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Famiglie e persone nella storia di Ovada - I Trotti


 Trotti La famiglia alessandrina dei Trotti ha una sua particolare ed importante influenza sulle vicende storiche di Ovada nel periodo che corre tra gli ultimi decenni del XV secolo ed il primo trentennio del XVI.
Sebbene la signoria di questo casato - che fu dominazione vera e propria per infeudazione del Duca di Milano e per conferma di Luigi XII di Francia - sia durata in Ovada poco meno di cinquant'anni, con una interruzione di undici per il temporaneo passaggio agli Adorno, potremmo considerarla sotto due aspetti diversi, il primo dei quali, con Antonio Trotti, caratterizzato da un reggimento paternalistico, tollerante ed abbastanza benevolo verso la popolazione: il secondo, invece, con Francesco figlio di Antonio, ispirato ad una politica repressiva e di oppressione che ne provocò la cacciata. Dobbiamo però sottolineare che i Trotti, personalmente. non dimorarono mai in Ovada se non in rarissime occasioni, ma vi furono sempre rappresentati da loro luogotenenti o castellani di solito francesi, che in Ovada facevano il buono e cattivo tempo, abusando quasi sempre del loro potere.
Antonio, cavaliere aurato, che già nel 1471 era stato Capitano di giustizia e Podestà di Bologna, distinguendosi nell'amministrazione e nel governo di quella città e guadagnandosi così la benevolenza dei Bentivoglio dei quali assunse anche il nome e lo stemma; fu investito del feudo di Ovada nel 1479 dalla duchessa Bona di Savoia, madre e tutrice di Gian Galeazzo Maria Sforza duca di Milano, in data 19 novembre 1479 per la sua fedeltà e devozione agli Sforza. A lui si deve l'inizio della costruzione della Chiesa dei Domenicani nel 1481 ed a lui, il 21 novembre 1487, Gian Galeazzo Sforza, con sue lettere patenti, conferma l'infeudazione di Ovada fatta dalla duchessa Bona: "...illustrissima Domina Mater nostra colendissima..." chiamandolo: "...spectabili militi Domino Antonio Trotto Consiliario armorumque ductori nostro dilectissimo, pro se huisque filiis masculis legitimis ac de legitimus matrimonio natis, in feudum, Comitatus terram Uvade agri nostri alexandrini, cum castro et utroque Russiliono ac territorio juribus et pertinentis suis...".
Come sappiamo, dal 1488 al 1499, il feudo di Ovada viene tolto ai Trotti per essere dato agli Adorno, ma Luigi XII di Francia, in data 1 dicembre 1500, dopo la parentesi degli Adorno partigiani di Ludovico Sforza detto il Moro, con altre sue lettere patenti, rimette nel possesso di Ovada Francesco Trotti, figlio di Antonio, esprimendosi in questa forma: "...dilectis et fidelis nostri Francisci de Trotis militis alexandrini, Domini Uvade, nostri consiliaris... uti, frui et gaudere faciatis et permittatis usus castro et loco Uvade cum suis omnibus pertinentiis, his omnibus modi et formis quibus prefatus Anthonius eius Pater fuit gavisus et solitus erat gaudere ante quam ab eisdem per dictum Lodovicum Sfortiam foret spoliatus...".
Sotto il governo di questo Francesco viene terminata la Chiesa dei Domenicani come ci conferma la lapide posta sul portale della chiesa stessa che porta la data del 1508. Già allora il possesso di Ovada era in forte contestazione perchè, e malgrado l'atto di reintegrazione fatto da Luigi XII a favore di Francesco Trotti, la Repubblica di Genova ne rivendicava la sovranità.
Come già detto sopra, i Trotti in quel tempo erano già invisi alla popolazione, ma, malgrado questo, essi riuscirono a tenere il borgo fino al 1528 quando Bartolomeo Spinola riconquistò militarmente Ovada per la Repubblica di Genova. Di qui ha inizio una serie ininterrotta di liti che i Trotti intentano contro la Repubblica, facendosi forti di una sentenza a loro favore emessa già il 24 ottobre 1501 dal cardinale George de Amboise Luogotenente generale del Re di Francia in Italia; sentenza redatta in italiano ed anche in latino e della quale trascrivo letteralmente qualche passo: "...noto faciamo che nuy considerato molti boni et recomandevoli servitij che lo dicto Francesco Trotto ha per il passato facti al Re nostro signore in più modi et havendo reguardo a certe rasone e tituli che esso Trotto ha producti che ha et che pretende havere ne li supra dicti Loci e terre de Uva(da) et Rusilion, et molte altre bone et rasonevole cause... havemo in nome del Re nostro signore et per virtù di nostra dicta auctorità donato, remesso, quietato, lassato, ceduto, transferto, dato: et per queste presente lettere donamo, remettemo, quietamo, lassamo, transferemo, cedemo, dassemo, tutto el dritto, nome, rasone et actione che lo Re dicto nostro signore ha ne potrehhe havere, cercare ne domandare, ne pertenere ne li supradicti Loci, castelli, terre et signoria de Uvada et Rusilion... cusì che el dicto ms. Francesco golda et usa, tenga et posseda dicti Loci cum mero et misto imperio et gladis potestate... ecc. ecc.".
Questa concessione costò al Trotti la cospicua cifra di ben 5000 scudi d'oro che pagò in tre rate, senza peraltro averne più alcuna restituzione quando perse definitivamente tutti i suoi conclamati diritti.
Un altro ramo dei Trotti ebbe la Signoria di Montaldeo; era quello rappresentato da Andrea, fratello di Antonio, ed il cui figlio Giovanni Cristoforo fu vittima con la famiglia dei moti popolari di quel paese del 1528 e che produssero anche in quel borgo la fine della Signoria e l'intervento del già citato Bartolomeo Spinola che occupò militarmente il paese per conto della Repubblica di Genova, come già aveva fatto pochi giorni prima per la riconquista di Ovada.
L'arma di questo casato è così descritta: "inquartato, nel primo e nel quarto troncato d'oro e d'azzurro che è dei Trotti, nel secondo e terzo indentato d'oro e di rosso che è dei Bentivoglio; motto: 'Fides et Amor'".

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