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Cosa erano e come nacquero gli 'Alberghi' delle casate genovesi.


Articolo n. 61 - Pubblicato su "Il Gazzettino Sampierdarenese" del 29 Giugno 1980

 Alberghi casate genovesi Dato che in queste nostre brevi note sulle Famiglie citiamo soventemente gli 'Alberghi' e l'ascrizione agli stessi di membri di svariati casati, crediamo opportuno dare qui un breve, modesto e sommario cenno storico su queste istituzioni che si formarono in Genova nei tempi antichi e che ebbero notevole importanza sulle vicende politiche, economiche e mercantili della città.
Come si vede, riferiamo sempre l'ascrizione agli Alberghi alla data del 1528, che è quella della riforma di Andrea Doria e dalla quale si trae sia l'elenco completo dei 28 Alberghi genovesi formati allora, sia la lista di tutte le famiglie che vi furono aggregate. L' 'Albergo' fu un'istituzione molto antica che già troviamo nel 1135, quando la città era divisa in otto 'Compagne' o 'Compagnie di Borgo'. In quel tempo trovò la sua più alta realizzazione l' Albergo della Maona di Scio, che aveva dimora nel palazzo dei Giustiniani. L' Accinelli ci segnala, sempre in quell'epoca, Alberghi intitolati ai De Castro, De Zurbis, De Vedereto, De Nigro, St. Laurentij, De Camilla, De Nigro Bianchij, De Gentilibus, De Centurionibus e nei quali sono incorporati quasi tutti i grandi nomi di famiglie che, nel 1528, formeranno Albergo a se stante.
Negli Alberghi, gli aderenti abbandonavano il loro cognome ed assumevano quello della famiglia più importante del consesso. Sebbene di ispirazione genovese e ligure, gli Alberghi non furono una prerogativa soltanto di Genova ma, sullo stesso esempio, ne sorsero anche in Asti, in Chieri, in Savigliano ed in altre città italiane. Lo scopo dell' Albergo era quello di contrapporsi al potere popolare ed il suo fine, oltre che politico, era anche economico. Ben presto, però, anche i borghesi, i mercanti e gli artigiani che non avevano alle spalle nobiltà feudale o viscontile, ma soltanto quella mercantilee del lavoro, si radunarono in associazioni a cui diedero la stessa impronta ed il nome di Albergo.
A Genova le consorterie degli Adorno e dei Fregoso, che erano di estrazione popolare, erano contrapposte a quelle di antico ceto nobile e feudale dei Grimaldi, dei Doria, degli Spinola, dei Fieschi, ecc., dando così adito a guerre civili ed a sommovimenti che rendevano il potere politico instabile e soggetto all'influenza di potenze straniere quali la Francia e la Spagna.
Nel 1528, Andrea Doria, nell'intento di mettere ordine e pace in Genova, cercò di riunire i nobili antichi e quelli civili e popolari in un corpo unico con pari diritti e doveri e fece approvare un complesso di leggi che dovevano formare la nuova Costituzione della Repubblica. Le famiglie che in base a tale Costituzione ebbero facoltà di formare Albergo furono 28, delle quali 23 nobili e 5 popolari. Eccone l'elenco: Calvi - Cattaneo - Centurione - Cibo - Cicala - D' Oria - Fieschi - Fornari (popolare) - De Franchi (popolare) - Gentile - Giustiniani (popolare) - Grillo - Grimaldi - Imperiale - Interiano - Lercari - Lomellini - De Marini - Di Negro - Negrone - Pallavicino - Pinelli - Promontorio (popolare) - Salvago - Sauli (popolare) - Spinola - Usodimare - Vivaldi. Per motivi politici furono escluse le famiglie Adorno e Fregoso, che vennero però inserite: la prima dentro l' Albergo Pinelli con 24 rami ascritti e la seconda in quello De Fornari. Una disposizione della costituzione dava facoltà di formare Albergo solo a quei casati che avessero 'almeno sei case aperte in Genova'; chi ne avesse avute in numero maggiore poteva formare doppio Albergo, se minore doveva abbandonare nome e blasone del proprio casato. Avvenne così che molte famiglie aggregate, pur essendo più nobili ed antiche delle aggreganti, delle quali assumevano il cognome, dovettero abbandonare nome ed insegne, che erano il loro più antico ed ambìto retaggio.
L' Accinelli, in una sua cronaca manoscritta dei Dogi ed Arcivescovi di Genova ci segnala, vicino al nome di alcuni Dogi eletti e che appartenevano a famiglie che avevano assunto il nome dell' Albergo, il nome originario che era stato abbandonato, in questo modo: Oberto Cattaneo olim Lazario - Cristoforo Grimaldo olim Robbio - Gian Andrea Giustiniano olim Longo - Andrea Centurione olim Pietra Santa - Benedetto Gentile olim Pevere - Gaspare Grimaldi olim Bracelli - Agostino Pinello olim Ardimenti - Pietro Gio Cibo olim Chiavega - Gio Batta Calvi olim Giudice - Battista Cicala olim Zovagli - Ottavio Gentile olim Oderico - Paolo Giustiniano olim Moneglia - Giacomo Grimaldo olim Durazzo - Prospero Centurione olim Fatinanti - che fu l'ultimo prima dell'abolizione degli Alberghi. La Costituzione del 1528 non raggiunse però gli scopi che si era prefissi, in quanto i nobili vecchi, o di San Luca, in contrasto con quelli nuovi, o di San Pietro, dettero adito ad altri turbamenti ed acerrime inimicizie che portarono alla famosa congiura del 2 gennaio 1547 di Gian Luigi Fieschi contro il Doria.
Dopo il fallimento della congiura occorsero nuovi provvedimenti per consolidare il regime politico e per adottare norme per una più equa distribuzione delle cariche e degli uffici governativi fra le due classi di nobiltà. Fu varata così la legge del quarantasette, detta volgarmente 'del Garibetto', perchè il Doria soleva dire, in dialetto genovese, che con tale legge si dava un poco di garbo o sesto alle cose pubbliche. Ma anche questo provvedimento non riuscì a placare il malcontento che manifestavano i nobili nuovi, appoggiati dalla popolazione, che li voleva con più rappresentatività e responsabilità nel governo della Repubblica. Il Doria morì nell'autunno del 1560 e se, finchè visse, la sua autorità e la sua diplomazia riuscirono a mantenere Genova abbastanza forte e tranquilla all'interno, dopo qualche anno dalla sua morte risorsero le opposizioni e i malumori che covavano dal 1547. Sorse la questione delle aggregazioni, perchè la nobiltà vecchia, o di San Luca, non voleva immettere negli elenchi nobiliari e negli Alberghi le famiglie che per servizi resi alla Repubblica in vari modi potevano ritenersi meritevoli di partecipare al governo. Venne così chiesta dal popolo e dalla nobiltà nuova, o di San Pietro, l'abolizione definitiva della legge del Garibetto e la costituzione di un nuovo 'Portico dei Nobili'.
Per l'intervento pacificatore di Gian Andrea Doria, nipote dell' Ammiraglio, fu chiesto un arbitrato di personalità e tecnici spagnoli e di altre potenze che, sotto il patrocinio del Re di Spagna Filippo II, elaborarono in Casale un complesso di leggi che i genovesi capi delle due fazioni giurarono solennemente di accettare e rispettare, nella Cattedrale di San Lorenzo il 17 di marzo del 1576. Questa radicale modifica delle leggi della Repubblica comportava anche la soppressione degli Alberghi e la formazione del 'Libro d' Oro', dove tutte le famiglie nobili furono inscritte riprendendo il proprio antico cognome e stemma che nel 1528 avevano abbandonato. Questo stato di cose durò fino al 1797 quando, con l'avvento delle nuove idee proclamate dalla Rivoluzione Francese e la formazione della nuova Repubblica Democratica Ligure, i Libri d' Oro della nobiltà genovese furono dati alle fiamme sulla pubblica piazza.

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