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L'Ospedale Civile S. Antonio di Ovada nel centenario della sua seconda fondazione.


Articolo n. 4 - Pubblicato su "La Provincia di Alessandria" del Maggio 1967

 Vecchio Ospedale S. Antonio Ricorre quest'anno il primo centenario dell'apertura in Ovada del nuovo Ospedale Civile di S. Antonio (1). Infatti, la nuova costruzione, propugnata dall'allora sedente Amministrazione e voluta e sostenuta da tutta la cittadinanza ovadese, venne inaugurata nel mese di agosto dell' anno 1867.
Riteniamo pertanto che il ricordare qui le vicende dell'antico e nuovo Ospedale, in una breve panoramica storica, sia un contributo più che doveroso da darsi a questo meritevole Ente di carità per l'opera umanitaria svolta in ben oltre cinque secoli di attività feconda e generosa.
Durante la Signoria degli Spinola in Ovada (1444), venne iniziato il vecchio Ospedale di S. Antonio. Esso non ebbe alcun speciale fondatore, ma sorse unicamente ed esclusivamente per volontà e per opera della popolazione ovadese.
Esisteva già, fino da allora, una 'Casa per i Pellegrini' che serviva per dare ricovero ed assistenza ai viandanti in transito e che era costituita da una specie di capannone situato sullo stradale prospiciente la piccola chiesa che gli Ovadesi avevano eretto circa un secolo prima in onore di Sant'Antonio abate. Il fabbricato di questa chiesa esiste tuttora ed è una bella costruzione solida in stile romanico con un bel portale in pietra, rifatto nel 1609 da un certo Giovanni Antonio Gentile (come da un'iscrizione scolpita sull'architrave del portale stesso) e con belle finestre divise a lunette, con colonnine in pietra e capitello. Attualmente l'edificio, di proprietà del Comune, è adibito nella sua parte inferiore a magazzeno ed in quella superiore a carcere mandamentale (2). Siccome la necessità di un ospizio si prospettava impellente, il Vescovo diocesano di Acqui Terme, Bonifacio Sigismondi, al quale la Municipalità di Ovada si era rivolta per avere un appoggio, indirizzava in quell'anno 1444 lettere commendatizie e di invito a tutti gli arcipreti ed i rettori della Diocesi affinchè facessero collette "per erigere tosto un Ospedale fuora del luogo di Ovada presso la chiesa di S. Antonio Abate, anche ad onore e gloria del medesimo Santo e per raccogliervi i poveri di Gesù Cristo.". In tali lettere il Presule concedeva quaranta giorni di indulgenza a chi "pentito e confessato, concorresse con l'opera e le limosine alla fondazione di detto Ospedale.".
 Sala Raggi vecchio Ospedale Gli Spinola, Signori di Ovada, per parte loro donarono terreni e materiali, concorrendo anche notevolmente con cospicue oblazioni in denaro. La fabbrica si andò così elevando sul posto ove già eravi il ricovero dei pellegrini e la strada la divideva dalla chiesa, che si trovava proprio di fronte.
Si trattava di una costruzione alquanto modesta che, più che vero e proprio ospedale, era un ricovero per poveri ed infermi. Infatti era un fabbricato a due piani con al piano superiore un lungo dormitorio con letti da ambedue le parti ed un altare in mezzo; al piano della strada eranvi tre stanze per i servizi. In seguito fu costruito un altro vano per isolarvi gli infermi contagiosi.
Nel 1548, a cagione di interferenze che si erano verificate e dietro ricorso presentato dai cittadini ovadesi, il Papa Paolo III elevò l' Ospedale in Ente morale, rendendolo indipendente da qualsiasi autorità ecclesiastica ed affidandone l'amministrazione esclusiva ed assoluta ai nominati dal popolo, che assunsero il nome di 'protettori'. Fu appunto da allora che l'ospizio cominciò a funzionare da vero ospedale con un chirurgo, un cappellano e personale assistente. L'antico fabbricato, parte del quale esiste ancora oggi, resse più o meno bene per circa tre secoli la sua funzione, ma le necessità che già verso il 1770 erano tante ed impellenti, la fabbrica angusta ed inospitale, le svariate carestie ed epidemie di quei tempi che portavano ad afflusso di infermi e di poveri sempre crescente, avevano creato una situazione tale di disagio che, in un rogito del notaro Antonio Da Bove del 20 gennaio 1777, due sacerdoti di facoltose famiglie ovadesi, Don Gio Bartolomeo Perrando e Don Agostino Torrielli, legando ciascuno la cospicua somma di lire 1000 genovesi a favore dell'ospizio, parlano appunto dell'infelice situazione dell'ospedale e legano tale somma affinchè le condizioni e la capienza della fabbrica siano migliorate e risanate. Si noti che nel 1776 la penuria dei posti letto era tale che gli ammalati venivano posti financo due per letto, cosa quanto mai rimproverata, particolarmente dal cappellano, Don Gio Domenico Baudotto, che lamentava di essere impossibilitato a confessare gli infermi, in quanto che uno sentiva la confessione dell'altro.
 Sala Operatoria vecchio Ospedale Negli anni seguenti qualche miglioria fu fatta e si costruì anche qualche ambiente supplementare, ma persistendo la necessità di ricoveri ed essendo ormai l'intero complesso in condizioni anche statiche non più idonee, l'Amministrazione stabilì, verso l'anno 1842, di erigere un nuovo ospedale più moderno, più vasto e più consono alle nuove esigenze Dobbiamo dire, a tutto merito degli Ovadesi, che anche questa nuova opera fu veramente sentita e voluta dalla cittadinanza che, come quattrocento anni prima, aveva deciso di costruire quel primo ospizio, ora, avendone apprezzato l'opera e l'indispensabilità, venne incontro alla decisione dell' Amministrazione con fervore e con meraviglioso slancio di carità. L' illustre architetto novarese Alessandro Antonelli ne disegnò gratuitamente il progetto grandioso e che avrebbe compreso anche un orfanotrofio ed un asilo infantile (Tale progetto fu poi realizzato solo nella parte frontale, che è quella tuttora esistente). Pare che lo stesso Antonelli sia stato in Ovada a tracciarne le fondazioni e la cosa è probabile, tanto più che è di quel tempo anche il suo disegno dell' Altare Maggiore della chiesa Parrocchiale dell' Assunta. L' 11 agosto 1842 venne posta la prima pietra alla presenza dell' "Ill.mo Signor Intendente della Provincia.".
Come in passato e riproducendo quanto i loro antenati avevano fatto nei secoli precedenti per l'erezione del primo ricovero, per la costruzione della chiesa dei Cappuccini e per la nuova parrocchiale, gli ovadesi tutti concorsero fornendo gratuitamente materiali, legname, mano d'opera e molti cospicui legati furono fatti a questo scopo da cittadini abbienti e facoltosi.
Si rinnovarono gli spettacoli di lunghe schiere di uomini e donne di ogni ceto e condizione sociale che, attaccati a funi e cantando inni sacri, traevano carri carichi di pietre, sabbia ed altri materiali raccolti nel greto dei fiumi, per convogliarli nell'area della costruzione dove altre schiere di volonterosi lavoravano alle fondamenta ed all'erezione dei muri perimetrali.
Tanto fervore di carità è documentato da un piccolo libricino, che ho qui sott'occhio, ed appositamente stampato 'con permissione' in Alessandria presso la Tipografia di Luigi Capriolo e che si intitola "Canzoni popolari per la fabbrica dell' Ospedale di Ovada". L'opuscolo comprende tre canzoni, l'autore delle quali non è citato, ma che, da ricerche fatte dallo scrivente, pare sia stato un certo Padre Buccelli, scolopio, che si dilettava di prosa e poesia. Sono canzoni brevi e commoventi per la loro spontanea e popolare semplicità, e rileggendole oggi ci si può immaginare lo spettacolo pittoresco e suggestivo di questi volontari della carità che, animati da una fede profondamente sentita, cantando, orando e sudando, trascinano macigni per edificare un' opera di bene.

Su fratelli, andiamo unanimi,
Su, nel nome del Signor!
Fabbrichiamo un pio ricovero
All' infermo poverello;
Egli è pur nostro fratello
E sia nostro il suo dolor.
Chi soccorre il poveretto
Il Signor l'assisterà.

Quando i giorni dell'affanno
Al pietoso sorverranno,
Nella speme affidi il petto,
Che il dolor breve sarà.
Dalle case, dalle piazze
Accorrete, o cittadini;
Ogni classe oggi s'inchini
A quest'opra di pietà!.

 Disegno interno vecchio ospedale

S'intraprese così la costruzione di quell'unica parte del disegno che riguardava il vero e proprio ospedale, e l'impegno non era poco. Si lavorò con lena e fervore fin verso la fine del 1844, riuscendo a portare a termine i muri principali e la copertura del tetto. Questa prima parte di lavori importò una spesa di 50.000 lire circa, 28.000 delle quali vennero offerte volontariamente dagli ovadesi con pubblica sottoscrizione. Per circa quindici anni poi, dal 1845 al 1860, i lavori rimasero fermi per mancanza di fondi che, malgrado tutta la buona volontà sia dell'Amministrazione che della cittadinanza, era sempre un pò difficile trovare, tant'è vero che ci vollero ancora sette anni di lavoro e di difficoltà per poter ultimare i lavori ed aprire l'ospedale agli infermi nell'agosto del 1867. Dagli Statuti Organici e dai Regolamenti debitamente approvati con Sovrano Decreto del 1 luglio 1877, vediamo che il personale sanitario preposto per il funzionamento dell'ospedale, a dieci anni di distanza dalla sua apertura, era il seguente: un Medico, un Chirurgo, un Flebotomo (possibilmente), tre suore della Congregazione di S. Anna e due Infermieri. I posti letto erano si e no una cinquantina, divisi in due vastissimi cameroni per uomini e donne. Anni dopo vennero migliorati i servizi ed aumentato il personale.
Negli anni Trenta di questo secolo, a cura e per interessamento dell'allora Direttore, Prof. Dott. Eraldo Ighina, che per oltre trent'anni di infaticabile operosità ne resse la Direzione Sanitaria, ed a seguito di cospicui lasciti di facoltose famiglie ovadesi, venne impiantato il primo gabinetto radiologico ed allestito un reparto maternità. Il grandioso edificio che noi oggi vediamo, conserva nelle sue linee generali esterne l'elegante linea progettata dall' Antonelli, ma in questi trascorsi anni è stato completamente trasformato e rinnovato nel suo interno con i più moderni criteri dell'edilizia sanitaria. Sono stati ammodernati e potenziati tutti i servizi; la ricettività è stata aumentata a 150 posti letto ed i degenti vengono ospitati in linde e funzionali camerette multiple e singole. Professori delle diverse specialità visitano ambulatorialmente a giorni fissi. Il Consorzio Provinciale per la lotta contro i tumori di Alessandria, presieduto dal Prof. Sisto, ha notevolmente contribuito al miglioramento dei servizi, mettendo a disposizione dell' Ospedale un completo e modernissimo gabinetto radiologico ed un centro oncologico per la prevenzione e cura dei tumori. L'Amministrazione Provinciale ha inoltre concesso un prestito di oltre quindici milioni di lire per la costruzione di un nuovo reparto isolamento. Vi sono attualmente anche: un gabinetto di Cardiologia, un Laboratorio di Analisi e ricerche, un gabinetto di terapia fisica, un Reparto Chirurgia, un Reparto Medicina ed una sezione di Ostetricia e Ginecologia. La direzione sanitaria è stata affidata al Prof. Livio Petronio, Primario medico, coadiuvato da valenti e scelti collaboratori.
All' Amministrazione (presieduta dal Cav. Giuseppe Cardona e formata dai Sigg. Lombardo Ambrogio (Amm.re Anziano), Sciutto Rinaldo, Baretto Angelo, Bottero Lorenzo (Consiglieri) e Priarone Rag. Giovanni (Segretario)), che ha saputo realizzare questa grande opera di ammodernamento e di restauro, deve andare la riconoscenza di tutti gli ovadesi, che possono oggi vantare nella loro città un ospedale che, per ricettività, cure, prestazioni, interventi ed assistenza, può considerarsi alla pari con i piùmoderni ed attrezzati complessi ospedalieri della nostra Provincia (3).

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NOTE del curatore:

1) Si tratta del vecchio Ospedale S. Antonio, ubicato in via XXV Aprile, che è rimasto in funzione fino ad una ventina di anni or sono, quando è stato sostituito dal nuovo complesso ospedaliero di via Ruffini. Attualmente, nei locali di questa struttura hanno sede diversi Servizi dell' A.S.L. AL.
2)Come abbiamo già detto, attualmente il fabbricato, sempre di proprietà comunale, è sede del Civico Museo Paleontologico.
3)L'articolo è stato scritto anteriormente all'istituzione delle Unità Sanitarie Locali, che hanno assunto la gestione di tutte le strutture Ospedaliere a livello regionale. L' ospedale è quindi passato sotto la gestione dell' U.S.S.L. n. 74 di Ovada, che, oltre a potenziarne ancora le capacità e le dotazioni, ha poi reso possibile, anche dietro esplicita volontà della popolazione, la costruzione della nuova grande struttura ospedaliera di via Ruffini. Purtroppo, con i successivi accorpamenti delle Unità Sanitarie, il nosocomio è attualmente sotto la gestione dell' A.S.L. AL di Alessandria. In questo modo, in nome di una male interpretata ed ancora peggio realizzata razionalizzazione dei servizi, molti reparti ed ambulatori che erano presenti ed attivi nel nostro ospedale sono stati accorpati o trasferiti. Paradossalmente, il risultato ottenuto è che l'attuale ospedale civile di Ovada, che è grande almeno cinque volte il vecchio Ospedale S. Antonio, non è in grado di fornire in loco le prestazioni che lo stesso ospedale garantiva nel 1967.

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