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Bartolomeo Campora di Capriata storico amareggiato ed incompreso.


Articolo n. 80 - Pubblicato su "La Provincia di Alessandria" del Luglio 1983

 Bartolomeo Campora Non molti sono gli scrittori che si sono Occupati delle vicende dei loro paesi nativi quanto Bartolomeo Campora della storia del suo: Capriata d'Orba. Certamente non gliene mancavano le ragioni in quanto Capriata, grazioso e laborioso paese sulla sponda destra dell' Orba era stato nodo stradale essenziale nell' antichità e molte strade provenienti dal mare e dalla Lombardia vi convergevano per immettersi poi, guadata l'Orba, nelle due vie di comunicazione che portavano verso la Francia attraverso le direttrici di Alessandria e di Asti. L'importanza di questo luogo fortificato è documentata dalle feroci lotte che, nei secoli XII e XIII Genova, Alessandria e la stessa Milano intrapresero per rendersene padrone, come dai passaggi e le soste che Papi, Sovrani e Principi condottieri vi fecero anche in tempi non molto lontani da noi. Indubbiamente quelle mura antiche, quelle vestigia storiche, quei ricordi permeati di romanità, di medioevo, di rinascimento, devono avere contribuito non poco a formare nel giovane Campora quella passione per la storia della sua terra.
Egli fu investigatore ricercato e preciso e le origini, le vicende, le dominazioni, le istituzioni, i monumenti ed i personaggi di Capriata attraverso tutti i tempi ed in tutte le loro manifestazioni furono da lui illustrati con forte sentimento di Capriatese attaccato alla terra dei suoi avi. Il suo interesse storico per il paese non si palesò soltanto con la ricerca e la dotta interpretazione di documenti d'archivio, la pubblicazione di essi a sue spese, gli innumerevoli scritti ed articoli editi ed inediti, ma volle agire altresì con l' azione diretta per la difesa e la conservazione di quei pochi resti monumentali che, ai suoi tempi, almeno in parte e malgrado le ingiurie del tempo e degli uomini, testimoniavano ancora un passato di antico valore. Se già le sue pubblicazioni non avevano avuto l'effetto sperato, almeno nei suoi conterranei, l'azione diretta gli costò amarezze e disillusioni che egli non manca di sottolineare in tante sue opere.
Ma chi era in fine Bartolomeo Campora?... Era nato in Capriata d' Orba il 27 dicembre 1841 dai coniugi Giovanni e Rosa Piccaluga. Campora è cognome antico, diffuso fin dai tempi medievali nel territorio, con tradizioni alquanto signorili. Il nonno, anche lui Bartolomeo, era stato Capitano nelle schiere del primo Napoleone dove si era egregiamente distinto. La prima istruzione gli venne impartita dalla mamma, che era una valente maestra. Gli studi di latinità non siamo certi dove gli abbia compiuti, ma ne ebbe certo un ottimo profitto, che traspare dall' accuratezza delle sue traduzioni ed interpretazioni latine. Si iscrisse, nel 1863, all' Università di Genova ai corsi per il notariato, le carriere demaniali e le segreterie giudiziarie. I suoi esami di diritto civile e penale riuscirono con pieno punteggio, ciò che gli diede modo di entrare come volontario alla Procura Generale presso la Corte di Appello di Genova, di dove mosse i primi passi in quella che fu poi la sua brillante carriera che lo portò a ricoprire cariche di estrema importanza in Genova, Ancona, Parma e Torino. Non sappiamo come il Campora, con tutti i suoi impegni di lavoro, i trasferimenti d'Ufficio ed altre incombenze, trovasse il tempo per la ricerca documentaria negli archivi. Tant'è, le opere che ci ha lasciato sono lì a testimoniare la prolificità del suo lavoro.
 Bartolomeo Campora Aveva cominciato molto presto. Del 1878 è un suo impegnativo saggio edito con il titolo "Dizionario generale geografico giudiziario, amministrativo, religioso ecc. del Distretto della Corte di Appello di Genova.". E' un lavoro tecnico che ci pare sia stato utilissimo, in quei tempi, per il disbrigo veloce delle pratiche amministrative e giudiziarie e che fu seguito pochi anni dopo da uno similare sul Distretto della Corte di Appello di Parma e che ebbe il successo di diverse ristampe. Ma non era stato certamente il suo primo parto letterario, perchè il nostro Bartolomeo si dilettava già da tempo a dedicare sonetti, poesie, madrigali ed altre operette per festività nazionali, locali, famigliari, nascite, battesimi, matrimoni e ricorrenze varie. Il suo primo vero impegno storico verso il suo paese lo da alle stampe nel 1889: "Cenni storici di Capriata d' Orba". E, da allora, una lunga serie di monografie tutte edite a sue spese. E altrettante, si presume, che egli ne avesse già condotto innanzi o, almeno, imbastite. Ci domandiamo però come mai di una produzione così feconda oggi resti ben poco. Non parliamo degli inediti o dei lavori appena intrapresi owero non ancora terminati che, come manoscritti, saranno andati certamente dispersi. Le pubblicazioni stampate, salvo quelle dimenticate in qualche scaffale polveroso di biblioteca, dove sono finite? E' molto difficile trovarne ora qualcuna. Nello stesso suo paese (salvo beninteso, e lo speriamo, negli Archivi Comunali e Parrocchiali) ben pochi, pensiamo, conoscano le sue opere. E' questo un pò il destino del Campora che, amareggiato in vita per il disconoscimento della sua opera, ad oltre sessant anni dalla sua morte non abbia trovato ancora un suo cultore e, se non ammiratore od estimatore, un qualche giovane studente che si sia dedicato almeno alla conoscenza di quel non indifferente patrimonio di notizie storiche che, secondo noi, pongono il nostro Campora sullo stesso piano di un Moriondo, di un Gasparolo e di altri ricercatori. Non ci pare di esagerare facendo questo confronto: indipendentemente dalla numerose monografie che possono peccare troppo di campanilismo, dobbiamo tenere presente che il solo volume "Documenti e notizie da servire alla Storia di Capriata d' Orba" è una capillare raccolta di interessantissimi documenti (sono ben 220 che vanno dai tempi di Alarico a tutto il 1299) che non solo riguardano Capriata ma che abbracciano un vastissimo campo di ricerca delle nostre zone. Documenti tutti collazionati personalmente dall'autore, interpretati paleograficamente ed integralmente riportati a stampa per il piacere e per la comodità di qualsiasi ricercatore moderno. A quest'opera di interesse fondamentale avrebbe dovuto far seguito il secondo volume di documenti (sono oltre 600 titoli dal 1300 al 1911). Ma il Campora non potè che pubblicare soltanto lo schematico sommario dei titoli. Ecco quanto lui stesso dice nella prefazione a questo suo secondo volume: "Nel 1909 pubblicai, con spese gravissime nella speranza di buon esito presso Capriatesi in grado eminente ed economico, il Vol. I dei Documenti e notizie da servire alla Storia di Capriata d'Orba a tutto il XIII secolo; ed ora avrebbe già dovuto vedere la luce il II; ma n'ebbi illusioni e delusioni, perchè pochissimi dei molti officiati fecero l'acquisto del Vol. I e gli altri o non risposero o diedero riscontro negativo.... Quindi è che comparisce, invece di detto Vol. II, questo libro, contenente soltanto il sommario brevissimo, s'intende per economia di stampa, di tutte le carte, a mie mani, del nostro caro e ridente paese dal principio al presente; il qual libro, sommario o indice, come più piaccia denominarsi, va mormorando :'Expecto donec veniat immutatio mea'; attende, cioè, un Messia, un mecenate, vale a dire proprio la pubblicazione dei documenti del Sec. XIV e seguenti; e forse sino al dì del giudizio. 'Munere functus et quasi fato'. perchè ormai alla mia non più verde età (in onta al miserabile che ebbe il coraggio di scrivermi aver io buon tempo e denaro da spendere), non posso fare di più per il diletto natio loco, sempre e vieppiù presente alla mia mente, dopo il dato modestissimo esempio non seguito da verun generoso, dopo la stampa del Vol. I a mie spese, dopo oltre 40 anni di ricerche d'atti, di lavoro, di ingenti sacrifici moltissimo superiori all'infima mia condizione economica: e questo dichiaro ben alto per la verità, senza rossore, senza egoismo, senza ambizioni..".
 Bartolomeo Campora Il Campora ritorna sovente su questo increscioso argomento con parole amare che noi non commentiamo. Ci chiediamo soltanto una cosa: dove sono finite tutte le carte, i fascicoli, le note, i documenti, i manoscritti già pronti per la stampa che lui religiosamente raccolse per pubblicarli? Saranno finiti al rogo, come lui stesso confessa gli preconizzasse la moglie: "Fà presto intorno a questo ingombro di carte, perchè se va male daremo tutto alle fiamme.", oppure hanno fatto la fine ingloriosa della biblioteca del manzoniano Don Ferrante: "forse ancora dispersa su per i muriccioli".
Sono domande che ci poniamo ma alle quali non possiamo dare alcuna risposta. Aguriamoci soltanto che qualcuno riscopra il Campora e sappia valorizzarlo per quanto si merita. Il Prof. Francesco Poggi, Segretario Generale della Società Ligure di Storia Patria, sodalizio al quale il Campora era iscritto, nel 1921, commemorandone la morte sull'appendice al Fasc. I del Vol. XLIX degli Atti della Società, ci fa un'analisi critica dei lavori del Campora che ci pare indovinata quando afferma che l'opera del capriatese si presenta anzitutto slegata non possedendo di unitario se non il tema stesso che, presentandosi angusto e ristretto, l'autore cerca di innalzarlo e nobilitarlo con l'ampiezza del discorso, cadendo in divagazioni che lo rendono talvolta prolisso e troppo campanilistico. Aggiunge però che: "ove si giudichi nel suo complesso l'opera storica del Campora e se ne riguardino i lineamenti fondamentali anzichè le deviazioni e le mende, che si debba riconoscere come essa non sia nè una facile scorribanda attraverso campi già esplorati e dissodati della storia generale, nè una sciatta e banale raccolta di notizie ed esaltazione di gloriuzze municipali; ma si ponga, nonostante le frequenti ripetizioni e le inopportune digressioni e certe singolari e strane rimembranze dell'autore, quale opera utile tanto al chiarimento od allo sviluppo di taluni punti della storia generale, quanto alla esatta e minuta conoscenza della storia locale.".
Il Campora fu, per noi, un appassionato della sua terra, che amò costantemente se pur non ricevendone molte soddisfazioni. Spinto da questa passione partecipò attivamente alle lotte amministrative e politiche del suo Municipio e, nella misura che gli era consentita dalla residenza e dagli obblighi al proprio ufficio governativo, esercitò per molti anni le funzioni di Consigliere comunale. Per i suoi meriti di fedele servitore dello Stato, fu insignito del Cavalierato dei SS. Maurizio e Lazzaro e della Commenda dell'ordine della Corona d' Italia.
Funzionario integerrimo, raggiunse l'alto grado di Primo Segretario della Procura Generale presso la Corte di Cassazione di Torino. Fu collocato a riposo nel Dicembre 1911 e, da allora, si ritirò stabilmente in Capriata, dove ricoprì per alcun tempo la carica di Sindaco. Fu membro, oltre che della Società Ligure di Storia Patria, della Società Storica Subalpina, della Soc. per gli Studi di Storia, economia ed arte del Tortonese e della Società Studi Storici ed artistici di Alba e territori connessi.
Marito e padre esemplare, aveva sposato nel 1876 Marianna Faveto di Genova, dalla quale ebbe il figlio Giovanni, stimato avvocato in Parma e le figlie Adelina, morta in età infantile, Angioletta, suora delle Pietrine in Sampierdarena e valente pittrice, Rosetta, suora e professoressa, Maria Teresa, maestra, e Maria Felicita.
Riportiamo l' elogio che ne fa il già citato Prof. Poggi: "Fu uomo di profonda fede cattolica che considerava come necessario fondamento della morale, come sicuro presidio del carattere e fermo sostegno dell'educazione. Lavoratore instancabile e credente nella virtù educatrice del lavoro, reputava illegittime e caduche le improvvise ricchezze dovute ad oscure ed impure speculazioni. Si rammaricava vivamente dello scarso interesse dimostrato dalle classi ricche per la storia del proprio paese. Soprattutto sincero, egli professava a fronte alta la sua fede e dichiarava le proprie opinioni.". In ottant'anni di vita, molta della quale trascorsa nelle cancellerie e nelle aule giudiziarie, il Campora era rimasto un puro che non sapeva mentire o, almeno, non aveva imparato le raffinatezze dialettiche della diplomazia. Diceva pane al pane e lo scriveva anche, senza peli sulla lingua e nella penna. Rancori e qualche ostilità non gli furono certamente risparmiati. Restano le sue opere, pulite, lineari, sincere. Si spense serenamente in Capriata il 10 aprile del 1921 ed ai suoi funerali, da lui voluti modesti senza pompa ed apparato, un meraviglioso concorso di popolo li rese grandiosi come degna dimostrazione verso un uomo che, superando ogni risentimento, aveva tanto operato per la sua terra e tanto amato il suo paese.

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