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Note inedite di vecchie cronache locali.


Articolo n. 15 - Pubblicato su "Voce Fraterna" del Maggio-Giugno 1969.

Presentazione.

Sono ben note le vicende e le necessità storiche che portarono alla costruzione della nostra bella parrocchiale, costruzione che venne iniziata nel 1771 e terminata nel 1797. Necessità di capienza innanzi tutto, perchè l'antica chiesa non poteva più contenere la popolazione ovadese e necessità di avere un edificio nuovo, sano e non più pericolante com'era l'antico (1). Si sa anche che, mentre già erano in corso i lavori di costruzione della nuova chiesa, le funzioni parrocchiali venivano celebrate nell'antico tempio domenicano (2) di S. Maria delle Grazie, e questo avveniva con notevole disappunto dei frati i quali, non senza disagio, avevano dovuto mettere, in ottemperanza ad un preciso ordine vescovile, la chiesa del loro convento a disposizione del Parroco ovadese, cosa che aveva creato dei dissapori e qualche piccolo incidente tra il clero secolare e quello regolare.
Due foglietti manoscritti di uno sconosciuto testimone oculare di quegli avvenimenti, reperiti in mezzo ad un vecchio libro della biblioteca scolopica dal M.R. Padre Carrara, ci danno qualche particolare curioso ed interessante su quelle vicende, nonchè sul progredire dei lavori della nuova chiesa.
L'estensore di queste pagine, che si presume possa essere stato un famiglio dei Domenicani, si rivela un ottimo osservatore di particolari, nomi ed avvenimenti. Non solo, ma queste brevi e precise note, staccate nel tempo ed interessanti vicende diverse, sebbene collegate tra loro, dimostrano la volontà dello scrivano di lasciare una testimonianza fedele dei fatti allora avvenuti. Voglio qui riportarne gli stralci più interessanti e più curiosi nella loro integrale stesura e grafia, se non altro per dimostrare che l'estensore, persona certamente non molto facile di penna e con molte lacune di ortografia e sintassi, si sforzava, nella sua naturalissima semplicità, di documentare dei fatti di cronaca locale che a lui sembravano importanti e tali da lasciarne un ricordo.In ogni caso, noi dobbiamo essergli grati per le notizie che ci ha tramandato. Il primo foglio, che è il più antico, ci parla del passaggio dell'attività di culto dalla vecchia parrocchiale alla chiesa domenicana e dice testualmente:
"....1791 alli 20 di Giugno in giorno di Lunedì, il R. Chlero di Ovada sie straportato nella chiesa di S. Maria dele Grazie a far parochia chon dechretto della Gionta Echlesiastica di Genova e il giorno ventinove chorendo il giorno di S. Piettro sie poblichato e fisatto la regola dei Ofici de R.P. Domenichani che non posiano far più di tre fonzioni ciouè San Vincenzo San Domenicho e Nostra Sig.ra del Rosario e nentaltro e questo e stato fisatto in charta alla porta della sodetta parochiale prosima e vechia e lultima Mesa che e stata Celebrata nela Parochia Vechia e stata celebrata dal M.R.P. Champastro al altare di S. Giuseppe....".
Passa poi a darci notizie sull'andamento dei lavori della nuova Parrocchia, informandoci anche che:
"....e alli tre luglio sie fisatta la Madona sopra la porta della nuova chiesa...." (la statua della Madonnina è quella che tutt'ora vediamo situata nella grande nicchia sovrastante il portone centrale della Parrocchia) (3).
Continuando, poi, nelle sue precise e dettagliatissime notizie, scrive:
"....1808 alli 13 di Agosto chorendo in Giorno di Sabato Anno messo le Chanpane sul nuovo Chanpanile della Nuova Chiesa e non potendo andare drita la Chanpana Gross alla Matina della Domenicha e andato il Giovanni Roggiato Maestro di Legnami a giontarlo con anche messi due tachi di legno sul cieppo della sodetta Chanpana.....", e sull'argomento delle campane arriva a tale pignoleria di precisazione da informarci pure sul primo poveretto che, tali campane, fece suonare a morto: "...e il primo che a fatto sonare lingonia è statto un certo nominato il Rizzo....".
L'altro foglio tratta di un solo argomento, quello della soppressione napoleonica dei due conventi ovadesi, quello domenicano e quello cappuccino. Tale fatto deve avere impressionato notevolmente il nostro oscuro e diligente cronista locale perchè non solo lo registra, ma trascrive tutti i nomi dei frati e conversi che si trovavano, al momento, presenti nei rispettivi monasteri e sottolinea che "...tutti dovettero essere vestiti da prete...", sottintendendo che dovettero svestire forzatamente l'abito del loro Ordine. Il testo è il seguente:
"....1810 alli 23 di 7bre in giorno di Martedì. Sono stati soprezi li Due Chonventi di Ovada ciouè il Chonvento della Madona dele Grazie del Ordine dei Padri Domenichani e il Chonvento dei Padri Chapucini e il Giorno quindeci di Otobre li anno fati usire dal Chonvento sia unno chome laltro e alle ore due di note anno portato via il Sachramento e dalli Domenichani la portato via il Nostro prevosto P. Chonpalati e dalli Chapucini il Prete Gazzo fillio del Sig. Giuseppe il povero e il primo di Novembre corendo il giorno di tutti i Santi anno dovuto usire vestiti tutti da Prete e questi sono li Padri che si sono ritrovati in detti Chonventi Nel chonvento di San Domenicho il Padre Charpasio Priore e il Padre Borlando e il Padre Soldi e il Padre Forno e nel chonvento dei Chapucini il Padre GianTomaso del Sasello Guardiano e il Padre Agostino Basso e il Padre Giuseppe del Casteleto e il Padre Soldi e il Padre Matia di Genova Laichi il Fratello Fra Andrea e il Terziario Fr. Mauro della Rocha Grimalda tutti due e due uomini per lorto uno si chiamava Lazaro e laltro Antonio tutti due di Voltri....". In questa elencazione di frati si desume, oltre la consistenza numerica di ogni convento, che gran parte di essi erano di famiglie ovadesi, come il Burlando, il Soldi, il Forno, domenicani, e il Basso e l'altro Soldi, cappuccini.
A seguito di queste soppressioni i Domenicani non tornarono più in Ovada. Il convento, che dopo il 1810 e fino alla caduta di Napoleone ospitò la Gendarmeria Imperiale Francese di stanza in Ovada, rimase abbandonato poi fino al 1827, e cioè fino a quando esso fu ceduto, con tutte le sue pertinenze, dal Re Carlo Felice alla Comunità di Ovada perchè in esso potessero risiedere gli Scolopi, chiamati appunto dalla stessa Comunità per riprendere l'opera scolastica e pastorale interrotta dai loro predecessori (4). I Cappuccini, invece, ritornarono nella loro dimora ovadese dove rimasero e dove sono tutt'ora (5).

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NOTE del curatore:

1) Cfr. Articolo n. 6.
2) Cfr. Articolo n. 6 e Articolo n. 2.
3) La statua della Madonnina è stata rimossa in occasione del restauro della facciata della chiesa e, pare per disposizione degli "esperti" della competente Sovrintendenza, non è stata più riposizionata per evitare i danni causati dall'esposizione alle intemperie. Le solite stronzate di personaggi avulsi dalla storia e dalle tradizioni locali, che pontificano, fanno e disfano a loro piacimento per il solo piacere di crogiolarsi nella loro presunta "competenza". Invece di rompere le balle agli Ovadesi, perchè questi insipienti individui non vanno a "dare disposizione" al Papa di togliere dalla facciata della Basilica di San Pietro le statue dei dodici apostoli per "preservarle" dalle intemperie?
3) Cfr. Articolo n. 6 e Articolo n. 2.
4) Cfr. Articolo n. 1.

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