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Araldica Nostrana - Le origini dei cognomi italiani.


Articolo n. 114 - Pubblicato su "l Gazzettino Sampierdarenese" del 28 Febbraio 1989

Come ben dice il De Camelis nel suo interessante studio sui "Cognomi in Italia" che se il primo uomo e la prima donna, senza alcun altro appellativo, si chiamarono Adamo ed Eva, a noi, che siamo lontanissimi discendenti, non è consentito chiamarci con il solo nome ma, per poterci ben individuare l'un l'altro, dobbiamo aggiungere al nome il cognome, che è una designazione precisa, appartenente a tutta una famiglia, che continua di padre in figlio e, di generazione in generazione, rimane comune a tutti i suoi rami ben distinguendo una famiglia da tutte le altre. Abbiamo fino ad oggi segnalato su queste colonne molti cognomi, particolarmente per quelli più diffusi in Liguria e nel genovesato, e ne abbiamo sottolineato le origini, la provenienza ed anche l'etimologia ma, più che altro, ci siamo attenuti al loro significato araldico e genealogico in senso ampio, descrivendone gli stemmi, raccontando a grandi linee la storia di ciascuna famiglia ed indicando alcuni personaggi che questi casati hanno illustrato con le loro gesta. Ma i lettori si saranno qualche volta posti una domanda: come sono nati i cognomi, come si è formata la loro etimologia, quali sono le radici del nostro cognome?
I Romani furono i primi a diffondere generalmente i cognomi ed a renderli comuni imponendoli alle loro famiglie e prendendoli dalle gesta, dalle dignità, dalle arti, dal luogo di nascita o dimora, dalle virtù e perfino dai vizi e dalle imperfezioni delle persone. Con la caduta dell' Impero Romano l'uso latino del cognome cessò e le persone si ritrovarono con il solo nome senza un particolare appellativo che distinguesse le famiglie. L' individuo si differenziava da un altro servendosi del patronimico con derivazione dal nome del padre o dell' avo. Ma se l'individuo a se stante poteva essere identificato, non così era per un gruppo più o meno numeroso di individui appartenenti tutti ad una stessa stirpe. La calata dei barbari invasori portò con se nuovi nomi che, in buona parte, con l'andare dei secoli, si tramutarono poi in cognomi.
La nostra storia è caratterizzata da un andare e venire di tante popolazioni straniere, innestatesi poi su quelle indigene e che lasciarono anche nell' onomastica il lor segno indelebile. Latini e Celti, Longobardi e Franchi, Greci ed Albanesi, Arabi e Saraceni e così via per tanti altri, non potevano mancare di mettere radici da noi con i loro nomi strani, incomprensibili, ostici, ma che finirono poi per imporsi latinizzandosi, dialettizzandosi, italianizzandosi fino a che, entrando nell'uso comune, furono assorbiti ed accettati perchè erano diventati, con il passare dei secoli, delle realtà concrete. Ed è appunto solo verso il Mille che l'uso vero e proprio dei cognomi cominciò lentamente a riapparire ed a rendersi comune. Il cognome stava imponendosi diventando retaggio di ogni singola famiglia che, trasmettendolo di padre in figlio, se ne identificava e si distingueva. Nell'età rinascimentale i cognomi si fissarono definitivamente anche perchè i singoli casati necessitarono di una particolare distinzione onomastica. Ma chi contribuì più di tutto alla stabilizazione dei cognomi fu la Chiesa che dovette, obbligatoriamente ed in base alle norme precise del Concilio di Trento del 1563, impiantare e tenere aggiornati sempre i Registri Parrocchiali, che furono i progenitori dei nostri attuali registri dello Stato Civile. In tutte le parrocchie i Registri dei Battesimi, dei Matrimoni e delle Morti hanno inizio nel XVI secolo e, più precisamente, nella sua seconda metà. A questi atti fanno capo la maggior parte delle ricerche onomastiche famigliari e quelle genealogiche. Ci sono poi, e possono servire molto, gli Atti rogati dai Notai (Regi, Imperiali, Curiali) che di solito fanno risalire l'investigazione fino ai primi secoli dopo il Mille e, pertanto, antecedenti ai Registri Parrocchiali. Gli atti delle Confraternite sono un'altra preziosa fonte di notizie sui confratelli che vi furono ascritti. Gli 'Stati delle Anime' parrocchiali e gli elenchi delle svariate corporazioni medioevali sono pur essi di primaria utilità in queste indagini, nonchè tanti altri documenti quali estimi tributari, matricole di corporazioni, liste di proscrizione, elenchi di convocati vari, che consentono di rimontare alle radici dei nostri cognomi.
L'età medioevale fu quella, come abbiamo detto, che riportò l'uso del cognome ritornando all'antico sistema romano, che è quello giunto fino a noi.
I cognomi non dovrebbero essere tradotti, ma conservare la grafia e la pronuncia originali. Non mancano peraltro esempi di cognomi di famiglie straniere trasferitesi inItalia che hanno assunto forme italianizzate, così come è avvenuto il contrario. E' buona regola, inoltre, che il cognome non debba essere anteposto al nome sebbene, per motivi burocratici, sia invalso l'uso di fare proprio il contrario, perchè di comodità alfabetica. Il casato non è che la specificazione della famiglia aggiunta al nome proprio, ad esempio Giovanna Verdi vuol dire Giovanna della famiglia dei Verdi.
Oggi il principio comunemente accettato è che il cognome è quasi sempre un patronimico od anche un matronimico, anche se esso deriva da un nome personale,d a un soprannome, da un mestiere, da un ufficio, da una località o da professioni ereditarie.
In sintesi, il cognome non è generalmente se non una estensione della denominazione individuale di un progenitore od antenato a tutti i suoi discendenti.

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