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Attestato di Privativa Industriale n. 324458

di Federico Borsari - 14 Dicembre 2024


Guardate bene questo Attestato di Privativa Industriale:

Brevetto 1934

Si tratta del deposito di un "brevetto" industriale (Credit: Museo di Fisica dell'Università "La Sapienza" di Roma - Archivio Amaldi, 2N/1), simile a centinaia di altri presentati in Italia nell'anno 1934. Ma avete visto le firme dei depositanti? Sono sette persone: Enrico Fermi, Edoardo Amaldi, Oscar D'Agostino, Bruno Pontecorvo, Franco Rasetti ed Emilio Segrè, a cui si aggiunge Giulio Cesare Trabacchi.
Prendete nota della data di presentazione: 26 Ottobre 1934 (novant'anni fa), perchè è in quella data (precisamente alle ore 12:15) che, con il deposito di questo Brevetto, è iniziata l'Era Atomica.

Il Gruppo di Via Panisperna

Nel 1926, presso il Regio Istituto di Fisica dell'Università di Roma, il giovane (25 anni) ma già ben famoso fisico Enrico Fermi ottiene la cattedra di Fisica Teorica, fortemente voluta per lui dal Direttore dell'Istituto, Orso Mario Corbino.
Corbino conosceva bene le capacità straordinarie di Fermi, che era reduce da periodi di studio in Germania, dapprima a Gottingen (con Max Born, Werner Karl Heisenberg, Pascual Jordan e la stessa Marie Curie) e poi in Olanda a Leiden, dove conobbe anche Albert Einstein.
Il giovane Fermi aveva fino ad allora "lavorato" sui Raggi X, sulla Relatività Generale e sulla Meccanica Quantistica ed aveva pubblicato una vasta mole di scritti teorici, alcuni dei quali illustravano teorie assolutamente innovative, che avevano suscitato l'interesse di molti fisici a livello mondiale.

Fermi, quando viene chiamato a Roma da Corbino, pensa subito di creare un gruppo di lavoro con alcuni fisici italiani, anch'essi giovanissimi e molto validi, che aveva conosciuto ed apprezzato negli anni precedenti.
Nel 1929 nasce così il primo nucleo del gruppo di Fermi (che allora ha 28 anni), che è composto da Edoardo Amaldi (21 anni, che si occupa di Fisica delle Particelle), Franco Rasetti (28 anni, chimico) ed Emilio Gino Segrè (24 anni, fisico). Negli anni seguenti al gruppo si aggiungono Oscar D'Agostino (stessa età di Fermi, chimico, aveva affettuato studi sulla radioattività a Parigi con Marie Curie), Bruno Pontecorvo (20 anni, fisico, che aveva studiato la Fisica delle particelle ad alta energia) ed Ettore Majorana (28 anni, fisico teorico). Collaboratore "esterno" al gruppo era Giulio Cesare Trabacchi (50 anni), che era Direttore del Laboratorio di Fisica dell'Istituto Superiore di Sanità e che forniva al gruppo di Fermi il materiale chimico necessario per l'effettuazione degli esperimenti.

Brevetto 1934

In questa fotografia (Credit: Bruno Pontecorvo) possiamo vedere il gruppo di Fermi nel 1934. Mancano Pontecorvo (che scatta la fotografia), Ettore Majorana, che collaborava saltuariamente, e Trabacchi, che ricopriva un ruolo istituzionale "esterno" al gruppo.
Poiché a quel tempo l'Istituto di Fisica di Roma aveva sede in Via Panisperna, il gruppo di Fermi venne amichevolmente denominato come "I Ragazzi di via Panisperna". Il fabbricato è ancora oggi esistente ed una parte di esso, ubicata al civico 89/A, è l'attuale sede del Museo Enrico Fermi. Se andate a Roma, non mancate di visitarlo.

Il mistero della scomparsa di Ettore Majorana

Riteniamo opportuno ricordare qui la figura di Ettore Majorana, che non faceva parte del gruppo di Fermi ma che in diverse occasioni collaborò e con cui condivise diverse esperienze.
Ettore Majorana era un genio, di quelli veri, che aveva capacità intellettive enormemente superiori anche rispetto allo stesso Fermi, di cui peraltro era amico. Queste sue capacità ed il suo convinto idealismo lo posero spesso in contrasto, anche aspro, con lo stesso Fermi e con il suo gruppo con cui, ad un certo punto, ruppe i rapporti.
Di carattere chiuso, difficile e scostante, Majorana sparì senza lasciare alcuna traccia il 27 Marzo 1938. Le ricerche, nonostante che Mussolini in persona avesse dato ordine di trovarlo ad ogni costo, non ebbero alcun esito e non fu mai più ritrovato.
Alcune teorie, non confortate da riscontri, ipotizzano che avesse voluto abbandonare la vita pubblica e scientifica dopo aver lucidamente immaginato che le ricerche di Fermi avrebbero portato alla costruzione della bomba atomica. Alcuni ipotizzano che si sia ritirato in un convento; altri suggeriscono che sia emigrato verso l'America Latina.
Dopo la seconda guerra mondiale alcune voci lo davano per ritrovato in Argentina ma con pochi riscontri oggettivi. Le stesse ipotesi sono state oggetto, nel 2011, di un'inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Roma le cui conclusioni ritenevano possibile che Majorana si trovasse in Argentina tra il 1955 ed il 1959. La famiglia di Majorana ha però sempre rifiutato questa ipotesi.

La Radioattività naturale

La scoperta della Radioattività naturale fu effettuata da Maria Salomea Sklodowska e dal marito Pierre Curie nell'ultimo decennio dell'Ottocento durante gli esperimenti che essi conducevano sulla Pechblenda, un minerale ricco di Uranio, da cui riuscirono ad isolare due elementi naturalmente radioattivi, il Polonio (così battezzato in onore del Paese di origine della scienziata) ed il Radio (così denominato perchè emetteva dei "raggi" che in particolari circostanze creavano una luce verdastra). Dei due elementi fu il Radio a destare maggiore interesse, anche se molto meno "attivo" rispetto al Polonio. Il Radio, infatti, grazie a diversi articoli scientifici che degli studi della Curie tralasciavano alcuni aspetti fondamentali, fu considerato una specie di "guaritore universale" e divenne ben presto il protagonista di un'industrializzazione tanto massiccia quanto scellerata che portò, nel primo decennio del Novecento, alla produzione di una miriade di prodotti che, contenendolo in piccole quantità (e talvolta anche senza contenerne affatto), magnificavano effetti taumaturgici per qualsiasi problema. Fu così che in quel periodo apparvero dentifrici al Radio, creme di bellezza al Radio, acque minerali al Radio, pomate al Radio per la cura dell'infertilità e, addirittura, caramelle e sigarette al Radio.
Oggi, con le conoscenze scientifiche attuali, ci si rizzano i capelli sulla testa (a proposito, esistevano anche pomate al Radio per la crescita dei capelli) al pensiero di cotanta follìa e non osiamo pensare (non esistono statistiche in merito) a quante centinaia di migliaia di morti ci furono negli anni successivi a causa di quella che fu, semplicemente, una "moda" commerciale.
A (molto) parziale giustificazione di questa esaltazione di massa del Radio bisogna dire che solamente dopo circa un decennio ci si rese conto che il Radio non curava, ma distruggeva il corpo umano. In ogni caso, se gli studi della Curie fossero stati letti ed analizzati con la dovuta attenzione, ci si sarebbe resi conto che fu proprio lei, per sua esperienza diretta, la prima a sottolineare la pericolosità della sostanza. Non per nulla Marie Curie, nonostante che per i suoi esperimenti indossasse pesanti guanti di protezione, negli ultimi decenni della sua vita non potè quasi più utilizzare le mani, irrimediabilmente corrose dalle radiazioni.

L'altro elemento "isolato" dalla Curie, quel famoso Polonio fin da subito "messo da parte" poiché non adatto ad una commercializzazione, qualche anno dopo, invece, divenne fondamentale per la scoperta della Radioattività Artificiale poiché fu proprio lavorando su di esso che furono scoperti i Neutroni.

Gli Atomi

Come abbiamo visto, Marie Curie ed il marito lavorarono sull'Uranio contenuto nella Pechblenda per isolare il Polonio ed il Radio. Questi tre elementi sono naturalmente radioattivi, cioè "emettono radiazioni" in modo naturale senza alcun intervento da parte di agenti esterni. Ma, in pratica, cos'è la radioattività?

Tutta la materia, corpo umano compreso, è composta da Àtomi, parola greca che significa "Indivisibile" (tenete presente questa definizione) e che definisce le unità fondamentali di tutti gli elementi chimici.
Le prime definizioni teoriche della struttura di un atomo risalgono agli inizi dell'Ottocento ed ancora allora si ipotizzava che l'atomo fosse una particella "elementare", cioè indivisibile. Fu solamente grazie agli studi dei coniugi Curie sulla radioattività naturale che ci si rese conto che anche gli atomi erano composti da elementi più piccoli e nel 1910 fu formulato, dal fisico britannico Ernest Rutheford, il primo "modello atomico". Esso prevedeva che l'atomo fosse composto da un nucleo di particelle con carica elettrica positiva (in seguito definite "Protòni"), attorno a cui "giravano" delle particelle caricate negativamente (poi definite "Elettròni") e che il numero degli elettroni fosse uguale al numero dei protoni.
 Atomo Questo modello-base fu poi ulteriormente "perfezionato" negli anni seguenti da diversi altri studiosi che ne definirono con più completezza i vari elementi arrivando, nel 1932 alla formulazione del modello atomico su cui lavorarono i Ragazzi di via Panisperna.
Questo modello definiva l'atomo composto da un Nucleo in cui sono "raggruppate" particelle subatomiche (più piccole dell'atomo): i Protoni (con carica elettrica positiva) ed i Neutroni (con carica elettrica "neutra"). Gli Elettroni, sempre con carica elettrica negativa ed in numero uguale ai Protoni, non orbitavano più, bensì "gravitazionavano" all'esterno del nucleo secondo calcoli probabilistici. A "tenere insieme" i Protoni del nucleo (che, essendo di carica elettrica uguale teoricamente si sarebbero dovuti "respingere") ci pensava la cosidetta Forza Nucleare forte.. Con la definizione di questo modello si perfezionò il metodo di studio, la Fisica "Nucleare", poiché ai fini delle mutazioni degli atomi (che causano la radioattività) gli elettroni non hanno più importanza poiché tutto avviene nel nucleo.

Gli atomi possono essere "stabili" o "instabili". Vengono definiti stabili quando il numero dei protoni e dei neutroni del nucleo non cambia nel tempo. Vengono definiti instabili quando, in un tempo statisticamente definito, perdono (od acquisiscono) protoni e/o neutroni. Questo fenomeno, che avviene normalmente e continuamente in natura, viene definito "decadimento radioattivo" ed è, appunto, la causa della radioattività naturale, poiché è durante questo processo che dal nucleo vengono emesse particelle di tre tipi: alfa, beta e gamma, dando origine alle omonime radiazioni (raggi alfa, raggi beta e raggi gamma).
I raggi alfa vengono emessi quando il nucleo di un atomo perde due protoni e due neutroni. I raggi beta vengono emessi quando un neutrone si trasforma in una coppia protone-elettrone; il protone rimane all'interno del nucleo mentre vengono emessi l'elettrone ed un antineutrino. I raggi gamma, infine, vengono invece emessi quando il nucleo viene interessato da un campo elettromagnetico; la frequenza di questi raggi è altissima (superiore ai Raggi X) e costituisce la radiazione più pericolosa per il corpo umano. Opportunamente "addomesticati", però, i raggi gamma si rivelano anche molto utili per la cura dei tumori (la "radioterapia" utilizza raggi X e raggi gamma) poiché, indirizzati opportunamente, distruggono il DNA delle cellule tumorali impedendone la moltiplicazione e causandone la morte.

Decadimento radioattivo e Tabella degli elementi

Il decadimento radioattivo, abbiamo visto, provoca una mutazione della struttura del nucleo atomico e, pertanto, la trasformazione di quell'elemento in un altro.
La "Tabella degli elementi" (detta anche Tabella Periodica di Mendeleev), che tutti abbiamo studiato (senza capirci molto, per quanto ci riguarda) alle Scuole Superiori, è uno schema in cui sono ordinati tutti gli elementi chimici, ordinati sulla base del loro numero atomico e delle loro proprietà chimiche; in essa ci sono quattro tipi di elementi: solidi, liquidi, gassosi ed artificiali (questi ultimi non presenti in natura ma "creati" in laboratorio).
Ogni elemento è identificato dal simbolo chimico e dal numero atomico, che indica il numero di protoni presenti nel nucleo; l'Idrogeno (1H), che è il primo elemento della tabella, è contraddistinto dal simbolo chimico "H" e dal numero atomico "1" (c'è un nucleo composto da un protone attorno a cui "gira" un elettrone); il Roentgenio (pronuncia "Roentghenio"), attualmente ultimo elemento della tabella, è identificato dal simbolo chimico "Rg" e dal numero atomico 111 (111Rg) e nel nucleo presenta 111 protoni.
Nella tabella degli elementi più completa, invece, vengono compresi anche i vari "Isòtopi" di ogni elemento. Gli isotopi di un elemento ne mantengono le proprietà chimiche ma variano per ciò che riguarda le proprietà fisiche poiché, a parità di numero di protoni, nel nucleo varia il numero di neutroni. Per questo motivo, nella tabella, gli isotopi vengono caratterizzati, oltre che dal simbolo e dal numero atomico, anche dal "numero di massa atomica", che indica il numero totale di particelle (protoni+neutroni) contenute nel nucleo.
Rifacendoci agli esempi precedenti: nel nucleo dell'isotopo dell'Idrogeno (1H) identificato come 7H ci sono quindi UN protone e SEI neutroni (massa atomica meno numero atomico, cioè 7-1=6). Nell'isotopo del Roentgenio 111 (111Rg) identificato come 272Rg nel nucleo avremo 111 Protoni e 161 Neutroni.

Tabella elementi

Come abbiamo visto più sopra, il decadimento radioattivo naturale "trasforma" un elemento in un altro e, pertanto (a seconda se i protoni del nucleo aumentano o diminuiscono) lo fa avanzare o retrocedere nella tabella. Ad esempio, il decadimento naturale dell'Uranio, novantaduesimo elemento della tabella (92U), a seconda della massa atomica dei suoi 15 isotopi, decade trasformandosi nel Protoattinio (91Pa) oppure nel Torio (90Th), scendendo di uno o di due posti nella tabella.

Il parametro di misura del tempo di decadimento di un elemento viene definito "emivita" (mezza vita) e misura il tempo in cui la metà degli elementi di un nucleo si trasformano. I tempi del decadimento radioattivo naturale variano enormemente a seconda delle caratteristiche atomiche dei vari elementi e dal loro grado di stabilità (o instabilità) nucleare e possono variare da frazioni di secondo a miliardi di anni.
L'emivita dell'Idrogeno-7 citato sopra (7H) è di due miliardesimi di miliardesimo di miliardesimo di secondo. L'emivita dello Xeno-124 (124Xe) è di 18,6 trilioni di anni.

Enrico Fermi e la Radioattività artificiale

All'inizio degli Anni Trenta del Novecento, a Roma, i Ragazzi di via Panisperna effettuavano studi ed esperimenti per riprodurre in laboratorio quello che succedeva spontaneamente in natura: il decadimento del nucleo degli atomi. Lo scopo era quello di verificare la possibilità, fino ad allora ipotizzata teoricamente, di "creare" nuovi elementi non presenti in natura.
Mentre la Curie era riuscita in qualcosa di simile, trent'anni prima, attraverso complessi, difficili e pericolosi procedimenti chimici, Fermi ed il suo gruppo tentavano invece di ottenere simili risultati mediante procedimenti fisici che riuscissero ad "indurre" il nucleo degli atomi a modificarsi. Per fare questo, ovviamente, bisognava trovare il modo di "raggiungere" il nucleo e "spingerlo" a fare quello che naturalmente non faceva (o faceva in tempi troppo brevi o troppo lunghi).
Le prime esperienze Fermi le condusse utilizzando i Raggi Alfa, ma i risultati non furono soddisfacenti poiché le particelle Alfa, di carica positiva, venivano respinte dai protoni del nucleo (anch'essi di carica positiva) e dalla "Forza Nucleare forte" di cui abbiamo già parlato.
Fu solo dopo che, nel Febbraio 1932, James Chadwick (seguendo alcune teorie formulate due anni prima dallo stesso Fermi) scoperse l'esistenza dei Neutroni che il lavoro del gruppo di Fermi potè ottenere i primi risultati.

Dopo aver dotato il suo laboratorio di alcune nuove apparecchiature, alcune progettate da lui stesso, Fermi ideò quella che lui definiva come "la pistola a neutroni", cioè un'apparecchiatura con cui si riusciva a "dirigere" un flusso di neutroni verso il nucleo degli atomi. Come "munizioni" per la sua pistola Fermi utilizzava i neutroni emessi da Radon e Berillio, materiali che venivano forniti da Trabacchi nella sua qualità di Direttore del laboratorio di Fisica dell'Istituto Superiore di Sanità. Dopodichè, nel laboratorio di via Panisperna, iniziò un frenetico "tiro al bersaglio", che Fermi ed i suoi ragazzi effettuavano con un metodo molto semplice: "sparavano" neutroni nel nucleo di tutti gli elementi della tabella periodica (ed i loro isotopi), uno dopo l'altro. In breve tempo furono "bersagliati" oltre sessanta elementi della tabella (che allora ne comprendeva novantadue).
Poiché i neutroni (carica neutra) non venivano respinti dal nucleo e vi penetravano agevolmente, i risultati non si fecero attendere e Fermi si accorse che non solo il "bombardamento" produceva immediatamente il decadimento (facendo retrocedere l'elemento nella tabella), ma causava la formazione di nuovi nuclei a loro volta radioattivi indipendentemente dal numero atomico del materiale bersagliato. Fermi denominò questo fenomeno come "reazione nucleare" (il nucleo "reagiva" allo stimolo esterno). Tenete a mente questa definizione poichè non passeranno molti anni che ad essa si aggiungerà la definizione "a catena", che caratterizzerà le cosidette "pile atomiche" (o reattori nucleari) da cui prenderanno il via, da una parte, le bombe atomiche e, dall'altra, le centrali elettriche nucleari.

Proseguendo nel "bombardamento" degli elementi, ben presto Fermi ed i suoi ragazzi arrivarono al termine della tabella e fu con grande sorpresa che quando "bersagliarono" il Torio (90Th) e l'Uranio (92U) ottennero risultati che fecero immediatamente pensare di aver "creato" due nuovi elementi, l'Ausonio-93 e l'Esperio-94. Non cercate questi elementi nella tabella; non ci sono, perchè in effetti i Ragazzi di via Panisperna NON avevano creato due elementi nuovi, bensì avevano fatto qualcosa che, per tutti, allora era considerato impossibile: avevano "spezzato" in due il nucleo dell'atomo, dimostrando che lo stesso, a dispetto del suo nome, non era per niente indivisibile. Fermi, che aveva -con ragione- molti dubbi, voleva approfondire l'argomento e chiese a tutti di non divulgare la notizia della creazione dei due nuovi elementi ma, ovviamente, ne parlò a Corbino, Direttore dell'Istituto, il quale però, preso da smània di protagonismo (probabilmente per dare importanza a sè stesso ed al suo Istituto agli occhi del Mondo, del Duce e del Re) convocò ipso-facto una conferenza stampa e spiattellò tutto ai giornali. Fermi era furioso, ma Corbino era il suo capo e, come si sa, soprattutto a quei tempi ma ancora oggi, "il Capo ha sempre ragione".
Grazie alla radio ed ai giornali, in poche ore il Mondo seppe dell'avvenimento ed i fisici di tutto il Mondo esultarono per il brillante risultato. Soltanto una persona, la fisica tedesca Ida Noddack (che aveva scoperto il Renio, settantacinquesimo elemento della tabella periodica), fu l'unica a pubblicare un articolo in cui prospettava la possibilità che Fermi potesse aver "scisso" il nucleo dell'atomo. Poiché tale ipotesi era contraria alle convinzioni scientifiche dell'apoca (l'atomo è indivisibile), la sua ipotesi fu considerata "fantasiosa" e messa da parte. E tutto finì lì.

I Neutroni "lenti"

Come abbiamo detto, Fermi aveva molti dubbi sulla sua scoperta e voleva verificarla fin nei minimi particolari. Nei mesi successivi il lavoro del suo gruppo fu frenetico e i "bombardamenti" dell'Uranio nelle condizioni più impensabili si succedevano pressoché incessantemente.
Fu così che ci si accorse che i risultati della radioattività derivante dal "tiro a segno" variavano (anche in modo assai rilevante) a seconda delle condizioni in cui gli esperimenti venivano effettuati. Se l'Uranio veniva "bombardato" sopra un tavolo di marmo la radioattività risultante era bassa; se tutto avveniva su di un tavolo di legno, invece, la radioattività risultante aumentava. Tutto ciò era inspiegabile ed i ragazzi di Fermi per alcuni mesi non riuscirono a cavare un ragno dal buco finché il 20 Ottobre 1934, dopo aver provato di tutto e di più, fu Enrico Fermi in persona, da solo, a risolvere il problema.
Tutto è pronto per l'ennesimo tiro al bersaglio. Fermi intende porre tra bersaglio e pistola una sostanza che riesca a "selezionare" i neutroni diretti verso il bersaglio da quelli diffusi all'intorno. Allo scopo ha preparato personalmente un pezzo di piombo che dovrebbe funzionare come filtro. Ha già sistemato tutto quando, come afferma lui stesso, gli viene un'illuminazione (quello che solitamente si chiama "lampo di genio"). Toglie il pezzo di piombo e lo sostituisce con un pezzo di paraffina. Dopodiché... Bang! La pistola a neutroni spara e colpisce il nucleo. La radioattività risultante fa letteralmente impazzire il contatore Geiger che la misura.
Fermi rimane stupefatto dal risultato assolutamente imprevisto ed imprevedibile. Com'è possibile che la radioattività risultante dal bombardamento sia così alta?
Subito pensa che il contatore Geiger si sia guastato. Lo sostituisce e ripete l'esperimento. Stessi risultati.
Ripete poi l'esperimento alla presenza del suo gruppo e tutti rimangono sbalorditi. Nessuno si sa spiegare quegli esiti strabilianti, ma è Fermi stesso che ipotizza la soluzione: l'Idrogeno di cui è satura la paraffina. Vuoi vedere che è proprio l'Idrogeno a causare quegli effetti? Bisogna verificare subito; qual'è la cosa più ricca di Idrogeno in natura? L'acqua! E qui avviene quello che fu e rimane l'esperimento più pazzo del Mondo.
Fermi ed i suoi ragazzi prendono pistola e bersaglio e si scapicollano giù dalle scale dell'Istituto, scendono nel giardino retrostante dove c'è una piccola vasca con i pesci rossi, immergono tutto nell'acqua e sparano. Poi, sempre di corsa, tornano su e misurano la radioattività: ancora più forte di prima!
Caso risulto brillantemente. Sono proprio i protoni dell'Idrogeno che "rallentano" la velocità dei neutroni proiettile rendendoli "lenti", favorendone la penetrazione nel nucleo dell'Uranio ed amplificandone in modo esponenziale gli effetti.

Sei giorni dopo i Ragazzi di via Panisperna depositano la richiesta di brevetto che abbiamo visto in apertura. Da qui in avanti è storia della Fisica Nucleare.

Prendi il Nobel e scappa!

Enrico Fermi ed il suo gruppo proseguono nelle ricerce spostandole verso nuove frontiere, quelle degli acceleratori di particelle. In effetti Fermi si era reso conto che i fasci di neutroni emessi dalla sua "pistola" erano assai deboli e che le attrezzature di cui disponeva erano diventate inadeguate per una ricerca al passo con i tempi. Nel 1935 Franco Rasetti viene incaricato di "fare un giro" negli Stati Uniti, da cui ritorna con ottime impressioni dopo aver visitato, a Pasadena ed a Berkeley, un nuovissimo ciclotrone ed un acceleratore di particelle.
Fermi vorrebbe realizzare un'attrezzatura simile anche a Roma e ne studia e realizza anche il progetto. Ma i tempi stanno cambiando.

A partire dal 1935 il gruppo dei Ragazzi di via Panisperna inizia a ridursi. Uno dopo l'altro se ne vanno quasi tutti: Pontecorvo a Parigi, D'Agostino al CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), Rasetti e Segrè negli Stati Uniti.
Nel frattempo la posizione politica internazionale italiana si fa difficile e peggiora ulteriormente quando, nel 1936, Mussolini stipula l'accordo con la Germania di Hitler denominato "Asse Roma-Berlino".
All'inizio del 1937 muore Corbino che, ricordiamo, di Fermi era stato uno dei primi sostenitori facendogli ottenere la Cattedra Universitaria e che era il Direttore dell'Istituto di via Panisperna. Dovrebbe succedergli Fermi; viene invece nominato Antonino Lo Surdo, un geofisico anche abbastanza bravo ma a cui, purtroppo, di fisica nucleare interessa nulla. Come prima cosa, Lo Surdo boccia il progetto di realizzazione dell'acceleratore di particelle con la classica giustificazione: non ci sono i soldi.
Nel 1938 vengono promulgate le "Leggi per la difesa della razza" (leggi razziali). La moglie di Enrico Fermi è ebrea e pertanto, nonostante la celebrità di Fermi, tutta la famiglia viene "attenzionata" dall' OVRA (Opera Vigilanza Repressione Antifascismo), la polizia politica segreta fascista. Fermi deve interrompere la collaborazione con alcuni suoi colleghi, viene costantemente seguito, i suoi discorsi ed i suoi scritti controllati, i suoi movimenti annotati. La situazione si fa pesante, troppo pesante.

Ad aiutare Fermi arriva, nel Novembre 1938, la comunicazione dell'assegnazione del Premio Nobel per la Fisica e l'invito alla cerimonia di premiazione prevista per il 10 Dicembre a Stoccolma.
Il 6 Dicembre 1938 Enrico Fermi parte, in treno, con la famiglia per Stoccolma. Il 10 Dicembre si presenta alla cerimonia di premiazione indossando il frac e non, come prevedeva il Regime, l'Uniforme di Accademico d'Italia, non fa il saluto romano, stringe la mano al Re di Svezia, ritira il Premio e se ne va.
La vigilia di Natale del 1938, Fermi e famiglia si imbarcano a Kopenhagen su un transatlantico diretto verso gli Stati Uniti d'America ed arrivano a New York nove giorni dopo.
Enrico Fermi tornerà in Italia, come cittadino statunitense, solo due volte dopo il secondo conflitto mondiale, nel 1949 per una conferenza sui Raggi Cosmici e nel 1954, pochi mesi prima della morte, per tenere alcune conferenze vicino a Como.

Fine della storia

La nostra storia finisce qui. Come storici, comunque, riteniamo doveroso fornire qualche altra notizia sulla vita di Enrico Fermi.

Arrivato negli Stati Uniti d'America, Fermi riceve un primo incarico presso la Columbia University. Lavora alla realizzazione della prima "fissione" nucleare a catena e poi, l'anno dopo, a Chicago, collabora alla realizzazione della prima "pila atomica" (reattore nucleare) che verrà messa in funzione nel 1942. Il successo dell'esperimento viene comunicato alle autorità militari (siamo in piena seconda Guerra Mondiale) con un messaggio in codice divenuto famoso: "Il navigatore italiano è giunto nel Nuovo Mondo",
Nel 1943 entra a far parte del gruppo di scienziati del "Progetto Manhattan", che a Los Alamos realizza la prima bomba atomica. Fermi, il cui codice personale di riconoscimento è "G-24", collabora con Oppenheimer (Direttore del Progetto) nella qualità di consulente ed è grazie alle sue osservazioni ed ai suoi consigli che vengono risolti molti dei problemi tecnici che si presentano durante la realizzazione della bomba.
Il 16 Luglio 1945 assiste da qualche chilometro di distanza alla prima esplosione nucleare della storia, avvenuta nel deserto del New Mexico a Jornada del Muerto. Quando l'onda d'urto (spostamento d'aria) lo raggiunge, Fermi fa cadere da un'altezza di circa due metri alcuni pezzetti di carta e ne misura lo spostamento durante la caduta. Dall'entità dello spostamento (circa due metri e mezzo) Fermi calcola, a memoria, che la potenza della bomba equivale a circa diecimila tonnellate di trinitrotoluene (tritolo).
Nel 1945 Fermi entra a far parte della National Academy of Sciences, poi gli viene assegnata la Cattedra di Fisica all'Università di Chicago, che terrà fino alla morte.
Torna, come abbiamo detto, in Italia due volte, nel 1949 e nel 1954, dove ha modo di ritrovare alcuni dei suoi antichi collaboratori. Ritornato negli Stati Uniti sofferente, gli viene diagnosticato un tumore allo stomaco che lo porta alla morte, avvenuta il 28 Novembre 1954.
E' sepolto nell'Oak Woods Cemetery di Chicago (Credit Photo: Sean McKim).

Tabella elementi

Per approfondire

Sul web si può trovare una miriade di pagine, video, articoli, lezioni universitarie e trattazioni su Enrico Fermi, sulla Radioattività, sulla bomba atomica, sull'energia nucleare e su tutto quanto abbiamo trattato in questo articolo. Se volete approfondire non avete che l'imbarazzo della scelta.
Per parte nostra, relativamente al periodo romano di via Panisperna che abbiamo sopra descritto, ci limitiamo a proporre di seguito i link ad un bel film di Gianni Amelio del 1988 dal titolo I Ragazzi di via Panisperna, diviso in due parti e che potete trovare anche su RaiPlay.
Una piccola annotazione che ci riporta in qualche modo qui in Ovada: nella seconda parte, nell'episodio girato sul lago, i protagonisti della scena (la moglie di Fermi e Majorana) si trovano a bordo del piroscafo "Concordia". Questa imbarcazione è l'unica nave ancora oggi esistente (e funzionante) di quelle costruite dall'armatore navale genovese Attilio Odero, lo stesso che fece costruire la Villa ed il Parco di Villa Gabrieli in Ovada.

I Ragazzi di via Panisperna - Prima Parte
I Ragazzi di via Panisperna - Seconda Parte