti di diverse popolazioni della Prussia che professavano il paganesimo. Il compito di Giacinto era semplice e duplice: da una parte doveva "sostenere" spiritualmente le truppe impegnate nelle azioni di repressione e, poi, doveva effettuare presso le popolazioni "vinte" la solita opera di "conversione".
Il primo compito Giacinto lo espleta attraverso la predicazione, di cui pare fosse un vero esperto (non per nulla, l'Ordine Domenicano è ancora oggi denominato ufficialmente come "Ordine dei Frati Predicatori"); il secondo incarico Giacinto lo concretizza unendo la predicazione alla fondazione di nuovi conventi e chiese. Inutile dire che la sua missione fu un vero successo.
Dopo diversi anni, infine, Giacinto ritornò alla base, cioè a Cracovia, dove trascorse l'ultimo decennio della sua vita continuando ad operare nella predicazione e dove morì, appunto, il 15 Agosto 1257.
Certo, dopo ottocento anni le azioni di "evangelizzazione" di quell'epoca, portate avanti a suon di lancia e spada con relativi sbudellamenti dei "senzadio", possono sembrare alquanto "rozze", ma allora si usava così e l'errore più grande che possa fare uno storico è quello di "guardare" la Storia con gli occhi del presente. Per uno storico, la Storia non si interpreta e non si giudica; la si racconta e basta.

Già quando era in vita, Giacinto fu "gratificato" di diversi "miracoli" tra cui la guarigione di molti ammalati e di un paio di episodi, parzialmente inventati, che a quell'epoca contribuirono fortemente ad accrescerne l'aura di santità.

San Giacinto


L'iconografia ufficiale di San Giacinto lo rappresenta (foto sopra, credit: santosbeatoscatolicos.com) vestito dell'abito dell'Ordine mentre tiene nella mano destra una Pìsside (contenitore entro cui si custodiscono le ostie consacrate) e, nella sinistra, una statua della Vergine col Bambino. Il tutto mentre "cammina sulle acque" con, sullo sfondo, l'immagine di una città che brucia.
Quest'immagine è derivata da una "leggenda", parzialmente inventata ma riferita ad un episodio vero della sua vita che noi, oggi, potremmo descrivere nel modo seguente.
A partire dal 1223, la città di Kiev fu soggetta a svariati e numerosi attacchi da parte delle popolazioni Tàtaro-Mòngole, alcuni dei quali riuscirono a conquistare la città mettendola, letteralmente, "a ferro e fuoco". Uno di questi attacchi avvenne mentre Jacek (poi Giacinto) si trovava là. Non rimaneva che, ovviamente, la fuga ma il primo pensiero di un sacerdote era (e dovrebbe essere anche oggi) quello di "mettere in salvo" il Corpo di Cristo, cioè le ostie consacrate. Jacek si reca in chiesa e, in fretta, prende la Pisside e si accinge alla fuga quando gli appare la Madonna che si lamenta: "Ed io?... non vorrai mica lasciarmi in balìa dei Pagani?". Jacek, folgorato dall'apparizione, torna indietro e prende con sé anche la statua della Madonna col Bambino e fugge in direzione del fiume Dnepr che, grazie ad un intervento divino congiunto (madre+figlio), attraversa camminando sulle acque.
La "camminata sulle acque" è quasi sicuramente un'invenzione (ma quando si ha a che fare con i Santi tutto diventa possibile) ma il resto della storia è vero. E' da dire, però, che alcuni biografi localizzano questa "camminata" sul fiume Vìstola ed allora i casi sono due. O questi biografi hanno sbagliato il nome del fiume oppure l'episodio non è avvenuto a Kiev, bensì a Gdansk, poiché la Vìstola è il fiume che attraversa Danzica.

Giacinto fu sepolto nella Cattedrale di Cracovia e fin da subito la sua tomba divenne un luogo di assiduo pellegrinaggio da parte delle popolazioni di tutta l'area, che accorrevano per pregare ed implorare benedizioni ed intercessioni. Risalgono a questo periodo le notizie di ulteriori "miracoli" (alla fine se ne contarono quarantotto) di guarigione di persone malate.
Il Papa istituì subito una commissione che, dal 1268 al 1290, raccolse accuratamente tutte le testimonianze ed inviò i risultati a Roma, dove un'altra commissione si incaricò di valutare e giudicare i fatti. I lavori di questa commissione vennero a più riprese interrotti e riavviati, tanto che durarono fino all'inizio del 1500. Purtroppo, in occasione del "Sacco di Roma", avvenuto il 6 Maggio 1527 ad opera dei Lanzichenecchi al soldo di Carlo V d'Asburgo, tutti gli atti della commissione vennero dispersi. Recuperati nel 1580, il processo di canonizzazione potè riprendere fino a che, il 17 Aprile 1594, il Papa Clemente VIII elevò San Giacinto alla gloria degli altari.
Ed è proprio in quel giorno che entra in scena la nostra Città di Ovada.

Abbiamo già in passato raccontato, in diversi articoli, il "collegamento" tra Ovada e San Giacinto. Ci limiteremo qui a ricordare che i Domenicani, che gestivano il convento e la chiesa di S.Domenico (ora dei Padri Scolopi), nel XVI secolo erano la comunità monastica più "potente" ed influente del nostro borgo e, per così dire, ne gestivano "occultamente" la gran parte della vita pubblica. Nel 1594, in occasione della canonizzazione di San Giacinto, essi organizzarono un "pellegrinaggio" a Roma, pellegrinaggio a cui parteciparono anche i maggiori esponenti dell'amministrazione civica ed i rappresentanti della Repubblica di Genova (a cui Ovada apparteneva territorialmente).
Per quell'occasione, la delegazione ovadese fu ricevuta in udienza dal Papa il quale, a sèguito di apposita "supplica" da parte degli Ovadesi, prese tre decisioni (che allora venivano chiamate "concessioni") che ancora oggi caratterizzano la nostra cittadina. La prima "concessione" fu che San Giacinto venne proclamato ufficialmente "Patrono e protettore della Magnifica Comunità di Ovada". La seconda concessione fu che il borgo di Ovada, da quel momento, potesse fregiarsi del titolo di "Città" (e non più, come in precedenza, del titolo di "Comune"). La terza concessione fu che la novella Città di Ovada potesse inserire al centro dello stemma civico l'emblema dei Padri Domenicani, cioè la stella d'argento ad otto punte.

Noi Ovadesi, quindi, oggi (unitamente al popolo Polacco) festeggiamo (con due giorni di ritardo) San Giacinto ed è proprio grazie a Jacek Odrowacz (ed ai suoi confratelli ovadesi di cinquecento anni fa) che noi, oggi, sul sito internet ufficiale della nostra amministrazione civica possiamo vedere questo logo (credit: comune.ovada.al.it):

Logo Città di Ovada