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Gli ultimi Capitani Jusdicenti di Ovada nei cinquant'anni precedenti la Rivoluzione Francese.


Articolo n. 96 - Pubblicato su "La Provincia di Alessandria" del Marzo-Maggio 1986

 Capitani Jusdicenti Nel XIII secolo, subito dopo la sua annessione alla Repubblica di Genova, Ovada era retta da un'amministrazione comunale (se così vogliamo definirla) che si intitolava "Magnifica Comunità". Era un'assemblea di cittadini che curava la vita civile ma, sopra di essa e con poteri quasi illimitati, vegliava un funzionario di nomina genovese che era il "Podestà" e che aveva il compito principale di sorvegliare che tutto procedesse nel modo più consono alle direttive che venivano emanate dalla Repubblica di Genova.
 Capitani Jusdicenti Questo funzionario amministrava la giustizia civile e penale, rappresentava in tutto e per tutto la Repubblica ed i suoi atti erano un'emanazione del governo centrale. Reggeva e governava gli uomini ed il Borgo di Ovada e, all'inizio del suo mandato, doveva giurare sui Santi Evangeli di osservare e fare osservare con fedeltà tutti gli Statuti del Comune. Doveva rendere giustizia ogni giorno non festivo nel posto stabilito e, qualora vi fosse stata carenza di diritto o mancanza di precisa legislazione, doveva egli stesso supplire con il suo buon senso, rendendo giustizia nella forma più consona agli usi e costumi del luogo purchè non fossero lesi nè l'onore nè i diritti della Repubblica di Genova e del Comune di Ovada. Gli era assolutamente vietato spendere denaro del Comune se non con l'approvazione dei quattro sapienti costituiti sopra i negozi e dei loro consiglieri. Il suo salario fu, agli inizi, fissato in cento lire genovesi annue, suddivise in 75 lire per gli uomini di Ovada ed in lire 25 per gli uomini di Rossiglione, perchè il Podestà ovadese aveva anche giurisdizione su quei due borghi e vi amministrava la giustizia in ben precisati periodi. Non poteva in nessun caso ricevere donativi pecuniari dalle persone di Ovada, salvo frutta, pesci, volatili ed ogni altro genere commestibile, purchè il valore di detti generi non superasse mai la somma di dieci soldi genovesi, sotto pena dell'immediata rimozione dall'incarico.  Capitani Jusdicenti Il suo mandato non durava più di un anno a meno che i Sapienti ed i Consiglieri non esprimessero una precisa volontà di riconferma. Una delle sue prerogative era quella di scegliere otto uomini di Ovada, stimati come i migliori, i più giusti e più adatti, per eleggere i quattro "Sapientes super negotiis"; questi, a loro volta eleggevano i Sindaci, i ventuno consiglieri e tutti gli altri funzionari minori della Comunità.
Il Podestà era, in effetti, la figura di maggior spicco e la più alta autorità del Borgo. Abbiamo alcuni esempi di questa nomina podestarile in vari atti del Maresciallo Jean Le Meingre de Boucicaut, Governatore di Genova durante la sovranità francese dal 1401 al 1409 (1). Eccone uno stralcio tradotto dal latino: "...abbiamo fatto che fosse eletto ed istituito per la cura delle terre di Ovada come Podestà il nostro diletto Luca di Pozzolo e, per nostro potere che rimanesse in carica un anno e, più o meno tempo, secondo il nostro beneplacito e che gli fosse mandato il salario con i consueti onori e le consuete convenzioni....".
 Capitani Jusdicenti Da questi atti e per quel periodo ricaviamo i nomi di quattro Podestà di Ovada, che sono Battista de Oliva (1403), Luca di Pozzolo (1404), Pietro D'Auria q. Ignazio (1405) e Antonio Beccaria (1406).
Nel 1600 il titolo di Podestà fu cambiato in quello di "Capitano Jusdicente", con le stesse norme e prerogative e tale carica durò fino al 1797, allorquando, caduta la Repubblica aristocratica genovese, vi subentrò quella Democratica Ligure, che si ispirava ai principi della Rivoluzione Francese.
Nel manoscritto degli Statuti ovadesi ed in calce ad essi un diligente cronista dell' epoca ci ha tramandato i nomi degli ultimi Capitani Jusdicenti dal 1749 fino al 1797. Dall'analisi di questi cognomi salta subito agli occhi il carattere aristocratico di questa carica, che di anno in anno viene assegnata ad elementi della nobiltà genovese. Sono di solito cadetti delle grandi casate che contano in Genova, oppure individui di rami collaterali di esse che vengono sistemati in sinecure dignitose e di solito ben retribuite. Ne diamo qui l'elenco suddiviso per casato con i nomi dei Capitani negli anni di incarico:

- DE FRANCHI: G.B.Tomaso (1749/50) - Carlo (1772/73);
- GALLEANO: Angelo (1750/51) - Giorgio (1782/83);
- SPINOLA: Cesare (1751/52) - Andrea (1757/58) - Costantino (1759/60) - Francesco Maria (1769/70) - Gio Stanislao (1778/79);
- CENTURIONE: Gian Agostino (1752/53) - Giacomo (1756/57) - Agostino (1767/68) - Gian Agostino (1771/72);
- PALLAVICINO: Innocenzo (1753/54) - Innocenzo (1768/69);
- BOTTO: Giacomo (1754/55);
- ARENA: Giuseppe Maria (1755/56);
- PANESI: Ferdinando (1758/59);
- SPERONE: Filippo (1760/61);
- RECAGNO: Tomaso Bernardo (1761/62);
- MAMBILLA: Giambattista Ambrogio (1762/63);
- BRACELLI: Pier Francesco (1763/64) - Giacomo Filippo (1774/75);
- REGGIO: Gian Agostino (1764/65);
- FEDERICI: Federico (1765/66) - Lazzaro (1777/78);
- CURLO: Lorenzo (1766/67) - Stefano Giuseppe (1794/95);
- FOGLIETTA: Venanzio (1770/71) - Gian Luca (1793/94);
- DI NEGRO: Girolamo G.B. (1773/74) - Pier Maria (1779/80) - Girolamo (1783/84) - Matteo (1790/91) - Girolamo (1797/ non completato per il cambio di governo. Ultimo Capitano Jusdicente di Ovada);
- GIONO: Niccolò (1775/ deceduto in carica e surrogato da G.Filippo Bracelli);
- RICCI: Felice Vincenzo (1776/77) - Ippolito Antonio (1780/81) - Felice Vincenzo (1789/90) - Ippolito (1792/93);
- STAGLIENO: Carlo (1784/85);
- GUASTAVINO: Giambattista (1786/87) - Ambrogio (1791/92) - Francesco (1796/97);
- SALVAGO: Giambattista (1786/87) - Ambrogio (1791/92) - Francesco (1796/97);
- LOMELLINO: Leandro (1787/88);
- FIESCO: Antonio (1788/89);
- PEIRANO: Niccolò (1795/96).

Si chiude così, con Girolamo Di Negro nel maggio 1797 la lunga serie di magistrati genovesi che, più o meno bene, ressero la carica di Podestà e Capitani Jusdicenti in Ovada per oltre quattro secoli e, tra la distruzione di simboli araldici, di diplomi nobiliari ed in mezzo a tutte le violenze conseguenti, cessa di esistere anche per l'apatia del suo ceto dirigente pressato dal filofrancesismo popolare turbolento e giacobino, l'antica Repubblica aristocratica di Genova.

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NOTE del curatore:

1) Cfr. artt. nn. 43 e 76.

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