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Il "Bosco di Ovada" e la Strada Franca.


Articolo n. 48 - Pubblicato su "Il Piccolo" del 16 Maggio 1979

 Strada Franca Tutti i prodotti che da Ovada venivano esportati in Genova, come quelli che da questa città venivano nella nostra zona, dovevano transitare unicamente per la strada di Voltri. Infatti, tutte le vertenze che troviamo nelle Franchigie ci appaiono provocate soltanto dai gabellieri di questa cinta daziaria.
Troviamo però nel testo delle Franchigie anche un qualche vago accenno alla strada di Varazze, ma questa la si deve scartare a priori perchè, per Ovada, avrebbe comportato un tragitto vizioso, molto più lungo, più arduo e per nulla conveniente nel trasporto di merci che con più facilità, anche scartando il comune libero di Campo Freddo, potevano essere direttamente trasferite in Genova per la via di Voltri, che era la più diretta e la più breve. Soltanto in casi eccezionali venne usata la strada di Varazze che, anch'essa per arrivare in Genova, doveva pure attraversare il blocco dei dazieri voltresi. Tutti questi due itinerari attraversavano il cosidetto 'Bosco di Ovada'. Antico feudo degli Aleramici Marchesi del Bosco, che da questo avevano preso il nome, questo 'nemus' aveva un'estensione vastissima, che comprendeva tutto il bacino imbrifero dell' Orba fino ad Ovada; da qui seguiva tutta la sponda sinistra dello Stura sino al crinale appenninico sovrastante Voltri e fino a quello della zona di Lerca, sopra Cogoleto.
Era allora una selva foltissima che ospitava ancora cervi, cinghiali e lupi, al giorno d'oggi del tutto scomparsi, e nella quale Genova, venutane in possesso nel XII e XIII secolo trovava materiale ligneo ottimo ed abbondantissimo per la costruzione delle sue navi. La precisa definizione dei limiti di questo bosco la troviamo in una sentenza emessa il 19 novembre 1317 dal Podestà di Genova Cambellino de Bonardo, il quale, dopo aver fatto fare una rigorosa inchiesta ed esaminati i confini, dichiara il pieno possesso di Genova su questo territorio boschivo, commina pene severissime per qualsiasi Comunità, Università, Ente o privato che si intromettessero, impedissero, molestassero od inquietassero il Comune di Genova per questo possesso ovvero le persone in esso dimoranti; punisce le Comunità con l'enorme multa di ben lire mille genovesi ed i privati con lire duecento, e ne traccia i confini: "...nemus quod dicitur et appellatur nemus de Uvada videlicet ab Uvada usque ad Jugum Vulturis et eius nemori coheret ab una parte versus Occidentem flumen Urbis majoris quod flumen protenditur a capite Uvadae usque ad fossatum de Riscaiolo et Cogolaschi, et subsequenter coheret de versus occidentem dictus fossatus de Riscaiolo ex longo usque in Jugum qui est supra vistam de Lerca de versus Orientem coheret flumen Sture quod protenditur a capite Uvadae veniendo versus Jugum usque ad viam que dicitur Montata de Stura et que Montata protenditur usque Jugum ab alia parte deversus Mare sive meridiem coheret Jugum quod dividit dictum nemus a terra potestarie Vulturis.....". Il percorso di Voltri non si può dire sia stata una strada vera e propria; trattavasi più che altro di collegamenti spezzettati tra di loro, ma che già indicavano, a grandi linee, la direttiva generale di quella che sarebbe poi stata la via più breve che, dalla Valle dell' Orba, attraverso quella dello Stura ed il valico del Giogo, avrebbe portato direttamente al mare (1).
Era una via antichissima, già usata in tempi preromani, formata da piste e sentieri che passavano a ridosso delle alte dorsali appenniniche, travalicandole di colle in colle e percorrendo talvolta notevoli dislivelli dettati dalle esigenze orografiche per sfuggire le insidie dei fondovalle come le improvvise alluvioni, le frane e gli assalti di nemici e predoni. Per questa strada si svolgeva il limitato traffico di merci ed i valichi dell' Appennino per venire in Ovada dal mare usati al tempo delle Franchigie ed anche in seguito fino al XIX secolo, furono sempre due. Entrambi si dipartivano da Voltri; il primo partiva dal torrente Cerusa, saliva il Giogo per la Cannellona, scendeva alla Cappelletta di Masone e, attraversando lo Stura, proseguiva per Campo e Rossiglione, di dove, per la via della Costa, arrivava ad Ovada; l'altro, più comunemente chiamato 'Montata di Stura', saliva dalla valle del Leira, valicava il Turchino scendendo a San Pietro di Masone e proseguiva per la valle sino ad Ovada. Era questa la Strada Franca, cioè quella che usavano i trasportatori di merci in franchigia da e per Genova. L'itinerario non mutò mai nei secoli e su questa direttrice si costruì, nel 1870, l'attuale strada del Turchino. Anche dopo la costruzione della carrozzabile, un ricordo delle Franchigie vi si è sempre mantenuto perchè, proprio alla fine di questa strada, arrivando alle porte di Voltri, esistevano, fino a qualche anno fa, quando furono aboliti i dazi comunali, i casotti dei dazieri, che fermavano pedoni, carri, automobili ed autocarri per far loro pagare gli eventuali dazi sulla merce trasportata.

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