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Pillole di Araldica - Parte Prima

di Federico Borsari - Febbraio 2023


Chi in passato ha seguito, anche su questo sito, gli scritti dello storico ovadese Gino Borsari avrà notato che, a partire dal libro "Famiglie e persone nella Storia di Ovada", pubblicato nel 1978, l'autore ha sovente trattato argomenti di Araldica e Genealogia, illustrando le "armi" (cioè quelli che oggi comunemente si chiamano "stemmi") di diverse famiglie sia ovadesi che liguri.
Gino Borsari era un esperto di araldica e, oltre a conoscerne le regole, era anche un buon esecutore di stemmi, che realizzava sia a colori che in tratteggio. Tutti gli stemmi, tranne un paio, rappresentati nei suoi libri e nei suoi articoli sono, infatti, opera sua.
Oggi, ad integrazione di quegli scritti, abbiamo pensato di fornire ai lettori qualche basilare nozione di arte araldica che ci possa far capire meglio il lavoro di Gino Borsari e, per prima cosa, ci siamo chiesti che cosa significa la parola "araldica".

In estrema sintesi, l'"araldica" è l'arte di saper riconoscere una famiglia (o una stirpe) dai "colori" e dai "segni" che essa presenta sulle sue armi, per la precisione sui suoi scudi di difesa.
La professione (o il mestiere) di "araldo", una figura ormai da secoli scomparsa, deriva dal Medioevo quando, sia nelle battaglie che nelle giostre e nei tornei, i cavalieri erano catafratti (corazzati da armature metalliche) e, quindi, impossibili da identificare. Per farsi riconoscere, i cavalieri dipingevano sui loro scudi di difesa (che indossavano sempre sul braccio sinistro) figure geometriche colorate con quei pochi colori disponibili a quel tempo. Il compito dell'araldo era, appunto, conoscere tutte le combinazioni di colore utilizzate dai diversi cavalieri per poterli riconoscere anche a distanza. Da questo ricaviamo il primo elemento fondamentale dell'araldica: gli scudi.

Lo Scudo

Nel Medioevo le forme e le dimensioni degli scudi di difesa non erano codificate ed ogni cavaliere adottava lo scudo più adatto alle sue caratteristiche di combattimento. Esistevano scudi quadrati, rettangolari, romboidali, triangolari, ovali e di fatture assai differenti. Con il tempo si codificarono forme e dimensioni di scudi più "standard", che prendevano il nome dai popoli che li adottavano come, ad esempio, lo scudo Sannitico, quello Francese, lo scudo Gotico, quello Inglese e diversi altri. Nell'arte araldica dei secoli seguenti si fece sempre più comune l'adozione, nelle rappresentazioni grafiche, dello scudo Sannitico, che è ancora oggi quello preferito e più utilizzato per la blasonatura. Qui di seguito un tipico scudo Sannitico:

Scudo Sannitico


Partizione dello Scudo

Lo scudo si può "partizionare", cioè dividere, in porzioni, che prendono il nome di "campi", secondo regole ben precise.
Le prime due partizioni possono essere verticale od orizzontale e prendono, rispettivamente, i nomi di Scudo Partito (a sinistra) e di Scudo Troncato (a destra):

Partizione Scudi


Tali partizioni possono poi essere "combinate" tra di loro per ottenere ulteriori divisioni, che possiamo vedere qui sotto e che prendono il nome, da sinistra verso destra, rispettivamente di Scudo Semipartito Troncato, Scudo Troncato Semipartito, Scudo Partito Semitroncato e Scudo Inquartato.

Partizione Scudi


Esistono molte e diverse altre combinazioni di partizioni ma quelle che abbiamo visto qui sopra sono le più comunemente utilizzate.

Gli Smalti (Metalli e Colori)

Nel paragrafo precedente abbiamo rappresentato gli scudi in colore grigio, cioè il colore del ferro non verniciato. In araldica gli scudi sono sempre verniciati con colori ben precisi che prendono il nome di Smalti e che sono, a loro volta, divisi in due categorie: i Metalli ed i Colori.

I Metalli sono DUE: Argento ed Oro e vengono rappresentati negli stemmi "colorati" con i colori Bianco e Giallo

Metalli Scudi


mentre negli stemmi rappresentati "al tratto" (cioè in bianco e nero) l'Argento viene sempre rappresentato con il bianco mentre l'Oro viene rappresentato con una puntinatura uniforme:

Metalli Scudi al Tratto


I Colori, invece, sono CINQUE e, precisamente, Rosso, Verde, Azzuro, Nero e Porpora (Viola):

Colori Scudi


La caratteristica dei Colori araldici (tranne il Nero, ovviamente) è che essi sono "indicativi", cioè comprendono tutte le gradazioni del colore specificato (ad esempio il Verde può rappresentare tutta la gamma che va dal verde chiaro al verde scuro e così per gli altri colori).
Anche per i cinque Colori esistono le rispettive rappresentazioni "al tratto":

Colori Scudi al Tratto


- Rosso: Righe Verticali
- Verde: Righe Trasversali discendenti da sinistra a destra
- Azzurro: Righe Orizzontali
- Nero: Righe Verticali ed Orizzontali incrociate
- Porpora: Righe Trasversali ascendenti da sinistra a destra

Negli scudi "partiti" (cioè divisi in diverse parti), ogni partizione può essere "smaltata" (cioè colorata) sia da metalli che da colori:

Smalti nei campi


Esistono altri colori o, per meglio dire, "materiali" che si possono utilizzare in araldica assieme agli Smalti come, ad esempio, un paio di "pellicce" (Ermellino e Vaio (scoiattolo siberiano)) che hanno anch'esse una precisa raffigurazione araldica ma che non è il caso di rappresentare in questa trattazione.
Importante è, invece, la colorazione "alla Natura", che consente di raffigurare oggetti disegnati sullo scudo con i loro colori "naturali" come, ad esempio, i colori delle piante, degli animali e di altri oggetti. Per le parti del corpo umano, invece, si utilizza il colore naturale della pelle umana, che prende in questo caso l'attributo araldico "di Carnagione". Tutti gli oggetti che vengono inseriti sui colori dello scudo, in gergo araldico si dice che vengono su di esso "caricati".

Simbologia degli Smalti

In araldica tutto ha un significato preciso e simbolico, anche gli Smalti. Le interpretazioni del significato dei vari colori e dei metalli non sono univoche e presentano qualche differenza a seconda delle regole araldiche delle varie Nazioni. Tenuto conto che, in un'ipotetica graduatoria di importanza, i metalli sono più rilevanti dei colori e che anche questi ultimi hanno una varia scala di apprezzamento, in linea di massima, il significato più comune dei vari Smalti può essere sintetizzato come segue:

- Oro: Rappresenta il Sole, il Calore e la Luce che danno vita alla Terra. Tra i vari significati del Metallo Oro, in araldica si possono citare lo splendore, la gloria, la felicità, la sovranità, la fede e la giustizia.
- Argento: Rappresenta la Luna e la sua luce che illumina il Mondo durante la notte. Tra i suoi significati araldici troviamo la purezza, l'innocenza, la gentilezza, la sincerità e l'umiltà.
- Rosso: E' il più importante dei Colori araldici e tra i suoi significati possiamo elencare l'amore (verso Dio e verso gli uomini), la nobiltà d'animo, il coraggio, il valore, la generosità ed anche il sangue (per questo motivo, in ricordo dei Martiri Cristiani, lo zucchetto (copricapo) dei Cardinali è di questo colore). Nell'araldica antica il Rosso (assieme all'Oro ed all'Argento) era il colore riservato ai Regnanti ed ai Principi.
- Azzurro: Questo colore ricorda il cielo ed il mare. Tra i suoi significati araldici principali abbiamo la fedeltà, la bellezza, la vigilanza, la perseveranza e la ricchezza.
- Verde: Il colore verde rappresenta la Terra ricoperta dalla vegetazione. I suoi significati principali sono la speranza (da qui il "verde speranza"), l'amicizia, l'onore, l'abbondanza (riferito ai prodotti della natura), la gentilezza e la serenità d'animo.
- Porpora (Viola): Questo colore rappresenta i fiori della Terra e tra i significati di questo colore troviamo la Fede religiosa (per questo motivo il copricapo dei Vescovi è di colore viola-amaranto), la devozione, la signorilità, la dignità e l'onore.
- Nero: E' il colore meno importante (e meno usato) dell'araldica. Rappresenta il buio, le tenebre e la morte. Nei tempi antichi il colore nero sugli scudi significava il Lutto (ed ancora oggi, per commemorare i lutti -singoli o collettivi- si usa indossare una fascia nera al braccio). Tra i significati di questo colore troviamo la fermezza, la sapienza, l'onestà e, ovviamente, la tristezza.

I Carichi e le posizioni dei Carichi

Il vocabolo "Carico" (sostantivo, non aggettivo) deriva dal verbo "Caricare", che significa "mettere sopra". In Araldica, i Carichi sono gli "oggetti" che si possono mettere sopra agli scudi e/o sopra alle partizioni degli scudi.
Ovviamente, gli oggetti non possono essere "caricati a caso" sugli scudi o sulle varie partizioni, ma devono sottostare a precise regole araldiche. A questo scopo, gli Scudi vengono idealmente suddivisi in aree precisamente individuate che servono a definire "dove" possono essere "caricati" gli oggetti:

Parti dello Scudo


Le regole araldiche prevedono che lo scudo venga idealmente diviso in nove aree dove possono essere posizionati i carichi. Normalmente, di queste nove aree si utilizzano prevalentemente le tre più importanti, cioè il Capo, il Cuore e la Punta mentre le rimanenti aree, come gli angoli (detti "cantoni") ed i fianchi, vengono utilizzate più raramente in occasione di scudi molto elaborati e ricchi di oggetti "caricati".

Orientamento dei Carichi

Gli oggetti caricati sullo scudo (o sulle sue partizioni) possono essere orientati in modalità diverse. Se, ad esempio, noi fossimo elettricisti e volessimo "caricare" il nostro scudo con l'oggetto "cacciavite", potremo "orientarlo" in questi modi:

Orientamento dei Carichi


Esistono, anche in questo caso, molti e diversi altri modi di orientamento dei carichi sugli scudi, ma queste quattro modalità sono quelle più frequentemente utilizzate.

Posizione e verso degli Animali

Una delle figure più frequentemente "caricate" sugli scudi araldici è quella degli animali che, solitamente, vengono raffigurati "alla Natura", cioè con i loro colori effettivi.
Gli Animali Araldici possono essere sia "veri" (cioè quelli effettivamente esistenti in natura come Leoni, Colombe, Pecore, Cavalli, Muli, Serpenti, Pesci e, perfino, Insetti) sia "di fantasia" (cioè non esistenti in natura e derivanti da Mitologie e/o fantasia, come Grifoni, Draghi, Draghi Alati, Sirene, Unicorni, Sfingi, Minotauri ecc.).
Gli animali caricati sugli scudi possono assumere tutte le loro specifiche "posizioni naturali" ed ognuna di queste, in Araldica, viene precisamente definita da un termine. Ad esempio, un Cavallo che passeggia libero e senza finimenti viene definito "Allegro"; un animale sdraiato a terra in posizione di riposo viene definito "Accosciato"; un uccello con le ali aperte viene definito "Spiegato"; il Pavone che fa la ruota è definito "Rotante" e così via.
Per alcuni animali sia reali che di fantasia, nella fattispecie il Leone oppure il Grifone, una delle posizioni più utilizzate è quella "Rampante", cioè sollevati sulle zampe posteriori e che tengono la zampa destra anteriore sempre più in alto rispetto alla sinistra.

Leone Rampante Grifone Rampante


La regola fissa per la rappresentazione degli animali (tutti, sia reali che di fantasia) è che essi devono sempre essere rivolti da destra verso sinistra. In alcune rare occasioni si possono trovare animali rampanti rivolti verso destra (che vengono definiti "Controrampanti") ma in questo specifico caso sullo scudo od in un'altra partizione dello stesso deve sempre essere presente lo stesso animale in posizione rampante normale.

Simbologia degli Animali

Come abbiamo già sottolineato a proposito degli Smalti, anche le figure degli Animali in araldica hanno significati differenti e prevalentemente simbolici. Ogni animale caricato su di uno scudo rappresenta doti e virtù (ma anche difetti) ben precisi della famiglia o della stirpe rappresentata dallo scudo stesso ma, sicuramente, ci sono alcuni animali (veri o di fantasia) che risultano ampiamente preponderanti nella rappresentazione. Vediamone alcuni:

- Il Leone: La figura del Leone è certamente (assieme all'Aquila ed al Grifone) quella più presente sugli scudi di molte famiglie. In linea generale, il Leone (soprattutto nella sua posizione "rampante") significa nobiltà, fermezza d'animo, coraggio, intraprendenza, generosità e fedeltà. Oltre che "alla Natura" (cioè con i suoi colori reali) la figura del Leone può essere rappresentata anche con colore araldico e, quando viene caricata su smalti ben definiti, assume simbologie più specifiche (ad esempio un Leone d'Oro su smalto rosso significa nobiltà e generosità; il contrario -Leone Rosso su metallo Oro- significa coraggio in battaglia e fedeltà al Sovrano).
- L'Aquila: Questa figura, che si presenta nella maggioranza dei casi "spiegata" (con le ali aperte) e talvolta "bicipite" (con due teste) può essere rappresentata anch'essa sia "alla Natura" che in altri smalti. Essa raffigura il più potente e grande uccello di natura ed in araldica essa simboleggia, fondamentalmente, la forza, il potere, il dominio ed il valore in battaglia. Anche in questo caso valgono le regole che definiscono differentemente (e più precisamente) la simbologia quando l'Aquila viene rappresentata con specifici smalti e caricata su scudi di altrettanto specifico colore e/o metallo. Un tipico impiego di questo animale è l'Aquila Bicipite (con due teste e "colorata" in Nero) che a partire dal 1433 fu caricata sullo scudo in Oro dell'Impero Germanico (che già in precedenza utilizzava un'Aquila Nera con una sola testa derivante dallo scudo dei Cavalieri Teutonici del XIII secolo) e tale rimase fino alla fine del Primo Conflitto Mondiale con l'avvento della Repubblica di Weimar. L'Aquila rimase anche in seguito durante il periodo del Nazionalsocialismo (sempre con una testa sola ma "tenente" tra gli artigli il simbolo della Svastica) ed ancora oggi l'Aquila Nera "spiegata" (con ali aperte) ad una testa (sempre rivolta verso sinistra come da regola araldica) rappresenta lo Stemma della Repubblica Federale Tedesca.
- Il Grifone (o Grifo): Anche questo animale (che deriva dalle figure mitologiche dell'antico Egitto) è tra quelli più ampiamente raffigurati in araldica e consiste, sostanzialmente, in una "fusione" tra il Leone (parte inferiore) e l'Aquila (parte superiore). I significati araldici del Grifone riuniscono le simbologie di entrambi gli animali, riguardando specificatamente le arti marziali, e rappresentano la forza, il coraggio, l'ardimento, le capacità di combattimento, la prontezza d'azione, l'astuzia e la vigilanza. Un esempio ancora attuale di impiego araldico del Grifone si può vedere sullo stemma di quella che è considerata la più antica squadra di calcio italiana, il "Genoa Cricket and Athletic Club" (oggi "Genoa Cricket and Football Club"), fondato nel 1893.
- la Colomba: Questo animale è assai presente in araldica. Esso simboleggia la purezza, la castità, la dolcezza e la gentilezza. Quando la Colomba viene raffigurata con un ramoscello d'Ulivo nel becco, rappresenta la Pace.
- Il Drago (o Dragone): Anche questa figura è spesso utilizzata, deriva dalla mitologia e consiste, fondamentalmente, in un serpente con la testa di Drago, munito di zampe e di un paio di ali. Questa figura si trova molto comunemente anche nelle allegorie simbolistiche dell'Estremo Oriente (Cina). La simbologia araldica più antica associava questa figura al Diavolo (da ciò deriva, ad esempio, la leggenda di San Giorgio che uccide il Drago). Nell'araldica recente questa figura simboleggia astuzia, attenzione, vigilanza e prudenza.

La Regola degli Smalti per i Carichi

Esiste in araldica una regola per gli Smalti dei carichi sugli scudi. Questa regola prevede che NON si può caricare un Metallo su di un altro Metallo e NON si può caricare un Colore su di un altro Colore. Ad esempio, non si può caricare un oggetto d'Argento su di uno scudo (od una partizione di scudo) d'Oro oppure non si può caricare un oggetto di colore Verde su di uno scudo (o partizione di scudo) di colore Azzurro. Si possono solo caricare Metalli su Colori e viceversa. Gli oggetti, invece, colorati "alla Natura" e "di carnagione" possono essere caricati su tutto.

Regola dei Colori sui Carichi


Esistono alcune eccezioni a questa regola, ma i casi sono assai rari e riguardano, ad esempio, il carico di un secondo scudo "in Cuore" (cioè al centro) allo scudo principale, oppure alcune particolarità proprie delle appendici degli animali (code, unghie, becchi, artigli, ecc.) che possono derogare alla regola.

La Blasonatura

La Blasonatura (detta anche "Arte del Blasone") è, fondamentalmente, una raccolta di regole che serve per identificare e descrivere uno stemma. Le regole della Blasonatura sono, come quelle dell'araldica, molte, diverse ed assai complesse e la loro conoscenza, assieme alle regole dell'Araldica, è assolutamente fondamentale per descrivere "a parole" un'arma araldica (cioè uno scudo o uno stemma) facendone comprendere tutte le parti, gli smalti e le figure nonché le loro posizioni e caratteristiche.
Non è il caso, in questa trattazione, di descrivere tutte le regole della Blasonatura. Ci limiteremo a fare qualche esempio pratico proponendo un paio di stemmi assieme alla loro blasonatura.

Il primo stemma che andremo a "blasonare" è quello che tutti gli Ovadesi conoscono bene, cioè quello della Città di Ovada.
Tralasciando gli "accessori" di attributo, che sono sempre esterni allo scudo e che tratteremo in un prossimo articolo, questo è lo stemma attuale della nostra Città:

Stemma Città di Ovada


Sulla base di quanto abbiamo detto in precedenza, possiamo constatare che questo stemma (o scudo) contiene due oggetti caricati uno sull'altro su uno sfondo d'argento. Il primo oggetto è una Croce Rossa, che è la stessa croce della Città di Genova (detta "Croce di San Giorgio") mentre il secondo oggetto è una stella d'argento ad otto punte caricata al centro della croce (e dello scudo). Questa stella d'Argento è il simbolo ufficiale (e storico) dell'Ordine Monastico dei Padri Domenicani.
Le caratteristiche di questo stemma "raccontano" la Storia della nostra città a partire dall'anno 1272 ad oggi e, più precisamente, la Croce di San Giorgio ricorda il passaggio della città sotto i possedimenti della Serenissima Repubblica di Genova (dal 1272 fino al 1815) mentre la stella dei Domenicani ricorda quando, nel 1594, in occasione della canonizzazione del padre Domenicano San Giacinto (i Domenicani gestirono una chiesa ed un istituto scolastico in Ovada dai primi anni del 1300 fino al 1810), lo stesso San Giacinto fu decretato "Patrono della Magnifica Comunità di Ovada", fu concesso il diritto al borgo di Ovada di essere denominato "Città" (diritto ufficializzato nei secoli seguenti ed ancora oggi in vigore) e fu concesso di inserire la stella dei Domenicani al centro dello stemma della Città.
La blasonatura dello stemma della nostra città è, quindi, la seguente:

"D'argento caricato della croce rossa, che è di San Giorgio o di Genova, con in cuore la stella d'argento ad otto punte, che è dei Domenicani, il tutto che è della Città di Ovada.".

Da queste poche, ma estremamente precise ed esaurienti, parole un esperto araldista può conoscere alla perfezione lo stemma della nostra città anche senza averlo mai visto.

Il secondo scudo che andiamo a blasonare è, invece, quello di una famiglia (o di una stirpe) assai importante nella storia dell'Italia. Quello che vedete qui sotto è lo stemma della famiglia Savoia nel 1650.
Come si vede, si tratta di un'arma molto complessa sotto il punto di vista araldico e contiene al suo interno gli stemmi di tutti i territori posseduti dai Savoia in quell'epoca e, a questo proposito, è interessante vedere come, nella seconda partizione del quarto Quarto, sia raffigurato lo stemma del Monferrato ("d'argento al capo di rosso"):

Stemma Savoia 1650


La blasonatura di questo scudo, ovviamente, è assai complessa e comprende termini araldici molto specifici che vanno ad individuare ogni particolarità con la massima precisione e, anche in questo caso ma con un impegno assai maggiore rispetto al caso precedente, consente all'esperto araldista di avere la completa descrizione dell'arma dalla semplice lettura della blasonatura, che è la seguente:

"Inquartato. Nel I controinquartato nel Primo d'argento alla croce potenziata d'oro accantonata da quattro crocette dello stesso, nel Secondo burellato d'azzurro e d'argento di dieci pezzi al leone di rosso armato lampassato e coronato d'oro attraversante sul tutto, nel Terzo d'oro al leone di rosso armato lampassato e coronato d'azzurro e nel Quarto d'argento al leone di rosso armato lampassato e coronato d'oro. Mel II gran quarto partito, nel Primo di rosso al cavallo spaventato d'argento, nel Secondo fasciato d'oro e di nero di otto pezzi al crancelino di verde posto in banda attraversante sul tutto e innestato in punta d'argento a tre puntali di spada di rosso maleordinati. Nel III gran quarto partito, nel Primo d'argento seminato di plinti di nero al leone dello stesso attraversante e nel Secondo di nero al leone d'argento. Nel IV gran quarto partito, nel Primo cinque punti d'oro equipollenti a quattro punti d'azzurro, nel Secondo d'argento al capo di rosso. Sul tutto di rosso alla croce d'argento. Il tutto che è dei Savoia".

E' da sottolineare che lo stemma di Casa Savoia fu poi, nel 1833, radicalmente semplificato diventando un semplicissimo "Di rosso alla Croce d'Argento" che è lo scudo piccolo posto in cuore nello stemma sopra riportato.

Conclusione Provvisoria

Siamo arrivati alla conclusione di questa prima breve trattazione sull'Arte Araldica e sulla Blasonatura. Abbiamo parlato, fino a qui, dell'Araldica "pura", senza approfondirne i tre àmbiti in cui viene adottata, cioè l'Araldica Nobiliare, l'Araldica Religiosa e l'Araldica Civile. Non abbiamo neppure trattato l'aspetto "sociale" che l'araldica ha rappresentato nel corso dei secoli, così come non abbiamo parlato della "Genealogia", che all'Araldica è strettamente correlata. Insomma, ci vorrebbe un secondo (ma anche un terzo e forse un quarto) articolo in cui approfondire tutti gli aspetti di un argomento che, anche se non sembrerebbe, ancora oggi è ben presente (anche se non percepito) nella nostra società.
Ci ripromettiamo di proporveli in un prossimo futuro.