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La Società di M.S. Ovadese dal 1870 al 1926.


Articolo n. 29 - Collaborazione al Numero Unico edito per il Centenario di Fondazione della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Ovada - Maggio 1971.

 SOMS Ovada La Società Operaia di Mutuo Soccorso celebra quest'anno il suo centenario di vita. Quanta operosità e quanta strada ha fatto questo meritorio sodalizio dal 1870 ad oggi! Molti ovadesi giovani, che pur frequentando abitudinariamente il modernissimo salone di danze che, detto tra parentesi, è uno dei più belli e quotati della nostra zona (1) non sanno forse e non conoscono i sacrifici, le rinunzie e le lotte che i loro padri ed i loro avi hanno dovuto combattere in tempi lontani per poter sostenere e mantenere questo Ente; come non sono probabilmente edotti del bene e della solidarietà che lega umanitariamente e socialmente gli uomini che lo dirigono e lo compongono.
Cos'è la Società Operaia di Mutuo Soccorso e come è nata?
A questi due interrogativi cercherò di rispondere con una breve panoramica storica che, se pur concisa, inesatta e forse un poco lacunosa per carenza di documenti, possa illuminare un poco gli ovadesi di oggi su questa loro centenaria e benefica istituzione. L'intitolazione stessa dell'Ente è già di per se un programma: associazione di mutuo reciproco aiuto; aiuto sotto tutti gli aspetti: nel bisogno, nelle malattie, nel lavoro, nell'assistenza, nella carità in senso sociale, in tutto insomma quanto lega gli uomini nei loro rapporti. Ed a questo basilare principio, dal 1870 ad oggi, la benemerita società non è mai venuta meno. Ho detto poc'anzi della carenza di documentazione che tende a limitare un'esposizione più dettagliata di tutti gli avvenimenti che hanno caratterizzato una feconda e secolare attività. Per reperire una documentazione abbastanza valida e concreta ho avvicinato persone che in passato, come d'altronde tutt'ora, hanno fatto parte e fanno parte della società. Molti ovadesi, figli o nipoti e pronipoti di antichi dirigenti di questo Ente mi hanno permesso di rivedere antiche carte di famiglia, vecchi dagherrotipi sbiaditi e più recenti fotografie; ho esaminato documenti d'archivio e vetuste annate di periodici locali, e da questa indagine ho potuto trarre non poche notizie utili ed interessanti per il nostro tema. E' noto che già negli anni precedenti il 1870 si era sentita in Ovada la necessità di creare una Società Operaia con scopi prettamente assistenziali e mutualistici e diversi tentativi erano stati fatti a questo scopo senza peraltro giungere alla sua realizzazione.
Soltanto nel marzo del 1870, e precisamente la Domenica 13, nei locali cosidetti 'Spinola', posti in Ovada, contrada Bisagno, fu legalmente costituita, con rogito del regio notaro Michele Pizzorni, la Società Operaia.
 SOMS Ovada - Don Tito Borgatta Iniziatore e fondatore ne fu il Rev. Don Tito Borgatta, che ne assunse anche la prima presidenza. Su questo sacerdote di distinta ed antica famiglia ovadese dobbiamo soffermarci un attimo per metterne in luce le alte qualità morali, di cultura, amministrative e sociali.
Uomo colto, signore e dinamico per censo e natura, dimostrò sempre di accogliere, in quei primissimi tempi di risveglio nazionale, economico e sociale, quanto di meglio vi era nelle nuove aspirazioni popolari e manifestò questo suo dinamismo in moltissime iniziative che ebbero per iscopo il benessere del borgo di Ovada, sia in campo religioso che civile. Fu infatti lui che gettò le basi di una biblioteca parrocchiale (a quei tempi molto richiesta) dotandola di numerosi volumi antichi e moderni. Fu il propugnatore dell' Associazione del Clero, si occupò intensamente di beneficenza spendendo molto del suo nel soccorso dei poveri, dei malati e degli indigenti; fu altresì il fondatore di un asilo per l'infanzia, asilo che tutt'oggi si perpetua nell'attuale delle Madri Pie, che ancora non molti anni or sono veniva chiamato popolarmente, in dialetto, 'L' asilu d' Pré Titu'.
Egli era certamente l'uomo più adatto per formare anche un'associazione di laici che si prefiggesse tutti quegli scopi di assistenza, di mutualità e di soccorso reciproco che erano poi in effetti gli scopi ed i fini suoi. Ed è naturale che a quest'uomo si siano rivolti coloro che questi scopi volevano realizzare in modo concreto, come d'altronde è naturale che il Borgatta, sacerdote ed umanista, l'abbia fatta nascere con un indirizzo confessionale che era poi il più adatto e conforme per i tempi che correvano.
 SOMS Ovada Nasce dunque la nostra Società con il titolo di 'Società di Mutuo Soccorso fra gli operai in Ovada' e con una costituzione che si ispira agli articoli 1 e 32 dello Statuto Albertino del Regno. Essendo poi essa in Ovada e formata da ovadesi e data la confessionalità della sua formazione, per regolamento organico essa è posta sotto la protezione di N.S. della Misericordia e di S.Paolo della Croce, cittadino ovadese.
Uno dei primi libretti d'iscrizione, gelosamente custodito dall'attuale consigliere sociale Sig. Giacomo Parodi, discendente di uno dei primi iscritti, mi ha dato modo di avere una fonte di notizie inedite ed interessanti.
In primo luogo sappiamo che all'atto della sua costituzione la Società si componeva già di ben 185 soci, dei quali riteniamo doveroso riportarne i nominativi, quale testimonianza e ricordo di questi fondatori: Oddone Giuseppe - Salvi Gio Batta - Sciutto Stefano - Papa Stefano - Viotti Antonio - Moizo Angelo - Oddone Giacomo - Resecco Domenico - Bodrati Domenico - Tassistro Stefano - Bersi Angelo - Sciutto Andrea - Morchio Giacomo - Bonelli Angelo - Concari Giovanni - Torrielli Giacomo - Torrielli Filippo - Alloisio Carlo - Spinelli Giovanni - Gugliero Giuseppe - Pizzorno Carlo - Frascara Angelo - Tassistro Antonio - Tardito Paolo - Barboro Francesco - Molinari Stefano - Marchelli Francesco - Frascara Giuseppe - Campora Antonio - Limberti Antonio - Crocco Andrea - Tomati Vincenzo - Morchio Vincenzo - Limberti Giacomo - Sciutto Domenico - Piana Giovanni - Campora Domenico - Frascara Giuseppe - Parodi Lorenzo - Ottonello Tomaso - Morchio Carlo - Ferreri Carlo - Repetto Giuseppe - Repetto Gio Batta - Ighina Giovanni - Taffone Giuseppe - Pesci Giuseppe - Moiso Benedetto - Briata Paolo - Casalino Giacomo - Torrello Angelo - Marchelli Antonio - Torrello Giuseppe Volpino Giovanni - Marchelli Carlo - Mongiardini Francesco - Olivieri Giuseppe - Lascia Paolo - Ravera Antonio - Macciò Andrea - parodi Andrea - Viotti Angelo - Beosi Giacomo - Mongiardini Giacinto - Parodi Angelo - Giacobbe Pasquale - Ravera Stefano - Perata Giovanni - Bruzzone Andrea - Ottone Carlo - Gajone Emmanuele - Mongiardini Giuseppe - Bodrati Giovanni - Bertero Andrea - Lavagnino Francesco - Morchio Antonio - Canobbio Francesco - Torrielli Angelo - Malaspina Giuseppe - Bruno Gio Batta - Priano Giovanni - Torrielli Angelo - Ferrando Andrea - Bruno Domenico - Ottonello Giuseppe - Pernigotti Giuseppe - Ravera Giuseppe - Oneto Andrea - Berta Domenico - Gea Antonio - Gajone Giovanni - Ravera Giuseppe - Marchelli Giuseppe - Canonero Giovanni - Ferrando Lorenzo - Olivieri Domenico - Risso Giuseppe - Papa Bartolomeo - Torrielli Pasquale - Parodi Nicolò - Bersi Luigi - Giacchero Giovanni - Santa Maria Francesco - Berta Ambrogio - Alloisio Andrea - Marenco Francesco - Calcagno Giuseppe - Ighina Gio Batta - Cisalpo Deodato - Bruno Andrea - Ighina Giacomo - Sangiorgio Stefano - Priani Francesco - Bottero Giovanni - Tortarolo Luigi - Bruno Giacomo - Repetto Giacinto - Marchelli Lorenzo - Pastorino Angelo - Molinari Stefano - Montaldo Gio Batta - Briata Giacinto - Tortarolo Giovanni - Motta Giovanni - Torrielli Antonio - Cardone Giuseppe - Malaspina Francesco - Frascara Angelo - Repetto Domenico - Nespolo Gerolamo - Valle Giovanni - Morchio Vincenzo - Ratto Gio Batta - Pernigotti Luigi - Traverso Andrea - Marchelli Giovanni - Ighina Giuseppe - Frascara Angelo - Torrello Antonio - Ferrari Giuseppe - Oddone Giacomo - Lombardo Angelo - Ratto Giuseppe - Castagna Giacomo - Rebbora Tommaso - Valle Giovanni - Ratto Giacinto - Ottonello Antonio - Bensi Giuseppe - Bozzano Lorenzo - Morchio Lorenzo - Taffone Giacomo - Briata Giacinto - Montano Giacomo - Resecco Biagio - Carlini Daniele - Gotta Giuseppe - Tortarolo Giuseppe - Ferrari Giacomo - Garbarino Domenico - Alberti Marco - Valle Giacomo - Alberti Domenico - Garbarino Gio Batta - Timossi Carlo - Pareto Tomaso - Bonelli Vincenzo - Olivieri Antonio - Marenco Angelo - Ferrando Antonio - Parodi Domenico - Bersi Gio Batta - Basaluzzo Antonio - Piana Antonio - Marenco Angelo - Visca Pietro - Minetto Giuseppe - Marenco Gio Batta - Cucchi Giuseppe - Minetto Eugenio - Parodi Vincenzo - Marengo Domenico - Pizzorno Natale - Marchelli Giuseppe.
 SOMS Ovada Sappiamo che la sede sociale trovavasi, con probabile certezza, nei locali del Palazzo Spinola, oggi nella Piazza Cereseto (2). Apprendiamo inoltre dagli Statuti che per poter entrare nella Società i candidati dovevano avere particolari requisiti, quali: 'aver compiuto i sedici anni - essere sani di mente e di corpo - non essere diffamati per furto, nè per iscostumatezza, nè per oziosità'. Dovevano pagare un diritto d'entrata che era ripartito in misura crescente in base agli anni del candidato e che era stabilito in due lire dai sedici ai quarantacinque anni, in cinque lire dai 45 ai 50, in quindici lire dai 50 ai 55 e non meno di 50 lire per chiunque superasse l'età di 55 anni, salvo al Consiglio stabilire singolarmente maggiore somma definitiva. Oltre che un diritto d'entrata, ogni socio doveva pagare settimanalmente o mensilmente una quota cosidetta di 'sosta', che variava dai 15 ai 90 centesimi di lira a seconda della categoria.
Il Capo III del Regolamento ci informa che erano soci effettivi: '..tutti gli operai che prestano la loro opera giornaliera ad un capo di negozio o ad un qualsiasi esercente professione, arte o mestiere. Tutti i capi di negozio od esercenti professione, arte o mestiere, i quali non hanno lavoro da distribuire ad almeno due persone. Tutti i cittadini che dalla maggior parte della Società verranno riconosciuti meritevoli di essere ammessi in questa categoria.'. Erano invece considerati soci onorari tutti quei cittadini, ammessi a seguito di domanda, che prendessero parte attiva (che si può intendere come economica) al miglioramento della condizione dei soci effettivi. La contribuzione di questi soci onorari era fissata a 25 lire per ogni anno, sì che, se facciamo un pò di conti tra le quote degli effettivi,le quote di sosta e quelle degli onorari, il capitale sociale dell'ente doveva ammontare, per quei tempi, ad una somma non indifferente, che permetteva certamente una proficua ed abbastanza consistente azione mutualistica e di soccorso.L'iniziativa ebbe un notevole successo, se consideriamo che nell'ottobre del 1872, a poco meno di diciannove mesi dalla fondazione, i soci erano già in numero di 250. Questa cifra, con la notizia che in quel tempo la Società gestiva anche un asilo d'infanziaper i figli dei soci, l'abbiamo potuta reperire nell'Archivio storico parrocchiale di Ovada, in una memoria della prima visita pastorale in questa città dell'allora nuovo Vescovo di Acqui, Mons. Sciandra, in occasione della Festa annuale di S.Paolo della Croce.
In tale occasione, come diceva una lapide ormai scomparsa ma di cui esiste in archivio parrocchiale la trascrizione, tutti i componenti il sodalizio parteciparono al ricevimento del Vescovo, al suo pontificale nonchè ad un'Accademia, offerta dai soci all'eminente Presule. La lapide fu murata nella sede della Società, ma di essa oggi rimane solo il testo riportato nella summenzionata memoria. Nell'Archivio Parrocchiale mi è stato possibile anche ritrovare, ancora ben conservata, la vecchia bandiera sociale di quel tempo. In essa figurava da un lato lo stemma di Ovada e dall'altra il ritratto di S.Paolo della Croce, cittadino ovadese e comprotettore della Società Operaia.
 SOMS Ovada Dobbiamo tenere presente che la Società nacque allora senza alcun riconoscimento giuridico, perchè la legislazione particolare per le società di quel tipo venne codificata soltanto con la legge del 15 aprile 1886.
Frattanto era sorta in Ovada un'altra Società con gli stessi fini, che si chiamò 'Società Patriottica' e che si fuse poi con la nostra verso la fine del 1893. Il riconoscimento della personalità giuridica dell' Ente avvenne soltanto in data 18 aprile 1894, con Decreto del Tribunale Civile di Novi Ligure e da allora la Società, che già da qualche anno aveva perduto il suo carattere confessionale, si denominò 'Società di Mutuo Soccorso - Unione Ovadese' (denominazione che è ancora tale) ed ebbe come emblema grafico ed allegorico le due mani che si stringono in unione fraterna. Presidente di quel tempo, patrocinatore della fusione con la 'Patriottica' ed iniziatore di tutte le pratiche per il definitivo riconoscimento della personalità giuridica del sodalizio, fu il Sig. Giacomo Giangrandi, di nota famiglia ovadese che, con il segretario Bersi e l'economo Limberti (che in seguito doveva reggerne la presidenza per oltre vent'anni) potè dare alla Società quella sua definitiva fisionomia sociale ed assistenziale che essa tutt'oggi conserva.
Se rivediamo un pò bene gli Statuti ed analizziamo con attenzione l'opera di questo ente benefico, ci accorgiamo subito dell'importanza di questa istituzione in tempi in cui il lavoro non era assolutamente protetto e nessuna assistenza mutualistica o sanitaria organizzata come lo è oggi esisteva. Sappiamo che i soci che cadevano malati venivano soccorsi dalla società per una retribuzione giornaliera che variava da lire 1,70 alle due lire per i primi novanta giorni di degenza, e da 70 centesimi ad una lira per il susseguente periodo.
Era una cifra non indifferente per quei tempi, che permetteva al socio di vivere abbastanza bene, anche in periodi di inattività forzata. I vecchi ed i malati cronici venivano assistiti dall'ente con sussidi mensili sufficienti al loro mantenimento e che venivano via via determinati dal Consiglio di Amministrazione a seconda della gravità dei casi. La famiglia di un socio defunto aveva pure diritto ad un congruo sussidio stabilito dal Consiglio in base alle condizioni economiche che il socio defunto aveva avuto in vita. Una bottega od uno spaccio di generi commestibili ed alimentari era gestito dalla Società ed in esso i soci potevano fare i loro acquisti a prezzi di vera convenienza e dove veniva aperto un credito anche abbastanza cospicuo che poteva essere pian piano ammortizzato dai soci. Vi era pure il medico sociale, che aveva il compito gratuito di visitare i soci malati.
E' questo il periodo nel quale venne costruita la sede sociale, quella che tutt'ora esiste ampliata e modificata. Le vicende di questa costruzione sono abbastanza fortunose, sì che è bene farvi un breve cenno. Abbiamo già detto che la prima sede della Società fu in Piazza Cereseto, nel Palazzo Spinola. Quando, per necessità contingenti, il palazzo fu adibito ad altro uso, la sede fu trasferita in Piazza della Loggia Vecchia (ora Piazza Mazzini) nei locali cosidetti 'd'ja scià Placidia', che attualmente sono quelli occupati dal ristorante 'Da Pietro'. Al piano superiore di questi locali vi esisteva, come vi esiste tuttora, un vasto salone che serviva da sala da riunione e da ballo quando vi si ballava. Essendo sempre in maggiore aumento il numero degli iscritti, si prospettò la necessità di avere una sede più adatta e più consona alle necessità del sodalizio e, per questo, si potrebbe dire che il caso venne in aiuto ai dirigenti dell'ente.
Si stava a quel tempo ultimando di costruire la ferrovia Ovada Acqui Asti (il tratto per Genova era ancora in costruzione), In via S. Antonio vi era una vasta area che era stata fino a poco tempo prima occupata da un'impresa di trasporti che serviva la ferrovia e su quest'area sorgeva un ampio capannone servito prima all'impresa come magazzino e, a quel tempo, adibito a rimessa degli 'omnibus' della ditta Ferrari.
Nell'inverno del 1893/94 un'abbondantissima nevicata fece crollare questo capannone rendendolo inservibile. I dirigenti della Società approfittarono dell'occasione che loro si presentava molto favorevole per l'acquisto del terreno e lo acquistarono. Il terreno però non era tutto e nulla risolveva se non si fosse provveduto a costruirvi sopra il fabbricato.
 SOMS Ovada A questo pensò uno dei tanti benefattori della Società, l' Ing. Giacinto Roggero, di distinta ed antica famiglia ovadese, 'un democratico', così come me lo ha definito il Signor Luigi Marenco, detto Luigin, ultranovantenne, che da oltre settant'anni è socio dell' Ente e nel quale ricoprì in tempi andati non poche cariche di responsabilità ed al quale devo gran parte di queste interessanti e gustose notizie inedite.
L'Ing. Roggero non solo progettò l'edificio, ma offrì parecchio del suo per realizzarlo, e fu il promotore di una sottoscrizione fra i diversi facoltosi possidenti ovadesi per raccogliere i fondi di tale realizzazione. Sappiamo a tale proposito che il costo della costruzione fu valutato poi nel 1897 sulle ventimila lire. Ricordiamo tra i donatori alcuni nomi tra i più importanti: la Marchesa Battina-Franzoni, l' Avv. Cereseto, il Dott. Grillo, padre dell'altro Dott.Grillo ('megu russu') che ricoprì poi per oltre trent'anni la carica di medico sociale, l' Avv. Grillo, il Sig. Moizo, detto 'della margherita' per l'inseparabile fiore di margherita che portava costantemente all'occhiello, e un pò tutti i componenti della famiglia Grillo, che molto fecero e dettero per la costruzione dell'edificio. Rammentiamo in proposito che nel grande salone al primo piano, e che tuttora esiste furono allora ritratti in medaglioni i benefattori e questo lavoro pittorico di ottima fattura e con motivi floreali ed allegorici, che decorava la fascia superiore della sala tutt'intorno al soffitto, fu eseguito con buona maestria dal pittore ovadese Marcello Gorgni, socio della Società. E' un peccato che durante il periodo fascista sia stato ricoperto da un intonaco che lo ha completamente cancellato. Sappiamo che i lavori di costruzione vera e propria furono eseguiti dagli stessi associati con vero zelo e costruttiva attività, dedicando all'erezione della loro sede le ore che avevano libere dal loro abituale lavoro ed apprendiamo che, volendo fare un lavoro ben fatto e duraturo, gli operai trasportavano le pietre dal greto dei fiumi e prima della loro messa in opera le squadravano e livellavano loro stessi a mano, perchè l'opera venisse più perfetta. Il primo corpo del fabbricato fu un pianterreno con in mezzo una scala che portava al salone prima descritto. Il tetto fu eseguito gratuitamente dal Sig. Vittorio Campostrini, che era un abile costruttore da poco immigrato in Ovada. In un secondo tempo fu poi realizzata un'altra ala comprendente uno scantinato ed una sala riunioni del Consiglio al piano terreno. Il gran salone fu inaugurato nelle feste di Carnevale dell'anno 1897 con un gran ballo sociale.
Gli anni che vanno dalla fine del 1800 allo scoppio della prima guerra mondiale sono i più attivi ed i più prolifici della Società ovadese. I soci si erano più che moltiplicati, l'attività era fervida di opere e proselitismo. Il periodo dei balli, che andavano da Natale fino a Carnevale e che terminava con il famoso 'Veglionetto Rosso', che si svolgeva nella notte tra il lunedì ed il martedì grasso, era una fonte di guadagno e di introiti che servivano poi all' Ente per svolgere la sua opera assistenziale con maggior impegno e più sostanziosa consistenza. Abbiamo potuto apprendere dai bilanci di quell'epoca, apparsi sulla stampa locale, che l'importo delle quote annuali tra i soci delle diverse categorie si aggirava sulle 3500/4000 lire annue (per l'esattezza, nel 1897 lire 3728,55) e la Società pagava per assistenza e sussidi ai soci bisognosi dalle 3000 alle 3500 lire annue (3167,05 sempre nel 1897).
Nel 1912-13 si formò anche una ben organizzata fanfara sociale composta di oltre venti elementi e che aveva per maestro e direttore il Sig. Carlo Alberti 'Biciolu', multiforme ed eclettico suonatore di clarino, trombone e bombardino. Questa fanfara si distinse sempre per la sua coesione strumentale e corale ed era sempre richiesta nei paesi del circondario per andare ad allietare le feste paesane che si svolgevano nei dintorni.
Era il periodo dell'attività benefica e sollevatrice dei medici sociali: prima il Dott. Briata, e poi il Dott. Giuseppe Grillo ('ei megu russu'), famoso non solo per la sua vastissima competenza in campo medico-chirurgico, ma anche per le sue faticate sulla biciclettona, più alta di lui, che lo portava a visitare gratuitamente i suoi malati anche nelle zone più impervie e più lontane, portandosi dietro, talvolta, oltre che i medicinali occorrenti, anche dei grossi e gustosi pezzi di buona carne che servivano per sostenere qualche malato che non avrebbe potuto permettersela e che, più che i medicinali, serviva a rimetterlo in forze. Ed era anche naturale che in un periodo di così bella riuscita tentassero di sorgere in Ovada altre associazioni consimili, in gara con il nostro sodalizio. Sorgono infatti a quel tempo, ma per breve durata, altri due complessi sociali, uno con sede in Piazza Nervi e che si chiamerà 'Unione Contadina' e l'altra in regione 'Trapesa', che si definisce semplicemente 'Operaia'. Queste due associazioni furono anch'esse assorbite durante il primo conflitto mondiale, come era già avvenuto in tempi più lontani per la 'Patriottica', dalla nostra Società, che era l'unica che potesse veramente, sia per organizzazione, sia per numero di associati, svolgere un'attività consona ai suoi Statuti ed ai fini che si era preposta.
 SOMS Ovada Dobbiamo a questo proposito tenere presente che in quel tempo il numero dei soci superava i settecento effettivi e fu appunto tra questi settecento, tutti lavoratori, che si andò formando il primo nucleo di socialismo ovadese che, nel 1913, fondò pure un Circolo giovanile socialista. Al primo conflitto mondiale la Società sacrificò non pochi dei suoi soci migliori ed in quel triste periodo fu dato grande impulso all'assistenza delle famiglie dei soci richiamati e combattenti. Sui libretti di ogni socio che era al fronte venivano segnate, come un foglio matricolare, le date del richiamo, i fatti d'arme, le decorazioni, le ferite e, come già detto, alle famiglie venivano concessi confortevoli sussidi in viveri e denaro.
Queste notizie, convalidate dai libretti d'iscrizione, mi sono state cortesemente fornite dal Sig. Ottavio Piana, che si iscrisse alla Società nel 1913 e fu combattente della Grande Guerra. Il Piana mi ha accennato, nei suoi ricordi, al triste periodo che la Società trascorse negli anni successivi al primo dopoguerra. Dal 1918 al 1921 l'attività era ripresa con pieno ritmo e con novella lena, anche per l'apporto delle leve giovani e l'attaccamento dei soci anziani che, reduci dalla guerra, si erano rimessi con giovanile baldanza a ricostruire e riassettare l'attività del sodalizio dopo la stasi bellica. Nel 1921 iniziano però le avvisaglie del sorgente Fascismo per impossessarsi dell'Ente. Erano azioni, non ancora legalizzate, che basandosi sull'intimidazione ed il sopruso, cercavano di sovvertire gli antichi ordinamenti statutari per sostituire i vecchi dirigenti democratici con altri elementi di ispirazione totalitaria e ben più accetti al nuovo regime che stava sorgendo. La lotta fu dura ed impari. Da un lato i dirigenti sociali che cercavano, se pur con qualche compromesso, di mantenere le antiche autonomie, dall'altro il Regime che pressava, talvolta con azioni di forza e di violenza per averne ragione. Il Piana ricorda le sue guardie notturne, con pochi ed animosi soci fedeli dentro la sede sociale, per prevenire e neutralizzare eventuali atti di sabotaggio e di violenza che pure, malgrado tutto, purtroppo avvennero e culminarono con l'incendio della sede stessa.
Infine, nei primi mesi del 1927, la soppressione totale dell' Ente in forza di un Decreto Governativo che, ispirandosi agli Statuti, ne trasferiva i beni all' Ospedale Civile di Ovada. Questa, a grandi linee, la storia della Società Operaia di Mutuo Soccorso Unione Ovadese dal 1870 al 1926. Siamo grati a coloro che con i loro ricordi e con i loro documenti ci hanno permesso di ricostruirla, affinchè i giovani d' oggi possano conoscerne le vicende ed averne sprone per un perenne miglioramento ed un più fecondo avvenire.

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NOTE del curatore:

1 - Questa ampia struttura è attualmente adibita ad altri servizi.

2 - Il palazzo ora sede della Civica Biblioteca.

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