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Pillole di Araldica - Addendum

Il "fusato" dei Grimaldi

di Federico Borsari - 26 Giugno 2023


In questi giorni, precisamente il 27 Giugno 2023, il Principe Alberto II (Grimaldi) di Monaco è in visita presso il comune di Rocca Grimalda, nell'ambito di alcune iniziative promozionali intraprese dall'Associazione "Siti Storici Grimaldi". Come dice il nome, Rocca "Grimalda", fu feudo della famiglia Grimaldi di Genova (dal 1572 al 1736) e, come di prassi, nel suo stemma civico presenta, appunto, le armi di questa famiglia (a sinistra lo stemma del Principato di Monaco, a destra quello del Comune di Rocca Grimalda):

Stemma Grimaldi Stemma Rocca Grimalda


Ma, prima di entrare in argomento, cosa significa il nome (o cognome) Grimaldi?
Bisogna subito dire che "Grimaldo" o "Grimoaldo" in origine (ma, in rari casi, ancora oggi) era un "nome" proprio di persona e si coniuga sia al maschile (Grimaldo) che al femminile (Grimalda).
L'origine di questo nome è germanica e significa, grosso modo, "colui che comanda indossando l'elmo".
Il passaggio da nome a cognome lo si deve principalmente alle annotazioni degli atti di nascita che, nel Medioevo, solitamente specificavano la paternità (figlio di ...) e che nel tempo si sostituirono al cognome originale dando origine ad un nuovo "nomen gentis", cioè cognome.
L'origine dei Grimaldi è data comunemente a Genova e risale circa al 1170 quando un certo Ottone (nome) Canella (cognome), che era un Console della Repubblica, dopo aver chiamato il figlio con il nome di "Grimaldo", ottenne l'autorizzazione per far diventare tale nome "ricorrente" (cioè valido anche per tutti i successivi eredi) e, pertanto, da quel momento, esso divenne un vero e proprio "cognome", solitamente espresso con la formula "della stirpe dei...". In effetti ancora oggi, nonostante che le norme anagrafiche prevedano il contrario, per individuare correttamente una persona bisognerebbe indicare prima il nome e poi il cognome. Ad esempio, nel caso di chi scrive, l'individuazione araldicamente corretta dovrebbe essere "Federico (della stirpe dei) Borsari (dei Nobili di Modena e Reggio)".
Ci sono, ovviamente, alcuni dubbi sulla veridicità storica di questo episodio; sta di fatto, comunque, che da quel momento la "nuova" famiglia Grimaldi divenne sempre più importante e "potente" in Genova e, per la cronaca, nel periodo dal 1535 al 1773 ben dodici suoi esponenti ricoprirono la più importante carica pubblica, cioè quella di "Doge di Genova".
A questo proposito, una curiosità. La parola "Doge" (che era utilizzata, per la stessa carica, anche a Venezia), ha origini latine e deriva, precisamente, dalla parola "Dux" (colui che guida, conduce) che a sua volta deriva dal verbo latino "ducere" (guidare, condurre). Dalla stessa radice latina derivano anche il titolo nobiliare di "Duca" e, più recentemente in Italia, la parola "Duce" con la quale, durante il periodo del Fascismo (1922-1945), doveva essere appellato Benito Mussolini. Ancora oggi, da quella radice deriva la parola "conducente", che indica chi "guida" un veicolo.
Ovviamente, come è sempre successo nella storia, la famiglia Grimaldi si "divise" in diverse discendenze, alcune delle quali emigrarono, facendo sì che, ancora oggi, alcuni rami della famiglia siano presenti in Sicilia e Calabria. Per quanto riguarda, invece, il Principato di Monaco, le cose andarono diversamente e all'origine ci fu quella che noi oggi definiremmo "incursione militare sotto copertura".

Se avete guardato attentamente lo stemma del Principato di Monaco, avrete notato che vi sono raffigurati due monaci che, contrariamente a tutte le regole del monachesimo, impugnano la spada. Di monaci guerrieri è piena la storia (ad esempio i Templari, i Cavalieri Teutonici o, in Giappone, i Sōhei) ma in questo caso quei monaci sono, semplicemente, falsi.
Per prima cosa bisogna dire che i monaci dello stemma si riferiscono all'anno 1297, precisamente all'8 Gennaio, quando, in piena guerra tra Guelfi e Ghibellini genovesi, un piccolo gruppo di Guelfi, guidati da Francesco Grimaldi, travestiti da monaci, riuscirono ad introdursi nella rocca di Monaco (a quell'epoca retta da genovesi ghibellini) e la espugnarono. Leggenda popolare dice che il nome di "Monaco" derivi da questo avvenimento ma ciò non corrisponde a verità. Ma andiamo con ordine.

La "rocca" di Monaco (quella su cui oggi sorge il Palazzo del Principe) ed il sottostante porto erano già popolati (ed utilizzati) al tempo dei Fenici. In seguito il porto venne occupato dai Greci, che lo denominarono "Monoikos" e, ancora dopo, arrivarono i Romani, che lo chiamarono "Portus Herculis Monoeci". Dopo la fine dell'Impero Romano, le notizie sono più confuse e, tra cambi di "proprietà", peregrinazioni di santi e scorribande dei Saraceni, lo troviamo citato in un Diploma di Federico I (detto "Il Barbarossa") del 1162 nel quale l'Imperatore concede alla Repubblica di Genova di insediarsi nel territorio per utilizzarlo come porto commerciale.
Detto fatto. I Genovesi si installarono a Monaco, vi costruirono una robusta fortificazione (sulla rocca) e presero la completa gestione dei traffici del porto. Si trattava, di fatto, di una "occupazione" mascherata da "gestione" ed era la metodologia con cui i Genovesi, a quel tempo, costituivano decine di "basi commerciali" in tutti i Paesi del Mediterraneo (ed anche più in là come, ad esempio, a Caffa, nell'attuale penisola di Crimea sul mar Nero). In quelle occasioni, dopo aver avuto, da parte del "proprietario", l'autorizzazione a gestire i porti, i Genovesi creavano in loco delle vere e proprie "colonie" che dipendevano, amministrativamente e commercialmente, dalla Repubblica di Genova (ed è per questo motivo che, ancora oggi, si possono ritrovare cognomi spiccatamente genovesi in qualsiasi parte del Mondo). E' peraltro assai curioso vedere come questo vecchio metodo genovese di "espansionismo commerciale" verso l'estero venga oggi attuato (con tutti i dovuti "distinguo") da parte di altri Paesi verso i porti italiani (Vado Ligure ne è l'esempio più significativo; in questo porto il terminal container appartiene in proprietà per il 51% alla Danimarca, per il 40% alla Cina e per il 9,9% ad Hong Kong. Lo 0,1 per cento è italiano).
Dopo l'incursione del 1297, quindi, Monaco passò sotto il controllo dei Guelfi di Francesco Grimaldi il quale, non senza modestia, si autoproclamò "Signore" di Monaco. Per quasi due secoli Francesco ed i suoi discendenti dovettero rintuzzare i tentativi che tutti i Potenti più o meno vicini fecero per accaparrarsi il "suo" territorio ed in questo i Grimaldi si dimostrarono assai abili nell'intèssere accordi ed alleanze che servirono a mantenere la "Signoria" fino a che, nel 1489, fu il Re di Francia che ne proclamò l'autonomia. Nel 1612, infine, la famiglia dei Grimaldi di Monaco ottenne il titolo nobiliare di Principe e Monaco divenne, a tutti gli effetti, il Principato che è ancora oggi.
Da allora, il Principato ha attraversato tutte le vicissitudini politiche europee (rivoluzioni e guerre comprese) mantenendo sostanzialmente le sue caratteristiche di piccolo porto e piccolo borgo ligure dedito alla pesca ed al piccolo commercio. Verso la metà dell'Ottocento, però, le felici intuizioni del Principe Carlo III iniziarono a trasformare il Principato in un luogo squisitamente "turistico". Il punto di svolta fu la costruzione, nel 1858, del Casinò, con relativo teatro, che divenne, grazie anche alla costruzione della ferrovia litoranea, un punto di attrazione dapprima per la Francia e, poi, per l'Italia e la Spagna. I monumentali introiti di denaro che ne seguirono portarono il Principato ad un livello di ricchezza tale da poter prendere la decisione di abolire le imposte dirette (che da noi si chiamano IRPEF, IRES, IRAP ed IMU), creando le condizioni per la nascita di un cosidetto "paradiso fiscale". Per celebrare la figura di Carlo III, il quartiere ove è ubicato il Casinò venne denominato "Monte Carlo" (Foto Credit: studentville.it).

Principato di Monaco


Ma il periodo di maggiore espansione economica, demografica, urbanistica e commerciale del Principato di Monaco risale al "regno" di Ranieri III, cioè dal 1949 al 2005. In questo periodo Monaco subì un'accelerazione urbanistica e turistica non riscontrabile in nessun altro Paese del Mondo. Non è il caso in questa trattazione di fare la storia recente del Principato di Monaco. Giornali, televisioni, radio e media di tutto il Mondo ne hanno parlato e ne parlano quasi quotidianamente (non fosse altro che per andare a ficcare il naso nelle faccende private dei regnanti). Per chi non ci fosse ancora stato, andate a farci un giretto e vi renderete conto di persona.
Ma desso veniamo a noi, cioè a Rocca Grimalda.

Anche in questo caso, le origini si perdono in un passato arcaico poiché la rocca su cui sorge il borgo risultava già abitata, così come le zone pianeggianti a valle, da antichissime popolazioni liguri. Ritrovamenti archeologici in zona si possono far risalire già all'epoca preromana, così come ci sono resti di insediamenti celti e longobardi. Appartenente dapprima al territorio della "Marca Aleramica" (a cui era stato "assegnato" dall'Imperatore Ottone I nel 963), il borgo viene citato nel "famoso" documento del 991 in cui veniva sancita la cessione da parte di Anselmo Aleramo al Monastero di San Quintino di Spigno dei territori da lui posseduti nella zona di "Ovaga, in comitatu Aquensi". Nel 1164 il borgo fu "riceduto" ai Marchesi del Monferrato i quali, circa un secolo dopo, lo diedero come "pegno" ai Marchesi di Gavi. Dopo alterne vicende, troviamo il territorio infeudato ai Malaspina da parte della Repubblica di Genova (da cui era pervenuta la devozione verso Santa Limbania, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo). Nel 1440, in seguito all'occupazione da parte del Ducato di Milano, Rocca Val d'Orba (questo era allora il suo nome) fu "infeudata" alla famiglia alessandrina dei Trotti (ed il suo nome divenne "Rocca de' Trotti") i quali, nel 1572, la vendettero alla famiglia Grimaldi di Genova (nella persona di Battista Grimaldi) che ne furono "Signori" (dandole il nome di "Rocca dei Grimaldi") fino al 1736, quando entrò a far parte dei Domini del Regno di Sardegna, seguendone poi tutte le vicende storiche.

Rocca Grimalda


Bene... ma dopo tutta questa bella storia, dirà il lettore attento, che cos'è il "fusato dei Grimaldi" citato nel titolo?

La parola "fusato" deriva da "fuso", che non è il fuso orario, bensì quell'attrezzo che si usava fin dai tempi più antichi per filare (a mano, ovviamente) la lana. Sostituito ormai da diversi secoli dapprima dall'arcolaio e poi da macchine sempre più perfezionate, questo piccolo strumento, solitamente realizzato in legno, era utilizzato dalle "filatrici" per ottenere i fili dalla lana. Il suo utilizzo necessitava di una manualità particolare, manualità che ancora oggi le donne di alcune popolazioni del medio oriente sanno attuare alla perfezione, come si vede dalla prima parte di questo video (Credit: Canale Youtube fraccc51)



Il fuso per la filatura è, precisamente: questo (Credit: class.posot.it):

Fuso


Come vedete, la forma del fuso è abbastanza particolare e, in araldica, questa forma ha dato origine ad un'omonima figura:

Fuso


che qui è raffigurata in colore porpora e che consiste, in pratica, in una losanga.
Quando questi "fusi" araldici vengono affiancati sia in orizzontale che in verticale, dànno origine al cosidetto "fusato" che è, appunto, ciò che "carica" lo scudo della famiglia Grimaldi:

Fusato dei Grimaldi


La blasonatura è, ovviamente, semplicissima: "Fusato di rosso e argento"