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Mistico faro sul crine del monte...


Articolo n. 72 - Pubblicato su "La Provincia di Alessandria" dell'Agosto-Settembre 1982
(Rielaborazione degli articoli di cui ai precedenti nn. 37 e 71)

 Santa Limbania "Mistico faro sul crine del monte - dal quale appare chiaro - sublime orizzonte.". La poetica definizione con la quale, anni or sono, il Canonico Giuseppe Rosa descriveva la chiesa di S.Limbania in Castelvero di Roccagrimalda, ci appare del tutto attuale e veritiera oggi. Il "sublime orizzonte" c'è e lo si può contemplare in qualsiasi momento dal piccolo spiazzo antistante la chiesa, al vertice della scalinata. E' un abbraccio circolare sui quattro punti cardinali che, sebbene in qualche punto interrotto da recenti costruzioni, mantiene tutt'oggi la sua spettacolarità; a Sud, le scure, selvose ed impervie balze dell' Appennino ligure; ad Oriente le ascendenti colline di Tagliolo, Lerma, Mornese e via via fino alle lontane cime appenniniche che fanno da confine al Piemonte, Liguria ed Emilia; a Nord la sconfinata piana alessandrina con le sue brume mattutine invernali e i soleggiati, afosi meriggi estivi; ed infine ad Occidente, attraverso i colli del Monferrato, le evanescenti e rosate vette delle omnicandide Alpi. E dappertutto, all'intorno, una corona di paesi, castelli, ville, casolari, fiumi e torrenti, strade antiche e moderne, ponti, viadotti, prati, vigneti e boschi che ci pare di avere sotto gli occhi una immensa carta geotopografica di buona parte del nostro bel Piemonte. Se poi volgiamo lo sguardo in basso, sul fondo dirupo della rocca tufacea, la Valle dell' Orba ci appare in tutta la sua naturale bellezza. Il "Mistico faro sul crine del monte" si riferisce invece alla piccola chiesa detta "di Castelvero", poeticamente isolata sul colle e che sorge dove là un tempo esistevano le antiche fortificazioni. Questa chiesa, molto antica, come ci dimostrano anche gli affreschi interni, fu, in tempi più recenti (tardo 1600) dedicata a Santa Limbania, Vergine Benedettina vissuta in Genova nel XIII secolo.  Santa Limbania Effettivamente la posizione di questo piccolo tempio è eminente su tutto il panorama circostante e la sua collocazione proprio sul ciglio più alto dello strapiombo roccioso lo rende visibile e ben distinguibile da molto lontano e da tutte le direttrici, si da essere veritiera e reale anche la similitudine metaforica del Rosa, che lo paragona poeticamente ad un faro di mistica luce. Certamente gli antichi cavallari, mulattieri e trasportatori che un tempo facevano la spola fra i nostri paesi e la riviera, tutti devoti a S. Limbania, scorgevano questo simbolico faro già da molta distanza quando rientravano dai loro stancanti e non sempre sicuri viaggi attraverso le valli ed i passi dell' Appennino e, nei viaggi di andata verso il mare, esso li accompagnava per lungo tratto ed infondeva loro sicurezza e serenità nella loro fatica. Ed era stata proprio questa consorteria di rudi e possenti lavoratori del trasporto a recare dal genovesato alle nostre zone e particolarmente in Roccagrimalda il culto di S.Limbania e facendo centro di esso la chiesa di Castelvero.
 Santa Limbania Ma a questo punto è necessario spendere alcune parole su questa santa, oggi poco nota, e sulla quale non molto sappiamo, se non che essa visse ed operò quasi esclusivamente in Genova nel ritiro dell'ormai scomparso convento di San Tomaso. Il Canonico Rosa a questo proposito ci racconta che Limbania, fuggita da Cipro per non essere costretta a sposarsi, approdò in Genova nel primo decennio del XIII secolo e subito fu accolta ed ospitata dalle monache del suddetto monastero, dove prese i voti e ne vestì l'abito benedettino. Faceva vita ritiratissima e tarscorse parte della sua esistenza come una penitente in un sotterraneo sotto la chiesa a pregare e facendo opere di pietà. La sua fama si diffuse subito in Genova ed ancor prima della sua morte moltissimi furono i miracoli e le grazie che, in vari tempi, si riconobbero ottenuti per sua intercessione. In ogni caso, come prosegue il Rosa, già nel 1292 era venerata come santa e, nel 1344, un altare era a lei dedicato in San Tomaso. Nel 1472 la Badessa del monastero, Margherita de Mari, riuscì ad ottenere dalla Santa Sede un'indulgenza di cento giorni per chi avesse visitata la sua tomba, che trovavasi nella stessa cripta dove era vissuta e morta S. Limbania.  Santa Limbania Nel 1609 le monache Agostiniane, che erano succedute alle Benedettine nel monastero di S. Tomaso, ottennero dal Papa Paolo V la facoltà dell'officiatura e furono approvate le lezioni del secondo notturno contenenti il compendio della sua vita. Da allora si estese questa festività a tutta l' Archidiocesi di Genova e la festività di S. Limbania fu fissata il 16 giugno in Voltri, dove pare che la santa abbia vissuto per qualche tempo, le fu dedicata una chiesetta già esistente ed è proprio da Voltri che la devozione a questa santa fu portata dai cavallari e dai somieri fino alle nostre terre.
Nell' Alto Medioevo le comunicazioni fra la riviera ligure ed il nostro territorio erano difficili ed avventurose. Non vi erano strade; si andava per sentieri o piste che passavano a ridosso delle alte dorsali appenniniche travalicandole di colle in colle e percorrendo talvolta notevoli dislivelli dettati dalle esigenze orografiche, allo scopo di sfuggire le insidie dei fondovalle come le improvvise alluvioni, le frane e gli assalti di nemici e di predoni.  Santa Limbania Quelli che allora si muovevano o dovevano spostarsi da una località all'altra lo facevano a piedi, a dorso di mulo o, nel migliore dei casi, a cavallo. I paesi ed i borghi restavano fra loro isolati ed autonomi e questa era una delle innumerevoli cause delle ricorrenti carestie che immiserivano ed assillavano le nostre terre senza comunicazioni e con un'economia prettamente locale ed autarchica, basata più che altro sulle risorse della non molta agricoltura stanziale. Soltanto dopo il XII secolo, quando sorsero in forma di comunità vera e propria i borghi di Ovada, Rossiglione, Campo e Masone, la necessità di comunicazione e di scambio tra questi luoghi fecero si che altri sentieri, piste e mulattiere collegassero direttamente le località suddette; ma si trattò sempre di viabilità minore: locale, pedonale od al massimo mulattiera. Tutti questi collegamenti spezzettati tra di loro, avevano però già indicato a grandi linee la direttiva generale di quella che sarebbe poi stata la via più breve che dalla Valle dell' Orba, attraverso quella dello Stura ed il valico del giogo, avrebbe portato direttamente al mare. La Repubblica di Genova, che si era espansa anche al di qua dell' Appennino, favorì nei secoli seguenti questo itinerario, stipulando convenzioni commerciali con gli Stati confinanti per il transito del sale, dell'olio e degli agrumi che la Repubblica inviava oltre giogo e perchè per lo stesso itinerario transitassero il grano, il riso, i legumi, i formaggi, le armi che venivano dal milanese, il vino del Monferrato nonchè i panni di Francia e di Fiandra. I valichi dell' Appennino usati in quei tempi un pò meno lontani furono due: quello che dal torrente Cerusa saliva al giogo per la Cannellona, scendeva alla Cappelletta di Masone e, attraversato lo Stura, proseguiva per Campo e Rossiglione, di dove, per la via della Costa, arrivava ad Ovada.  Santa Limbania L'altro, più comunemente chiamato 'Montata di Stura', saliva dalla Valle del Leira, valicava il Turchino scendendo a S.Pietro di Masone e proseguiva per la valle fino ad Ovada. Queste strade, se così vogliamo chiamarle, non erano che schematiche direttrici, perchè sia la viabilità pedonale che quella someggiata non sempre si concentrava in un tracciato ben preciso, ma si frammentava in molteplici itinerari a seconda delle necessità contingenti. Le estremità di queste due direttrici restarono però sempre immutate: Voltri sul mare, dove convergevano i traffici delle due riviere, ed Ovada al di qua del giogo, da dove si dipartivano gli altri itinerari per la Valle dell' Orba, i paesi circostanti e la pianura alessandrina.
Ed è su queste strade che operarono per secoli i nostri lavoratori del trasporto. Essi si riconoscevano quasi in una consorteria che aveva le sue regole, i suoi doveri ed i suoi diritti che venivano scrupolosamente rispettati, anche se non scritti e codificati. Era gente rude, avvezza a sopportare le dure fatiche ed i disagi di lunghe marce sotto ogni tempo ed in ogni stagione. Mulattieri o cavallari portavano i caratteristici anelloni d'oro alle orecchie, il cappelletto a staio tondo di pesante feltro o, addirittura, di pelle, pantaloni di fustagno o di spesso velluto a coste, camicia a grossi quadri e fascia multicolore alla vita.  Santa Limbania Tale abbigliamento era la loro divisa di distinzione. Questo somieri, armati di grosse fruste attorcigliate con le quali, particolarmente di notte, improvvisavano ritmici e schioccanti concerti, trasportavano con ogni tempo e tutte le settimane i loro carichi di grano e prodotti agricoli dell'ovadese e particolarmente il vino delle nostre colline nei macabri otri di pelle di capra con i moncherini tesi ed i ventri panciuti che talora trasudavano il liquido di cui erano ripieni, e si avventuravano per quella impervia mulattiera spingendosi così fino a Voltri e, più raramente, fino a Genova. Avventure e disagi a non finire, incidenti di viaggio, incontri con bellicosi grassatori e predoni, tempeste di pioggia, vento e neve, dispute con i gabellieri e fatica, tanta fatica. Non per nulla si mettevano sotto la protezione di S. Limbania perchè li preservasse da ogni pericolo. I semplici e parlanti loro 'ex voto' che ornavano un tempo le chiesette di Voltri e Castelvero ci raccontavano le loro storie e le loro peripezie.
Poi, dopo secoli, nel 1798, il Governo della Repubblica Democratica Ligure, formatosi dopo la prima discesa del Buonaparte in Italia, varò un progetto legislativo che prevedeva la costruzione di una 'Strada Carrettabile' che congiungesse Voltri alla nostra zona. La situazione politica e militare del tempo ne impedì l'attuazione ed ancora per anni la strada non si fece. Soltanto nella seconda metà del 1800 e dopo laboriosi accordi, si diede inizio alla 'Strada carrettiera tra Voltri ed Ovada per la Valle dello Stura', quella che oggi è la strada statale del Turchino. Ed allora, piano piano, ai cavallari, ai somieri, ai mulattieri si andarono sostituendo i carrettieri che, fino a non molti anni or sono, mantennero le usanze e le tradizioni dei loro predecessori.
Oggi, nell'era del trasporto veloce e motorizzato, abbiamo voluto, con queste note, ricordare la storia di questi precursori e, nello stesso tempo, fare conoscere chi sia stata Santa Limbania, loro protettrice e la devozione che per più di quattro secoli essi le dedicarono nella chiesa di Castelvero in Roccagrimalda.

 Santa Limbania  Santa Limbania
 Santa Limbania

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