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L'alluvione ovadese del 1867 da una cronaca del tempo.


Articolo n. 70 - Pubblicato su "La Provincia di Alessandria" del Luglio 1982

 Alluvione 1867 Un manoscritto inedito, inserito in un antico Libro dei Censi, da noi reperito fra le carte della famiglia Torrielli, ci descrive con vivezza di colori e con estremo rigore cronachistico l'alluvione che si abbattè su Ovada e dintorni il pomeriggio del 17 settembre 1867. Il diligente cronista e descrittore di questo avvenimento è il giovane Giacomo Torrielli, che si firma 'candidato notaio' e che stende questa recensione nell'intimità della sua 'stanza cubicolare' il giorno 21 dello stesso mese e, pertanto, alla distanza di soli quattro giorni dai fatti avvenuti.
Questo fenomeno meteorologico ed alluvionale, della durata di ben sei ore, del quale il nostro Torrielli fu spettatore ocularmente diretto, deve essere stato di intensità tale e così spettacolarmente impetuoso che lo scrittore, nel descriverlo, risente ancora, a distanza di qualche giorno, l'emozione e lo spavento provato nell'assistervi. Ma prima di riportare quanto scrive l'estensore del manoscritto, dobbiamo dire che l' anno 1867 non era stato particolarmente felice per Ovada e le sue zone circostanti. In primavera, e precisamente nella notte tra il 25 ed il 26 maggio, una copiosa e freddissima brinata bruciava letteralmente i nuovi germogli obbligando i contadini ad una nuova seminagione che, non molto tempo dopo, a causa di violente grandinate, andava nuovamente per buona parte distrutta.
 Alluvione 1867 Nell'estate, poi, molti casi di colera, dei quali più di una decina letali, si erano verificati nel nostro borgo, sebbene l'epidemia in Ovada non avesse assunto, fortunatamente, quelle proporzioni che avevano così duramente colpito Genova, Alessandria ed altre città italiane. Non ci mancava che l'alluvione per completare l'opera.
Noi riporteremo integralmente qui di seguito la descrizione del Torrielli perchè merita di essere letta per il suo carattere di veemente emotività quasi estemporaneamente manifestata da uno spettatore oculare e che ancora oggi, a distanza di oltre 120 anni, mantiene il suo pathos e la sua immediatezza.
"Memorie: Chi le presenti vedrà salute. L'anno del Signore milleottocentosessantasette ad alli diecisette del mese di settembre, Martedì, giorno consacrato a Santa Colomba, circa alle ore tre pomeridiane improvvisamente il cielo si coperse di neri nuvoloni e l'acqua venne a diluvio, l'aria così pregna di elettricità, la spessezza dei lampi, il rombo del tuono spaventarono gli uomini anche i più coraggiosi, in una parola poteasi chiamare tale tempo piuttosto che burrasca un finimondo; come a Dio piacque alle ore nove di sera cessò. Immensi furono i danni che arrecava, atterrava i ponti di Silvano sul torrente Piota, quello dell' Emme sul torrente di tal nome, bellissimo ponte di ghisa lavorata a disegno, riduceva quasi a nulla la strada in costruzione per Voltri, inondati i campi alla distanza di un kilometro dal letto dei fiumi, in una parola schiantava, dissodava, atterrava tutto che le si parò dinnanzi, fu piena tale che a ricordo d'uomo non si vide mai l'uguale.  Alluvione 1867 Ne ciò basta, ebbimo a deplorare assai vittime umane fra le quali marito e moglie Bruzzo che abitavano in un cascinotto costrutto negli orti vicino alla pedana dei Carlini, i quali vennero trasportati via dalla corrente, il marito venne trovato morto nei campi vicino al Lago Scuro, la moglie appesa ad un gelso vicino allo stradale di Novi in quello della Predosa; cosa da notarsi facendo meraviglia come l'acqua si sia inalzata all'altezza di due metri sullo stradale di Novi che dista dal fiume un kilometro. Il Pastore, buffone del paese, uomo ben viso a tutti, che militava già sotto le bandiere del Gran Napoleone, il quale venne trovato cadavere sullo stradale di Tagliolo precisamente nel rigagnolo che fiancheggia detto stradale. Molti si salvarono per i tetti, sugli alberi. Vennero atterrate molte case a Lerma, via ne trasportava quattro con la Cappella dedicata a S. Rocco. I paesi di Rossiglione e Campofreddo vennero innondati, basti il dire che nella piazza della chiesa di Campo la piena le trasportava alberi grossissimi. Lo ripeto, i danni furono grandi che non facilmente gli uomini se ne dimenticheranno. Fatta la presente memoria in Ovada nella mia stanza cubicolare il giorno ventuno Settembre milleottocentosessantasette. In fede: Torrielli Giacomo - candidato notaio.".
 Alluvione 1867 Noi, per dovere di informazione e precisione storica, abbiamo voluto controllare su documenti e così siamo andati a sfogliare gli antichi registri dello Stato Civile ovadese e quelli parrocchiali, dove abbiamo trovato alcune conferme che cercavamo. A parte i casi di colera che nei registri non si possono singolarmente precisare in quanto sugli atti di quel tempo non sono ancora specificate nè le malattie nè le cause dei decessi, abbiamo però potuto ritrovare i documenti che riguardano due delle tre vittime dell'alluvione. Sono atti formalmente redatti in base a regolari processi verbali di ritrovamento trasmessi al Comune dall' Autorità Giudiziaria dell' epoca. Il primo, sotto la data del 18 settembre, riporta che "Bruzzo Gio Batta è stato trovato cadavere sotto la Cascina Passalacqua, nella gorreta, morto per asfissia in seguito ad immersione ed ivi trasportato dalla piena del fiume.". Il secondo, stilato il giorno dopo 19 settembre ci informa che "Pareto Vincenzo è stato trovato cadavere mezzo sepolto nella sabbia nel Ritano Fittaria ivi trasportato dalla piena del fiume Stura.". Ora, a conferma di quanto ci racconta il Torrielli circa i coniugi Bruzzo, il marito Gio Batta lo troviamo sui nostri registri di stato civile in quanto il suo corpo venne trovato nel territorio ovadese e la registrazione della sua morte doveva essere fatta per legge ad Ovada. La moglie Catterina (il nome lo abbiamo desunto dallo stesso atto) invece, essendo stata trasportata dal fiume in piena fino al territorio di Predosa, l'atto del suo decesso doveva necessariamente essere registrato in quel Comune. La stessa procedura dovrebbe essere avvenuta per il 'Pastore' che il Torrielli cita con il solo soprannome con il quale era conosciuto in Ovada. Fu certamente rinvenuto in territorio di Tagliolo e colà registrato. Resta il caso del Pareto, ritrovato in regione Fittaria, che farebbe salire le vittime a quattro anzichè tre come ricordato dal Torrielli. Si potrebbe pensare che l'estensore del manoscritto abbia fatto confusione fra una sola persona, il Pareto, che potrebbe anche riconoscersi nel Pastore, ma le località sono troppo diverse ed altrettanto lontane geograficamente l'una dall'altra per poterne essere certi. A noi non è stato possibile, malgrado i documenti visionati, saperne di più e perciò ci siamo limitati a riportare la versione del Torrielli ed a confrontarla con gli atti ufficiali senza però riuscire a risolvere l'enigma se non in parte.
A conclusione ricordiamo che in quell'epoca era sindaco di Ovada l' Architetto Michele Oddini, ideatore e realizzatore della Circonvallazione sullo Stura che, ancora oggi, porta il suo nome.

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