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All' Acquasanta per saziare l'anima con la Fede e curare il corpo con le acque.


Articolo n. 74 - Pubblicato su "Il Gazzettino Sampierdarenese" del 30 Novembre 1982

 Acquasanta "Exaltata sum juxta aquas ut sitienses cum gaudio bibant.". Con questa poetica e significativa frase si apre il bel Numero Unico, edito nel luglio 1911 dal Rettore, dal Clero e dall' Amministrazione del Santuario dell'Acquasanta, in occasione dell'inaugurazione della nuova artistica decorazione interna della chiesa, che è quella che tutt'ora si può ammirare. In questo opuscolo, stampato dalla Tipografia della Gioventù di Genova con un'ottima veste tipografica e dove hanno messo le mani molti autori, tutti validi e competenti nelle diverse materie trattate, c'è tutta la storia del Santuario e delle sue Istituzioni, nonchè un paio di dotte dissertazioni scientifiche sulla conformazione geologica di quel territorio e sulle acque solforose e curative che sgorgano ai piedi della chiesa e che tanto hanno contribuito alla notorietà della località per i loro comprovati benefici effetti.
Non vogliamo qui ripetere la storia di questo noto centro di fede perchè essa è già stata scritta non poche volte e, almeno nelle sue grandi linee, è abbastanza nota e conosciuta da tutti. Ci limiteremo a rinnovare il ricordo del matrimonio della Ven. Principessa Maria Cristina di Savoia con Re Ferdinando II di Napoli che, appunto, fu celebrato nel santuario dell' Acquasanta nel 1832. Ma prima, a grandi linee, non possiamo fare a meno di dare alcune notizie relative al Santuario stesso.
Quando esso sia sorto è ben difficile stabilirlo. Certamente nel 1465 sul posto già esisteva una chiesa definita, nei documenti, "campestre" e dedicata "Beatae Mariae de Aqua Sancta", che dipendeva ecclesiasticamente dalla "Plebs Vulturi di Palmaro", e cioè dalla parrocchiale di Voltri. Era una chiesa di architettura modesta, come ce la presenta una cartina del XVII secolo, ma era già rinomata in gran parte della Liguria e delle regioni circostanti per la presenza di quell'acqua sulfurea dalle proprietà curative per malattie e ferite già conosciuta, come ci dice il Dall'Orto, nel XII secolo, poichè in un documento di quell'epoca, la località veniva indicata come il luogo "dell'acqua della ferita.". Fin dai primi secoli cristiani, sullo scoglio dal quale sgorga tale acqua la fede delle popolazioni aveva fatto sorgere una semplice e rudimentale cappelletta, che ospitava un'antica statua lignea della Madonna, che la tradizione dice sia stata portata sul posto da un eremita giunto in quella zona dall'Oriente all'epoca delle Crociate. Pare che quella statua, ai tempi delle invasioni saracene, sia stata accuratamente occultata e custodita dagli abitanti, al fine di evitarne il ratto o, addirittura, la distruzione da parte di quegli infedeli. Fatto si è che per alcun tempo si perse la memoria del luogo ove era stata nascosta, fino al prodigioso ritrovamento, che avrebbe segnato, se non l'inizio, una seconda ripresa della venerazione e del concorso dei fedeli in quella località. A determinare poi la trasformazione della semplice e primitiva chiesa campestre in vero e proprio santuario fu certamente la presenza sul posto di quell'acqua curativa e benefica, che l'intensa ed emotiva fede popolare definì per sempre "Acqua Santa". Il concorso sempre in aumento di fedeli a questo luogo durante i secoli seguenti, fece si che si dovette ampliare sia la chiesa che i fabbricati adiacenti, per ospitare i pellegrini, fino a raggiungere quel complesso di edifici monumentali che oggi formano e compongono il santuario stesso con tutte le sue dipendenze. La brevità di spazio non ci permette di soffermarci sulle date che hanno segnato le tappe di questa vasta trasformazione, perchè il nostro intento non era questo. Vogliamo dire soltanto che all'epoca del regale matrimonio che fu celebrato all'Acquasanta, il Santuario aveva una rinomanza tale che varcava i confini dello Stato Ligure e si espandeva per buona parte dell'Alta Italia.

 Acquasanta Maria Cristina di Savoia era nata a Cagliari il 14 novembre del 1812, ultima figlia del Re Vittorio Emanuele I e di Maria Teresa d'Asburgo. I Sovrani erano colà in esilio per le note vicende napoleoniche e non ritornarono in Piemonte che nel 1814, sbarcando a Genova, che nel frattempo era stata incorporata nello Stato Sabaudo. Quando, nel 1821, Vittorio Emanuele I cedette il trono al fratello Carlo Felice, la giovanissima principessa seguì i genitori a Nizza e, poi, a Moncalieri, dove l'ex Re morì nel 1824. Rimasta orfana, venne con la madre in Genova, dove prese stabile dimora prima nel palazzo dei Vivaldi-Pasqua, poi Pallavicini, in piazza Fontane Marose, indi a palazzo Doria-Tursi, ora sede del Comune, che era stato appositamente acquistato per la madre e per lei. In questo palazzo Cristina dimorò per ben sette anni, dal 1825 al 1832. La sua stanza era al piano nobile, nell'ala che guarda a levante, dove più tardi il Barabino, in ricordo del suo soggiorno, affrescava la bella allegoria della Carità che amorosamente accoglie e sovviene la povertà e l'indigenza. Nella bella stagione alternava il soggiorno di Tursi con la Villa Carrega in Albaro.
Appena quindicenne, fu chiesta in sposa dal Duca di Orleans, ma essa rifiutò per potersi dedicare interamente alle cure per la madre, all'amore verso le sorelle, alla carità verso i poveri e le pratiche di pietà, che erano i suoi principali pensieri.
Nel marzo del 1832 le mancò la madre e questo grande dolore la spinse a prendere una decisione già più volte manifestata: farsi monaca. Ma il Re Carlo Alberto, suo cugino, aveva già predisposto per lei il matrimonio con Ferdinando II Re delle Due Sicilie ed ella, ubbidiente, piegò il capo davanti alla Ragion di Stato ed alla volontà della Corte di Savoia che le imponevano quelle nozze, da lei non volute e quasi avversate.
Il Contratto Nuziale ebbe luogo a Palazzo Ducale di Genova, presenti i Sovrani di Savoia, Carlo Alberto e Maria Teresa, la Regina Vedova di Carlo Felice e gli Alti Dignitari delle due Corti. Per la cerimonia religiosa, Cristina, ancora in lutto per la morte della madre, volle fosse celebrata nella forma più modesta e discreta lungi dai clamori e dalle feste mondane. Aveva scelto il tranquillo recesso dell'Acquasanta, che le parve il più confacente al suo desiderio ed anche perchè essa conosceva bene il santuario, già celebre, per averlo visitato e beneficato non poche volte.
"Era il mattino del 21 novembre 1832 -e qui noi riportiamo quasi integralmente quanto scriveva, a suo tempo e romanticamente Luigi A. Cervetto- e la giornata non era serena. Il vento marino agitava le verdi pinete, mentre i castagni lasciavan cadere il fogliame ingiallito. La pioggia, uggiosa, spinta dal vento, sferzava i cocchi e le vetture che, provenienti da Genova, conducevano al tempio il nuziale corteo. Al paesaggio melanconico dell'esterno succedeva solenne la scena dell'interno della chiesa, ornata e scintillante di luci." (in quel tempo era appena stato completato il grande piazzale ed il sontuoso Altare Maggiore). Il Vescovo di Novara, Cardinale Morozzo, Gran Collare dell'Ordine Supremo dell'Annunziata, attorniato da tutto il Clero, riceveva la regale coppia sul limitare del tempio e l'accompagnava all'altare. Ferdinando II era sgargiante nella sua uniforme; Maria Cristina triste, pallida e composta. Facevano corona agli sposi il Re Carlo Alberto, la Regina Maria Teresa, la Regina Vedova di Carlo Felice, il principe Ruffo di Scilla, il principe di Bassignano, maggiordomo maggiore della Corte di Napoli, il conte della Torre, il marchese Brignole, il duca Vivaldi-Pasqua, grande di Corte, il marchese Seysel, il cavalier Saluzzo di Paesana con numeroso seguito di dame e dignitari. Al termine della cerimonia il corteo si diresse a villa Brignole-Sale di Voltri per un rinfresco. A sera ritorno a Genova, che aveva illuminato a giorno le strade ed il porto. Il 30 novembre gli sposi arrivavano a Napoli a bordo della regia nave Regina Isabella, scortata dalla fregata Carlo Felice e dalle regie navi Euridice e Principe Carlo.
Nei quattro anni che stette sul trono di Napoli, Maria Cristina si guadagnò il cuore di tutti per la sua soavità, la sua gentilezza e, soprattutto, per l'inesauribile carità verso il prossimo.
Si spense il 16 gennaio 1836, nel dare alla luce un principe che fu poi Re Francesco II.
Fu donna di grandi virtù cristiane e famigliari, ma non ebbe vita felice. Il Papa Pio IX, nel 1859, la riconosceva "Venerabile". Al Santuario dell'Acquasanta, oggi, di quel regale matrimonio rimane, oltre al ricordo, un prezioso ostensorio donato da Ferdinando e Cristina, e due collane con topazi ed ametiste donate dal principe Ruffo di Scilla, ambasciatore degli augusti sposi.

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