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Famiglie e persone nella storia di Ovada - Premessa


"Il primo uomo e la prima donna, senza alcun altro appellativo, si chiamarono Adamo ed Eva.
A noi, che siamo loro lontanissimi discendenti, non è consentito chiamarci con il solo nome ma, per poterci ben individuare l'un l'altro, dobbiamo aggiungere al nome il cognome che è una designazione precisa appartenente a tutta una famiglia, che continua di padre in figlio e di generazione in generazione - rimane in comune a tutti i suoi rami ben distinguendo una lamiglia da tutte le altre.
I romani furono i primi a generalizzare i cognomi imponendoli alle loro famiglie e prendendoli dalle gesta, dalle dignità, dalle arti, dal luogo di nascita o dimora, dalle virtù e perfino dai vizi e dalle imperfezioni delle persone.
Con la caduta dell'Impero Romano l'uso latino del cognome cessò e le persone si ritrovarono con il solo nome senza un particolare appellativo che distinguesse le famiglie.
La diffusione però dei soli nomi e la loro troppa frequenza crearono ambiguità che resero necessario il ritorno all'antico sistema romano che servisse a distinguere ogni persona da qualunque altra avente lo stesso nome.
I barbari invasori portarono con sè nuovi nomi che, in buona parte, con l'andare dei secoli, si tramutarono poi in cognomi.
Solo verso il Mille l'uso vero e proprio dei cognomi cominciò lentamente a riapparire, a rendersi comune a tutti i memhri di una stessa famiglia, a trasmettersi di padre in figlio e, radicandosi, fino a fissarsi definitivamente - nell'età rinascimentale - per la necessità dei singoli casati ad avere una propria particolare distinzione onomastica.
Alla stabilizzazione dei cognomi in Italia contribuì in modo prevalente la Chiesa che dovette, obbligatoriamente ed in base alle norme precise del Concilio di Trento, nel 1563, impiantare e tenere aggiornati sempre i "Registri Parrocchiali" che furono i progenitori dei nostri attuali Registri dello Stato civile."
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Questa premessa che riportiamo quasi integralmente dall'interessante e piacevole studio di Gaetano de Camelis sui "Cognomi in Italia" (Noccioli Editore Firenze, 1960) ci serve per impostare queste brevi note che vogliono essere un modesto contributo alla conoscenza delle famiglie e dei personaggi che, della piccola storia di Ovada, furono protagonisti.

Anche nella nostra Parrocchiale i registri dei battesimi, dei matrimoni e delle morti, hanno inizio nel XVI secolo. Il più antico risale al 1596 e cioè pochi anni dopo l'emanazione delle norme del Concilio trentino. Non sappiamo se ne sia esistito uno precedente, oppure se le disposizioni curiali per l'impianto degli atti, ahbiano impiegato oltre trent'anni per arrivare, in via gerarchica, fino alla parrocchia di Ovada. E'una risposta che non ci è possibile dare.
Per fare una ricerca genealogica abbastanza valida bisogna pertanto ricorrere a questi documenti. Ci sono poi - e possono servire molto - gli atti delle Confraternite ovadesi che, più o meno, risalgono alla stessa epoca e che sono una fonte preziosa di notizie sui confratelli che vi furono ascritti. Un ulteriore aiuto ce lo potrebbero dare gli "Stati d'anime", sempre parrocchiali, se ci fossero, ma che, purtroppo, in Ovada non esistono più. Gli atti dei Notai che rogarono in Ovada negli antichi tempi, sono anch'essi di primaria utilità in queste ricerche.
Ma, quello che abbiamo voluto fare noi, non è una genealogia completa dei casati ovadesi - cosa d'altronde quasi impossibile - ma soltanto una breve ricerca storica sugli avvenimenti ovadesi che hanno messo in luce alcuni personaggi ed alcune famiglie di questa nostra cittadina.
Non sono poi molti e, i più, non sono nemmeno molto importanti perchè interessano solamente il nostro ambito paesano locale; ma, agli ovadesi sarebbe forse stato caro conoscerli un po' meglio. E, così, li abbiamo elencati senza seguire alcun ordine, nè alfabetico nè cronologico, semplicemente, come ci sono venuti alla mano.
Per la ricerca araldica degli stemmi di particolari famiglie limitate e circoscritte nel giro d'orizzonte locale e per lo più poco note o sconosciute, ovvero non tanto importanti da essere inserite negli elenchi dell'araldica ufficiale nazionale, ci è stato largo di aiuti, di consigli e di suggerimenti - con la sua specifica competenza in materia - il dottor Beraldo cav. Ernesto, genovese ed araldista eccellente, che ha visionato per noi gli antichi cartulari genovesi e liguri, gli stemmari delle corporazioni, delle arti e dei mestieri, nonchè i particolari studi del Musso, del Franzone e dello Scorza.
In complesso, ci è venuto così fuori questo lavoretto che servirà - ci auguriamo - ad arricchire un poco - pur nella sua brevità - le conoscenze che già abbiamo della nostra storia cittadina.

Gino Borsari

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