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Famiglie e persone nella storia di Ovada - I De Uvada


Il cognome primordiale degli appartenenti a questo casato non ci è noto. Essi si intitolarono sempre con il nome del luogo di provenienza e, con questo nel 1395, un certo Jacopo, pubblicamente conosciuto come usuraio e che morendo era stato sepolto in terra consacrata, fu fatto traslare dal Vescovo di Acqui, Enrico Scarampi, in altra sepoltura a causa della sua professione.
Per riparare a questo, i suoi figli Giovanni e Andrea, assieme al rettore di Ovada, Corrado Montano, dovettero presentarsi al Vescovo, producendo un atto notarile nel quale si impegnavano a restituire in elemosina ai poveri quanto il padre aveva malguadagnato con l'usura. A seguito di questo atto di riparazione, il Vescovo revocò il suo decreto ed assolse "post mortem" dalla scomunica il defunto.
In quei tempi l'usura comportava la scomunica, ed il provvedimento del Vescovo acquese non ci meraviglia per nulla. L'episodio ci conferma però che i de Uvada fossero già allora una famiglia molto ricca, influente e con possessioni vastissime nel territorio ovadese.
Da antichi documenti sappiamo che già nel 1371 un Gian Andrea de Uvada faceva parte in Genova del Collegio degli Emendatori delle gabelle; che nel 1378 un altro Giovanni era annoverato tra i Savi della Repubblica e che nel 1406, sempre in Genova, un de Uvada era Dottore in utroque jure.
Nel 1477, Gregorio de Uvada, confidente ed informatore dei Genovesi, che molto si era adoperato nella guerra contro il Duca di Milano e che aveva favorito il ritorno di Genova alla sua indipendenza ed alla riconquista dei territori soggetti, viene eletto a far parte dei sei Capitani di Libertà in Genova. I suoi discendenti, Joannes e Bernardus q. Antonii e Marcus Antonius q.Joannis q. Antonii, nel 1528, verranno ascritti alla nobiltà genovese nell'albergo Cicala con il nome di "de Uvada".
La famiglia dovette certamente andare in decadenza nei secoli seguenti perchè non ne troviamo più alcuna traccia storica. Dagli atti parrocchiali ovadesi risulta ancora qualcuno con detto nome vivente in Ovada nel 1700. Oggi il casato è completamente estinto.
L'arma gentilizia di questa prosapia è: "spaccato d'argento e di rosso, caricato il primo di un leone nascente di nero, armato, linguato e coronato di rosso".

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