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Storia di una Rocca e dei Grimaldi.


Articolo n. 88 - Pubblicato su "La Provincia di Alessandria" del Luglio Agosto 1984

 Rocca Grimalda "Carlo VI per Divina clemenza eletto Imperatore Romano sempre Augusto e Re di Germania, di Aragona, delle Due Sicilie, di Gerusalemme, Ungheria, Boemia, Dalmazia, Croazia, Slavonia, Navarra, Granada, Toledo, Valenza, Galizia, Maiorca, Siviglia, Sardegna, Cordoba, Corsica, Murcia, Algesiras, Gibilterra, Isole Canarie, delle Indie, delle Terre del Nuovo Oceano; Arciduca d'Austria; Duca di Burgundia, Brabante, Milano, Stiria, Carinzia, Carniola, Limburgia, Lussemburgo, Slesia Inferiore e Superiore, Calabria; Principe di Svevia, Catalogna e Asturie....", e così di seguito per un'altra trentina di titoli fra i quali sei marchionali, tredici comitali e nove signorili.
Il foglio manoscritto che abbiamo fra le mani è una copia autentica di un Diploma di Infeudazione che, il 7 luglio 1722, Carlo VI, Imperatore del Sacro Romano Impero, concede ad Andrea Grimaldi sopra il feudo di Roccagrimalda. Più che di infeudazione primaria, si tratta di una riconferma di una concessione precedente risalente a due anni prima e, nello stesso tempo, di una ratificazione dello stato di fatto ormai vecchio di oltre un secolo. Il nome stesso del paese e del feudo è sintomatico ed è ormai tanto antico da abbinarsi, nell'uso comune, al toponimo ancor più vetusto della Rocca e dal perpetuarsi nei secoli di poi fino ai giorni nostri.
 Rocca Grimalda Non è nostra intenzione raccontare qui le vicende storiche di questo paese, cosa che d'altronde è già stata fatta da altri con più competenza e conoscenza di quanto potremmo fare noi stessi. La curiosità ci stuzzicò quando vedemmo questo raro ed ampolloso manoscritto nello studio dell' Avv. Felice Grosso che, di antica e distinta famiglia ovadese dedita da secoli al notariato, l'aveva ereditato con i vecchi carteggi dei suoi maggiori. Il documento è tipico della mentalità di quel tempo e se pur stilato in bella e vistosa calligrafia non difficile da interpretare paleograficamente, risulta però ingrato e molto arduo nella versione per il suo latino non certamente classico, tendente alla fraseologia teutonica, seminato di arcaismi superati, di concetti astrusi, di infinite ripetizioni, sì da darci non poco da fare a noi ed all'amico Dott. Massimo Parodi, che di latino se ne intende, per addivenire ad una passabile traduzione.
Ma veniamo al nocciolo: la Rocca, in antico chiamata Rocca Rondinaria o Rocca Val d'Orba, era stata possesso degli Aleramici, ceduta poi ai Duchi di Milano era passata ai Trotti alessandrini sì da denominarsi per qualche tempo Rocca de' Trotti. I Grimaldi la possedevano ormai da oltre centocinquant'anni, essendo stata ceduta nel 1570 da Lodovico Trotti al patrizio genovese Giovanni Battista Grimaldi. Cessione non del tutto chiara e liscia, se un documento risalente al 1684 ci parla ampiamente di un'antica vertenza sul possedimento fra Battista Grimaldi e Pietro Giovanni Paolo Trotti.
 Rocca Grimalda Nel 1720 e 1722 ad Andrea Grimaldi, ormai sicuro possessore del feudo, interessava soprattutto l'alta conferma imperiale che gli desse piena investitura del feudo stesso; da qui la supplica all'Imperatore e la conseguente concessione del Diploma che noi riportiamo in parte e sfrondato di tutte le cose inutili e superflue:
"..... essendo stato esposto umilmente a Noi, per mezzo del nostro aulico ed imperiale Fiscale, che il castello e la terra di Roccagrimalda, anticamente detta Rocca Rondinaria o Valle d'Orba, per testamento dell'Imperatore Carlo IV nonchè per le tavole d'investitura e privilegio di Venceslao e Sigismondo, è vero ed immediato feudo del Sacro Romano Impero; parimenti antico possesso dei Marchesi di Monferrato e di Filippo Maria Visconti Signore di Milano e, tuttavia, nonostante questo continuo cambiamento di possessori, rimase sempre feudo imperiale e oggi lo resta nel suo attuale e moderno possesso di Andrea de Grimaldi in cambio del giuramento di fedeltà e di quegli altri obblighi impliciti della concessione feudale, sotto pena della caducità.  Rocca Grimalda Noi, avendo convocato e citato il suddetto Andrea a comparire al nostro cospetto; egli con sottomissione a Noi presentò il suddetto castello e terra di Roccagrimalda come ceduto ai Trotti in vigore del contratto di cessione e vendita fra il predetto Filippo Maria Visconti e Gian Galeazzo Trotti del 19 agosto 1440 ed in seguito ai Grimaldi con simile titolo di compravendita in qualità di terra propria, libera da franchigie e sciolta da ogni onere, affitto, censo, condizione, prestazione, servitù, focatico e qualsiasi altro onere. A seguito delle prove autenticamente prodotte con umile supplica e con grande eloquenza e ritenendolo dunque degno di essere fra i primi nella clemenza e munificenza nostra cesarea e siccome egli ha deposto ogni esitazione o contraddizione e si dichiara obbediente; considerata la fedeltà del ricordato Andrea de Grimaldi e parimenti la devozione ed ossequio suo e dei suoi antenati verso di Noi e verso i diritti del Sacro Romano Impero; venendo incontro con clemenza alle umilissime preghiere sopra esposte; dopo esserci informati, aver riflettuto ed aver ascoltato saggi consigli e nella pienezza della Nostra potestà imperiale; stabiliamo che il suddetto Andrea de Grimaldi sia investito di detto castello e terra di Roccagrimalda e sue pertinenze lui stesso e successori naturali e legittimi, quale feudo antico, gentile, nobile, regale, franco, libero, immune, sciolto da ogni onere, avente verso tutti natura di proprietà allodiale e alienabile verso ogni estraneo per atto di ultime volontà e tra vivi, nonchè completo dominio, potere di giustizia ed ogni giurisdizione, immunità, onori,omaggi, diritti di censo sui monti, sulle valli, sulle pianure, diritti di caccia e di pesca, sulle acque dei fiumi, di pedaggio e di multa, di dazio, di corvée, di macinazione e di tutti gli altri oneri tanto reali che personali, comuni o anomali, ordinari e straordinari e tutte le altre qualsivoglia regalie, diritti, privilegi e libertà secondo le antiche tavole e documenti di investitura. Riconfermiamo e rinnoviamo il tutto dandogli giurisdizione e potestà e concediamo tutte quelle cose che pertengono al detto feudo e che non pertengono a Noi e cioè l'unica autorità diretta del supremo dominio ed il giuramento di fedeltà che va portato verso l'Imperatore dei Romani. E siccome il predetto Andrea de Grimaldi ha adempiuto al tutto debitamente e con il dovuto ossequio, nessuno potrà contestare questo nostro Decreto di infeudazione imperiale cesarea, nè violarla, sminuirla nè farne uso temerario. Se qualcuno osasse fare ciò o presumesse di poter suscitare la Nostra gravissima indignazione dovrà pagare venti marchi d'oro puro al nostro Erario o al Fisco Imperiale, fatte salve altre eventuali sanzioni. Fanno fede queste lettere sottoscritte di nostra mano e munite del Sigillo Imperiale che sono state date il sette del mese di Luglio dell' anno millesettecentoventidue, undicesimo del nostro regno sui Romani, diciannovesimo sugli Spagnoli e dodicesimo sugli Ungheresi e Boemi. Noi Carlo.".
Non passeranno molti anni che, nel 1736, l'Imperatore cederà l'alto dominio del paese al Re di Sardegna. I Grimaldi ne resteranno feudatari fino a che, estintasi la loro discendenza maschile, il feudo passerà, per via femminile, ai Landi di Piacenza e, tramontata l'epoca feudale, il castello sarà acquistato nel 1890 dal Sen. Avv. Carlo Borgatta.
Al giorno d'oggi al paese di Rocca, degli antichi feudatari Grimaldi non resta che il nome e lo stemma civico.

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