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Panoramica di Ricordi Sportivi del Passato..


Articolo n. 19 - Pubblicato su "Il Monferrino" nell' Ottobre 1969.

 Ricordi Sportivi del passato Si stanno svolgendo in tutta Italia i Giochi della Gioventù, ed anche la nostra Ovada non ha voluto mancare di parteciparvi con un nutrito manipolo di giovanissimi, che si sono dimostrati sportivamente validi e, se non proprio preparati, almeno pieni di buona volontà e di spirito agonistico.
Abbiamo in Ovada una Società Sportiva ai dirigenti della quale va il plauso di tutti per l'impegno che dimostrano nel farla funzionare. Non manca l'interessamento dell' Autorità Comunale, che appoggia sempre con fervore ogni buona iniziativa. I campi sportivi ci sono ed anche discreti, e ce n'è in gestazione uno nuovo che, almeno da quanto si vede dai progetti, dovrebbe soddisfare ogni esigenza agonistica, organizzativa, strumentale e logistica. Vi sono diversi -dico diversi, e non molti- praticanti lo sport attivo, e mi riferisco particolarmente ai tamburellisti, ai calciatori, ai bocciofili che, sotto la guida dell' Associazione, od individualmente, con spirito veramente sportivo, occupano ogni loro momento di tempo libero per praticare il loro sport preferito. E' però la gran massa degli ovadesi che non risponde, o, almeno, non rispondono gli ovadesi giovani, quelli delle nuove leve, quelli che dovrebbero portare una linfa nuova nelle arterie della tradizione sportiva della nostra città. E non voglio riferirmi soltanto allo sport di massa che, questo, più o meno tutti interessa, se non altro per guardarlo comodamente seduti in poltrona davanti al televisore; parlo dello sport più povero, meno appariscente, più umile e forse più impegnativo per sacrifici e rinunzie. In Ovada questo sport non si fa, o, per lo meno, se ne fa ben poco. Eppure sarebbe bene che i nostri giovani si dedicassero un pò di più alle discipline ginnastiche che, oltre tutto, sarebbero anche una buona regola di prevenzione per tante carenze ed indisposizioni che derivano appunto dalla mancanza completa di ginnastica.
La mia premessa, sebbene un poco polemica -e ne chiedo venia in anticipo a tutti coloro che potrebbero sentirsi toccati dalle mie parole, oppure essere risentiti nella loro suscettibilità- non vuole affatto sfiorare un problema di così vaste proporzioni, per il quale, per discuterne e trovare soluzioni anche parziali, ci vorrebbero dei competenti e dei buoni conoscitori della materia; vuole soltanto puntualizzare una situazione di fatto locale che risulta evidente anche a chi, come me, sportivo non è (1).
Pertanto, lasciando da parte ogni considerazione per quanto riguarda il presente, mi riallaccio, com'è un mio solito più congeniale, alle attività sportive che sorsero in Ovada nel passato, un passato non molto prossimo, ma nemmeno tanto remoto, che molti ricorderanno. Ho qui davanti a me qualche numero dei vecchi 'Corriere delle Valli Stura ed Orba' degli anni che vanno dall'inizio del secolo fino alla prima guerra mondiale e noto, con stupore, che in quei tempi in Ovada di sport se ne faceva molto.
L' Unione Sportiva Ovadese, la gloriosa U.S.O., era l'animatrice di questo boom sportivo che si era manifestato in quegli anni nella nostra città. Le discipline agonistiche erano tutte rappresentate: il calcio, il ciclismo, la ginnastica, il podismo, il tiro a volo, il tiro al piccione ed altre avevano tutte un folto stuolo di praticanti, di appassionati e di sostenitori. Mancava ancora il tamburello, che sarebbe venuto poi, ma il gioco del pallone elastico era tradizionalmente di casa in Ovada, con i suoi eminenti rappresentanti, quali il celebre Stefano Morchio e, più recentemente, lo sportivissimo Bruzzone, che divideva il suo tempo tra gli alambicchi di farmacia e le appassionanti gare sportive.
 Ricordi Sportivi del passato I dirigenti dell' U.S.O. organizzavano persino spettacoli di 'Sport Aviatorio', così come allora lo chiamavano, ed il piccolo campo sportivo sociale (l'attuale Piazza Martiri della Libertà, dove sono recentemente sorti gli edifici della Scuola Media) serviva da palestra per quegli spericolati aviatori di allora, uno dei quali era il francese Maicon, su biplano Caudrom, motore Gnome, che con velivoli di tela e legno della potenza di cinquanta cavalli rischiavano indifferentemente la pelle con esercizi di 'cabrate, voli d'altezza, viraggi sensazionali, voli planés, ecc...' (traggo queste notizie da un numero del giornale del 1913), ed il pubblico era ammesso a questi spettacoli con un modesto biglietto d'entrata di cinquanta centesimi, con diritto di visitare il velivolo.
Ovada figurò anche come tappa di un Raid aviatorio, Torino-Novi-Acqui-Torino (questo sempre nel 1913) ma, purtroppo, i concorrenti, spinti da un forte vento persero l'orientamento e due di essi dovettero atterrare uno sul greto del torrente Orba dietro Piazza Castello e l'altro su di un prato in località Guastarina, con non indifferenti avarie ai velivoli che, riparati, poterono riprendere il volo qualche giorno dopo dalle stesse località ove erano discesi.
Ma se queste erano manifestazioni sportive di carattere eccezionale e sporadico, le attività nelle altre discipline erano continue e si svolgevano regolarmente organizzate per tutta la stagione. C'era una ben fornita squadra di football che non solo poteva permettersi un 'trainer' forestiero, regolarmente ingaggiato con contratto fisso, ma che non si peritava di scendere in campo, indossando la bianca maglia nero-stellata dell' U.S.O., contro il 'Genoa Cricket and Football Club', magari perdendo poi clamorosamente per 5 a 1, come nella partita disputata nel febbraio del 1913, a commento della quale il 'Corriere' scriveva: ".... in Ovada, con il Football, da un pò di tempo si dorme completamente, sia da parte dei giuocatori che pretendono di giocare senza allenarsi, sia da parte dei maggiorenti che trascurano la propaganda, che è il segreto della riuscita. E poi ci tocca fare di queste belle figure!!!....". Come si vede, anche allora ed in tutto, c'era sempre qualche cosa da ridire (2).
A parte questa solenne batosta, i calciatori ovadesi si distinsero sempre in tutte le partite che disputarono, anche se le squadre avversarie che dovettero incontrare erano di levatura molto inferiore a quella dell'allora già fortissimo Genoa.
 Ricordi Sportivi del passato L'attività però che in quei tempi appassionava di più gli ovadesi era quella ciclistica. I campioni c'erano, ed erano anche bravi. Tra di essi si distinguevano particolarmente i giovani e baldi atleti Limone, Bisio e Bertero e, primo fra tutti per potenza e preparazione, si elevava Mario Gigi Ottonello, il velocista, lo scalatore, il passista. Innumerevoli furono le sue strepitose vittorie che portarono alto il nome dell' U.S.O. nel campo del ciclismo nazionale. Soltanto nel 1913 lo vedono vittorioso la Torino-Ovada, di 150 chilometri, dove batte Cassini alla media di 26,392, la Milano-Ovada, di 220 chilometri, che vince alla media di 28,201, battendo in volata l'altro ovadese Gigi Bisio, la Scavalcata del Sempione (m. 2008 di altezza) che vince con distacco e mette in luce le sue brillanti doti di scalatore alla media di 21,785, la Coppa d' Inverno e la Milano-Busalla, che domina alla media oraria, strepitosa per quei tempi, di 32 chilometri all'ora. Numerose altre gare di minore importanza vinse l' Ottonello ed in altre gare si piazzò sempre ai primi posti. Emilio Colombo, sulla 'Gazzetta dello Sport', scrisse di lui lusinghiere parole di lode ed incoraggiamento, ed altrettanto fece Eberardo Pavesi che, corridore lui stesso, non mancò di elogiare le magnifiche doti sportive del nostro campione. Debbo sottolineare, inoltre, che all' U.S.O. appartenne anche Romolo Verde, vincitore del Giro del Piemonte del 1913 e passato poi al professionismo, indi all'industria ciclistica. In fatto poi di attività organizzativa, l' Unione Sportiva era un modello di precisione e, direi quasi, di pignoleria. Nelle manifestazioni che indiceva essa stessa, e particolarmente in quelle ciclistiche, provvedeva al trasporto degli abiti dei concorrenti dietro pagamento di una lieve quota individuale. Sollecitava premi ed attestazioni di benemerenza da enti pubblici e privati, che rispondevano tutti con magnanima spontaneità, come per la Milano-Ovada, denominata anche 'Trofeo della Chà', dove erano in palio grandi medaglie d'oro e d'argento offerte dalla Regina Madre, dall' Ammiraglio Millo, Ministro della Marina, e dal Ministero della Guerra.
Non dico, poi, della preparazione minuziosa che veniva effettuata per il transito dell'annuale classicissima 'Milano-Sanremo'. Il tragurado di Ovada, in P.za XX Settembre, era uno dei più organizzati e perfetti; non solo, ma anche uno dei più ambiti perchè, di solito, oltre ai premi di gara, i concorrenti che giungevano primi ad Ovada si beccavano ricercatissime cassette piene di bottiglie di prelibato vin vecchio dolcetto, delle quali era sempre generosa offerente la Spett.le ditta Carosio Santino, con i prestigiosi prodotti delle sue cantine.
Sempre in campo ciclistico venivano organizzate gare per giovanissimi, di basso chilometraggio, come il Giro della Predosa, ma al contempo abbastanza veloci da mettere in evidenza le doti dei partecipanti, per altre future selezioni. Si disputavano corse di incoraggiamento libere a tutti, con percorsi di solito pianeggianti in circuito.... Insomma, ci si dava da fare.
E si lavorava anche per tutte le altre discipline sportive. Il podismo aveva i suoi campioni locali: il Restano, velocista sui 100 piani e nelle gare di velocità, e l' Eugenio Burlando, che era specializzato nelle gare di resistenza e nelle maratone. Nel tiro a volo e nel tiro al piccione si distinguevano i fratelli Parodi, Colombo e Nino, precisi ed impeccabili centratori di piattelli e di selvaggina, che mietevano messi di premi non solo nelle gare locali, ma anche nei tornei della Provincia e fuori.
 Ricordi Sportivi del passato Dobbiamo onestamente riconoscere che, per quei tempi, si faceva molto. Poi venne la guerra 15-18. I nostri bravi atleti si batterono tutti in altri più cruenti campi, e non tutti tornarono, e quelli che tornarono, non più giovani, lasciarono lo sport attivo per dedicarsi ad altre attività di reinserimento nella vita e di ricostruzione. Ma l' Unione Sportiva Ovadese non era finita. Aveva soltanto interrotto la sua ttività, e furono proprio quegli uomini, non più giovani, reduci da un immane conflitto che li aveva frustrati, a rigettare le basi della rinascita.
Ricomparvero le bianche maglie nero-stellate e nuovi virgulti sbocciarono sul vetusto e sfrondato tronco. Coraggiosamente si ricostruì la squadra di calcio che fu, novellamente, una delle migliori della zona, e fu forse questo uno dei periodi più aurei della squadra calcistica ovadese, periodo che si mantenne fino ad oltre il 1926-27. E ricordiamo i nomi dei componenti di questa valida compagine, scusandoci se qualche omissione involontaria andremo commettendo: Paolo Barboro, Nino Parodi (Cialin), Carletto Cardona, Vincenzo Marchelli, Paolino Marchelli, Paoluccio Bruno, Aldo Bovone, Pietro Miglietta, Vittorio Ratto, Natale Pesce (Nino), Agostino Barboro, Salvatore Quintavalle (Brindisin), Giacomo Sciutto (Min), Luigi Crini.
Affiancato alla squadra di calcio ed integrato di parte dei suoi componenti, il Gruppo Ginnico dell 'U.S.O. partecipò a diversi concorsi e tornei di carattere nazionale dove, nel 1922, a Roma, si qualificò al secondo posto in Gara Reale e, nel 1924, al XII Concorso Ginnico Internazionale di Firenze, sotto il patrocinio del Tiro a Segno Nazionale, conquistò un meritato secondo posto, ricevendo il plauso di tutte le maggiori autorità convenute.
Già nel 1925 iniziò, appena sedicenne, la sua concreta appartenenza alla squadra di calcio titolare il valente mediano e poi centravanti Paolo Isnaldi, detto 'Céppe' (3), fratello del giornalista sportivo Emilio (che si firmava con lo pseudonimo di 'Emisna'), e con lui si andò formando la terza compagine U.S.O., quella dei giovanissimi, indossanti la casacca scaccata di bianco e di nero ed i componenti della quale furono i tre fratelli Delfino (Vincenzo, Angelo ed Eugenio), Adolfo Dagna, Giacomino Bisio, Paolo Olivieri, Carlo Alloisio (Balon), Domenico Ottonello, Aldo Bisio, Carlo Sala, Salvatore Pusateri, Luciano Ghiglia, Santino Repetto e Carlo Grossetti.
 Ricordi Sportivi del passato E' doveroso ricordare la indefessa, fattiva e disinteressata attività organizzativa ed amministrativa che all' U.S.O. in quel periodo, nella sua qualità di Presidente e successore del Dott. Eraldo Ighina (che era stato il primo Presidente della rinata società) diede sempre e fino all'immatura scomparsa il compianto Gigi Recagno, che all'associazione dedicò tutto se stesso con vero spirito sportivo e sociale. E rammentiamo anche i susseguenti dirigenti: Giovanni Piccardo (Bacicion), presidente dal 1928 al 1934, Silvio Bovone, Paoluccio Bruno, Santino Massa e G.B. Garbarino.
E non dimentichiamo l'attività tamburellistica, da poco sorta, e con i suoi potenti rappresentanti: il sempre giovane Bruzzone, Tasca, Burlando, Baretto, Caneva, Arata, Riccardo Ottonello, Briata, Traverso, Pesce, due dei quali, il Tasca ed il Caneva, furono poi, in tempi più recenti, campioni italiani di tale specialità. Infine, due parole sui podisti: Antonio Bersi e Gerolamo Grillo, maratoneti, e Paolino Marchelli, che divideva la sua passione sportiva tra calcio e gare di velocità sui 100 e 400 piani e che fu anche competitore del famoso velocista Davoli.
Ci viene spontaneo dire che fu veramente un periodo aureo, un periodo nel quale il senso sportivo degli ovadesi fu talmente alto che altre società sorsero in antagonismo all' U.S.O.. La 'Forza e Costanza' ed il 'Gruppo Sportivo Juventus' non furono da meno della vecchia società e diedero alle competizioni di quei tempi quel vero incentivo agonistico che oggi, purtroppo, non c'è più.
E chiudiamo questa incompleta rassegna soffermandoci un attimo sui ciclisti della generazione del primo dopoguerra: Carletto Soldi, Carlo Grillo ed Emilio Grillo. Per quest'ultimo è necessario spendere qualche breve parola in quanto le sue doti atletiche non furono indifferenti e che, se avesse continuato, sarebbe diventato certamente un ottimo campione. Il Grillo, allora giovanissimo, partecipò attivamente alle gare dilettantistiche dal 1919 al 1926. Dimorando in Genova per motivi di lavoro, correva per la Società Sportiva 'Concordia' di Genova Prà e fu vincitore di una 'Coppa Caffaro' e di un 'Giro della Scoffera'. Sotto i colori del gruppo Sportivo 'Juventus' di Ovada vinse numerosissime competizioni locali e provinciali, distinguendosi particolarmente in un combattutissimo 'Giro del Sassello' che dominò di forza, distaccando i suoi diretti inseguitori di ben oltre mezz'ora, anticipando così altre ben più recenti vittorie dei campionissimi nazionali.
Termina così questa panoramica di sport ovadese d'altri tempi, uno sport vivo, brillante, sincero e disinteressato, uno sport veramente fine a se stesso.
Quei giovani di ieri, oggi uomini maturi, rivivranno per un attimo quel tempo passato e nostalgico e, sull'ala del pensiero, formuleranno con noi il migliore augurio alle speranze di oggi, che sono del domani, perchè la tradizione sportiva ovadese rinverdisca e sbocci in una novella e fiorita primavera.

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NOTE del curatore:

1) E' raro trovare negli scritti dell'Autore prese di posizione così radicali e decise; di solito le polemiche vengono lasciate accuratamente da parte. Ed è ancora più strano il fatto che queste prese di posizione vengano da una persona che non aveva mai brillato in modo particolare per doti sportive. D'altra parte, la situazione che viene così spietatamente fotografata dall' Autore in questa introduzione altro non è che la realtà di quell'epoca. Nel 1969 chi scrive queste note aveva tredici anni, e l'unico modo di poter dare quattro calci ad un pallone era il Ricreatorio Don Salvi. Niente palestre, niente piscine, niente campi da tennis, niente piste di atletica, niente palasport, niente pallavolo, niente pallacanestro, niente arti marziali, niente body building, niente ginnastica, niente aerobica, niente stretching, niente ..... di niente. Oggi, a quarant'anni di distanza, gli Ovadesi hanno solo l'imbarazzo della scelta di dove mandare i loro figli a fare sport... Se tutto questo oggi esiste, forse è anche merito di quanti hanno, come l' Autore, sollecitato il ritorno dello sport nella nostra città.

2) Viene spontaneo un sorriso amaro leggendo queste note e, sfogliando i giornali del giorno d'oggi, seguire le peripezie di calciatori che vengono contesi a suon di decine di milioni di Euro dalle grandi società calcistiche che ormai sono divenute vere e proprie fabbriche di quattrini. Una sola cosa è rimasta uguale: il giornalismo sportivo, soprattutto calcistico, in cui, dopo una sconfitta, anche se contro una squadra ben più forte, non si salva più nessuno.

3) Mi fa piacere ricordare, qui, il buon Céppe. Quando ero ragazzino abitavo sullo stesso suo pianerottolo, e tutte le sere lo andavo a trovare, e lui mi raccontava spesso di quando giocava al pallone, soprattutto mi spiegava con dovizia di particolari i suoi goals di testa con la palla sapientemente indirizzata all'angolino alto della porta avversaria. E mi fa piacere ricordare quando, seguendo le partite in televisione, allorchè il telecronista magnificava le rovesciate volanti degli attaccanti, egli soleva dire, in dialetto, "Quante storie! Quando quei lavori lì li facevo io non c'era la televisione, sennò.....".

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