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Paolo Daneo nell' Ovada del suo tempo.


Articolo n. 11 - Pubblicato su "Voce Fraterna" del Settembre-Ottobre 1968 (in occasione del primo pellegrinaggio in Ovada delle spoglie di San Paolo della Croce).

Nei prossimi giorni le venerate spoglie di S. Paolo torneranno nella sua Ovada; esse percorreranno le strade ovadesi vecchie e nuove e la città sarà in festa per riceverle ed onorarle. In questa circostanza ci viene spontaneo pensare all' Ovada di Paolo fanciullo; a quell'Ovada di allora, ancora piccola, ma già così vitale ed emancipata; alla cittadina che, pur ristretta nella angusta cerchia delle sue mura, si inorgogliva di essere il baluardo avanzato della Repubblica di Genova e cercava di espandersi ed abbellirsi; che viveva già fin d'allora di un'intensa vita religiosa, culturale e sociale e che, pur travagliata dalle vicende storiche che la toccavano e che ancor l'avrebbero toccata, ferveva di operosità sia agricola che artigiana e commerciale, esportando i suoi prodotti ed i suoi vini nella vicina Genova e negli Stati del Monferrato. Non per nulla Luca Daneo, padre del Santo, l'aveva scelta come seconda patria, e qui, già vedovo, si era risposato con Anna Maria Massari, figlia di un Genovese che in Ovada aveva il suo commercio. Si era sul finire del 1600 ed alla vigilia del XVIII secolo, il secolo dell'illuminismo e del razionalismo, un secolo che si potrebbe definire oggi intellettualmente progressista e preparatore di quei suoi profeti negatori quali il Voltaire ed il Rousseau. Ed è sintomatico che, proprio agli albori di quel secolo e nella piccola Ovada, per un disegno arcano della Provvidenza, abbia avuto i natali, quasi in contrapposizione, il cantore più spirituale e mistico della Passione. Nasce dunque Paolo in Ovada il mattino del 3 gennaio 1694, poco prima del levar del sole, in quella dignitosa casa della Contrada di Borgo Nuovo (così si chiamava allora l'attuale Via San Paolo) che era dei Buffa e che ancor oggi ne porta le armi. Verrà battezzato il 6 gennaio, giorno dell'Epifania, con i nomi di Paolo Francesco. Coincidenze di nomi e di date? Forse. Certo è che il piccolo figlio di Luca Daneo, battezzato nel giorno della manifestazione del Signore, porterà, inconfondibili per tutta la sua vita e la sua opera, i valori della potenza trascinatrice e convertitrice dell' Apostolo di Tarso e la spiritualissima umiltà del Poverello di Assisi.
Vediamolo allora questo fanciullo predestinato a così alta gloria, vivere da ragazzo nella sua e nostra Ovada. Ci piace immaginarlo correre e giocare con i suoi coetanei nel vasto piazzale erboso antistante la sua abitazione e la chiesa domenicana di Santa Maria delle Grazie, nelle calde estati ovadesi, sotto il vigile ed amoroso sguardo materno, che dalle finestre di casa può seguirlo e richiamarlo. Seguiamolo, curioso e vivace come tutti i bambini, nella confusione festaiola delle solennità patronali di San Giacinto, aggirarsi tra i baracconi degli imbonitori, dei mercanti, dei cerusici, dei buffoni che numerosissimi allora accorrevano in Ovada alla Fiera del Santo, che si svolgeva, ininterrotta 'con permissione del Serenissimo Senato Genovese' per ben dieci giorni sullo stesso piazzale. Osserviamolo, giovanetto più posato e cosciente, insieme al fratello Giambattista, frequentare come chierichetto e scolaro il Convento dei Domenicani.
E gli Ovadesi di allora? Quanti l'avranno osservato ed avranno parlato al piccolo figlio del 'tabacherio' che, già altino e compreso nei suoi doveri di figlio che deve dare una mano al padre, si tratteneva sovente nel piccolo negozietto di tabacco e polveri gestito dal signor Luca subito dopo la porta di Borgo Vecchio e che dava sulla piazza della Loggia.
La Piazza della Loggia (ora Piazza Mazzini) era allora il fulcro della vita cittadina. Prendeva il nome dalla 'Loggia' (ora scomparsa) di dove gli Araldi della Comunità gridavano i loro bandi. Sul lato sinistro, venendo dalla porta, trovavasi la Casa del Comune (sono ancora oggi visibili sulla facciata, sebbene molto stinti, lo stemma di Ovada ed i santi Giacinto e Rocco, protettori della Magnifica Comunità). Vicinissima era la parrocchiale di San Sebastiano. dove era stato battezzato, e dalla piazza medesima si dipartiva la strada che portava al castello (ora via Roma), dove risiedevano il Capitano genovese 'jusdicente' e le milizie del Presidio.
Il nostro Paolo, per recarsi dalla sua abitazione alla bottega del padre, transitava necessariamente davanti alla chiesa della Confraternita dell' Annunziata, alla quale era iscritto e dove regolarmente, come risulta dagli atti della Confraternita stessa, portava le sue offerte di cera. In tale chiesa si erano sposati i suoi genitori e lui stesso indossava sovente la cappa turchina dei Confratelli. La nuova parrocchiale allora non era ancora sorta e la vasta area di terreno era delimitata dalle mura antiche che si stendevano dallo strapiombo delle Sligge fino a quello sullo Stura, interrotte soltanto dalle due grandi porte che davano accesso al vecchio borgo. Il 'Borgo Nuovo' si estendeva verso l'aperta campagna ed il Convento dei Cappuccini, da poco inaugurato, ne era la punta più avanzata.
Pertanto, l'orizzonte urbano del nostro Paolo era alquanto limitato, se vogliamo paragonarlo con quello odierno.
Paolo Daneo dimorò stabilmente in Ovada fino all'età di 15-16 anni. In quel tempo il padre si era stabilito a Cremolino, dove esercitava sempre il suo commercio, ed è giustificato pensare che sia Paolo che il fratello minore Giambattista venissero molto sovente in Ovada nella casa del nonno materno Massari, dove si trattenevano anche a lungo e dove soggiornava pure molto spesso la madre. A proposito di questi frequentissimi spostamenti da Ovada a Cremolino, c'è la tradizione in Ovada che i due fratelli, attraversando l' Orba in località 'Pianca di Carlini' fossero sorpresi da un'improvvisa piena del fiume che li travolse proprio in mezzo al guado e mise a repentaglio le loro giovani vite; ma all'invocazione di aiuto dei giovanetti apparve la Madonna, che li trasse in salvo. Il fatto è ricordato da una piccola edicola votiva posta all' inizio del Ponte di San Paolo, che appunto da questa tradizione ha preso il nome. Poco più che ventenne, Paolo Daneo lascia definitivamente la sua patria natale per trasferirsi nella Castellazzo dei suoi avi, di dove inizierà la lunga e luminosa strada che lo porterà alla gloria degli Altari.
La sua Ovada gli si rivelerà, oggi, in questo trionfante ritorno, più grande e più bella e ad essa egli volgerà il suo sguardo benigno, benedicente e protettore: "...preces tuorum civium, audi benigne, et protege... "